Cima di Gagnone 2518 m - Tour invernale
|
||||||||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Il Gagnone è anzitutto un viaggio nelle zone remote della Val Verzasca. Una full immersion nelle selvagge terre ticinesi.
Agro 1173 m - Località in Val d'Agro, laterale della Val Verzasca

Per noi è anche un viaggio introspettivo. Una lunga ascesa durante la quale la contemplazione del paesaggio passa gradualmente in secondo piano a causa del progressivo deteriorarsi delle condizioni meteorologiche.
"Aujourd'hui on va gagner le Gagnone"!
Questo è il nostro mantra mentre vaghiamo nel "Grande Bianco".
Piogge non previste e, più in alto, nevicate ci attanagliano per diverse ore. La nebbia nella parte alta del tour ci avvolge e non ci dà tregua. Ogni riferimento viene a mancare. Siamo solo noi e l'infinito bianco intorno a noi. Non c'è più né sopra né sotto. Né qua né là. Il whiteout ci impone una progressione molto lenta e attenta. Un'affinazione dei nostri sensi. Dobbiamo prestare attenzione ad ogni minimo dettaglio. E quando il bianco è totale rimaniamo solo noi e le nostre orme nella neve. Noi e il rumore dei chicchi di ghiaccio sul cappuccio.
Senza poter guardare fuori finisce che ci si guarda dentro.
Nella nebbia una cresta diventa "il riferimento" (cresta finale per il Gagnone)

Il contatto con la nostra meta non verrà mai a mancare. Per contatto intendo quella forza attrattiva che esercita la vetta. Quella forza che ti spinge a proseguire. Potremmo tornare indietro. Ma i chilometri sono tanti. Da Corte Nuovo a Lavertezzo sono almeno dieci. La nostra intenzione è quella di ritornare con una "breve" discesa su Gerra. C'è un sentiero facile per Gerra che si stacca dalla nostra traccia ad una quota di 2350 m e ad una distanza di 500 metri dalla Cima di Gagnone. La cima sarebbe soltanto una piccola deviazione.
Chissenefrega se nevica e c'è la nebbia.
"On va gagner le Gagnone". Non possiamo lasciarlo lì.
Descrizione dell'ascesa
Sono rimasto attirato dalla Val d'Agro grazie al report di
Larice (vedi /www.hikr.org/tour/post169376.html).
La salita la svolgiamo dalla lunghissima valle che da Lavertezzo risale a nordest. Si tratta della Val d'Agro. Il sentiero è ben tenuto e marcato, questo soprattutto grazie al prezioso lavoro degli alpigiani. Ci sono scale di roccia e muri a secco.
Presso Forno teniamo la sinistra e attraversiamo il fiume tramite un ponte (la Val d'Agro inizia qui, a destra invece si va in Val Piancascia). Passiamo da Arai (monte con caratteristiche case di pietra). Infine perveniamo presso l'idilliaca località di Agro. Da qui comincia la vera salita. Superiamo un grande balzo verticale con grandi pareti rocciose nella foresta. Guadagniamo 700 metri in poco tempo. Intanto i larici prendono il posto della faggeta e le piante si diradano fino a scomparire. La neve invero compare in modo sempre più uniforme.
Fin da Agro, dove alle 07.40 ci fermiamo già per un panino, comincia a piovigginare. Non sono previste precipitazione di rilievo ma soltanto nubi più o meno estese. Ma la pioggia diventa sempre più fastidiosamente costante e insistente.
Cascate lungo la salita tra Agro e Corte Nuovo

Dopo una bella serie di scale di roccia siamo a Corte Nuovo. Cerchiamo riparo ma le cascine di pietra sono chiuse e inaccessibili. Troviamo una grande roccia sotto la quale prenderci una pausa. Cambiamo assetto e proseguiamo con le ciaspole. Leggendo il terreno intuiamo di dover aggirare la quota 2122 m da nord per evitare pendii ripidi con la neve. Ormai in piena nebbia procediamo con l'aiuto della mappa scaricata offline. Senza accorgerci puntiamo al Pizzo del Motto ma riusciamo in tempo a correggerci con un traverso fino alla Bassa del Motto accessibile mediante breve canaletto ripido. Da qui non riusciamo a intuire il percorso. Ci sembra logico tenere la cresta per la Cima Spalloni. Il sentiero estivo rimane sotto a sinistra, ma senza visibilità non possiamo scendere.
Pochi metri oltre la Bassa di Motto (2274 m)

Quando la cresta si impenna e all'apparenza si fa tecnicamente difficile cerchiamo un passaggio per saltare sul pendio a sinistra. Scivoliamo dalle roccette (I) sfruttando la neve e discendiamo un pendio fino a ritrovarci in una zona aperta. Presumiamo che si tratti di una pianura o di un falsopiano. Non vediamo nulla. Proseguiamo guadagnando lentamente quota. Alla nostra destra c'è una piccola dorsale di roccia che vediamo a tratti. Quando ci ritroviamo nel punto della deviazione con il sentiero per Gerra lasciamo le ciaspole sotto una grande roccia e risaliamo il pendio con i ramponi. Questo si fa vieppiû ripido fino a 35 - 40 gradi. Prendiamo la cresta a destra del punto 2454 m. Il sentiero estivo lo evitiamo perchè sembrerebbe portare su un ripido traverso. Purtroppo la nostra scelta di percorso non è data dalla lettura del pendio ma da quella della mappa.
Punto sotto la Cima Spalloni in cui scendiamo dalla cresta

Ora è semplice: seguiamo la cresta ovest della Cima di Gagnone fino alla vetta. La cresta è visibile. A sinistra il terreno precipita, a destra invece è pur sempre ripido ma non troppo. C'è una cornice sul lato settentrionale a cui prestare attenzione. La cresta è tutto sommato semplice e in poco tempo raggiungiamo l'agognata cima. Il Gagnone è nostro! Sono passate ben otto ore. Abbiamo perso tantissimo tempo tra Corte Nuovo e la vetta a causa della nebbia.
Non abbiamo panorama ma ci godiamo ugualmente la nostra conquista.
Discesa a Gerra
Il gioco è fatto. Non ci resta che seguire le nostre stesse tracce. Non c'è vento a cancellarle.
Ritorniamo indietro dalla cresta ovest, discendiamo il ripido pendio fino al parco ciaspole. Recuperiamo il materiale e molto lentamente intraprendiamo la discesa ancora nel grande bianco.
Dobbiamo procedere piano. Riusciamo ad abbassarci sotto il limite della nebbia e finalmente possiamo scorgere il vallone e Corte di Fondo con la costa che dobbiamo seguire.
Sopra Starlaresc - contemplando la discesa

Inizialmente in neve, poi su terreno misto, infine su paglioni scendiamo a Starlaresc, poi a Corte di Fondo.
Quindi giù per foreste sempre più verdi. La grande discesa ci porta anche il sole che asciuga i nostri vestiti e gli zaini. In quattro ore dalla cima siamo a Gerra dove attendiamo mezz'oretta la posta che ci riporta alla macchina.
Dodici ore di giro, dodici ore ben spese.
Con Gabriele Drappa.
Questione parcheggio
Abbiamo speso 22 franchi di parcheggio a Lavertezzo. Sono abbastanza convinto del fatto che la Verzasca e il ponte di Lavertezzo siano una fortissima attrazione facilmente accessibile per tutti. Soprattutto dopo la creazione del reel intitolato "Le Maldive di Milano" negli scorsi anni c'è stato un preoccupante afflusso di turisti e di macchine. Immagino che la misura sia un disincentivo.
Storie in evidenza
/www.instagram.com/stories/highlights/17994546902422098/
Video
[/drive.google.com/file/d/1gAu40yMe62c0NeEx6NW4IA4bJ-i6QiBi/v...]
/www.instagram.com/reel/C6lKQbBtUgq/
Agro 1173 m - Località in Val d'Agro, laterale della Val Verzasca

Per noi è anche un viaggio introspettivo. Una lunga ascesa durante la quale la contemplazione del paesaggio passa gradualmente in secondo piano a causa del progressivo deteriorarsi delle condizioni meteorologiche.
"Aujourd'hui on va gagner le Gagnone"!
Questo è il nostro mantra mentre vaghiamo nel "Grande Bianco".
Piogge non previste e, più in alto, nevicate ci attanagliano per diverse ore. La nebbia nella parte alta del tour ci avvolge e non ci dà tregua. Ogni riferimento viene a mancare. Siamo solo noi e l'infinito bianco intorno a noi. Non c'è più né sopra né sotto. Né qua né là. Il whiteout ci impone una progressione molto lenta e attenta. Un'affinazione dei nostri sensi. Dobbiamo prestare attenzione ad ogni minimo dettaglio. E quando il bianco è totale rimaniamo solo noi e le nostre orme nella neve. Noi e il rumore dei chicchi di ghiaccio sul cappuccio.
Senza poter guardare fuori finisce che ci si guarda dentro.
Nella nebbia una cresta diventa "il riferimento" (cresta finale per il Gagnone)

Il contatto con la nostra meta non verrà mai a mancare. Per contatto intendo quella forza attrattiva che esercita la vetta. Quella forza che ti spinge a proseguire. Potremmo tornare indietro. Ma i chilometri sono tanti. Da Corte Nuovo a Lavertezzo sono almeno dieci. La nostra intenzione è quella di ritornare con una "breve" discesa su Gerra. C'è un sentiero facile per Gerra che si stacca dalla nostra traccia ad una quota di 2350 m e ad una distanza di 500 metri dalla Cima di Gagnone. La cima sarebbe soltanto una piccola deviazione.
Chissenefrega se nevica e c'è la nebbia.
"On va gagner le Gagnone". Non possiamo lasciarlo lì.
Descrizione dell'ascesa
Sono rimasto attirato dalla Val d'Agro grazie al report di

La salita la svolgiamo dalla lunghissima valle che da Lavertezzo risale a nordest. Si tratta della Val d'Agro. Il sentiero è ben tenuto e marcato, questo soprattutto grazie al prezioso lavoro degli alpigiani. Ci sono scale di roccia e muri a secco.
Presso Forno teniamo la sinistra e attraversiamo il fiume tramite un ponte (la Val d'Agro inizia qui, a destra invece si va in Val Piancascia). Passiamo da Arai (monte con caratteristiche case di pietra). Infine perveniamo presso l'idilliaca località di Agro. Da qui comincia la vera salita. Superiamo un grande balzo verticale con grandi pareti rocciose nella foresta. Guadagniamo 700 metri in poco tempo. Intanto i larici prendono il posto della faggeta e le piante si diradano fino a scomparire. La neve invero compare in modo sempre più uniforme.
Fin da Agro, dove alle 07.40 ci fermiamo già per un panino, comincia a piovigginare. Non sono previste precipitazione di rilievo ma soltanto nubi più o meno estese. Ma la pioggia diventa sempre più fastidiosamente costante e insistente.
Cascate lungo la salita tra Agro e Corte Nuovo

Dopo una bella serie di scale di roccia siamo a Corte Nuovo. Cerchiamo riparo ma le cascine di pietra sono chiuse e inaccessibili. Troviamo una grande roccia sotto la quale prenderci una pausa. Cambiamo assetto e proseguiamo con le ciaspole. Leggendo il terreno intuiamo di dover aggirare la quota 2122 m da nord per evitare pendii ripidi con la neve. Ormai in piena nebbia procediamo con l'aiuto della mappa scaricata offline. Senza accorgerci puntiamo al Pizzo del Motto ma riusciamo in tempo a correggerci con un traverso fino alla Bassa del Motto accessibile mediante breve canaletto ripido. Da qui non riusciamo a intuire il percorso. Ci sembra logico tenere la cresta per la Cima Spalloni. Il sentiero estivo rimane sotto a sinistra, ma senza visibilità non possiamo scendere.
Pochi metri oltre la Bassa di Motto (2274 m)

Quando la cresta si impenna e all'apparenza si fa tecnicamente difficile cerchiamo un passaggio per saltare sul pendio a sinistra. Scivoliamo dalle roccette (I) sfruttando la neve e discendiamo un pendio fino a ritrovarci in una zona aperta. Presumiamo che si tratti di una pianura o di un falsopiano. Non vediamo nulla. Proseguiamo guadagnando lentamente quota. Alla nostra destra c'è una piccola dorsale di roccia che vediamo a tratti. Quando ci ritroviamo nel punto della deviazione con il sentiero per Gerra lasciamo le ciaspole sotto una grande roccia e risaliamo il pendio con i ramponi. Questo si fa vieppiû ripido fino a 35 - 40 gradi. Prendiamo la cresta a destra del punto 2454 m. Il sentiero estivo lo evitiamo perchè sembrerebbe portare su un ripido traverso. Purtroppo la nostra scelta di percorso non è data dalla lettura del pendio ma da quella della mappa.
Punto sotto la Cima Spalloni in cui scendiamo dalla cresta

Ora è semplice: seguiamo la cresta ovest della Cima di Gagnone fino alla vetta. La cresta è visibile. A sinistra il terreno precipita, a destra invece è pur sempre ripido ma non troppo. C'è una cornice sul lato settentrionale a cui prestare attenzione. La cresta è tutto sommato semplice e in poco tempo raggiungiamo l'agognata cima. Il Gagnone è nostro! Sono passate ben otto ore. Abbiamo perso tantissimo tempo tra Corte Nuovo e la vetta a causa della nebbia.
Non abbiamo panorama ma ci godiamo ugualmente la nostra conquista.
Discesa a Gerra
Il gioco è fatto. Non ci resta che seguire le nostre stesse tracce. Non c'è vento a cancellarle.
Ritorniamo indietro dalla cresta ovest, discendiamo il ripido pendio fino al parco ciaspole. Recuperiamo il materiale e molto lentamente intraprendiamo la discesa ancora nel grande bianco.
Dobbiamo procedere piano. Riusciamo ad abbassarci sotto il limite della nebbia e finalmente possiamo scorgere il vallone e Corte di Fondo con la costa che dobbiamo seguire.
Sopra Starlaresc - contemplando la discesa

Inizialmente in neve, poi su terreno misto, infine su paglioni scendiamo a Starlaresc, poi a Corte di Fondo.
Quindi giù per foreste sempre più verdi. La grande discesa ci porta anche il sole che asciuga i nostri vestiti e gli zaini. In quattro ore dalla cima siamo a Gerra dove attendiamo mezz'oretta la posta che ci riporta alla macchina.
Dodici ore di giro, dodici ore ben spese.
Con Gabriele Drappa.
Questione parcheggio
Abbiamo speso 22 franchi di parcheggio a Lavertezzo. Sono abbastanza convinto del fatto che la Verzasca e il ponte di Lavertezzo siano una fortissima attrazione facilmente accessibile per tutti. Soprattutto dopo la creazione del reel intitolato "Le Maldive di Milano" negli scorsi anni c'è stato un preoccupante afflusso di turisti e di macchine. Immagino che la misura sia un disincentivo.
Storie in evidenza
/www.instagram.com/stories/highlights/17994546902422098/
Video
[/drive.google.com/file/d/1gAu40yMe62c0NeEx6NW4IA4bJ-i6QiBi/v...]
/www.instagram.com/reel/C6lKQbBtUgq/
Tourengänger:
Michea82

Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (21)