Corona di Redòrta (2804 m)
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"[...] È tra le cime più ambite, proprio grazie alla sua possente presenza: per raggiungerla bisogna però superare un ragguardevole dislivello. Ha una caratteristica corona (cengia) che taglia orizzontalmente, appena sotto la vetta, il versante SE: da qui l'attuale nome del monte (un tempo chiamato pure Pizzo d'Antimonio).
Che dire del panorama che presenta? Poche sono le cose che allietano la vista e il cuore, quanto lo scenario che offre. [...]".
Beh, che posso aggiugere? È tutto vero! Con



Ci troviamo a camminare alle 06.30 con le pile.

In ogni caso, la primissima parte del percorso avviene in tutta scioltezza, tanto che le pile, dopo un po', decidiamo di metterle via. Arriviamo quindi a Püscen Negro e, superato il ponticello, usciamo dal percorso segnalato bianco-rosso-bianco e ci affidiamo alla precedente avventura di


Partiamo quindi senza indugio: se fino a quel momento eravamo stati baciati dalla fortuna di avere un tempo spettacolare, ora si stanno alzando alcuni nuvoloni... non è possibile! Vuoi vedere che conquisteremo la vetta e non potremo confermare o smentire le parole di Brenna?
Nel canale, come previsto e come ipotizzato da


Proseguiamo quindi con la giusta velocità fino a sbucare fuori del canalone: poco più sopra, ci troveremo nel punto dove


Qualche passo dopo, a bocca aperta vediamo un uomo scendere dalla cima: da dove caspita arriva? Com'è possibile che sia già lì? Quando infine c'incontriamo, scopriamo che anche lui era partito da Sonogno, e che ci aveva pure visti, davanti a lui: aveva però deciso per un altro percorso, e ci aveva sorpassato: morale della favola, quel fenomeno (perché solo di fenomeno si può parlare) era giunto in vetta in poco meno di quattro ore! La chiacchierata, oltre che a lasciarci senza parole, ci suggerisce però che al ritorno potremmo tentare la via usata da quel signore.
Continuiamo decisamente agovolmente sulla cresta, e in venti minuti circa eccoci in cima! Potrei qui dilungarmi su ciò che ci fu dato di vedere, ma preferisco rimandare alle foto qui sotto, e all'ultima frase di quanto tratto dalla Guida, riportato in cima a questo rapporto. Per quanto mi riguarda, invece, la mia gioia e soddisfazione era alle stelle: io, sulla Corona di Redòrta? La mitica Corona? Quella che ho visto e fotografato da mille angolazioni? Solo una parola: finalmente!
Vorremmo non più scendere, ma non vogliamo far aspettare troppo


Considerazioni finali di tapio
Posso dire per esperienza che la montagna in solitaria è molto bella. Ma ineguagliabile è la sensazione che si prova durante un’escursione in compagnia: la completezza, la condivisione, il piacere della scoperta, la gioia nel sapere di vivere assieme un’esperienza indimenticabile danno quel qualcosa in più a qualcosa già di per sé meraviglioso.
La rana, gli stambecchi, le pernici, l’aquila, i suini e “tutti i piccoli amici” incontrati durante questa fantastica giornata hanno contribuito a darle delle sfumature ancora più emozionanti.
Dopo solo cinque ore dalla partenza (quando il Brenna ne indica sei!), essere sulla Corona di Redòrta “elegante, ardita sommità … tra le cime più ambite … massiccia piramide” ci ha regalato una gioia immensa: il panorama è davvero regale, come ben si addice ad una corona.
Immancabile, a fine giornata, il brindisi con una birra fresca in quel di Frasco, con il dolce suono delle acque della Verzasca ad allietare ulteriormente l’idilliaco quadretto. Grazie Jules, grazie
SaBo per la fantastica giornata!
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