5x 3000 del Paradiso (Lògia, Baratin, Cramorino, Vogelberg e Rheinquellhorn)
Io e Fredy decidiamo di salire il venerdì sera alla capanna Quarnei e passare la notte lì per guadagnare quel paio d'orette il giorno dopo.
Giorno 5 agosto 2017:
Inizio dell'escursione alle 05:00
Tempo dell'escursione in cima alla Lògia ore 08:25
Tempo dell'escursione in cima al Baratin ore 09:15
Tempo dell'escursione in cima al Cramorino ore 09:40
Tempo dell'escursione in cima al Vogelberg ore 10:20
Tempo dell'escursione in cima al Rheinquellhorn ore 11:00
Temperatura alla partenza: +13.0°C
Temperatura sulle cime: da +10 a +15°C
Rientro verso le ore 18:15 (con pause)
Temperatura al rientro: +28.0°C
Totale km inclusi la sera prima fino a Quarnei: 26.93
Sforzo km inclusi la sera prima fino a Quarnei: 61.72
Dislivello totale sui due giorni: Positivo 2636 m / Negativo 2555 m
Tempo escursione senza pause da Quarnei: 10h 20min.
Ci troviamo il venerdì sera alle 17 in quel di Malvaglia e decidiamo alla fine di salire con una sola auto, l'idea iniziale era quella di lasciarne una a Dandrio per riprenderla il giorno dopo alla fine del tour. Ma per 300m di dislivello lasceremo un'auto sola a Saltadoi.
Partenza ore 18 dal posteggio sul tornante dopo Saltadoi, dove domani rientreremo per un sottostante sentiero non più in uso.
Arriviamo all'alpe di Pozzo alle 18:55. Facciamo una piccola pausa perché, proprio in quel momento, sta salendo un centinaio di capre che ci ostacolano e rallentano.
Dopo esser arrivati in capanna alle 19:25 dal comodo sentiero in mezzo a stupendi larici ci sistemiamo e prepariamo per la cena che sarà verso le 19:45. Ottima cena e custodi molto simpatici. Antipastino, piatto forte e una buona panna cotta con marmellata di lamponi.
Ho imprestato una mia piccozza a Fredy e dopo cena scendiamo veloce all’esterno della capanna e gli faccio una piccola istruzione su come si tiene e si usa. Rientriamo in capanna e discutiamo gli ultimi preparativi, una bella consultata alle mappe e poi a dormire presto, che in fine erano le 22.
Sveglia alle ore 03:45, ottima colazione e alle ore 05:00 si parte e chiaramente, siccome ancora notte, con luci frontali che useremo fino sotto al bivio Passo del Laghetto e Passo dei Cadabi.
Iniziamo la salita e poi la discesa principalmente tecnica che attraversa delle crestine che portano nella vallata che condurrà al Passo dei Cadabi. Ci siamo pure impegnati a fare qualche nuovo omino di sasso che mancava e indicherà la salita fino alla bocchetta e pure un qualcuno nella vallata che porta al Passo dei Cadabi.
La salita al Passo del Cadabi principalmente è tracciata da un sentierino un po' marcato e non poi, con un po' d'orientamento e seguendo qualche omino di sasso vecchio, che ci condurrà fino al Passo dei Cadabi.
Qui facciamo una piccola pausa e valutiamo lo stretto ed esposto passaggio che porta ai piedi della Lògia, penso che questo passaggio non duri più tanto, ci saranno si e no 20 cm di larghezza su terriccio franoso e pure il primo pezzo d'ascesa alla Lògia dopo il passaggio frana tutto, da prestare molta attenzione.
Una volta a metà dell’ascesa sulla Lògia e fino alla cima in un attimo si arriva. Prima cima conquistata. Piccola pausa, foto di rito e via subito per le altre cime.
Nel frattempo vediamo che sul Vogelberg la nebbia ha la meglio e meteosvizzera, chiamata ieri, ci aveva confermato che in quella zona fino alle 14 sarebbe stato limpido; vabbè, la meteo d'agosto si sa com'è: fa le bizze.
Bene scendiamo dalla lunga cresta della Lògia per dirigerci sul Pizzo Baratin, in cinquanta minuti dominiamo pure questo, anche perché richiede qualche passaggio d'arrampicata esposto e franoso. Ma anche qui, finalmente, omino di vetta; foto di rito e cima conquistata.
Scendiamo la facile cresta che ci condurrà alla conquista del Pizzo Cramorino, una mezz'oretta e pure qui omino di vetta, foto di rito e terza cima di giornata conquistata; guardiamo l'orario ed è ancora presto e già abbiamo fatto 3 cime.
Continuiamo, giù per la cresta facile del Cramorino, ma sempre da fare con molta attenzione.
Arriviamo ai piedi della nostra quarta cima di oggi e anche la più alta delle cinque. Il Vogelberg, sempre con nebbia sì e nebbia no.
Questa cima presenta pure dei passaggi d'arrampicata esposta fino al grado due, da fare con molta attenzione perché pure qui qualche sasso scappa sotto. Dopo aver eseguito i vari passaggi con la concentrazione al 100% in 40 min. pure lei è domata. Foto di rito tra nebbia e scorci di sole e faccio notare che, nell'ultimo pezzo, si faceva sentire leggermente il fiatone per l'altezza.
Bene, scendiamo pure dalla nostra quarta vetta e ci dirigiamo verso l’ultima e quinta vetta di giornata: il Rheinquellhorn. Cresta fino ai piedi molto facile, ma qualcosa non quadrava, sembrava fossimo arrivati, ma è l'anticima di quest'ultima che risulta essere leggermente più alta della cima stessa, strana cosa ma confonde.
Ma in quel momento che non capiamo, sparisce la nebbia e davanti a noi eccola la nostra quinta cima, s’intravede l’omino di vetta, via su anche in questa che in soli 40 minuti dalla quarta si fa pure domare; qui troviamo finalmente il libro di vetta portato da Igor qualche anno fa, nelle altre cime non siamo stati tanto a cercarlo ma presumo non ce ne siano.
Firmiamo il libro di vetta, foto di rito pure qui e decidiamo, siccome molto presto, di scendere al Zapportpass per pranzare.
La discesa al passo richiede molto impegno fisico e soprattutto mentale, i passaggi in alcuni punti sono molto esposti e dobbiamo disarrampicare vari gradi, inoltre devo fare molta attenzione a Fredy che non ha mai praticato cose simili, ma fisicamente è preparato.
Pausa pranzo di 45 min. e ci prepariamo per la discesa sul ghiacciaio del Giumello, si scende solo con piccozza e testa soprattutto, niente ramponi e corde, saranno circa 150 metri di ghiacciaio.
Una volta passato questo arriva, secondo me, il pezzo peggiore della giornata, la lunga discesa nella vallata del ghiacciaio, prima tra bellissime placche, poi sassoni, cenge e prati, addirittura per attraversare il fiume ci siamo dovuti creare un passaggio con rocce, siccome non trovavamo nessun attraversamento poco pericoloso.
Purtroppo qui abbiamo calcolato male i liquidi, più giù dove il fiume che sbuca dal ghiacciaio diventa meno impetuoso si può fare rifornimento in diversi ruscelli e se non ne avete più, fatelo, perché sul percorso fino a valle non troverete più una sola goccia d'acqua.
Ci riforniamo d'acqua che risulta poi non essere abbastanza per il lungo tragitto di discesa che tramite il vecchio sentiero ormai non più ufficiale ci porterà a valle.
Il sentiero che solo Fredy conosce bene è molto in piedi e con punti esposti tra erba alta e secca a volte risulta difficile vederne la traccia; ad un certo punto ci siamo pure trovati per sbaglio 20 metri sotto tra i rododendri, ma risalendo quei metri tra la vegetazione selvaggia abbiamo subito corretto il tiro e ritrovato la lieve e difficile traccia da seguire.
Poi una volta che si entra nei boschi il sentiero resterà fino a valle molto visibile, ma cari miei che sentiero luuuuungo e a zig-zag, sembrava di non più arrivare giù e senza liquidi iniziava a essere insopportabile, brutta sensazione scendere il sentiero e sentire il fiume che scorreva con l’acqua nella valle sottostante e non poterne usufruire.
Io non ne potevo più e rompevo le balle a Fredy di trovarmi dell'acqua e lui mi diceva che fino in fondo alla valle dovevo resistere e alle prime cascine avremmo trovato la nostra mancata e importante risorsa naturale.
Ho sofferto abbastanza a scendere in questo sentiero da quando ho finito i liquidi, ho iniziato a sentire male alle ginocchia e avere le gambe che s’indurivano, mi sarei fatto volentieri altri chilometri in vetta ma purtroppo era un passaggio obbligato.
Una volta a valle troviamo un socio di Fredy nella prima cascina e ci offre molto volentieri dell'acqua, ci fermiamo a fare due chiacchiere e in mezz'ora abbiamo messo giù 3 brocche da 2 litri d'acqua in due.
Cavoli, una volta ripartiti da qui mi sono sentito completamente rigenerato, che il mio socio Fredy vi racconterà.
Bè, da qui all'auto c'è ancora un pezzo di salita sempre su un vecchio sentiero non più usato. Finalmente arriviamo alla strada asfaltata e in 5 min. all'auto lasciata il giorno prima.
La sofferenza a scendere è stata tanta, ma essere all'auto dopo aver fatto un giro simile appaga tutto, non ci si pensa più, stanchi morti facciamo dello stretching e poi giù fino a Dandrio dove al pozzo del vecchio mulino decidiamo d'immergere piedi e gambe per rigenerarci: che sollievo... ci voleva.
Un altro pensiero prima di chiudere questo rapporto, siccome la fotografia è un’altra delle mie tante passioni, ho voluto cercare di farvi vivere questo tour tramite essa e quindi tutti i passaggi in cresta e non, tecnici o meno li ho fotografati, così per chi volesse tentare qualcosa del genere potesse avere tanto materiale a disposizione. Spero di farvi vivere pure grande emozione nel vedere le foto.
È stata veramente una bellissima avventura, non da tutti i giorni.
Grazie a Fredy per la compagnia e a presto con un'altra bella cima o meglio, cime da conquistare.
Fredy
Era da un po' di tempo che Saimon ed io avevamo in mente questa uscita. Per me sarebbe stata l'opportunità di poter scoprire diverse vette ammirate dal basso fin da ragazzo e per Saimon aggiungere 5 splendide cime alla sua collezione.
Saimon è molto preparato tecnicamente mentre io conosco piuttosto bene la zona. Il mix perfetto per uno splendido Tour.
Ci siamo pertanto sentiti più volte, preparato e affinato a puntino le tracce da seguire con l'ausilio di carte topografiche elettroniche, applicativi geografici e GPS.
Per fare in modo che tutto fosse perfetto ci siamo consultati più volte anche sulla meteo e chiamato Locarno Monti alcune volte prima di decidere di partire. Dopodiché via. Si parte!
Il tempo era bello, ma non splendido come i meteorologi ci avevano detto (anche gli esperti possono sbagliare). Una nebbiolina attorno alle vette ci ha infatti accompagnato sulla cresta, ma non ci ha per niente impedito di raggiungere il nostro obbiettivo. Urrà.
Dopo aver raggiunto senza problemi il Passo dei Cadabi è iniziata la parte tecnica in cresta con un continuo su e giù fra le vette.
Solo il Pizzo Cramorino non presenta difficoltà. Le altre cime invece (chi in salita e chi in discesa) richiedono tutte conoscenze tecniche senza cui è difficile passare.
Saimon è per me un ottimo maestro, ben preparato tecnicamente e soprattutto molto calmo. Sta svolgendo i corsi di formazione organizzati dal CAS e lo vedo molto bene quale futuro monitore.
Lo devo ringraziare moltissimo in quanto è stato lui a darmi i giusti consigli e mettermi in condizione di superare con relativa tranquillità alcuni passaggi difficili presenti in cresta.
In tal senso, dal mio punto di vista, il passaggio più complicato di giornata è stato un pezzo di discesa dal Rheinquellhorn verso lo Zapportpass, molto esposto da entrambi i lati. Ancora grazie Saimon di tutto.
La lunghissima discesa dal Passo di Giumello a Campei è stata estenuante e faticosa ed i miei poveri piedi hanno subito abbastanza. Ma tant'è.
C'era inoltre scarsità d'acqua potabile tanto che il buon Saimon è andato invece in crisi da disidratazione e i suoi muscoli non ce la facevano praticamente più.
Presso un rustico a Campei, grazie alla gentilezza dei proprietari miei conoscenti, abbiamo recuperato le forze con una mega bevuta di acqua fresca e la salita finale per raggiungere l'auto posteggiata poco sotto Cusiè è sembrata una semplice scampagnata.
Quel pazzo di Saimon addirittura correva a più non posso dopo che poco meno di un'ora prima sembrava moribondo.
È proprio vero che l'acqua è la cosa più importante di ogni cosa!
Di nuovo grazie a Saimon per la splendida compagnia e per tutti i suoi aiuti e arrivederci alle prossime vette.
Giorno 5 agosto 2017:
Inizio dell'escursione alle 05:00
Tempo dell'escursione in cima alla Lògia ore 08:25
Tempo dell'escursione in cima al Baratin ore 09:15
Tempo dell'escursione in cima al Cramorino ore 09:40
Tempo dell'escursione in cima al Vogelberg ore 10:20
Tempo dell'escursione in cima al Rheinquellhorn ore 11:00
Temperatura alla partenza: +13.0°C
Temperatura sulle cime: da +10 a +15°C
Rientro verso le ore 18:15 (con pause)
Temperatura al rientro: +28.0°C
Totale km inclusi la sera prima fino a Quarnei: 26.93
Sforzo km inclusi la sera prima fino a Quarnei: 61.72
Dislivello totale sui due giorni: Positivo 2636 m / Negativo 2555 m
Tempo escursione senza pause da Quarnei: 10h 20min.
Ci troviamo il venerdì sera alle 17 in quel di Malvaglia e decidiamo alla fine di salire con una sola auto, l'idea iniziale era quella di lasciarne una a Dandrio per riprenderla il giorno dopo alla fine del tour. Ma per 300m di dislivello lasceremo un'auto sola a Saltadoi.
Partenza ore 18 dal posteggio sul tornante dopo Saltadoi, dove domani rientreremo per un sottostante sentiero non più in uso.
Arriviamo all'alpe di Pozzo alle 18:55. Facciamo una piccola pausa perché, proprio in quel momento, sta salendo un centinaio di capre che ci ostacolano e rallentano.
Dopo esser arrivati in capanna alle 19:25 dal comodo sentiero in mezzo a stupendi larici ci sistemiamo e prepariamo per la cena che sarà verso le 19:45. Ottima cena e custodi molto simpatici. Antipastino, piatto forte e una buona panna cotta con marmellata di lamponi.
Ho imprestato una mia piccozza a Fredy e dopo cena scendiamo veloce all’esterno della capanna e gli faccio una piccola istruzione su come si tiene e si usa. Rientriamo in capanna e discutiamo gli ultimi preparativi, una bella consultata alle mappe e poi a dormire presto, che in fine erano le 22.
Sveglia alle ore 03:45, ottima colazione e alle ore 05:00 si parte e chiaramente, siccome ancora notte, con luci frontali che useremo fino sotto al bivio Passo del Laghetto e Passo dei Cadabi.
Iniziamo la salita e poi la discesa principalmente tecnica che attraversa delle crestine che portano nella vallata che condurrà al Passo dei Cadabi. Ci siamo pure impegnati a fare qualche nuovo omino di sasso che mancava e indicherà la salita fino alla bocchetta e pure un qualcuno nella vallata che porta al Passo dei Cadabi.
La salita al Passo del Cadabi principalmente è tracciata da un sentierino un po' marcato e non poi, con un po' d'orientamento e seguendo qualche omino di sasso vecchio, che ci condurrà fino al Passo dei Cadabi.
Qui facciamo una piccola pausa e valutiamo lo stretto ed esposto passaggio che porta ai piedi della Lògia, penso che questo passaggio non duri più tanto, ci saranno si e no 20 cm di larghezza su terriccio franoso e pure il primo pezzo d'ascesa alla Lògia dopo il passaggio frana tutto, da prestare molta attenzione.
Una volta a metà dell’ascesa sulla Lògia e fino alla cima in un attimo si arriva. Prima cima conquistata. Piccola pausa, foto di rito e via subito per le altre cime.
Nel frattempo vediamo che sul Vogelberg la nebbia ha la meglio e meteosvizzera, chiamata ieri, ci aveva confermato che in quella zona fino alle 14 sarebbe stato limpido; vabbè, la meteo d'agosto si sa com'è: fa le bizze.
Bene scendiamo dalla lunga cresta della Lògia per dirigerci sul Pizzo Baratin, in cinquanta minuti dominiamo pure questo, anche perché richiede qualche passaggio d'arrampicata esposto e franoso. Ma anche qui, finalmente, omino di vetta; foto di rito e cima conquistata.
Scendiamo la facile cresta che ci condurrà alla conquista del Pizzo Cramorino, una mezz'oretta e pure qui omino di vetta, foto di rito e terza cima di giornata conquistata; guardiamo l'orario ed è ancora presto e già abbiamo fatto 3 cime.
Continuiamo, giù per la cresta facile del Cramorino, ma sempre da fare con molta attenzione.
Arriviamo ai piedi della nostra quarta cima di oggi e anche la più alta delle cinque. Il Vogelberg, sempre con nebbia sì e nebbia no.
Questa cima presenta pure dei passaggi d'arrampicata esposta fino al grado due, da fare con molta attenzione perché pure qui qualche sasso scappa sotto. Dopo aver eseguito i vari passaggi con la concentrazione al 100% in 40 min. pure lei è domata. Foto di rito tra nebbia e scorci di sole e faccio notare che, nell'ultimo pezzo, si faceva sentire leggermente il fiatone per l'altezza.
Bene, scendiamo pure dalla nostra quarta vetta e ci dirigiamo verso l’ultima e quinta vetta di giornata: il Rheinquellhorn. Cresta fino ai piedi molto facile, ma qualcosa non quadrava, sembrava fossimo arrivati, ma è l'anticima di quest'ultima che risulta essere leggermente più alta della cima stessa, strana cosa ma confonde.
Ma in quel momento che non capiamo, sparisce la nebbia e davanti a noi eccola la nostra quinta cima, s’intravede l’omino di vetta, via su anche in questa che in soli 40 minuti dalla quarta si fa pure domare; qui troviamo finalmente il libro di vetta portato da Igor qualche anno fa, nelle altre cime non siamo stati tanto a cercarlo ma presumo non ce ne siano.
Firmiamo il libro di vetta, foto di rito pure qui e decidiamo, siccome molto presto, di scendere al Zapportpass per pranzare.
La discesa al passo richiede molto impegno fisico e soprattutto mentale, i passaggi in alcuni punti sono molto esposti e dobbiamo disarrampicare vari gradi, inoltre devo fare molta attenzione a Fredy che non ha mai praticato cose simili, ma fisicamente è preparato.
Pausa pranzo di 45 min. e ci prepariamo per la discesa sul ghiacciaio del Giumello, si scende solo con piccozza e testa soprattutto, niente ramponi e corde, saranno circa 150 metri di ghiacciaio.
Una volta passato questo arriva, secondo me, il pezzo peggiore della giornata, la lunga discesa nella vallata del ghiacciaio, prima tra bellissime placche, poi sassoni, cenge e prati, addirittura per attraversare il fiume ci siamo dovuti creare un passaggio con rocce, siccome non trovavamo nessun attraversamento poco pericoloso.
Purtroppo qui abbiamo calcolato male i liquidi, più giù dove il fiume che sbuca dal ghiacciaio diventa meno impetuoso si può fare rifornimento in diversi ruscelli e se non ne avete più, fatelo, perché sul percorso fino a valle non troverete più una sola goccia d'acqua.
Ci riforniamo d'acqua che risulta poi non essere abbastanza per il lungo tragitto di discesa che tramite il vecchio sentiero ormai non più ufficiale ci porterà a valle.
Il sentiero che solo Fredy conosce bene è molto in piedi e con punti esposti tra erba alta e secca a volte risulta difficile vederne la traccia; ad un certo punto ci siamo pure trovati per sbaglio 20 metri sotto tra i rododendri, ma risalendo quei metri tra la vegetazione selvaggia abbiamo subito corretto il tiro e ritrovato la lieve e difficile traccia da seguire.
Poi una volta che si entra nei boschi il sentiero resterà fino a valle molto visibile, ma cari miei che sentiero luuuuungo e a zig-zag, sembrava di non più arrivare giù e senza liquidi iniziava a essere insopportabile, brutta sensazione scendere il sentiero e sentire il fiume che scorreva con l’acqua nella valle sottostante e non poterne usufruire.
Io non ne potevo più e rompevo le balle a Fredy di trovarmi dell'acqua e lui mi diceva che fino in fondo alla valle dovevo resistere e alle prime cascine avremmo trovato la nostra mancata e importante risorsa naturale.
Ho sofferto abbastanza a scendere in questo sentiero da quando ho finito i liquidi, ho iniziato a sentire male alle ginocchia e avere le gambe che s’indurivano, mi sarei fatto volentieri altri chilometri in vetta ma purtroppo era un passaggio obbligato.
Una volta a valle troviamo un socio di Fredy nella prima cascina e ci offre molto volentieri dell'acqua, ci fermiamo a fare due chiacchiere e in mezz'ora abbiamo messo giù 3 brocche da 2 litri d'acqua in due.
Cavoli, una volta ripartiti da qui mi sono sentito completamente rigenerato, che il mio socio Fredy vi racconterà.
Bè, da qui all'auto c'è ancora un pezzo di salita sempre su un vecchio sentiero non più usato. Finalmente arriviamo alla strada asfaltata e in 5 min. all'auto lasciata il giorno prima.
La sofferenza a scendere è stata tanta, ma essere all'auto dopo aver fatto un giro simile appaga tutto, non ci si pensa più, stanchi morti facciamo dello stretching e poi giù fino a Dandrio dove al pozzo del vecchio mulino decidiamo d'immergere piedi e gambe per rigenerarci: che sollievo... ci voleva.
Un altro pensiero prima di chiudere questo rapporto, siccome la fotografia è un’altra delle mie tante passioni, ho voluto cercare di farvi vivere questo tour tramite essa e quindi tutti i passaggi in cresta e non, tecnici o meno li ho fotografati, così per chi volesse tentare qualcosa del genere potesse avere tanto materiale a disposizione. Spero di farvi vivere pure grande emozione nel vedere le foto.
È stata veramente una bellissima avventura, non da tutti i giorni.
Grazie a Fredy per la compagnia e a presto con un'altra bella cima o meglio, cime da conquistare.
Fredy
Era da un po' di tempo che Saimon ed io avevamo in mente questa uscita. Per me sarebbe stata l'opportunità di poter scoprire diverse vette ammirate dal basso fin da ragazzo e per Saimon aggiungere 5 splendide cime alla sua collezione.
Saimon è molto preparato tecnicamente mentre io conosco piuttosto bene la zona. Il mix perfetto per uno splendido Tour.
Ci siamo pertanto sentiti più volte, preparato e affinato a puntino le tracce da seguire con l'ausilio di carte topografiche elettroniche, applicativi geografici e GPS.
Per fare in modo che tutto fosse perfetto ci siamo consultati più volte anche sulla meteo e chiamato Locarno Monti alcune volte prima di decidere di partire. Dopodiché via. Si parte!
Il tempo era bello, ma non splendido come i meteorologi ci avevano detto (anche gli esperti possono sbagliare). Una nebbiolina attorno alle vette ci ha infatti accompagnato sulla cresta, ma non ci ha per niente impedito di raggiungere il nostro obbiettivo. Urrà.
Dopo aver raggiunto senza problemi il Passo dei Cadabi è iniziata la parte tecnica in cresta con un continuo su e giù fra le vette.
Solo il Pizzo Cramorino non presenta difficoltà. Le altre cime invece (chi in salita e chi in discesa) richiedono tutte conoscenze tecniche senza cui è difficile passare.
Saimon è per me un ottimo maestro, ben preparato tecnicamente e soprattutto molto calmo. Sta svolgendo i corsi di formazione organizzati dal CAS e lo vedo molto bene quale futuro monitore.
Lo devo ringraziare moltissimo in quanto è stato lui a darmi i giusti consigli e mettermi in condizione di superare con relativa tranquillità alcuni passaggi difficili presenti in cresta.
In tal senso, dal mio punto di vista, il passaggio più complicato di giornata è stato un pezzo di discesa dal Rheinquellhorn verso lo Zapportpass, molto esposto da entrambi i lati. Ancora grazie Saimon di tutto.
La lunghissima discesa dal Passo di Giumello a Campei è stata estenuante e faticosa ed i miei poveri piedi hanno subito abbastanza. Ma tant'è.
C'era inoltre scarsità d'acqua potabile tanto che il buon Saimon è andato invece in crisi da disidratazione e i suoi muscoli non ce la facevano praticamente più.
Presso un rustico a Campei, grazie alla gentilezza dei proprietari miei conoscenti, abbiamo recuperato le forze con una mega bevuta di acqua fresca e la salita finale per raggiungere l'auto posteggiata poco sotto Cusiè è sembrata una semplice scampagnata.
Quel pazzo di Saimon addirittura correva a più non posso dopo che poco meno di un'ora prima sembrava moribondo.
È proprio vero che l'acqua è la cosa più importante di ogni cosa!
Di nuovo grazie a Saimon per la splendida compagnia e per tutti i suoi aiuti e arrivederci alle prossime vette.
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