Pizzo di Madéi (2551 m) per cresta dal Pilone
Questa escursione si sviluppa prevalentemente lungo il crinale che divide la Valle di Vergeletto dal territorio italiano. Siamo in Valle Maggia, nel Ticino Selvaggio. Mi era mancata un'uscita di questo tipo e l'ho progettata per svolgerla assieme a Simona (Kessy) e Fausto (Zanini), due amici del locarnese con i quali non ero mai uscito.
L'obiettivo primario era il Pizzo di Madéi dalla cresta E/SE. Quello secondario era di concatenarlo con il Pilone e le cime del crinale. L'opzione aggiuntiva era di arrivare fino al Porcaresc. Vista la lunghezza e l'impegno che il terreno ha richiesto, nonostante un paio di tentativi che descriverò, il Porcaresc non l'abbiamo raggiunto.
Il resto dell'escursione è invece riuscito bene. Incluso un ritorno improvvisato dalla Cata di Madéi.
Video (con immagini): [/drive.google.com/file/d/1el114_HGB7Cn59DIe6jbgkLbIQ5U4oqE/v...]
Il Pizzo di Madéi visto dalla Cima di Fraccia (zoom)
Accesso al crinale: da Piano delle Cascine al Passo di Bùsan via Capanna Alpe d'Arena
Il ritrovo è alle 06.30 a Piano delle Cascine, ma i miei compagni sono in ritardo di 45 minuti. Meglio per me perché so che viaggiano veloci. Parto da solo con calma e, attraversato il ponte, seguo le indicazioni per la Capanna Arena.
In 1h 40 min la raggiungo, attraversando i boschi e guadagnando 550 m di quota.
Il cielo è coperto ma presto si aprirà.
Simona e Fausto mi raggiungono, dimezzando i miei tempi, proprio presso la Capanna.
Piccola pausa e ci dirigiamo ad est, lungo un bel sentiero a mezzacosta ancora coperto di neve su alcuni tratti. Il cielo nel frattempo si apre grazie al soleggiamento gradualmente più intenso.
Ad un certo punto prendiamo la deviazione verso sud che ci permette di risalire al Passo di Busan. Con la neve dobbiamo procedere un po' a rilento, si sprofonda e tagliamo alcuni tratti sfruttando punti liberi ma non più comodi, come cespugli e pendii ripidi.
Poco dopo le 10.00 siamo al Passo del Bùsan, sul crinale, pronti per percorrerlo fino al lontanissimo Madéi.
In effetti non avevo calcolato che fosse così lontano ma la giornata è lunga e il tempo bellissimo.
La lunga mezzacosta tra la Capanna Arena e il Passo del Bùsan
Il crinale dal Pilone al Pizzo di Madéi
Dopo una breve pausa partiamo verso ovest seguendo il sentiero. Questo ci fa saltare il Motto dei Ciapitt mantenendosi sul pendio meridionale e conducendoci all'omonima bocchetta.
Da qui seguiamo la cresta fino al Pilone (2192 m), cima dotata di un omino di pietre. Quindi scolliniamo e procediamo sempre sulla facile cresta fino alla Cima di Fracchia.
Le cime sono tante: hikr indica 2 Piloni e 4 Cime di Fraccia o Poncione del Rosso. Ad ogni modo da gps e secondo la mappa in questa prima sezione di crinale abbiamo toccato il Pilone (la cima), l'anticima NW del Pilone e le cime quotate 2007 m e 2000 m denominate Cima di Fraccia / Poncione del Rosso rispettivamente principale e anticima SW. Quest'ultima tuttavia sulla vetta ha indicato dal cartello la quota 2007 m. Quindi non mi è chiaro, non mi tornano le cime ahimè. Fa niente.
Dopo la bocchetta di Arena (indicata da un palo) il terreno si fa più difficile, ci sono passaggi da svolgere con attenzione. Ormai sono già le 12.25 e il Madéi é ancora molto lontano.
La Cima SW di Fraccia 2000 m (o Poncione Rosso) vista dalla Cima di Fraccia 2007 m
Il sentiero prosegue sottocresta nel versante italiano ma ormai è una flebile traccia sul ripido pendio erboso. Mi rendo conto che stiamo saltando 2 cime potenzialmente panoramiche. Pertanto taglio in su e riprendo la cresta toccando le due Golette di Medaro. Ci abbassiamo poi sui pendii erbosi del versante italiano per raggiungere la Cata di Madéi.
Anche qui ci prendiamo una pausa. Fausto saggiamente studia il terreno del versante settentrionale per verificare se ci sia un'eventuale via di fuga.
Davanti a noi si staglia il Pizzo di Craveggia, senza nome sulla CNS, una sorta di anticima del Madéi, preceduta dalla cresta. Da lontano sembra una placconata ripidissima. Simona e Fausto sono restii a risalirla. Ma li rassicuro: la guida, le relazioni e le descrizioni di contatti diretti parlano di difficoltà contenute. Secondo me una volta dentro la pendenza si riduce. In effetti sarà così.
La cresta del Madéi dopo la Cata è indicata da un gendarme. Esso conferma che si passa proprio dalla cresta senza che questa sia difficile. Ci sono passaggi da arrampicare e disarrampicare mai difficili e la placconata si risale senza problemi.
La sommità è dotata di un omino di pietre. Ormai ci si sente ad un passo dal Madéi.
Ma non è così. C'è ancora un passaggio, questa volta non semplice, da superare.
La cresta di Madéi e il Pizzo di Craveggia (o punto 2432 m)
Proseguiamo e raggiungiamo il famoso muretto da disarrampicare. Fausto e Simona si accorgono che per aggirarlo bisognerebbe retrocedere e abbassarsi di tanto. Sono le 15.00. Non ci resta che provare: abbiamo una corda da 35, Fausto improvvisa un ancoraggio con la mia piccozza e con delle rocce.
La corda a me serve soltanto come supporto psicologico, non la tocco, ma mi piace l'idea di averla a portata di mano: disarrampico il passaggio, ben scalinato sebbene nel primo tratto mi crei una certa apprensione.
Simona scende anche lei, come me, ma si fa legare, Fausto infine recupera il materiale e scende fluidamente.
Questo passaggio è indicato come cima con il waypoint "cresta di Madéi" ma ho omesso di aggiungerlo. La cresta per me è tutta la cresta e le cime il Madéi e tuttalpiù il Pizzo di Craveggia.
Ora finalmente possiamo dire che manca pochissimo.
Raggiungiamo la vetta che ormai sono le 15.30.
Ci prendiamo una bella pausa e ci godiamo la nostra conquista.
Tentativi di proseguimento per il Porcaresc
Riguardo la traversata verso il Porcaresc non ho studiato, non dispongo di tracce ma una persona mi ha detto che è facile. Iniziamo a procedere in cresta ma i passaggi sono esposti, sul versante nord c'è neve. Simona è stanca e Fausto non vuole crearle stress. Pertanto, siccome sembra esserci un salto, mi propongono di abbassarci e aggirare la cresta.
Scendo da solo di una cinquantina di metri sui ripidi pendii, è come muoversi sul Torrent Basso, tra cengette e canali. Non trovo passaggi adeguati. Ritorno da loro e provo a spingermi lungo la cresta. Ogni volta che supero un passaggio non riesco a capire se ci sarà in effetti un salto. Mi sto inoltre allontanando troppo da loro per potergli fornire indicazioni. Pertanto, siccome sono quasi le 17.00 e loro sono intenzionati a ritornare dalla Cata di Madéi prendo anche io la decisione di rinunciare. Senza campo e a quell'orario, dopo tanta fatica, mi sembra poco prudente avventurarmi lungo una via di dubbia percorribilità.
Ritorno via Cata di Madéi
Per la discesa aggiriamo il Craveggia e il passaggio difficile discendendo dalle ganne a sud e ritornando lungo una mezzacosta nei pressi della Cata di Madéi.
Qui indossiamo i ramponi e discendiamo il pendio settentrionale, di moderata pendenza, su neve estremamente sfondosa. Per poter progredire scendo "a quattro zampe" all'indietro. Simona, non abituata ai canali nevosi, si tiene legata a Fausto.
Quindi proseguiamo tra rododendri e arbusti fino all'Alpe di Madéi dove finalmente troviamo il sentiero per la Capanna. A passo sostenuto lo percorriamo, passiamo da Arena e quindi scendiamo a Piano delle Cascine dove termina la nostra escursione, alle 20.00.
Primo tratto di discesa a nord della Cata di Madéi (qui la neve è ancora portante)
Fausto si è dimostrato molto competente e soprattutto attento alle necessità di Simona. L'ha condotta lungo la cresta ed è sempre stato premuroso nei suoi confronti. Con me è stato un ottimo compagno di avventura.
Spero che questo trio si ritrovi presto per altre avventure.
L'obiettivo primario era il Pizzo di Madéi dalla cresta E/SE. Quello secondario era di concatenarlo con il Pilone e le cime del crinale. L'opzione aggiuntiva era di arrivare fino al Porcaresc. Vista la lunghezza e l'impegno che il terreno ha richiesto, nonostante un paio di tentativi che descriverò, il Porcaresc non l'abbiamo raggiunto.
Il resto dell'escursione è invece riuscito bene. Incluso un ritorno improvvisato dalla Cata di Madéi.
Video (con immagini): [/drive.google.com/file/d/1el114_HGB7Cn59DIe6jbgkLbIQ5U4oqE/v...]
Il Pizzo di Madéi visto dalla Cima di Fraccia (zoom)
Accesso al crinale: da Piano delle Cascine al Passo di Bùsan via Capanna Alpe d'Arena
Il ritrovo è alle 06.30 a Piano delle Cascine, ma i miei compagni sono in ritardo di 45 minuti. Meglio per me perché so che viaggiano veloci. Parto da solo con calma e, attraversato il ponte, seguo le indicazioni per la Capanna Arena.
In 1h 40 min la raggiungo, attraversando i boschi e guadagnando 550 m di quota.
Il cielo è coperto ma presto si aprirà.
Simona e Fausto mi raggiungono, dimezzando i miei tempi, proprio presso la Capanna.
Piccola pausa e ci dirigiamo ad est, lungo un bel sentiero a mezzacosta ancora coperto di neve su alcuni tratti. Il cielo nel frattempo si apre grazie al soleggiamento gradualmente più intenso.
Ad un certo punto prendiamo la deviazione verso sud che ci permette di risalire al Passo di Busan. Con la neve dobbiamo procedere un po' a rilento, si sprofonda e tagliamo alcuni tratti sfruttando punti liberi ma non più comodi, come cespugli e pendii ripidi.
Poco dopo le 10.00 siamo al Passo del Bùsan, sul crinale, pronti per percorrerlo fino al lontanissimo Madéi.
In effetti non avevo calcolato che fosse così lontano ma la giornata è lunga e il tempo bellissimo.
La lunga mezzacosta tra la Capanna Arena e il Passo del Bùsan
Il crinale dal Pilone al Pizzo di Madéi
Dopo una breve pausa partiamo verso ovest seguendo il sentiero. Questo ci fa saltare il Motto dei Ciapitt mantenendosi sul pendio meridionale e conducendoci all'omonima bocchetta.
Da qui seguiamo la cresta fino al Pilone (2192 m), cima dotata di un omino di pietre. Quindi scolliniamo e procediamo sempre sulla facile cresta fino alla Cima di Fracchia.
Le cime sono tante: hikr indica 2 Piloni e 4 Cime di Fraccia o Poncione del Rosso. Ad ogni modo da gps e secondo la mappa in questa prima sezione di crinale abbiamo toccato il Pilone (la cima), l'anticima NW del Pilone e le cime quotate 2007 m e 2000 m denominate Cima di Fraccia / Poncione del Rosso rispettivamente principale e anticima SW. Quest'ultima tuttavia sulla vetta ha indicato dal cartello la quota 2007 m. Quindi non mi è chiaro, non mi tornano le cime ahimè. Fa niente.
Dopo la bocchetta di Arena (indicata da un palo) il terreno si fa più difficile, ci sono passaggi da svolgere con attenzione. Ormai sono già le 12.25 e il Madéi é ancora molto lontano.
La Cima SW di Fraccia 2000 m (o Poncione Rosso) vista dalla Cima di Fraccia 2007 m
Il sentiero prosegue sottocresta nel versante italiano ma ormai è una flebile traccia sul ripido pendio erboso. Mi rendo conto che stiamo saltando 2 cime potenzialmente panoramiche. Pertanto taglio in su e riprendo la cresta toccando le due Golette di Medaro. Ci abbassiamo poi sui pendii erbosi del versante italiano per raggiungere la Cata di Madéi.
Anche qui ci prendiamo una pausa. Fausto saggiamente studia il terreno del versante settentrionale per verificare se ci sia un'eventuale via di fuga.
Davanti a noi si staglia il Pizzo di Craveggia, senza nome sulla CNS, una sorta di anticima del Madéi, preceduta dalla cresta. Da lontano sembra una placconata ripidissima. Simona e Fausto sono restii a risalirla. Ma li rassicuro: la guida, le relazioni e le descrizioni di contatti diretti parlano di difficoltà contenute. Secondo me una volta dentro la pendenza si riduce. In effetti sarà così.
La cresta del Madéi dopo la Cata è indicata da un gendarme. Esso conferma che si passa proprio dalla cresta senza che questa sia difficile. Ci sono passaggi da arrampicare e disarrampicare mai difficili e la placconata si risale senza problemi.
La sommità è dotata di un omino di pietre. Ormai ci si sente ad un passo dal Madéi.
Ma non è così. C'è ancora un passaggio, questa volta non semplice, da superare.
La cresta di Madéi e il Pizzo di Craveggia (o punto 2432 m)
Proseguiamo e raggiungiamo il famoso muretto da disarrampicare. Fausto e Simona si accorgono che per aggirarlo bisognerebbe retrocedere e abbassarsi di tanto. Sono le 15.00. Non ci resta che provare: abbiamo una corda da 35, Fausto improvvisa un ancoraggio con la mia piccozza e con delle rocce.
La corda a me serve soltanto come supporto psicologico, non la tocco, ma mi piace l'idea di averla a portata di mano: disarrampico il passaggio, ben scalinato sebbene nel primo tratto mi crei una certa apprensione.
Simona scende anche lei, come me, ma si fa legare, Fausto infine recupera il materiale e scende fluidamente.
Questo passaggio è indicato come cima con il waypoint "cresta di Madéi" ma ho omesso di aggiungerlo. La cresta per me è tutta la cresta e le cime il Madéi e tuttalpiù il Pizzo di Craveggia.
Ora finalmente possiamo dire che manca pochissimo.
Raggiungiamo la vetta che ormai sono le 15.30.
Ci prendiamo una bella pausa e ci godiamo la nostra conquista.
Tentativi di proseguimento per il Porcaresc
Riguardo la traversata verso il Porcaresc non ho studiato, non dispongo di tracce ma una persona mi ha detto che è facile. Iniziamo a procedere in cresta ma i passaggi sono esposti, sul versante nord c'è neve. Simona è stanca e Fausto non vuole crearle stress. Pertanto, siccome sembra esserci un salto, mi propongono di abbassarci e aggirare la cresta.
Scendo da solo di una cinquantina di metri sui ripidi pendii, è come muoversi sul Torrent Basso, tra cengette e canali. Non trovo passaggi adeguati. Ritorno da loro e provo a spingermi lungo la cresta. Ogni volta che supero un passaggio non riesco a capire se ci sarà in effetti un salto. Mi sto inoltre allontanando troppo da loro per potergli fornire indicazioni. Pertanto, siccome sono quasi le 17.00 e loro sono intenzionati a ritornare dalla Cata di Madéi prendo anche io la decisione di rinunciare. Senza campo e a quell'orario, dopo tanta fatica, mi sembra poco prudente avventurarmi lungo una via di dubbia percorribilità.
Ritorno via Cata di Madéi
Per la discesa aggiriamo il Craveggia e il passaggio difficile discendendo dalle ganne a sud e ritornando lungo una mezzacosta nei pressi della Cata di Madéi.
Qui indossiamo i ramponi e discendiamo il pendio settentrionale, di moderata pendenza, su neve estremamente sfondosa. Per poter progredire scendo "a quattro zampe" all'indietro. Simona, non abituata ai canali nevosi, si tiene legata a Fausto.
Quindi proseguiamo tra rododendri e arbusti fino all'Alpe di Madéi dove finalmente troviamo il sentiero per la Capanna. A passo sostenuto lo percorriamo, passiamo da Arena e quindi scendiamo a Piano delle Cascine dove termina la nostra escursione, alle 20.00.
Primo tratto di discesa a nord della Cata di Madéi (qui la neve è ancora portante)
Fausto si è dimostrato molto competente e soprattutto attento alle necessità di Simona. L'ha condotta lungo la cresta ed è sempre stato premuroso nei suoi confronti. Con me è stato un ottimo compagno di avventura.
Spero che questo trio si ritrovi presto per altre avventure.
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