Pizzo della Vena Nuova (2245 m)
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Anche oggi i miei progetti erano diversi, ma la neve prevista, ed arrivata, tra i 2000 ed i 2300 metri a Sud delle Alpi (come la webcam puntata sul Passo di Redòrta mostra, e come la punta finale del Pizzo di Vogorno e la pala S del Poncione Rosso la sera precedente l'escursione ribadiscono) mi induce a ridimensionarli. Mi lascio dunque attirare dal Pizzo della Vena Nuova, e, siccome penso sia sconosciuto ai più, mi permetto di citare ancora una volta il grande maestro:
“Lo stemma della Val Lavizzara è un laveggio”. [In realtà, dopo la fusione del 2004, non è più così. Il laveggio rimane immortalato nell’antico stemma del comune di Prato-Sornico. Ma naturalmente il Brenna nel 1993 non poteva averne notizia]. “Vari oggetti (laveng), testimoni di una vita secolare in diverse località delle Alpi, venivano costruiti con la pietra ollare. Da queste parti c’erano delle cave di pietra ollare (da qui il nome di Pizzo della Vena Nuova); i blocchi estratti venivano poi portati a valle (forati a un’estremità o protuberanza e legati con una corda o una liana di betulla – come si legge nello stupendo libro Alpi di Valmaggia) mediante le sovende (canali costruiti con i tronchi; da qui il nome di Alpe Sovénat)”.
La vetta svetta sulla Valle Lavizzara e su quella di Peccia, fiutando il profumo della Bavona da vicino. Per arricchire la salita con un’amena passeggiata nel bosco, raggiungo i Monti di Rima (1036 m) da Prato (742 m), scrigno di bei ricordi, attraverso il sentiero che parte appena prima di oltrepassare il fiume che conduce in centro paese. Con salita sempre abbastanza docile, al bivio dei Monti di Rima prendo il sentiero a destra, che mi porta a toccare gli alpeggi di Croadasc (1260 m), Verzetto (1343 m), Corte Grande (1618 m), per giungere poi a Piatto (1821 m).
Qui posso vedere la mia meta in direzione NW: abbandono quindi il sentiero che continua verso la Bocchetta di Fiorasca, e su facili ma ripidi pascoli proseguo in direzione di una sella (quotata 2195 m) preceduta da un bel torrione. Il Brenna avverte che ci sono passaggi di I° su questa via; nemmeno io arriverei a qualificarli di II° ma mi posizionerei tuttavia in uno stadio intermedio, tra il I° ed il II°, non per la difficoltà, ma a causa dell’esposizione di due brevi passaggi (a picco sia sulla via di salita che sull’altro versante, quello dell’Alpe Sonadella). Superati i suddetti passaggi, per cresta arrivo in breve alla vetta del Pizzo della Vena Nuova (2245 m), dove mi accoglie un bell’ometto in pietra, spostato leggermente in direzione NE rispetto al punto più alto. È ancora presto per le libagioni, quindi riservo la pausa unicamente alla contemplazione ed alle foto. Successivamente mi dirigo dalla parte opposta a quella di salita e scendo dalla facile cresta NE (T3). Tra l’altro qui è visibile una traccia, che seguo fino alla cascina di Campagna (2012 m) dell’Alpe di Brünesc, cioè con un giro che mi porta a ripassare sotto le piodate che contraddistinguono il versante a S della vetta.
Da Campagna scendo per pascoli fino a Piatto dove ritrovo il sentiero dell’andata che seguo fino a Prato Vallemaggia.
Le difficoltà indicate vigono solo per la cresta S: volendo percorrere unicamente la cresta NE il tutto si riduce ad un T3. Inoltre vi è la possibilità di salire in auto fino ai Monti di Rima (1036 m), riducendo così anche il dislivello. In realtà la strada asfaltata prosegue fino alla quota 1427 (e oltre, ma il tratto successivo devia rispetto alla gita odierna); anzi, un’auto di un alpigiano l’ho trovata addirittura a Corte Grande (1618 m, l’ultimo tratto non è asfaltato): però, subito dopo Rima, un cartello autorizza il passaggio unicamente agli aventi diritto (traffico agricolo e locale autorizzato).
Gita che offre dei panorami stupendi e che non richiede una gran fatica: la raccomando volentieri agli appassionati!
Tempo totale: 6 ore e 45’. Dettaglio:
Prato Vallemaggia – Pizzo della Vena Nuova : 3 ore e 45’
Pizzo della Vena Nuova - Prato Vallemaggia: 3 ore

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