Cima d’Erbea Orientale (2323 m)
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Le recenti relazioni di ivanbutti e
beppe relative alla Cima dell’Uomo, nonché quella di
turistalpi ad oggetto il Gaggio mi hanno dato l’idea di recarmi in zona per provare le due cime, spesso ignorate, che si ergono davanti alla serie delle quattro che dominano il Piano di Magadino, cioè il Pizzo di Vogorno, il Madone, e le già citate Cima dell’Uomo e Gaggio. Io stesso, avendo già salito in passato queste quattro cime, non mi ero troppo soffermato ad osservare le Cime d’Erbea, considerate (a torto) come “sorelle minori” della più nota Cima dell’Uomo.
Invece, dopo questa prima esplorazione devo riconsiderare la cosa, includendo a pieno titolo queste due vette nel gruppo delle “sei sorelle del Piano”. Si dirà, c’è anche dell’altro, per esempio, il Madonetto, la Cima di Morisciolo, quella di Sassello e il Sassariente: d’accordo, è così. Ma immaginando di percorrere l’autostrada da sud a nord, già dal Ponte di Melide, come anche, poi, dalla zona di Bironico e Rivera, oltre che dalla discesa dal Monte Ceneri, quello che la skyline rivelerà saranno appunto le sei sorelle (e non solo quattro).
L’intenzione originaria era quella di salire entrambe le Cime di Erbea in giornata, ma, un po’ per la sgradevole sensazione di non potermi trattenere troppo (per impegni pomeridiani), un po’ per le effettive difficoltà che la cresta E della Cima W mi ha presentato, ebbene, per stavolta mi sono limitato alla Cima Est, non astenendomi però dall’esplorazione dal basso, da nord verso sud, delle propaggini rocciose comprese tra la Cima d’Erbea W e la Cima di Morisciolo.
Per farla breve, parto da Bedretto (sopra Gorduno, non nell’omonima valle…) e passando per gli Alpi Arami, Croveggio, Valsecco e Cassengo raggiungo la Capanna Albagno. Da qui salgo sul sentiero in direzione della Cima dell’Uomo. Non appena il sentiero arriva sotto la verticale della Cima d’Erbea E, cioè poco prima di pervenire alla Bocchetta d’Erbea, lo abbandono per salire sul ripido pendio erboso in direzione della cima. Sbuco sulla cresta E e da qui in breve raggiungo la vetta (2323 m). Ottima visuale sia verso S (visibile il Penz, sopra Chiasso) che verso N (Poncione Rosso & altro…). A W troneggia la cima gemella, dalla parte opposta, il Gaggio.
Per la discesa scelgo la cresta opposta, la W, ed in fin dei conti la scelta si rivela felice, in quanto, pur con placche, é meno difficoltosa della via di salita.
Arrivato sul sentiero, a pochi metri dalla Bocchetta d’Erbea, come detto, cerco una via possibile per la salita alla Cima d’Erbea W. Ma la sua arcigna cresta S non mi lascia aperta alcuna possibilità. Scendo, esplorando con lieve risalita un canalone che forse potrebbe regalare qualche inaspettato passaggio, ma… niente, solo muri verticali!
Decido allora di abbassarmi fino all’Alpe di Erbea sulla lunghissima pietraia (con pranzo sopra un bel pietrone) e poco prima di raggiungerla incrocio il sentiero segnato in bianco-blu che dovrebbe congiungere la Capanna Albagno con la Mognone (dico “dovrebbe” perché pare perdersi sulla cresta S della Cima d’Erbea W – o la N della Cima di Morisciolo, che è poi la stessa cosa – ma sarebbe interessante provare a percorrerlo, per scoprire la verità!). Lo seguo risalendo almeno una cinquantina di metri di dislivello o più, e, senza difficoltà, rientro sulla traccia bianco rossa presso la Capanna Albagno. Da qui facilmente ritorno all’auto a Bedretto.
Tempi:
Bedretto – Cima d’Erbea Orientale: 2 ore e 45’
Cima d’Erbea E (con esplorazione delle pareti E della Cima d’Erbea W e della Cima di Moriscolo) – Cap. Albagno: non rilevato
Capanna Albagno – Bedretto: 1 ora e 15’

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