Cima di Bri, cresta SW: cima 2450
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“Sommità della catena principale, a picco su tre valli. Offre un panorama straordinario: chi può dimenticare i grandi pascoli degli Alpi Corte Nuovo e Cremenzè, sopra i quali emerge come un iceberg il panettone del Poncione d’Alnasca? O la parete W del Poncione Rosso nella forma che appare sulla sovraccoperta di questa guida? Ha una rimarchevole parete NW con diverse pieghe che una spolverata di neve autunnale mette bene in risalto” Giuseppe Brenna, Guida delle Alpi Ticinesi, Vol.2, pp. 395-396.
E ancora: “È un mondo da scoprire nelle stagioni intermedie, un universo per gente che non disdegna lo sforzo, poiché conscia di raggiungere orizzonti non meno meritevoli di quelli di montagne più paludate.” G. Brenna, ibid., p. 391
Era dal giorno dell’escursione alla Cima Lunga che ci pensavo: allora la Cima di Bri non aveva voluto mostrarsi se non per un fugace attimo. Anche se, a ben vedere, il seme che poi è germogliato mi era entrato in testa già parecchio tempo prima, circa un annetto fa, quando ero salito alla Cima di Gagnone.
Comunque, venendo alla gita odierna, parto, come già altre volte, da Pian Vaccaresc (650 m), sopra Lavertezzo, e prendo il sentiero della Val Pincascia, per non avere problemi. Dico così perché mi piacerebbe, una volta arrivato al Ponte di Forno (830 m), provare il sentiero della Val d’Agro; ma il Brenna sostiene che i sentieri che salgono dalla Val d’Agro verso la cresta Matarello-Cima di Bri sono ormai inesistenti. Magari, se tutto va bene, posso sempre provare al ritorno, se la vista dall’alto mi permetterà di smentire almeno parzialmente questa tesi (la realtà invece la confermerà).
Poco dopo il bivio per Cornavosa, in località Costa abbandono il sentiero ufficiale che va verso Fümegna e salgo invece a sinistra sull’altra traccia, recentemente “rinfrescata” con abbondanti segnavia di un bel colore rosso sangue: raggiungo così prima l’Alpe Lavazzè (1658 m) e poi l’Alpe Cuneggio (1761 m). In questo tratto vengo rallentato da alcuni ritrovamenti fungini: 3 porcini e 2 mazze di tamburo, che provvedo a pulire a fondo, in modo da essere cucinati senza altri accorgimenti (salvo il taglio) al mio ritorno a casa. Da Cuneggio evito il lungo traverso verso sinistra per il Tòr (1921 m) e salgo invece per via diretta e su terreno libero nella valletta/canale appena a destra rispetto all’elevazione (Trüch, 1882 m) che sovrasta Cuneggio. Il pendio è molto ripido: inizialmente la vegetazione è folta, per cui scelgo di passare sopra le pietre che numerose costellano la via. Più in alto rimane solo erba, ma la pendenza, se possibile, aumenta ancora. Arrivo finalmente sulla cresta in zona Böis, non lontano dalla quota 2275. Cuneggio si trova 500 metri più in basso, guardando giù non sembrerebbe possibile essere salito da lì…
Da qui proseguo sul filo spartiacque tra la Val d’Agro e la Val Pincascia. Man mano che avanzo le difficoltà aumentano. Supero una prima elevazione presso la quota 2412 passando a sinistra (il Brenna consiglia invece di passare a destra “con lieve discesa”: ma a destra c’è il vuoto!!!). Raggiungo la seconda torre (che si trasformerà poi in luogo di sosta per il pranzo) e da qui devo abbassarmi cospicuamente, sempre sul lato della Val d’Agro, per superare uno scoglio troppo alto per me. Risalgo, riprendo la cresta e giunto sulla terza elevazione in serie, più o meno quotata 2450, mi accorgo che davanti a me c’è il vuoto. A destra, altrettanto e, a sinistra, anche. Si tratterebbe di un salto di 4-5 metri in verticale, ma “by fair means” non lo si supera.
L’unica alternativa sarebbe di provare a scendere moltissimo sul lato della Val d’Agro per poi tentare di risalire, pur senza garanzia di successo. Ma dopo 6 ore e 20’ di marcia, incluso un bel tratto di cresta, decido che per oggi la “mia” Cima di Bri sarà quella di cui ho parlato prima. La cima vera, non molto lontana, può rimanere dov’è, bella e inaccessibile, regale e sfuggente. Non è detto che presto o tardi ci riproverò, magari da un’altra via.
Certo, anche senza cima principale lo confermo, mi trovo davanti a “uno di quei quadri che allietano l’esistenza”: il quadro, cioè, da qui visibile, del Poncione Rosso, nella forma riprodotta sulla copertina del secondo volume della Guida delle Alpi Ticinesi. La celeberrima inquadratura è davvero presa da queste alture!
Torno sui miei passi e sulla vetta 2440, mosso da un invincibile destino, estraggo il Brie dallo zaino e mi rilasso in contemplazione.
Birra, Brie e Bri!
Per il ritorno, cosa del tutto consigliabile a chi voglia avvicinarsi alla Cima di Bri con la minore difficoltà possibile, per evitare la ripidissima via che ho seguito in salita scendo integralmente la cresta SW della Cima di Bri fino al Tòr (1921 m), passando naturalmente anche dal Matarello (2173 m). Dal Tòr a Cuneggio, anche se sembrava lunga, si riveleranno solo 20 minuti di buon sentiero (e anche qui, con segnavia rifatti di fresco)!
Da Cuneggio a Pian Vaccaresc, passando per l’Alpe Lavazzè, Ponte per Cornavosa, Pincascia, Forno e Cognera, discesa senza storia sul sentiero su cui passa anche la famosa e temibile sky-race Lodrino-Lavertezzo.
Escursione fantastica in una zona tanto selvaggia quanto bella, senza rimpianti!
Dettagli difficoltà:
fino a Cuneggio: mai oltre il T3
Da Cuneggio alla Cresta SW: T5
Cresta SW della Cima di Bri: T5+ II
Tempi:
Pian Vaccaresc – Cuneggio: 3 ore
Cuneggio – Cima 2450, cresta SW della Cima di Bri: 3 ore
Cima 2450, cresta SW della Cima di Bri – Matarello: 1 ora
Matarello – Tòr: 20 minuti
Tòr – Cuneggio: 20 minuti
Cuneggio - Pian Vaccaresc: 2 ore e 20 minuti

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