Pizzo Medaro (m.2551)
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Da tempo programmato, ma più volte rinviato, il Pizzo Medaro (o Pizzo di Madei) colpisce per la sua imponenza se visto dalla Valle di Vergeletto, ma anche dalla lunga catena di cime (gruppo Munzelum/Pilone) proveniente dalla Val Onsernone che proprio verso esso va a protendersi.
Insieme a
froloccone e
gmonty partiamo dalla Valle di Vergeletto, dal punto più alto in cui si può giungere in auto su ampia strada sterrata, prima della grossa cava, già all'opera di primo mattino. Si segue detta sterrata, che prosegue in lieve salita giungendo in pochi minuti al bivio del Ponte sul Ribo (indicazioni), da cui si ha accesso al sentiero per la Capanna Alpe Arena, raggiunta in un'ora esatta dalla partenza con ripida ma gradevole salita in pineta. La Capanna sorge su uno stupendo pianoro alle spalle del Poncione del Rosso e della dorsale che protende alla nostra meta odierna, con vista di prim'ordine sul non lontano Rosso di Ribia.
Dopo una sosta doverosa di pochi minuti ripartiamo giungendo subito a quel capolavoro naturale che è l'intaglio del Buco d'Arena, ove il passaggio è stato reso possibile dall'uomo con gradoni in pietra. Scesi nel "buco" si attraversa mezzacosta a picco sulla valle pervenendo in breve all'Alpe di Madéi. Da qui si segue un sentiero abbastanza evidente, ma non più marcato, che a un certo punto abbandoniamo per infilarci tra ontani e rododendri puntando all'evidente ganna soprastante. Qui individuiamo l'intaglio nominato Cata di Madéi, ove si riconosce un cartello alla sua sommità: tuttavia decidiamo di puntare leggermente più a destra giungendo agevolmente in cresta per ganne, sentierini e cengie rocciose a pochi metri da questo valico, proprio sul punto di confine italo-svizzero, come ricordato da una grossa pietra incisa. Davanti a noi si erge il Pizzo Medaro, tuttavia ancora un po' distante, e decidiamo di seguire tutta la facile cresta, che ci farà toccare prima il divertente (facili placche) Pizzo di Craveggia (m.2432), quindi la Cresta di Madéi (m.2483), ove ci troviamo davanti al passaggio obbligato del "salto" di circa 6 metri valutato di III° grado, ma visto così forse anche superiore. Siamo costretti a tornare in parte sui nostri passi cercando un non semplice passaggio sul lato italiano, visto che la bastionata non sembra concedere corridoi fattibili nelle vicinanze, che ci farà perdere un centinaio di metri. Scendiamo per prati ripidi raggiungendo e poi risalendo una ganna che costeggia e supera la bastionata portandosi in prossimità della vetta del Pizzo Medaro, al quale tuttavia occorre avvicinarsi rimanendo a sinistra della cresta per evitare altri passaggi malagevoli. Dopo cinque ore siamo sulla panoramica cima, ove non sostiamo molto per il vento decisamente freddo. Valutiamo se utilizzare in discesa uno dei due canali d'accesso sul lato ticinese, ma preferiamo tornare dall'identico percorso dell'andata, senza provare a risalire in cresta dal muretto di III°, ritornando per prati infidi (che secco!) alla Cata di Madéi, ricongiungendoci - con impeccabile ravanata negli ontani - al sentiero percorso al mattino.
Bellissima e imponente montagna davvero il Pizzo Medaro: pur non difficile richiede un lungo ed elaborato avvicinamento, che tuttavia è premiato da una vista ampia e fantastica. Grazie ad Alessandro e Guido per averla gustata e condivisa... Avanti così.
froloccone
Montagna imponente e stupenda il Medaro, come il percorso per raggiungerla soprattutto in questa stagione fatta di colori e emozioni.
Peccato per la Cresta integrale mancata ma il muro di III° in discesa richiede doti a noi sconosciute e per chi proviene dalla Cata di Madèi il suo aggiramento costringe a una perdita di 100 m di dislivello, discorso diverso per chi proviene dalla direzione opposta ossia dal Medaro. Oltre a questo, il gelido vento proveniente da NW ci ha fatto desistere dall'affrontarlo al ritorno(in salita).
Il "super ravano" finale preso con la giusta filosofia ha aggiunto la giusta allegria a questa bella escursione.
Grazie ai soci per la condivisione......
Insieme a


Dopo una sosta doverosa di pochi minuti ripartiamo giungendo subito a quel capolavoro naturale che è l'intaglio del Buco d'Arena, ove il passaggio è stato reso possibile dall'uomo con gradoni in pietra. Scesi nel "buco" si attraversa mezzacosta a picco sulla valle pervenendo in breve all'Alpe di Madéi. Da qui si segue un sentiero abbastanza evidente, ma non più marcato, che a un certo punto abbandoniamo per infilarci tra ontani e rododendri puntando all'evidente ganna soprastante. Qui individuiamo l'intaglio nominato Cata di Madéi, ove si riconosce un cartello alla sua sommità: tuttavia decidiamo di puntare leggermente più a destra giungendo agevolmente in cresta per ganne, sentierini e cengie rocciose a pochi metri da questo valico, proprio sul punto di confine italo-svizzero, come ricordato da una grossa pietra incisa. Davanti a noi si erge il Pizzo Medaro, tuttavia ancora un po' distante, e decidiamo di seguire tutta la facile cresta, che ci farà toccare prima il divertente (facili placche) Pizzo di Craveggia (m.2432), quindi la Cresta di Madéi (m.2483), ove ci troviamo davanti al passaggio obbligato del "salto" di circa 6 metri valutato di III° grado, ma visto così forse anche superiore. Siamo costretti a tornare in parte sui nostri passi cercando un non semplice passaggio sul lato italiano, visto che la bastionata non sembra concedere corridoi fattibili nelle vicinanze, che ci farà perdere un centinaio di metri. Scendiamo per prati ripidi raggiungendo e poi risalendo una ganna che costeggia e supera la bastionata portandosi in prossimità della vetta del Pizzo Medaro, al quale tuttavia occorre avvicinarsi rimanendo a sinistra della cresta per evitare altri passaggi malagevoli. Dopo cinque ore siamo sulla panoramica cima, ove non sostiamo molto per il vento decisamente freddo. Valutiamo se utilizzare in discesa uno dei due canali d'accesso sul lato ticinese, ma preferiamo tornare dall'identico percorso dell'andata, senza provare a risalire in cresta dal muretto di III°, ritornando per prati infidi (che secco!) alla Cata di Madéi, ricongiungendoci - con impeccabile ravanata negli ontani - al sentiero percorso al mattino.
Bellissima e imponente montagna davvero il Pizzo Medaro: pur non difficile richiede un lungo ed elaborato avvicinamento, che tuttavia è premiato da una vista ampia e fantastica. Grazie ad Alessandro e Guido per averla gustata e condivisa... Avanti così.

Montagna imponente e stupenda il Medaro, come il percorso per raggiungerla soprattutto in questa stagione fatta di colori e emozioni.
Peccato per la Cresta integrale mancata ma il muro di III° in discesa richiede doti a noi sconosciute e per chi proviene dalla Cata di Madèi il suo aggiramento costringe a una perdita di 100 m di dislivello, discorso diverso per chi proviene dalla direzione opposta ossia dal Medaro. Oltre a questo, il gelido vento proveniente da NW ci ha fatto desistere dall'affrontarlo al ritorno(in salita).
Il "super ravano" finale preso con la giusta filosofia ha aggiunto la giusta allegria a questa bella escursione.
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