Piz de Sambrog Cima N 2306 m. - Cima Centrale 2300 m.
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tapio: Partiamo da Cama, località Ogreda, e seguiamo il comodo sentiero segnalato che porta al Lago di Cama. Qui le emozioni si fondono: ricordi felici della mia infanzia sull’idillio del laghetto misti alla consapevolezza della triste e tragica fatalità dell’anno scorso in cui a causa di un distacco di enormi blocchi rocciosi perse la vita una giovane donna.
Dal Lago di Cama proseguiamo sempre su sentiero segnalato e attraverso l’Alpe Vec raggiungiamo il grande complesso dell’Alp de Sambrog.
Seguiamo l’indicazione per il Lago, che ben presto raggiungiamo, preceduti da un tetro presagio: un cervo morto giace disteso sul prato, attorniato da centinaia di mosche. Dalla testa fino alla spalla la pelliccia è ancora lucente, come se la morte risalisse a poco tempo prima. Sarà stato un predatore (aquila? lupo?) (orso???), un bracconiere o una malattia/menomazione che lo ha portato alla morte?
Dopo queste riflessioni cominciamo la salita sulla dorsale che si stacca dalla Cima Centrale del Piz de Sambrog; ci dirigiamo poi verso la Bocchetta Nord, dalla quale, raggiunto il sentierino di pecore che va verso Nord, mediante due vie di salita diverse (seppur molto brevi e molto vicine) raggiungiamo la Cima Nord del Piz de Sambrog (diff. F e I°). Pausa con birra.
Ridiscesi alla Bocchetta Nord, aggiriamo la Cima Centrale e guadagniamo la Bocchetta Sud (in realtà tagliamo leggermente prima), dalla quale senza fatica arriviamo sulla Cima Centrale del Piz del Sambrog.
Torniamo alla Bocchetta Sud e ci dirigiamo verso la Cresta W della Cima Sud. Sbuchiamo su di un costolone che però presenta dei salti verso destra: ci tocca perdere leggermente quota e aggirare l’ostacolo.
Per poter continuare la salita dobbiamo valicare un nevaio che, seppur breve, è comunque ripido. Lo passiamo con molta circospezione e continuiamo la salita verso la cresta W, ormai vicini alla vetta.
Qui succede il fattaccio: mentre Paolo è già più in alto di me, un appiglio che consideravo sicuro cede, ed io con lui. Il lastrone di pietra, molto grosso, fortunatamente non mi colpisce, però una scivolata di alcuni metri (fortunatamente pochi) non me la leva nessuno. In questa fase appoggio male il piede, e una distorsione si palesa alla mia caviglia.
Per farla breve, nonostante le fitte a volte lancinanti, riesco a percorrere quei 2000 metri di dislivello in discesa con grande lentezza (e grande pazienza da parte di Paolo!) e a raggiungere l’auto con le mie gambe. L’ospedalizzazione del giorno successivo dirà “infrazione al malleolo” e quindi per un po’ me ne starò buono in attesa della guarigione. Un enorme grazie a Paolo per l’aiuto e il conforto prestato, e grazie anche a Qualcuno lassù che ha guardato giù. In fin dei conti una valva gessata e qualche giorno di riposo assoluto non sono nulla di drammatico. Un saluto agli amici di hikr e un arrivederci, non appena possibile.
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