Alla Casa dei Pagani per la via Mong-Danicomo
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Innanzitutto un titolo così è per ringraziare coloro che per primi (di Hikr) hanno tracciato e ottimamente documentato questa via. Su tracciati del genere (T6) e sotto parete poco è utile il GPS per via delle sue difficoltà di avere sempre una buona visuale dei satelliti; l’assenza di sentieri e una vegetazione intricata e caoticamente disposta fa sì che sono risultate preziose le indicazioni fotografiche e le didascalie loro apposte nelle relazioni di mong e danicomo. Aggiungo poche note ai loro report già esaustivi giusto per…dire anche la mia. Dunque partenza dall’Osteria Lanterna in Viale delle Cantine a Mendrisio; tramite un cancelletto e una scalinata si accede al bosco e…ed è subito “wild”. Non c’è molto da fare se non salire per la linea di max pendenza districandosi come si può dai tentacoli di rovi, rami e saltando i tanti tronchi caduti; come ho detto preziosi i riferimenti fotografici che mostrano dei tondini infissi nel terreno quasi ad indicare la via. In realtà non ho avuto l’impressione che questo fosse il loro scopo; sistemi meno difficili da installare ce ne sono diversi. I tondini sono anche inspiegabilmente raggruppati laddove ne basterebbe uno solo. Ad ogni buon conto li ho seguiti più o meno e ne ho etichettati diversi con nastro B/R sia per me (ritorno) che per chi vorrà cimentarsi su questo itinerario. La pendenza è notevole, il terreno era umido e molto franoso; radici ed alberi sono validi compagni che offrono una assicurazione a chi sale. Il dislivello è contenuto, circa 200 m, e in poco tempo si raggiunge il Tanun superando però l’ultimo tratto veramente disagevole e rischioso. Questa grande grotta parzialmente cintata da un muro a me ha fatto pensare ad un deposito o cantina per i “Pagani” sovrastanti o anche ad una sorta di ricovero per i loro animali. Dopo la doverosa visita mi allontano verso dx per dare un’occhiata a quella che sembra una via proveniente dalla Lavizzari-Valsecchi e quindi il collegamento con il mio tentativo da Somazzo. Malgrado danicomo mostri una foto con cordino io non l’ho visto nella mia corrispondente foto (n.24); che sia stato tolto? Peraltro è possibile che si arrivi di lì perché, fatti i dovuti rilievi, il punto più basso da me raggiunto scendendo da Somazzo è circa 20 m sopra il Tanun. Considerazioni a parte ritorno sui miei passi e salgo a sx del Tanun tra roccette e alberi fino a vedere apparire la mia “desiderata”: la Casa dei Pagani sopra di me e una bella corda che agevola l’ultimo strappo. Ad occhio direi che senza la fune l’impresa in libera si fa dura non tanto per le difficoltà (II) quanto per esposizione e terriccio malsano. Malgrado la fune l’ingresso e l’uscita dalla porta della Casa non sono per nulla agevoli. L’interno è vasto; i piani superiori non esistono più e l’ambiente è ricavato anche qui in una caverna. Suggestiva l’occhiata dall’interno verso il Mendrisiotto. Firmato il libro di vetta presente in una gamella sul quale si possono contare rare visite torno con circospezione al Tanun allestendo una mia corda di sicurezza. Da lì la discesa, come sempre più difficoltosa della salita e movimentata da frequenti franette che ricordano come può essere facile volarsene in testa ai Vinattieri di Mendrisio. Dopo un bello scivolone, pur assicurato, mi accorgo che metà della borsa della fotocamera non c’è più. A fatica torno al Tanun perlustrando ogni dove senza risultato; rassegnato riprendo la discesa e dopo 50 m vedo contro un ceppo la mia mezza borsa…eureka! Riparto e dove la pendenza ed il terreno lo consigliano uso anche il discensore visto che le braccia…sono quello che sono. In altri casi passo la corda attorno al corpo stile “tempi eroici” e di 15 m in 15 m torno nel bosco dove diminuisce la pendenza e aumenta il fastidio dei rami, alberi, ecc. Un incontro improvviso con un bell’esemplare di Vipera Aspis mi fa fare un balzo all’indietro, mi ritrovo seduto per terra mentre con sinuose curve e senza fretta l’animaletto si dilegua. Quando sono pronto allo scatto fotografico vedo ormai solo la fine della coda dietro una pietra. Rimessomi in assetto escursionistico vado alla ricerca della scaletta percorsa all’andata; dopo un insuccesso la trovo e scendo all’auto. All’Osteria è tempo di pranzo e un’allegra brigata germanofona esce ridendo dal locale accompagnata dall’oste che li saluta; poi si accorge di me e mi chiede: “Dove sei andato?” “Alla Casa dei Pagani, al Tanun sa cos’è?” rispondo. “No, per niente” replica. “Ma c’è il sentiero?” “No non c’è” rispondo sorridendo al Ticinese purosangue mentre lo saluto e salgo in auto.
Nota-Chi si appassiona all’argomento può leggere qui: da Vivere la Montagna
Pillole….della giornata:
Dislivello 220m
Lunghezza totale 1,9 km
Tempo lordo 5h20’
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