Malvaglia Tour - Logia, Baratin, Cramorino, Vogelberg, Rheinquellhorn
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Eccomi qui, a scrivere per la prima volta su Hikr, dopo averlo sfruttato alcune volte. Mi sembra giusto dare un piccolo contributo, vediamo come andrà.
il TOUR:
Dopo un tentativo di due anni fa, fallito a causa di pessime condizioni (sia della montagna che mie), questa volta ci riprovo in compagnia di Antonio, caro amico da lunga data.
Effettuato il classico "giro" sul web per avere informazioni, non trovo nessun report che parli del tour come lo vorrei fare io ... meglio così, sarà ancora più avventuroso.
Partiamo presto per essere sicuri di ritornare alla macchina con ancora un po' di luce, si fa fatica a valutare bene i tempi di percorrenza, tra creste, sali e scendi dalle cime e la lunga discesa che rimane un po' un'incognita.
Nella prima parte seguiamo il sentiero che porta al rifugio Quarnei che lasciamo sulla destra, continuando verso il Passo del Laghetto. A quota 2400, sopra la balza rocciosa, si lascia il sentiero per proseguire a destra verso il Passo dei Cadabi (visibile in lontananza). Da qui in poi non si incontreranno più segnavia ne ometti (a parte quelli di vetta), fino alle baite Piano di Pena lungo la discesa.
Il passo sembra vicino ma il terreno sassoso lo rende abbastanza duro da raggiungere. Comunque appena arrivati al passo lo sguardo si apre sull'ormai piccolo Paradies Gletscher e su tutte le cime che dovremo salire. Dal Cadabi il percorso da seguire è ovvio, basta stare sulla cresta! Qui non ci si può sbagliare! E noi faremo così, seguiremo sempre fedelmente la cresta (anzi, le creste).
Mettiamo via i bastoncini (che riuseremo solo tra parecchie ore) e ci dirigiamo subito ad affrontare la prima cima: il LOGIA. Dopo una decina di metri in orizzontale, in equilibrio su una esile crestina di una sorta di pastume di sabbia, attacchiamo la cresta, facile ma con tanti sfasciumi e sassi pronti a cadere al minimo movimento sbagliato.
Arriviamo al grosso ometto di vetta, la prima è fatta. Scendiamo sulla cresta opposta verso il Vogeljoch su terreno meno ripido ma comunque bello sassoso (come tutto qui attorno d'altronde).
Il ghiacciaio è veramente a portata, lo si potrebbe anche utilizzare per saltar via qualche vetta oppure come possibile via di ritorno. Non sembra presentare crepacci e le pendenze sono contenute nei pochi metri che portano ai vari valichi.
Ci prepariamo a salire la seconda vetta: il PIZZO BARATIN. Qui incontriamo un breve tratto di arrampicata, facile ad essere sicuri che il sasso su cui hai il piede o quello che usi come appiglio rimanga al suo posto (comunque evitabile). Scendiamo al successivo intaglio e via per il CRAMORINO che si raggiunge facilmente quasi senza mai appoggiare le mani.
Riscendiamo e siamo pronti per salire sul VOGELBERG, cima più alta di oggi. Questa volta il percorso è un po' più impegnativo rispetto alle altre vette e ci fa divertire con qualche passaggio di arrampicata. Infatti quasi senza accorgercene siamo già in cima, un panettone di sassi.
Per arrivare al RHEINQUELLORN si prosegue con vari sali-scendi sul filo di cresta. Quella che sembra la cima risulterà poi un'anticima, anche se a noi sembra alta come l'altra, se non di più e quindi proseguiamo fino all'ultima ometto .... e cinque!!!!!
Scendiamo verso il ZAPPORTPASS, prima su uno spallone ampio e dopo sulla cresta quasi orizzontale che con qualche passaggio un po' esposto porta al passo. Indossati i ramponi e la picozza scendiamo velocemente i 150 metri del Ghiacciaio del Giumello. Probabilmente avremmo potuto non metterli ma li avevamo portati per tutto il viaggio e si sarebbero offesi se fossero rimasti nello zaino fino alla macchina e quindi ...
Finito il ghiacciaio/nevaio (chissà per quanto durerà ancora) si scende per pietraia fino al primo grande salto che si supera stando abbastanza vicino al torrente principale (comunque sempre sulla destra orografica).
Da qui iniziano prati più o meno ripidi e passando altre balze rocciose, superato un torrentello proveniente da destra, si arriva in vista di un sentierino che conduce ad un alpeggio a quota 2055.
E qui arriva la parte più pericolosa ... l'attacco di un gruppetto di capre che intuendo che "dove c'è un uomo c'è anche da mangiare" si sono precipitate impavide verso di noi nella speranza di rubare qualcosa da sgranocchiare. Ma noi, più affamati di loro, abbiamo protetto le nostre ultime risorse con il coraggio degno dei migliori cavalieri .... e soprattutto con l'aiuto dei bastoncini e di qualche urlo. Così dopo il terzo attacco, in fretta e furia ripartiamo in discesa seguendo l'ormai evidente sentiero, ma non segnato, che ci porta a Piano di Pena. Qui si unisce anche il sentiero proveniente dall'Alpe Giumello, forse la via più ufficiale di salita e discesa per lo Zapportpass. Breve risalita e discesa in picchiata a Campei e al ponte che passa il torrente Orino.
Ed ecco la ciliegiona sulla torta: una bella risalita di 350 metri fino alla macchina che ci permette di apprezzare ancora di più questo bellissimo tour, lungo e selvaggio.
Persone incontrate = tante quante al Tamierhorn di settimana scorsa = zero!
il TOUR:
Dopo un tentativo di due anni fa, fallito a causa di pessime condizioni (sia della montagna che mie), questa volta ci riprovo in compagnia di Antonio, caro amico da lunga data.
Effettuato il classico "giro" sul web per avere informazioni, non trovo nessun report che parli del tour come lo vorrei fare io ... meglio così, sarà ancora più avventuroso.
Partiamo presto per essere sicuri di ritornare alla macchina con ancora un po' di luce, si fa fatica a valutare bene i tempi di percorrenza, tra creste, sali e scendi dalle cime e la lunga discesa che rimane un po' un'incognita.
Nella prima parte seguiamo il sentiero che porta al rifugio Quarnei che lasciamo sulla destra, continuando verso il Passo del Laghetto. A quota 2400, sopra la balza rocciosa, si lascia il sentiero per proseguire a destra verso il Passo dei Cadabi (visibile in lontananza). Da qui in poi non si incontreranno più segnavia ne ometti (a parte quelli di vetta), fino alle baite Piano di Pena lungo la discesa.
Il passo sembra vicino ma il terreno sassoso lo rende abbastanza duro da raggiungere. Comunque appena arrivati al passo lo sguardo si apre sull'ormai piccolo Paradies Gletscher e su tutte le cime che dovremo salire. Dal Cadabi il percorso da seguire è ovvio, basta stare sulla cresta! Qui non ci si può sbagliare! E noi faremo così, seguiremo sempre fedelmente la cresta (anzi, le creste).
Mettiamo via i bastoncini (che riuseremo solo tra parecchie ore) e ci dirigiamo subito ad affrontare la prima cima: il LOGIA. Dopo una decina di metri in orizzontale, in equilibrio su una esile crestina di una sorta di pastume di sabbia, attacchiamo la cresta, facile ma con tanti sfasciumi e sassi pronti a cadere al minimo movimento sbagliato.
Arriviamo al grosso ometto di vetta, la prima è fatta. Scendiamo sulla cresta opposta verso il Vogeljoch su terreno meno ripido ma comunque bello sassoso (come tutto qui attorno d'altronde).
Il ghiacciaio è veramente a portata, lo si potrebbe anche utilizzare per saltar via qualche vetta oppure come possibile via di ritorno. Non sembra presentare crepacci e le pendenze sono contenute nei pochi metri che portano ai vari valichi.
Ci prepariamo a salire la seconda vetta: il PIZZO BARATIN. Qui incontriamo un breve tratto di arrampicata, facile ad essere sicuri che il sasso su cui hai il piede o quello che usi come appiglio rimanga al suo posto (comunque evitabile). Scendiamo al successivo intaglio e via per il CRAMORINO che si raggiunge facilmente quasi senza mai appoggiare le mani.
Riscendiamo e siamo pronti per salire sul VOGELBERG, cima più alta di oggi. Questa volta il percorso è un po' più impegnativo rispetto alle altre vette e ci fa divertire con qualche passaggio di arrampicata. Infatti quasi senza accorgercene siamo già in cima, un panettone di sassi.
Per arrivare al RHEINQUELLORN si prosegue con vari sali-scendi sul filo di cresta. Quella che sembra la cima risulterà poi un'anticima, anche se a noi sembra alta come l'altra, se non di più e quindi proseguiamo fino all'ultima ometto .... e cinque!!!!!
Scendiamo verso il ZAPPORTPASS, prima su uno spallone ampio e dopo sulla cresta quasi orizzontale che con qualche passaggio un po' esposto porta al passo. Indossati i ramponi e la picozza scendiamo velocemente i 150 metri del Ghiacciaio del Giumello. Probabilmente avremmo potuto non metterli ma li avevamo portati per tutto il viaggio e si sarebbero offesi se fossero rimasti nello zaino fino alla macchina e quindi ...
Finito il ghiacciaio/nevaio (chissà per quanto durerà ancora) si scende per pietraia fino al primo grande salto che si supera stando abbastanza vicino al torrente principale (comunque sempre sulla destra orografica).
Da qui iniziano prati più o meno ripidi e passando altre balze rocciose, superato un torrentello proveniente da destra, si arriva in vista di un sentierino che conduce ad un alpeggio a quota 2055.
E qui arriva la parte più pericolosa ... l'attacco di un gruppetto di capre che intuendo che "dove c'è un uomo c'è anche da mangiare" si sono precipitate impavide verso di noi nella speranza di rubare qualcosa da sgranocchiare. Ma noi, più affamati di loro, abbiamo protetto le nostre ultime risorse con il coraggio degno dei migliori cavalieri .... e soprattutto con l'aiuto dei bastoncini e di qualche urlo. Così dopo il terzo attacco, in fretta e furia ripartiamo in discesa seguendo l'ormai evidente sentiero, ma non segnato, che ci porta a Piano di Pena. Qui si unisce anche il sentiero proveniente dall'Alpe Giumello, forse la via più ufficiale di salita e discesa per lo Zapportpass. Breve risalita e discesa in picchiata a Campei e al ponte che passa il torrente Orino.
Ed ecco la ciliegiona sulla torta: una bella risalita di 350 metri fino alla macchina che ci permette di apprezzare ancora di più questo bellissimo tour, lungo e selvaggio.
Persone incontrate = tante quante al Tamierhorn di settimana scorsa = zero!
Tourengänger:
Andrea!

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Kommentare (10)