Weissmies (4017 m) da Zwischbergental
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La Weissmies, con i suoi 4017m, non richiede passaggi su ghiacciaio partendo da Zwischbergental e ci offre quello per cui andiamo matti: dislivello, sviluppo e panorami mozzafiato.
Dopo una giornata piena ad un addio al nubilato (con visita alla cascata del Cenghen) mi avvio in macchina per la Svizzera. Mentre io guido assonnata, lungo il Lago Maggiore ci sta un alpinista diretto anch'egli a Gondo, ma in bicicletta, Raffaele.
Appena fuori Gondo, a 2 h di macchina da Monza, arrivo al termine della strada asfaltata dove parcheggio alle 2 del mattino. Raffaele arriva per le 4 e cerca di svegliarmi con poco successo... carichiamo la bici in macchina, ci prepariamo, leggera colazione e partiamo, sono le 5.
Con la prime luci dell'alba ci incamminiamo sulla jeppabile sterrata che corre lungo il torrente Grosses. Con almeno un'ora di cammino (5 km circa), superato una diga con bacino artificiale, arriviamo alla piana a quota 1770 m. Terminata la larga jeppabile si trovano due baite private e da qui il sentiero si fa più stretto ed erboso.
Il sentiero comincia poi a salire fino un bellissimo pianoro verde da cui si nota già lo stupendo Pizzo d'Andolla.
Dopo una breve pausa, prendiamo il ripido sentiero che sale in direzione NE. Si supera una baita privata con fonte d'acqua fresca. Continuiamo sull'evidente sentiero pian piano dirigendoci a W.
Si raggiungono delle roccette attrezzate, da qui i segnavia, fino ad ora bianco-rossi, diventano bianco-blu.
Superato questo brevissimo tratto attrezzato, utile in caso di maltempo, si prosegue sul sentiero in direzione W superando parecchi rigagnoli d'acqua. Terminato questo lungo traverso, si arriva a quota 2800 dove è presente la prima neve. Davanti a noi il Pizzo d'Andolla mostra la sua maestosità!
Superiamo tratti di morena alternati a lingue di neve del ghiacciaio Zwischbergen Glacier, seguendo sempre i bollini bianco e blu. Il pendio sale poi verso lo Zwischbergenpass.
Senza raggiungere quest'ultimo passo, ci dirigiamo verso la cresta rocciosa della Weissmies passando per instabili massi. Qui lasceremo anche il bob anni '90 in attesa del nostro ritorno. Sono le ore 11.15 quando ci fermiamo per una pausa riflessiva sul da farsi: il terreno, sempre un alternarsi di rocce e neve, rallenta molto il nostro passo al punto di domandarci se continuare o meno. La cima pare più vicina del previsto e, a fronte degli inesistenti pericoli oggettivi di questo ghiacciaio, decidiamo di proseguire.
Degli alpinisti stanno già scendendo quando noi raggiungiamo la cresta Sud rocciosa da un breve ripido pendio. Senza legarci affrontiamo i molteplici passaggi di I-II grado senza difficoltà individuando facilmente la via dai numerosi segni dei ramponi sulla roccia (nessun bollo verniciato presente). In circa 1 ora arriviamo a quella che io penso essere la cima. Sarà Raffaele a comunicarmi la spiacevole notizia consigliandomi di indossare scarponi e ramponi per affrontare la cresta finale nevosa. Mentalmente sfinita recupero la forza di volontà e ci incamminiamo sull'ultimo tratto nevoso in direzione NW.
La cresta finale non presenta tratti troppo esposti e alcuna difficoltà tecnica. Finalmente eccoci a quota 4017! Da qui si possono ammirare alcune delle magnifiche cime del Monte Rosa, i maestosi 4000 del Vallese e dell'Oberland, la presumibilmente inviolata cresta Nord del Pizzo d'Andolla, la più frequentata ascesa dalla Wiessmieshutte e il vicino Monte Leone. Giusto qualche scatto al panorama e ai nostri visi affaticati prima di rimettersi sui propri passi, sulla via del ritorno.
Terminata la cresta nevosa ci concediamo una breve pausa per togliere i ramponi e mangiare giusto qualche mandorla, parole di consolazione per il mio esaurimento psichico al pensiero del lungo ritorno... il tutto consolato dal regalo di una forte Emozione.
Raffaele ricarica il bob in spalle dopo averlo trascinato come un cagnolino e ripercorriamo il sentiero di rientro sotto un cielo di nebbia che a tratti ci regala oblò di spettacoli naturali.
Dove possibile accorciamo prendendo fantasiose scorciatoie erbose.
Ci riforniamo d'acqua alla baita, interessante anche per un famiglia di magnifici camosci.
Tornati alla piana velocizziamo parecchio il passo fino la jeppabile, per sfuggire all'oscurità. Percorriamo l'infinita strada sterrata (1h) che ci porterà alla mitica Panda Bianca alle ore 23!
Il bello inizia ora: chi guida per 2 ore???
Una gita valutata troppo approssimativamente, sulla base di ascese e discese fatte con gli sci, che però ci ha messo alla prova. Come ho scritto anche in precedenti relazioni che comanda è la testa, le gambe vanno da se!
Magnifica location (tolta la noiosa jeppabile) con la scoperta di un Pizzo che si aggiunge alla wishlist: Andolla.
Consiglio questa escursione a tutti coloro che hanno un passo svelto ma con partenza non oltre le 3!
GRAZIE A TE.

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