Rosso di Ribia in invernale - Cima NE ( 2541 m )
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Il Rosso di Ribia è una montagna con duplice vetta, situata in ambiente pregiato, lungo il crinale che divide la Valle di Campo (Cimalmotto) da quella di Vergeletto. Siamo nel Ticino occidentale, in una zona piuttosto isolata e remota.
Delle due vette del massiccio la più battuta è quella sud-occidentale, quotata 2547 m e dotata di una piccola croce.
Quella più difficile si trova invece a nord-est, ad una distanza di poco superiore ai 300 m, presso la quota 2541 m. Sulla CNS il Rosso di Ribia corrisponde a questa seconda vetta.
Le due cime sono separate da un profondo intaglio che va aggirato.
Con Joao, Liesje e Letizia scalerò la seconda cima (quella più difficile) con l'intento di concatenare anche la prima.
Le cose andranno bene. Tuttavia non avremo il tempo necessario per salire sulla cima 2547 m.
D'altronde siamo al 21 dicembre. Abbiamo scelto la giornata più corta dell'anno.
Lungo la cresta est della Cima nord-est: si vedono entrambe le cime (a sin. la 2547 m)

Descrizione avvicinamento (T3) e cresta est (PD meno)
Parcheggiamo direttamente all'imbocco del sentiero (spiazzo sterrato lungo la strada).
Due anni fa ero stato qui in estate con
debbee ma stavo così male che avevamo impiegato 5 ore per salire alla Capanna Alpe Ribia (vedi /www.hikr.org/tour/post164298.html).
Questa volta sto bene. Sono le 07.30. Ci incamminiamo all'alba. La giornata si profila gelida in quota con meno 5 gradi a 2500 m e vento moderato da nord-ovest. Nei giorni scorsi è nevicato in tutto il Ticino. Stimiamo di trovare uno strato non trasformato di almeno 10-20 cm. Le nostre stime saranno giuste.
Tuttavia ci andrà bene con le temperature. Non avremo il vento ed essendo prevalentemente esposti a sud avremo addirittura caldo.
Il sentiero, bianco-rosso, conduce alla Capanna Alpe Ribia. Attraversa un bosco e presenta alcuni passaggi (uno o due) leggermente esposti ma attrezzati con catene. Si passa da due alpi: Pièi, più grande e situata a pochi metri dalla partenza; Al Pianásc, a 1586 m, con pochi ruderi e resa vivibile dalla presenza di una sorgente poco più avanti.
Dopo la seconda alpe il bosco si dirada gradualmente lasciando il posto a pendii vieppiù aperti. Compare la neve che si fa presto sempre più uniforme e in alcuni punti accumulata negli avvallamenti.
Raggiungiamo la Capanna Alpe Ribia con un sole radioso. Ci fermiamo per cambiare assetto e mangiare qualcosa. Prevediamo che sopra non faremo pause a causa del freddo.
Fino a qui sono trascorse due ore e un quarto. Sono quasi le 10:00.
Capanna Alpe Ribia

Dopo mezz'ora ci avviamo: abbiamo indossato ramponi, imbraghi e siamo già a posto con il mangiare.
Seguiamo dapprima la traccia bianco-blu che collega la Capanna alla Valle di Campo. A 2100 m lasciamo il sentiero e saliamo liberamente puntando alle bastionate della cresta est della cima 2541 m. Procediamo dritti fino a raggiungerle. Cerchiamo la via più facile per salire in cresta proprio in un tratto della stessa, a metà strada tra la cima 2541 m e la Cata da Ribia, che presenta facili accessi erbosi. Facili per modo di dire: Joao si aiuta con la piccozza e i ramponi sono piuttosto fondamentali.
Siamo in cresta a mezzogiorno.
Non c'è vento. Davanti a noi si profila una bella cavalcata.
Cresta est del Rosso di Ribia (cima 2541 m) - Vista verso i Gemelli (est)

Secondo Brenna si procede per "facili roccette".
Così sarà. Tuttavia essendo in condizioni invernali le roccette non saranno facili.
Joao decide che è il caso di legare con noi le nostre due compagne di avventura. Avendo una corda da 60 m formiamo un'unica cordata e procediamo in conserva. Non sarà sempre agevole come scelta: l'ideale sarebbe stato formare due cordate da 2 persone. Difatti Liesje e Letizia, in mezzo alla cordata, avranno spesso difficoltà a gestire la duplice corda che sarà sempre un po' tra i piedi (per usare un eufemismo). Ad ogni modo questa soluzione ci consentirà di calarle entrambe in tutti i passaggi esposti oppure di assicurarle senza doverci incordare ogni volta.
Saremo lenti a superare ogni passaggio (ce ne sono almeno 3 o 4 di cui un muro di III grado).
In un primo momento dovremo aggirare uno spuntone sulla destra percorrendo una cengia lungo il precipite lato nord.
Dopo un'oretta raggiungiamo il passaggio chiave che è un muretto. Probabilmente in estate è semplice.
Poco più avanti ne troviamo un altro. Questo ha una certa esposizione. Ma in realtà è ben appigliato e si disarrampica bene anche con ramponi, zaino ingombrante e piccozza in mano.
Il secondo dei due muretti da disarrampicare

I passaggi ci portano via molto tempo. Per le due e un quarto siamo in vetta. A questo punto escludo di salire sull'altra cima. Sarà già bello riuscire a lasciare la cresta prima che la notte più lunga dell'anno ci sorprenda. Difatti ora inizia il bello.
Discesa (intaglio sotto la vetta) e allontanamento
Per la discesa utilizzeremo l'itinerario 232 della guida del Brenna, valutato AD.
Tuttavia la nostra idea è quella di seguire la cresta come fatto da
igor e, con una serie di doppie, calarci come lui nel profondo intaglio che divide le due cime.
Non senza qualche difficoltà dovuta alle condizioni proseguiamo dunque lungo la cresta. Superiamo alcuni passaggi e ci abbassiamo fino ad affacciarci sull'intaglio. Direttamente dalla cresta il salto ci sembra troppo alto per una 60 m. Inoltre non ci sembra il caso di effettuare una calata nel vuoto senza una sosta adeguata. Probabilmente Igor ha lasciato il filo di cresta e si è abbassato lungo la parete sud alla ricerca di linee di calata adeguate e di spuntoni affidabili. Nel nostro caso la neve sulle placche ci trattiene sul filo della cresta. Dobbiamo tornare indietro.
Ma è troppo tardi.
Lungo la cresta ovest - poco prima del profondo intaglio

La situazione non è certamente delle migliori ma nemmeno delle peggiori: scendendo lungo la cresta ovest avevo poc'anzi osservato una possibile via di fuga: una rampa costituita da placche di roccia lungo la parete sud che converge in un canalino erboso appoggiato allo sperone di roccia che discende lungo la verticale della vetta. In fondo al canalino c'è l'incognita: il salto sembra breve ma non possiamo saperlo con certezza. Su mia insistenza decidiamo di tentare la discesa: vado io stesso a verificare la percorribilità della via.
D'altronde preferisco far notte avendo tentato una via di fuga che far notte e basta. Nella peggiore delle ipotesi siamo d'accordo di sacrificare la mia piccozza per una calata d'emergenza.
La rampa si può disarrampicare tenendosi alla montagna ma mi faccio calare da Joao che allestisce una sosta con un cordino d'abbandono. Calerà allo stesso modo le altre due e poi scenderà lui stesso in doppia.
La nostra via di fuga - io che mi faccio calare

Terminata la placconata pervengo ad uno stretto canale erboso che discendo con attenzione in quanto piuttosto ripido e gelato. In fondo allo stesso mi affaccio: manca una ventina metri alla base. Con una calata in doppia si scenderebbe ma manca un punto di ancoraggio per allestire una sosta.
Tuttavia a mio parere possiamo calare le nostre compagne e disarrampicare io e Joao il diedro (III) e il passaggio successivo (un ulteriore diedro oppure una rampa rocciosa attualmente delicata con la neve). Pertanto chiamo gli altri: Joao cala dapprima Liesje, poi Letizia ed infine si cala lui stesso in doppia. Io nel frattempo mi prendo il tempo per disarrampicare il diedro e scendere alla base. In questo modo so che anche Joao potrà discendere in libera dopo aver calato le nostre compagne. Superato il primo diedro ce n'è subito un altro. Tuttavia per raggiungerlo bisogna discendere alcune placche lisce e in questo momento leggermente innevate. Questo passaggio lo evitiamo io e Joao discendendo a destra: superiamo uno scalino di un metro e seguiamo una rampa obliqua (delicato perché scivoloso). Liesje e Letizia scendono con un'unica calata.
Per le 16:30 siamo tutti giù.
Ce l'abbiamo fatta!
Canale erboso e, in fondo, il breve salto

Base della parete - Diedro evitabile sulla sinistra lungo la rampa

Puntiamo diretti alla Capanna Ribia laddove dopo un tempo incredibilmente lungo (7 ore?) ci prendiamo una meritata pausa. Letizia ha portato dei biscotti fatti da sua figlia. Durante la discesa verso la Capanna veniamo premiati da un grandioso tramonto. Abbiamo la vista sui giganti orobici e sul Disgrazia resi rosa dalla luce rossastra del sole.
Il tramonto sopra la Capanna Ribia

Dopo la pausa (come quella del mattino di circa mezz'ora) è ormai notte. Sono quasi le 18.00. Rapidissimi discendiamo con le frontali lungo la nostra stessa traccia e poi seguendo il sentiero nel bosco. In poco più di un'ora siamo alla macchina. Chiudiamo lo splendido tour con una birra appositamente lasciata in auto (in quanto all'esterno sarebbe congelata).
Video
Delle due vette del massiccio la più battuta è quella sud-occidentale, quotata 2547 m e dotata di una piccola croce.
Quella più difficile si trova invece a nord-est, ad una distanza di poco superiore ai 300 m, presso la quota 2541 m. Sulla CNS il Rosso di Ribia corrisponde a questa seconda vetta.
Le due cime sono separate da un profondo intaglio che va aggirato.
Con Joao, Liesje e Letizia scalerò la seconda cima (quella più difficile) con l'intento di concatenare anche la prima.
Le cose andranno bene. Tuttavia non avremo il tempo necessario per salire sulla cima 2547 m.
D'altronde siamo al 21 dicembre. Abbiamo scelto la giornata più corta dell'anno.
Lungo la cresta est della Cima nord-est: si vedono entrambe le cime (a sin. la 2547 m)

Descrizione avvicinamento (T3) e cresta est (PD meno)
Parcheggiamo direttamente all'imbocco del sentiero (spiazzo sterrato lungo la strada).
Due anni fa ero stato qui in estate con

Questa volta sto bene. Sono le 07.30. Ci incamminiamo all'alba. La giornata si profila gelida in quota con meno 5 gradi a 2500 m e vento moderato da nord-ovest. Nei giorni scorsi è nevicato in tutto il Ticino. Stimiamo di trovare uno strato non trasformato di almeno 10-20 cm. Le nostre stime saranno giuste.
Tuttavia ci andrà bene con le temperature. Non avremo il vento ed essendo prevalentemente esposti a sud avremo addirittura caldo.
Il sentiero, bianco-rosso, conduce alla Capanna Alpe Ribia. Attraversa un bosco e presenta alcuni passaggi (uno o due) leggermente esposti ma attrezzati con catene. Si passa da due alpi: Pièi, più grande e situata a pochi metri dalla partenza; Al Pianásc, a 1586 m, con pochi ruderi e resa vivibile dalla presenza di una sorgente poco più avanti.
Dopo la seconda alpe il bosco si dirada gradualmente lasciando il posto a pendii vieppiù aperti. Compare la neve che si fa presto sempre più uniforme e in alcuni punti accumulata negli avvallamenti.
Raggiungiamo la Capanna Alpe Ribia con un sole radioso. Ci fermiamo per cambiare assetto e mangiare qualcosa. Prevediamo che sopra non faremo pause a causa del freddo.
Fino a qui sono trascorse due ore e un quarto. Sono quasi le 10:00.
Capanna Alpe Ribia

Dopo mezz'ora ci avviamo: abbiamo indossato ramponi, imbraghi e siamo già a posto con il mangiare.
Seguiamo dapprima la traccia bianco-blu che collega la Capanna alla Valle di Campo. A 2100 m lasciamo il sentiero e saliamo liberamente puntando alle bastionate della cresta est della cima 2541 m. Procediamo dritti fino a raggiungerle. Cerchiamo la via più facile per salire in cresta proprio in un tratto della stessa, a metà strada tra la cima 2541 m e la Cata da Ribia, che presenta facili accessi erbosi. Facili per modo di dire: Joao si aiuta con la piccozza e i ramponi sono piuttosto fondamentali.
Siamo in cresta a mezzogiorno.
Non c'è vento. Davanti a noi si profila una bella cavalcata.
Cresta est del Rosso di Ribia (cima 2541 m) - Vista verso i Gemelli (est)

Secondo Brenna si procede per "facili roccette".
Così sarà. Tuttavia essendo in condizioni invernali le roccette non saranno facili.
Joao decide che è il caso di legare con noi le nostre due compagne di avventura. Avendo una corda da 60 m formiamo un'unica cordata e procediamo in conserva. Non sarà sempre agevole come scelta: l'ideale sarebbe stato formare due cordate da 2 persone. Difatti Liesje e Letizia, in mezzo alla cordata, avranno spesso difficoltà a gestire la duplice corda che sarà sempre un po' tra i piedi (per usare un eufemismo). Ad ogni modo questa soluzione ci consentirà di calarle entrambe in tutti i passaggi esposti oppure di assicurarle senza doverci incordare ogni volta.
Saremo lenti a superare ogni passaggio (ce ne sono almeno 3 o 4 di cui un muro di III grado).
In un primo momento dovremo aggirare uno spuntone sulla destra percorrendo una cengia lungo il precipite lato nord.
Dopo un'oretta raggiungiamo il passaggio chiave che è un muretto. Probabilmente in estate è semplice.
Poco più avanti ne troviamo un altro. Questo ha una certa esposizione. Ma in realtà è ben appigliato e si disarrampica bene anche con ramponi, zaino ingombrante e piccozza in mano.
Il secondo dei due muretti da disarrampicare

I passaggi ci portano via molto tempo. Per le due e un quarto siamo in vetta. A questo punto escludo di salire sull'altra cima. Sarà già bello riuscire a lasciare la cresta prima che la notte più lunga dell'anno ci sorprenda. Difatti ora inizia il bello.
Discesa (intaglio sotto la vetta) e allontanamento
Per la discesa utilizzeremo l'itinerario 232 della guida del Brenna, valutato AD.
Tuttavia la nostra idea è quella di seguire la cresta come fatto da

Non senza qualche difficoltà dovuta alle condizioni proseguiamo dunque lungo la cresta. Superiamo alcuni passaggi e ci abbassiamo fino ad affacciarci sull'intaglio. Direttamente dalla cresta il salto ci sembra troppo alto per una 60 m. Inoltre non ci sembra il caso di effettuare una calata nel vuoto senza una sosta adeguata. Probabilmente Igor ha lasciato il filo di cresta e si è abbassato lungo la parete sud alla ricerca di linee di calata adeguate e di spuntoni affidabili. Nel nostro caso la neve sulle placche ci trattiene sul filo della cresta. Dobbiamo tornare indietro.
Ma è troppo tardi.
Lungo la cresta ovest - poco prima del profondo intaglio

La situazione non è certamente delle migliori ma nemmeno delle peggiori: scendendo lungo la cresta ovest avevo poc'anzi osservato una possibile via di fuga: una rampa costituita da placche di roccia lungo la parete sud che converge in un canalino erboso appoggiato allo sperone di roccia che discende lungo la verticale della vetta. In fondo al canalino c'è l'incognita: il salto sembra breve ma non possiamo saperlo con certezza. Su mia insistenza decidiamo di tentare la discesa: vado io stesso a verificare la percorribilità della via.
D'altronde preferisco far notte avendo tentato una via di fuga che far notte e basta. Nella peggiore delle ipotesi siamo d'accordo di sacrificare la mia piccozza per una calata d'emergenza.
La rampa si può disarrampicare tenendosi alla montagna ma mi faccio calare da Joao che allestisce una sosta con un cordino d'abbandono. Calerà allo stesso modo le altre due e poi scenderà lui stesso in doppia.
La nostra via di fuga - io che mi faccio calare

Terminata la placconata pervengo ad uno stretto canale erboso che discendo con attenzione in quanto piuttosto ripido e gelato. In fondo allo stesso mi affaccio: manca una ventina metri alla base. Con una calata in doppia si scenderebbe ma manca un punto di ancoraggio per allestire una sosta.
Tuttavia a mio parere possiamo calare le nostre compagne e disarrampicare io e Joao il diedro (III) e il passaggio successivo (un ulteriore diedro oppure una rampa rocciosa attualmente delicata con la neve). Pertanto chiamo gli altri: Joao cala dapprima Liesje, poi Letizia ed infine si cala lui stesso in doppia. Io nel frattempo mi prendo il tempo per disarrampicare il diedro e scendere alla base. In questo modo so che anche Joao potrà discendere in libera dopo aver calato le nostre compagne. Superato il primo diedro ce n'è subito un altro. Tuttavia per raggiungerlo bisogna discendere alcune placche lisce e in questo momento leggermente innevate. Questo passaggio lo evitiamo io e Joao discendendo a destra: superiamo uno scalino di un metro e seguiamo una rampa obliqua (delicato perché scivoloso). Liesje e Letizia scendono con un'unica calata.
Per le 16:30 siamo tutti giù.
Ce l'abbiamo fatta!
Canale erboso e, in fondo, il breve salto

Base della parete - Diedro evitabile sulla sinistra lungo la rampa

Puntiamo diretti alla Capanna Ribia laddove dopo un tempo incredibilmente lungo (7 ore?) ci prendiamo una meritata pausa. Letizia ha portato dei biscotti fatti da sua figlia. Durante la discesa verso la Capanna veniamo premiati da un grandioso tramonto. Abbiamo la vista sui giganti orobici e sul Disgrazia resi rosa dalla luce rossastra del sole.
Il tramonto sopra la Capanna Ribia

Dopo la pausa (come quella del mattino di circa mezz'ora) è ormai notte. Sono quasi le 18.00. Rapidissimi discendiamo con le frontali lungo la nostra stessa traccia e poi seguendo il sentiero nel bosco. In poco più di un'ora siamo alla macchina. Chiudiamo lo splendido tour con una birra appositamente lasciata in auto (in quanto all'esterno sarebbe congelata).
Video
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