Cima di Bri (2520 m), vetta
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Un nuovo tentativo per la Cima di Bri mi sembrava doveroso. Con una meteo come quella prevista per la settimana 17-23 ottobre, ovvero l’arrivo definitivo (forse…) della neve sopra i 1500-2000 metri, mi sono detto: “ora o mai più”. Quantomeno, non prima dell’estate 2012… questa non è una vetta da provare con gli sci… almeno per me…
Del tragitto, almeno fino a Cuneggio, ne ho appena parlato…. Riprendo dunque da qui. Noto subito con gran soddisfazione che la recente mano di vernice rossa (da Costa fino a Cuneggio e da qui al Tòr) è stata prolungata fino a tutto il Cantone di Cuneggio e addirittura fino alle infrastrutture agricole posizionate a quota 1978 dell’Alpe Fümegna. In più, anche la traccia è stata ripulita dall’erba alta e dai cespugli che la invadevano: un notevole passo avanti rispetto alle condizioni dell’anno scorso! Un grazie agli operosi uomini della SEV (immagino siano stati loro, chi altri, altrimenti?)
Seguo dunque questa ottima traccia fino al suo punto più alto (1960 m) dove è posizionato un gigantesco omone di pietra e, sulla verticale della Bocchetta di Fümegna, nonché della Cima di Bri, salgo libero in direzione della cima stessa (versante SE).
Mi accorgo successivamente che piegando leggermente a sinistra (versante S della Cima di Bri) riesco ad evitare la pendenza massima. Il pendio è comunque molto ripido, ma non crea problemi. Arrivo alle placche. Il Brenna parla di placche scoscese. Il punto più critico, secondo me, è all’inizio, cioè i primi due-tre passi di arrampicata sulle placche molto lisce che offrono pochi o inesistenti appigli. Poi, un po’ perché la pendenza non è mai eccessiva, un po’ perché gli appigli aumentano, la difficoltà diminuisce. Passo in un bel camino, che dà una certa sicurezza in più rispetto alle placche, e successivamente sbuco nuovamente su di un ripido pendio erboso che facilmente, verso destra, adduce alla cresta SW, o a quel poco che ne rimane.
La cima è vicina, i blocchi si superano senza nessuna difficoltà, solo bisogna restare vigili sul lato della Val d’Agro, qui molto aereo. I due spuntoni della cresta SW che mi avevano impedito l’accesso all’ultimo tratto di cresta nel tentativo precedente sono ormai alle mie spalle. In pochi minuti raggiungo la vetta (2520 m). La Cima di Bri, che così tanto mi aveva affascinato (e tuttora mi affascina), tanto da chiamarmi a più riprese, è ora con me! Finalmente posso ammirare anche la terza delle tre valli - la Valle di Bri - su cui la cima si affaccia. Addirittura, giù in fondo, riesco a distinguere il bacino della Val d’Ambra!
Il Poncione Rosso si mostra in tutta la sua magnificenza, lasciando intravedere, oltre al costone N, anche quello E, con una geometria da far impallidire Pitagora.
Il Brenna per questa via dà 6 ore da Lavertezzo: io, partendo un po’ più in alto (Pian Vaccaresc), ne ho impiegate 5 e mezza. Posso quindi concedermi una pausa dilatata.
Starò in tutto (foto, libro di vetta, pranzo, cordiale, esplorazione parziale delle due creste E e N, relax) un’ora e mezza sulla vetta, assaporando una grandiosa sensazione di libertà.
Tra l’altro ho come il sospetto di aver seguito una via di salita leggermente semplificata rispetto a quella suggerita dal Brenna: infatti, scendendo in sopralluogo verso la E, noto delle placche uguali a quelle che ho percorso in salita, con l’unica differenza che queste arrivano praticamente in cima, terminando all’inizio della cresta E. Il Brenna sostiene infatti che “per un pendio erboso sempre più ripido interrotto da gradini e infine per placche scoscese, si arriva in cima”. Io, invece, nell’ultimissimo tratto, ho trovato ancora erba. Lascio naturalmente il beneficio del dubbio.
La via che ho percorso è equiparabile alla salita al Sosto, come difficoltà tecniche. Metterei un bel “F” se non fosse che su Hikr questo tipo di difficoltà (e tutti i seguenti) viene inteso per “l’alta montagna”. Rimane quindi il T5+ e il II.
Per la discesa (dopo l’esperienza al Pesciora) ho predisposto alcuni ometti nei punti salienti, in particolare nel punto in cui conviene lasciare la cresta SW e scendere sul lato della Val Pincascia, ripetendo la via di salita almeno per quanto riguarda il percorso sulle placche. Successivamente a questo, opto per una via più a destra, meno ripida e anche più vicina alla destinazione intermedia di Cuneggio. Escludo di tornare via Fümegna perché una volta arrivato sul sentiero del mattino dovrei ancora allungare il percorso, e poi è un sentiero che conosco già.
Scendo quindi, inizialmente dalla cresta, poi sulle placche, poi passo un piccolo ma insidioso traverso su erba e, da lì, giù per il ripido pendio erboso. Nell’ultimo tratto devo spesso calpestare ginepri e rododendri, ma poi, superato anche questo tratto, rieccomi sul sentiero che in breve mi riporta a Cuneggio. Da qui scendo attraverso il sentiero del mattino ed in totali 9 ore e 15’ sono di nuovo all’auto a Pian Vaccaresc.
La Cima di Bri non è una montagna per tutti (35 iscrizioni nel libro di vetta, compresa la mia, in 15 anni, dal 1996 al 2011; una media di poco superiore alle due salite l’anno), ma per chi la sa apprezzare è un’emozione che pervade il corpo, la mente ed il cuore.
Tempi:
Pian Vaccaresc – Cuneggio: 2 ore e 40’
Cuneggio – Cima di Bri: 2 ore e 50’
Cima di Bri – Cuneggio: 1 ora e 45’
Cuneggio - Pian Vaccaresc: 2 ore

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