Cima di Cuaschia (2130 m), ovvero il giorno dei rettili
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Qualcuno riterrà cosa insana accumulare sviluppo e dislivello per raggiungere la Cima di Cuaschia. Fosse almeno per il Piancascia o per il Muretto… ma per la Cima di Cuaschia… la Cima di cosa?...
Il Piancascia ed il Muretto erano già state mie mete in passato, e questa montagna, che sta proprio lì in mezzo, mi attirava comunque. Inoltre la meteo non troppo stabile non invogliava ad intraprendere gite in zone sconosciute e dalla lunghezza indeterminata. Qui, se si fossa messa male, ci sarebbe sempre stato il bosco e molti punti per ripararsi. Invece la meteo ha tenuto, ed il giro è riuscito alla perfezione, anche se la variante fatta al ritorno non è così corta come i cartelli sembrano proporre.
Zecche e rettili paiono ormai una costante di questo 2013, anche se stavolta il bilancio pende dalla parte dei rettili (solo una zecca “portata a casa” su una dozzina di apparizioni, poche confronto ai Corni di Nibbio…). I rettili, invece, per numero e per diversificazione di specie stavolta hanno detto la loro!
Veniamo ai fatti. La salita fino all’Alpe Cuasca non differisce in nulla rispetto a quella per il Poncione Piancascia. Solo due cose da segnalare. Nei pressi della cappellina di quota 750 m (poco sopra Cunfree) il sentiero è equivoco. Bisogna prestare molta attenzione ai segni. Stavolta non sbaglio, come la volta precedente, ma i dubbi vengono. Per chiarificare: alla cappellina si sale leggermente a destra (tralasciare la traccia di sinistra, che porta verso la diga). Si continua a piegare a destra, ma ad un certo punto si abbandona la traccia che continua in piano e si sale a sinistra (oltre ad uno sbiadito segno di vernice bianco-rosso già presente ho provveduto a posizionare un ometto nel punto in cui il sentiero sale verso Vasasca).
L’altra cosa da raccontare è che a partire dal bivio de La Valle (1268 m), dove comincia “il sentiero alpino” (VAVM) segnato in bianco blu, ho trovato erba così bagnata (segno evidente di un temporale/grandinata molto “locale” la sera/notte precedente) che le mie scarpette da trail (con tanto di doppia calza e parte terminale dei pantaloni) ho dovuto lasciarle all’Alpe Cuasca ad asciugare (cosa peraltro non riuscita), benedicendo il momento in cui, oltre agli scarponi da montagna avevo messo nello zaino anche un paio di calze supplementari.
Torniamo ai fatti. Dall’Alpe Cuasca salgo verso uno spuntone di roccia in direzione NW, ma ben presto mi accorgo che esiste un’ottima traccia poco più in alto. La mia opinione (tutta da confermare…) è che sia un sentiero di cacciatori e che sia stato usato il diserbante, perché è troppo perfetta e replica la traccia ufficiale più bassa per il Passo dei Due Laghi. Ma chissà… comunque, pur nella riprovevolezza dell’uso dei prodotti chimici in montagna, è molto comoda e permette di non bagnarsi ulteriormente. Attraverso una pietraia sempre in direzione della Cima di Cuaschia e supero poi un canalino erboso moderatamente ripido. Mi affaccio così, in cresta, sulla Valle d’Osura, ed i bricchi verso Nord sono veramente imponenti.
A proposito di questa cima, il Brenna ripete le stesse parole spese per il Pizzo Muretto, ellitticamente, e cioè: “ha le stesse caratteristiche…”: “lascia cadere in Val d’Osura imponenti lastroni. Il versante meridionale si presenta ripido, erboso ed intercalato da rocce”.
Seguo la breve cresta Est e senza particolari difficoltà guadagno la cima proseguendo poi per la vicina anticima NE, che offre una visuale a picco sulla Val’Osura e sul muro N del Muretto (attenzione a non scendere troppo, sotto c’è il vuoto…).
Ritorno sulla vetta effettiva della Cima di Cuaschia, e visto che il maltempo sembra ancora lontano (solo alcune nuvole che però non disturbano affatto), ne approfitto per una pausa come si deve, con tanto di Weiß.
Per la discesa nessuna variazione rispetto all’andata fino a Vasasca. Qui mi lascio convincere dai cartelli, che danno Giumaglio a 2 ore e Coglio a 1 ora e ’50, e prendo il sentiero per Coglio, nella speranza di evitare i 100 metri di risalita che mi aspetterebbero dopo Cunfree. Speranza vana, visto che, per superare due guadi su altrettanti riali, ne perdo e ne recupero almeno 120…
Comunque, tra vipere e bisce, raggiungo prima Pian Brusate (impressionante qui la vista di una biscia che sta divorando/soffocando un rospo dalla mole visibilmente imponente) e successivamente Spin (che avevo già visitato durante la gita al Pizzo Morisciöi).
Da Spin, via Sert, raggiungo Coglio e, dopo pochi minuti, Giumaglio.
Gita interessante (a me piace tanto Giumaglio e i sentieri che da qui salgono verso le montagne, anche se il mio preferito rimane quello per la direttrice Arnau-Costa-Cap. Spluga) e piacevole. Non vedo perché una cima senza un gran nome non sia degna di una visita… Per me anche la Cima di Cuaschia merita una gita…
Tempi:
Giumaglio – Cima di Cuaschia (via Cunfree) : 4 ore e 30’
Cima di Cuaschia – Giumaglio (via Spin e Coglio): 4 ore e 30’

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