Pizzo Lacina (1930 m)
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Esclusa la catena centrale dei Corni di Nibbio (sommariamente, Torrione di Bettola 1578 m, Pizzo delle Tre Croci 1638 m, La Teia 1688 m e Pizzo del Lesìno 1990, oltre ad altre elevazioni minori), il Pizzo delle Pecore era l’unica montagna del comprensorio del PN Valgrande (situato comunque all’esterno dei confini ufficiali del parco, per questo uso il termine “comprensorio”) che non avevo finora ancora visitato.
Avendo notato il recente tentativo di gbal di raggiungere la Cima Saler e la successiva “corsa a mani nude” di
Hurluberlu verso Le Pecore e La Saler, mi è venuto naturale pensare di fare un giretto in zona; essendo poi a conoscenza della passione di
gbal per le vette valgrandine, la proposta associativa è scaturita, come dire? … naturalmente.
Dopo i convenevoli a Premosello, saliamo in auto fino a Capraga con l’intenzione di raggiungere il costone SW del Pizzo Lacina e di non lasciarlo più fino al raggiungimento della vetta.
Così è, infatti: raggiungiamo prima l’Alpe Sui (1220 m), poi la Colmetta (una prima elevazione quotata 1697 m) e successivamente il Pizzo Lacina (1930 m). Da qui il crestone si snoda sempre in direzione NE e si dirige verso il Pizzo delle Pecore.
L’idea originaria era infatti questa (raggiungere Le Pecore), ma la cartografia relativamente ingannevole, due incidenti di percorso (una mia caduta da fermo con botta al ginocchio ed una caduta di gbal con perdita di bastoni e berretto nel ripido pendio sottostante), ed un passaggio oggettivamente pericoloso (cresta con salti al centro - roccia liscia e verticale a sinistra - evanescente passaggio sul ripidissimo pendio erboso con erba arsa e riarsa dal sole a destra, scivolosissima) ci fanno riprendere la via dell’andata per tornare a consumare il nostro pranzetto sulla pur bella cima del Pizzo Lacina (secondo Teresio Valsesia è proprio questo il nome corretto: sulla carta IGM viene citato “erroneamente” come “La Cima”; sempre secondo Valsesia dalla Cina alle Pecore trattasi di “delicata traversata”).
La discesa si rivela quasi più problematica della salita, almeno per quanto riguarda il livello di attenzione da dedicare ai ripidi pendii davanti a noi. In ogni caso, dopo qualche passaggio più complicato che all’andata, raggiungiamo l’auto a Capraga, consci che, se non avessimo scelto questa via, probabilmente non avremmo mai conosciuto questo fantomatico Pizzo La Cina. Ed altrettanto consci che Le Pecore le potremo sempre raggiungere da un’altra via.
Un grazie a gbal per la bella giornata sulle aspre creste valgrandine ed un arrivederci a presto.
Il racconto di Giulio gbal
tapio ha già ottimamente ed esaurientemente descritto il nostro tentativo di salire il Pizzo delle Pecore da Sud. Posso aggiungere solo alcune considerazioni: ancora una volta ho verificato che la Val Grande non si concede facilmente; che molti dei suoi percorsi più belli, affascinanti a vedersi da lontano sono da considerare in realtà percorsi alpinistici e vanno affrontati come tali perché senza protezioni i pericoli sono in agguato. Abbiamo verificato a nostre spese le difficoltà di procedere, il dover mettere in atto diversi tentativi per superare i passi ostici e che basta un attimo di disattenzione per trovarsi nei pasticci. Ciò non toglie nulla alla meraviglia provata ammirando queste creste aeree che si profilano in varie direzioni e danno davvero una timorosa sensazione di essere sospesi nel vuoto; mi fa capire meglio che affrontarle “a mani nude” (vedi Hurluberlu) è riservato a pochi. Molto meglio è assicurare il compagno con una corda nei passaggi più pericolosi. Altra considerazione è che i miei calcoli previsionali sui tempi su questi terreni d’avventura vanno a farsi benedire; inoltre bisogna contare su una buona scorta di tempo perché in ogni momento si rischia di arrivare ad un punto oltre il quale non ci si sente di procedere e bisogna tornare indietro. Questo può succedere ovunque, a meno che non si conosca già il percorso o che questo sia ben documentato; non era questo il caso ed inoltre la cartografia disponibile e altri mezzi come Google Earth ecc. non rendono assolutamente l’idea dei dettagli e delle difficoltà che si incontreranno.
Desidero ringraziare caldamente Fabio per la ritrovata e piacevole compagnia e per le interessanti descrizioni di panorami, percorsi e località.
Alla prossima Fabio!
I tempi (per i precisi):
Località |
Tempo parziale |
Progressivo |
Capraga |
0 |
0 |
Bivio per Vogogna |
0:23 |
0:23 |
Pizzo Lacina |
2:36 |
2:58 |
“Backpoint” N46.03104, E8.32284 1889m |
0:54 |
3:53 |
Sosta |
0:12 |
4:05 |
Pizzo Lacina |
0:30 |
4:35 |
Sosta pranzo |
0:45 |
5:20 |
Bivio per Vogogna |
2:07 |
7:27 |
Capraga |
0:22 |
7:49 |
Pillole….di sudore e di fatica:
Dislivello percorso 1258m
Lunghezza totale 7.81 km
Tempo totale lordo 7h49’
Tempo totale senza soste 6h52’
Soste totali 57'
Pendenza max 45% (x 1.50 km)
Pendenza media 37% (x 2.66 km)
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