Valceresio: Dov’è il wild? Dietro l’angolo!
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Molte volte, viaggiando da Viggiù o dal Gaggiolo verso Arcisate, ero rimasto colpito e affascinato da una dirupata, modesta elevazione che precipitava sull’abitato di Arcisate. Sono monti ben noti a me e a chiunque abiti nel Varesotto; sono quelli che separano la Valceresio dalla Valganna ma questa affascinante falesia che ho saputo chiamarsi Monte Crocino (698m) devo solo averla visitata senza saperlo, molti anni fa, inventandomi un trial running da Arcisate al Monte Rho. Per l’appunto c’è una comoda mulattiera che da Arcisate raggiunge il Passo del Vescovo dal quale si può salire sia al Crocino che al Monte Rho, San Bernardo e Minisfreddo.
Ma stavolta, studiando le carte volevo salire proprio sotto traversando il versante Est dove, per la verità, di sentieri non si parla sulle mappe a parte qualche timida traccia che va a morire. Chi mi legge ormai sa della mia spiccata aspirazione ad autoflagellarmi in qualche roveto forse per aver vissuto qualche vita precedente come romito o aspirante Santo. E puntualmente anche stavolta il mio insano desiderio viene esaudito in forma di bosco impenetrabile che con ogni mezzo vegetale, spine incluse, tenta di opporsi al mio salire. Difficile capire dove dirigersi; avevo preparato una mia traccia di massima ma, lasciato il Laghetto Cicogna e incamminatomi per quel che sembrava essere un sentiero ben presto capivo che sarebbe stata una bella battaglia. Il sentiero moriva nel folto; prova a destra, prova a sinistra, risali qualche canale, cerca segni che non ci sono. Questa la giaculatoria della giornata. Fortunatamente ogni tanto posso seguire le piste di qualche animale (mai abbastanza ringraziato) ma anche queste inspiegabilmente scompaiono. Malgrado tutto, pendenza, boscaglia ed altre amenità guadagno lentamente quota; quando, a casa, osservo la traccia registrata dal GPS mi viene da ridere: sembra l’ondeggiante incedere di chi ha alzato parecchio il gomito. La battaglia con l’Alpe, o meglio con i rovi ha il suo culmine in una boschetto dove mi sembra di essere tra i tentacoli (pungenti) di un polipo gigante. Mentre menavo fendenti coi bastoncini e abbassavo rovi e rami con gli scarponi mi dicevo che le persone intelligenti non avrebbero mai intrapreso quella via e se anche l’avessero fatto per un momentaneo annebbiamento cerebrale a quel punto avrebbero mandato tutto al diavolo e sarebbero scesi alla più vicina osteria per dimenticare l’infausta scelta. Io, invece, continuo a rimandare la bicchierata e finalmente intravedo un chiarore alto nel bosco: miracolo! Il bosco si dirada, intravedo una sella alla quale giunge da dx una sterrata. Penso che sia qualcosa che sale da Bisuschio; la seguo per un breve tratto ma poi capisco che per salire al Monte Rho che ora vedo sovrastante alla mia sx devo ricominciare a soffrire, lasciare la comoda via e salire la ripida china. Fortunatamente la boscaglia non è più così fitta, la salita è solo parecchio ripida e il tappeto di foglie di faggio si sposa volentieri con la suola consumata dei miei scarponi per organizzare una bella scivolata. Arrivo infine allo strano monumento di vetta e improvvisamente scopro cartelli e segnalazioni; ecco la civiltà, di nuovo! Soddisfatto per la riuscita dell’impresa mi affaccio sul versante appena salito e ho una bella visione del mio Monte Crocino, stavolta dall’alto, e del Laghetto Cicogna da dove sono partito.
Ho dimenticato di dire che, tanto per cambiare, ho i tempi stretti per cui rinuncio alla salita al Monte Minisfreddo, già stra-conosciuto, e seguo le indicazioni ed il sentiero panoramico che riporta ad Arcisate seguendo la bella cresta del Monte Crocino (sentiero n.6). Una discesa bellissima confortata da segnalazioni magari sbiadite ma degne di questo nome; un sentiero accidentato e a tratti espostino ma che concede dei bei colpi d’occhio su tutto il versante est e la Valceresio. Ora che il pathos non c’è più dedico un bel po’ di tempo a scattare foto lungo il percorso e dalla vetta del Monte Crocino che, indovinate un po’….ha una bella e semplice Croce.
Alla fine arrivo sulla mulattiera che collega Arcisate col Passo del Vescovo alla quale manca solo il casello del pedaggio tanto appare autostrada in confronto al Sentiero Panoramico (n.6) finora seguito. Ad Arcisate riesco persino a perdermi tentando di trovare la via più breve per raggiungere l’auto posta in Via Lago ma non sarei gbal se non mi incasinassi sul facile.
Bella gita!
In breve:
Lunghezza percorso 6.7 km (errori compresi)
Dislivello 644m
Tempo impiegato 4h28’

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