Piz OT m.3246 " un saluto a Dino"
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BEPPE:::: CIAO DINO.
L'escursione di oggi al piz Ot ,io Ivan e Francesco l'abbiamo dedicata al caro "Dino", salito L' 11\07\2011 sulle vette piu' alte. Grande amico e compagno di tante escursioni.
Dio della Montagna, quando giungerò sulla Tua cima, al Tuo cospetto,
fa che possa guardare giù con gratitudine per aver affrontato la salita nel modo migliore,con il cuore puro di chi è giusto, per tutto questo, grazie mio Signore.”
FRANCESCO:::::: No ho una gran conoscenza dell'Engadina, le circostanze fino ad oggi mi han portato in altri luoghi, comunque magigi ed incantevoli, pertanto sin dall'inizio della settimana inizio a cercare qualche meta nella regione Oberengadin con le caratteristiche e peculiarita' da noi amate.
Qs. scelta risulta difficile, in quanto le cime e pizzi sono infinite. Propongo ai miei compagni di gita il Piz Ot 3246 m. ,con largo anticIpo ero al corrente della conoscenza territoriale di Beppe e Ivan, il quale han risposto con affermazione la mia proposta. Bene non rimane che attendere le previsioni del wek-end.
Considerando il percorso auto da fare, si va di sabato, risulta molto piu' scorrevole: infatti per le h. 18:00 siamo di ritorno a casa.
L'engadina vista con i miei occhi: Un dipinto a cielo aperto dai magici colori, le acque cristalline dei quattro laghi Sils,Silvaplana, Champer e St. Moritz,una miriade di fiori tipicamente alpini ,spazi infiniti di bellezza e verticalita' ,dove sovrana..... regna l'intelligenza di chi la vive e la governa.
Insomma.... un'esempio per coloro volessero imitare qs. graziosa immagine.
IVAN ::::
Dopo costante monitoraggio durante tutta la settimana del variabilissimo meteo , puntiamo ancora sull’Engadina, dove dovrebbe essere bello, e su proposta di Francesco la scelta cade sul Piz Ot, un bel tremila al quale si sale partendo da Samedan. Come l’amico Alberto “Gebre” anche noi lasciamo l’auto poco sotto la chiesa di St. Peter, costo del parcheggio 1 Frs/ora. Ci sarebbe anche un parcheggio gratuito proprio di fianco alla chiesa, ma un cartello dice che è riservato alle funzioni e alle visite al vicino cimitero, la si può lasciare lì ma a proprio rischio.
Subito dopo la partenza seguiamo i cartelli che ci indirizzano verso l’Alp Muntasch; il sentiero sale nel bosco abbastanza ripido, tagliando la carrareccia di servizio che porta all’alpeggio. Per il momento siamo immersi nella nebbia bassa che sale dai laghi dell’Engadina, situazione che Beppe, il più esperto dei luoghi, ci dice che talvolta capita la mattina presto. A quota 2000 circa infatti buchiamo la cappa e siamo nel sereno, con l’altipiano sotto di noi avvolto nella nebbia; poco dopo arriviamo al bel alpeggio, dove è presente anche una fontana, e proseguiamo con un taglio quasi in piano verso l’Alp Munt, ma poco prima di raggiungerla deviamo a dx. per Margunin. Poco sopra questa località entriamo nella Valletta, un tratto quasi pianeggiante che costeggia un ruscello, e qui si trova l’unico punto topico della giornata. Dopo uno dei numerosi attraversamenti del rio infatti si trova un bivio che è però indicato solo su un sasso basso, per cui occorre prestare attenzione per vederlo. Io e Beppe eravamo transitati senza accorgerci della deviazione e stavamo proseguendo verso la Fuorcla Valletta, meno male che Francesco ha visto la segnalazione ed abbiamo così siamo deviato a dx.
Il sentiero da qui in poi è sempre ben segnato in bianco-blu, per cui è impossibile perdere la traccia; si attraversa una pietraia, poi si sale a zig-zag su terreno sabbioso e si inizia la parte finale, che è prevalentemente su roccia, con numerose catene e qualche ringhiera che hanno tuttavia più che altro scopo precauzionale, perché non vi sono mai passaggi veramente complicati o esposti.
Così si arriva sulla vetta, per la quale noi abbiamo impiegato poco meno di 3 ore e mezza. In cima si trova un ometto di pietra ed una croce con gamella che era però senza libro di vetta. Se qualcuno avesse intenzione di salire questa cima è buona cosa avere un quaderno da lasciare per tutti gli appassionati.
La vista purtroppo non era ottimale, perché nel frattempo il tempo si era guastato, anche se la minaccia vera di pioggia non è stata fortunatamente mai reale.
Per il rientro abbiamo seguito la via d’andata fino all’ Alp Munt, da dove abbiamo tagliato a St. Peter per la direttissima (all’andata questo tragitto risulta piuttosto difficile da scovare, ma credo si possa tranquillamente seguire quello sopra descritto ).
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