Corona di Redorta (2804 m) - anello con via normale e cresta W
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È tra le cime più ambite, grazie alla sua possente presenza: per raggiungerla bisogna però superare un ragguardevole dislivello [...]. Che dire del panorama che presenta? Poche sono le cose che allietano la vista ed il cuore, quanto lo scenario che offre (cit. Brenna)
Sono ormai 2 anni che non visito qualche pregiata vetta verzaschina, nel profondo del Ticino Selvaggio.
All'epoca, nel 2020, ero alle prime armi e andavo con Igor al Pizzo di Mezzodì, al Madom Gross o al Poncione di Piotta.
Tieniti ai ciuffi d'erba della Verzasca! Così lui mi diceva e lo stesso mi sono ritrovato a ripetere a Gabriele e a Sandro, miei compagni di avventura presso la Corona di Redorta. Sulle sue ripidissime pendici in effetti i ciuffi sono stati una validissima presa.
Ho organizzato un'ascesa alla Regina della Verzasca, seconda vetta della valle per altezza, sfruttando la via normale descritta in diverse relazioni. Per la discesa ho provato a seguire la cresta ovest per aggirare il fianco occidentale dell'anticima e ritornare in Val Redorta tramite l'omonimo passo. Mi sono basato sulle uniche informazioni a mia disposizioni: la guida di Giuseppe Brenna che valuta la cresta PD con un singolo passaggio di grado 3.
Gabriele, del 1973, sarà mio compagno di avventure in un paio di ambiziosi progetti futuri. Questa uscita ci è servita anche per conoscerci. Sandro, del 1963, si è unito all'ultimo ed è stato una piacevole presenza al nostro fianco. Lui aveva intenzione di accompagnarci in vetta e di ritornare da solo dalla normale. Ma dopo il canale siamo stati tutti concordi nell'idea di concludere assieme il tour.
La cresta SW vista dall'anticima 2596 m

Descrizione della salita
Ci incamminiamo alle 05.20 da Sonogno presso il parcheggio a pagamento.
Sotto l'auto lascio le mie solite birre il cui destino tuttavia avrà risvolti inaspettati.
Ci dirigiamo nella valle a sinistra di Sonogno, la Val Redorta, quella che porta al Monte Zucchero, al Passo di Redorta e alla nostra meta.
Seguiamo il fiume dapprima sulla strada, poi sul sentiero lungo la sponda opposta fino al ponticello che ci riporta sul lato orografico sinistro presso Fracèd. Da qui inizia la salita.
Le cime intorno a noi sono illuminate dalla luce dorata del mattino, i fianchi delle montagne sono ricoperti di vegetazione lussureggiante, l'aria è carica di energia primaverile.
Attraversiamo un caratteristico agglomerato di cascine di pietra, Püscennegro, che ci affascina. La vista dello stesso con il Rasiva sullo sfondo è incantevole. Ci sono persone che dormono ancora nelle cascine aperte, è mattina presto e noi invece siamo animati da quel vigore che ci pervade ogni volta che ci accingiamo ad accarezzare le pendici di una montagna di un certo spessore.
Püscennegro 1343 m

A Puscennegro si piega a destra per risalire ulteriormente la vallata e portarsi alle vere pendici della Corona di Redorta.
Presso l'Alpe di Redorta, a quota 1600 m, scorgiamo un canale dritto davanti a noi: è la via normale per il Passo di Redorta. Se riusciremo a scendere dalla cresta W questa sarà la nostra via di ritorno.
Ci portiamo alle cascine dell'alpe quotate 1714 m e da qui le pendenze si fanno ora sostenute.
Affrontiamo dei pendii erbosi intervallati da alcuni risalti rocciosi aggirabili. La vegetazione si dirada fino a sparire. Dobbiamo aggirare una bastionata sulla destra. Ci avviciniamo alla stessa e tramite una bella cengia erbosa la superiamo. Arrampichiamo un' ulteriore pendio fino a raggiungere la suggestiva piana quotata 2269 m. La vasta corte e l'imponente cinta di rocce che la sovrasta mi fanno ricordare il mio arrivo all'Alpe d'Orz sotto i Torrent. Si tratta di uno dei momenti più piacevoli delle ascese. La quiete prima della tempesta.
La suggestiva piana a quota 2269 m

Attraversiamo la piana, controlliamo la traccia di
Andrea!, proseguiamo in diagonale lungo i pendii per portarci sotto il canale. Esso ci permetterà di penetrare nella bastionata.
Apparentemente sembra possibile aggirare il canale tramite altre vie, ma preferiamo rimanere nella traccia battuta da chi ci ha preceduto.
Entriamo nel canale indossando il casco e restando vicini. Le pietre si staccano facilmente, una mi colpisce la coscia destra, piccole rocce ci colpiscono i caschi. Le prese sembrano solide ma si sgretolano. Il fondo è bagnato da un corso d'acqua. Il percorso è logico. Ad un certo punto un grosso macigno divide in due la via, noi saliamo a sinistra. Un singolo passaggio richiede maggiore attenzione: una placca inclinata da superare senza potersi tenere. Io e Gabriele passiamo senza difficoltà. Il nostro amico ci appare in ansia. La sua preoccupazione è soprattutto quella di esserci di intralcio.
Lo rassicuriamo e gli passiamo la mia corda. Tenendosi a questa anche lui supera il passaggio. Proseguiamo su passaggi di massimo grado 2 fino all'uscita. Da qui su facili roccette si raggiunge la bocchetta che divide la cresta per la vetta dall'anticima.
Io e Gabriele saliamo dapprima su quest'ultima. Da qui ammiriamo la Corona di Redorta.
Nel canale

Ora non ci resta che risalire la facile cresta SW. Caratterizzata da formazioni particolari regala panoramiche e viste di tutto rispetto. Non ci sono particolari difficoltà, è divertente ma richiede pur sempre una certa attenzione.
Durante la salita studiamo bene il versante occidentale per individuare possibili vie di fuga dalla cresta ovest. Non sappiamo ancora quale direzione definitiva prenderemo una volta in vetta. Possiamo tornare dalla stessa via di salita, scendere dallo spigolo NE oppure tentare la cresta W.
Alle 11.30 circa siamo in vetta. Che soddisfazione! Che giornata!
Compiliamo il libro, mangiamo i nostri panini, effettuiamo le foto di rito e ci complimentiamo a vicenda.
Ci spostiamo verso il secondo omino di vetta, affacciato sulla cresta W, per studiare la stessa. Decidiamo che la tentiamo e Sandro verrà con noi. In un modo o nell'altro ce la faremo.
Descrizione della discesa
La cresta è stata la migliore scelta che potessimo fare: divertente, talvolta aerea, super-panoramica, non difficile. Si disarrampicano vari passaggi di grado 2, si aggirano 2 torri, si supera un grande intaglio e si deve discendere una paretina di grado 3. Qui per sicurezza, già che abbiamo con noi una corda, la usiamo e la sfruttiamo. Si tratta di pochi metri (meno della metà del passaggio sulla cresta del Madèi) ma quanto bastano a richiedere di fermarsi a riflettere sul proprio umano destino.
Dopo il passaggio in poco tempo siamo al punto quotato 2614 m e incontriamo la traccia bianco- blu indicata sulla mappa.
Essa precipita nei ripidissimi pendii occidentali e scende in basso per aggirare la bastionata del punto 2340 m. Nella vallata c'è anche una piccola gola apparentemente difficile da attraversare. Ma abbiamo a disposizione un sentiero ben tenuto. Non ci sono problemi. Raggiungiamo infine con piccola risalita il Passo di Redorta.
Io ho un problema: gli scarponi della Scarpa che ho usato pochissimo finora mi provocano un dolore insopportabile ai piedi. La discesa a Sonogno sarà una penitenza. Un dolore costante che mi provoca la nausea. Per compensazione non so cosa abbia combinato con i muscoli delle gambe ma avrò una produzione di acido lattico senza precedenti recenti.
La discesa per il resto è un piacevole sentiero, inizialmente ripido, poi dall'Alpe di Redorta sempre più dolce.
Da Fracèd usiamo la strada asfaltata.
Raggiungiamo Sonogno alle 17.30. Il tour è durato 12 ore.
Ci fermiamo a bere della buona birra presso l'Enoteca Redorta (la stessa che al mattino, passandoci davanti, ci siamo scherzosamente proposti come piano alternativo per la giornata).
A causa di questa buona birra e del mio dolore ai piedi dimenticherò di prendere le mie birre da sotto la macchina: giunto sulla piana di Magadino mi accorgerò che le stesse sono rimaste nel parcheggio di Sonogno.
Gabriele tuttavia rimedierà all'inconveniente e mi comprerà dell'ulteriore birra, fondamentale per chiudere allegramente la nostra avventura.
Particolare intaglio nella cresta W

Un complimento particolare va a Sandro che ha osato svolgere un'uscita al di fuori dei suoi normali standard. Mi auguro di essere forte come lui tra 20 anni.
Infine un grazie ad entrambi questi due uomini potenti. La triade è stata efficace, efficiente e ben affiatata.
Sono ormai 2 anni che non visito qualche pregiata vetta verzaschina, nel profondo del Ticino Selvaggio.
All'epoca, nel 2020, ero alle prime armi e andavo con Igor al Pizzo di Mezzodì, al Madom Gross o al Poncione di Piotta.
Tieniti ai ciuffi d'erba della Verzasca! Così lui mi diceva e lo stesso mi sono ritrovato a ripetere a Gabriele e a Sandro, miei compagni di avventura presso la Corona di Redorta. Sulle sue ripidissime pendici in effetti i ciuffi sono stati una validissima presa.
Ho organizzato un'ascesa alla Regina della Verzasca, seconda vetta della valle per altezza, sfruttando la via normale descritta in diverse relazioni. Per la discesa ho provato a seguire la cresta ovest per aggirare il fianco occidentale dell'anticima e ritornare in Val Redorta tramite l'omonimo passo. Mi sono basato sulle uniche informazioni a mia disposizioni: la guida di Giuseppe Brenna che valuta la cresta PD con un singolo passaggio di grado 3.
Gabriele, del 1973, sarà mio compagno di avventure in un paio di ambiziosi progetti futuri. Questa uscita ci è servita anche per conoscerci. Sandro, del 1963, si è unito all'ultimo ed è stato una piacevole presenza al nostro fianco. Lui aveva intenzione di accompagnarci in vetta e di ritornare da solo dalla normale. Ma dopo il canale siamo stati tutti concordi nell'idea di concludere assieme il tour.
La cresta SW vista dall'anticima 2596 m

Descrizione della salita
Ci incamminiamo alle 05.20 da Sonogno presso il parcheggio a pagamento.
Sotto l'auto lascio le mie solite birre il cui destino tuttavia avrà risvolti inaspettati.
Ci dirigiamo nella valle a sinistra di Sonogno, la Val Redorta, quella che porta al Monte Zucchero, al Passo di Redorta e alla nostra meta.
Seguiamo il fiume dapprima sulla strada, poi sul sentiero lungo la sponda opposta fino al ponticello che ci riporta sul lato orografico sinistro presso Fracèd. Da qui inizia la salita.
Le cime intorno a noi sono illuminate dalla luce dorata del mattino, i fianchi delle montagne sono ricoperti di vegetazione lussureggiante, l'aria è carica di energia primaverile.
Attraversiamo un caratteristico agglomerato di cascine di pietra, Püscennegro, che ci affascina. La vista dello stesso con il Rasiva sullo sfondo è incantevole. Ci sono persone che dormono ancora nelle cascine aperte, è mattina presto e noi invece siamo animati da quel vigore che ci pervade ogni volta che ci accingiamo ad accarezzare le pendici di una montagna di un certo spessore.
Püscennegro 1343 m

A Puscennegro si piega a destra per risalire ulteriormente la vallata e portarsi alle vere pendici della Corona di Redorta.
Presso l'Alpe di Redorta, a quota 1600 m, scorgiamo un canale dritto davanti a noi: è la via normale per il Passo di Redorta. Se riusciremo a scendere dalla cresta W questa sarà la nostra via di ritorno.
Ci portiamo alle cascine dell'alpe quotate 1714 m e da qui le pendenze si fanno ora sostenute.
Affrontiamo dei pendii erbosi intervallati da alcuni risalti rocciosi aggirabili. La vegetazione si dirada fino a sparire. Dobbiamo aggirare una bastionata sulla destra. Ci avviciniamo alla stessa e tramite una bella cengia erbosa la superiamo. Arrampichiamo un' ulteriore pendio fino a raggiungere la suggestiva piana quotata 2269 m. La vasta corte e l'imponente cinta di rocce che la sovrasta mi fanno ricordare il mio arrivo all'Alpe d'Orz sotto i Torrent. Si tratta di uno dei momenti più piacevoli delle ascese. La quiete prima della tempesta.
La suggestiva piana a quota 2269 m

Attraversiamo la piana, controlliamo la traccia di

Apparentemente sembra possibile aggirare il canale tramite altre vie, ma preferiamo rimanere nella traccia battuta da chi ci ha preceduto.
Entriamo nel canale indossando il casco e restando vicini. Le pietre si staccano facilmente, una mi colpisce la coscia destra, piccole rocce ci colpiscono i caschi. Le prese sembrano solide ma si sgretolano. Il fondo è bagnato da un corso d'acqua. Il percorso è logico. Ad un certo punto un grosso macigno divide in due la via, noi saliamo a sinistra. Un singolo passaggio richiede maggiore attenzione: una placca inclinata da superare senza potersi tenere. Io e Gabriele passiamo senza difficoltà. Il nostro amico ci appare in ansia. La sua preoccupazione è soprattutto quella di esserci di intralcio.
Lo rassicuriamo e gli passiamo la mia corda. Tenendosi a questa anche lui supera il passaggio. Proseguiamo su passaggi di massimo grado 2 fino all'uscita. Da qui su facili roccette si raggiunge la bocchetta che divide la cresta per la vetta dall'anticima.
Io e Gabriele saliamo dapprima su quest'ultima. Da qui ammiriamo la Corona di Redorta.
Nel canale

Ora non ci resta che risalire la facile cresta SW. Caratterizzata da formazioni particolari regala panoramiche e viste di tutto rispetto. Non ci sono particolari difficoltà, è divertente ma richiede pur sempre una certa attenzione.
Durante la salita studiamo bene il versante occidentale per individuare possibili vie di fuga dalla cresta ovest. Non sappiamo ancora quale direzione definitiva prenderemo una volta in vetta. Possiamo tornare dalla stessa via di salita, scendere dallo spigolo NE oppure tentare la cresta W.
Alle 11.30 circa siamo in vetta. Che soddisfazione! Che giornata!
Compiliamo il libro, mangiamo i nostri panini, effettuiamo le foto di rito e ci complimentiamo a vicenda.
Ci spostiamo verso il secondo omino di vetta, affacciato sulla cresta W, per studiare la stessa. Decidiamo che la tentiamo e Sandro verrà con noi. In un modo o nell'altro ce la faremo.
Descrizione della discesa
La cresta è stata la migliore scelta che potessimo fare: divertente, talvolta aerea, super-panoramica, non difficile. Si disarrampicano vari passaggi di grado 2, si aggirano 2 torri, si supera un grande intaglio e si deve discendere una paretina di grado 3. Qui per sicurezza, già che abbiamo con noi una corda, la usiamo e la sfruttiamo. Si tratta di pochi metri (meno della metà del passaggio sulla cresta del Madèi) ma quanto bastano a richiedere di fermarsi a riflettere sul proprio umano destino.
Dopo il passaggio in poco tempo siamo al punto quotato 2614 m e incontriamo la traccia bianco- blu indicata sulla mappa.
Essa precipita nei ripidissimi pendii occidentali e scende in basso per aggirare la bastionata del punto 2340 m. Nella vallata c'è anche una piccola gola apparentemente difficile da attraversare. Ma abbiamo a disposizione un sentiero ben tenuto. Non ci sono problemi. Raggiungiamo infine con piccola risalita il Passo di Redorta.
Io ho un problema: gli scarponi della Scarpa che ho usato pochissimo finora mi provocano un dolore insopportabile ai piedi. La discesa a Sonogno sarà una penitenza. Un dolore costante che mi provoca la nausea. Per compensazione non so cosa abbia combinato con i muscoli delle gambe ma avrò una produzione di acido lattico senza precedenti recenti.
La discesa per il resto è un piacevole sentiero, inizialmente ripido, poi dall'Alpe di Redorta sempre più dolce.
Da Fracèd usiamo la strada asfaltata.
Raggiungiamo Sonogno alle 17.30. Il tour è durato 12 ore.
Ci fermiamo a bere della buona birra presso l'Enoteca Redorta (la stessa che al mattino, passandoci davanti, ci siamo scherzosamente proposti come piano alternativo per la giornata).
A causa di questa buona birra e del mio dolore ai piedi dimenticherò di prendere le mie birre da sotto la macchina: giunto sulla piana di Magadino mi accorgerò che le stesse sono rimaste nel parcheggio di Sonogno.
Gabriele tuttavia rimedierà all'inconveniente e mi comprerà dell'ulteriore birra, fondamentale per chiudere allegramente la nostra avventura.
Particolare intaglio nella cresta W

Un complimento particolare va a Sandro che ha osato svolgere un'uscita al di fuori dei suoi normali standard. Mi auguro di essere forte come lui tra 20 anni.
Infine un grazie ad entrambi questi due uomini potenti. La triade è stata efficace, efficiente e ben affiatata.
Tourengänger:
Michea82

Communities: Ticino Selvaggio, Hikr in italiano
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