Casa dei Pagani:Tentativo per la via Lavizzari-Valsecchi
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Sapevo che non avrei resistito. Sono passati solo sei giorni dalla mia ricognizione e sono già qui a tentare, stavolta seriamente, questo obiettivo. Ho quasi studiato a memoria la relazione di Angelo Valsecchi che a sua volta si rifà allo scienziato Luigi Lavizzari (questo suo testo è leggibile gratis); oltre a trarne una bella dose di perplessità sul riuscire a raggiungere la Casa dei Pagani per questa via (vedi relazioni per altra via) ho avuto il tempo di organizzare la mia esplorazione in solitaria. L’accesso da Somazzo l’avevo trovato la volta scorsa; la lettura del Valsecchi mi impone di portare imbrago, cordini, rinvii, due corde da 25 m e caschetto visto che la parete sovrastante può regalare qualche sasso inopportuno. In più mi munisco di banda plastica B/R per lasciare traccia a coloro che volessero tentare questa via.
Valsecchi scrive: …percorrendo un sentierino che entra nei vigneti (privato!). Si sale fino all’altezza del rudere di una stalla. Sul bordo del precipizio esiste un unico passaggio molto stretto che permette di scendere alla base della parete. Giunti alla corda metallica, sistemata per misurazioni geologiche si scende perpendicolarmente (Attenzione è molto friabile!). È necessaria una corda di 30 metri per facilitare e assicurare la discesa di questo tratto…. Giunti ai piedi di questa parete si intravedono sulla destra i resti di un muro a secco……
La volta scorsa mi ero affacciato al “precipizio”, avevo visto la corda metallica e la scritta 02 in rosso ricavandone un’impressione poco rassicurante. Ma oggi si fa sul serio e così mi vesto dell’attrezzatura e lego la prima corda ad un solido albero che veglia sull’anfiteatro della discesa. Circospetto, comincio a scendere cercando di portarmi sotto la corda metallica/scritta. Il terreno qui mi piace proprio poco; è sdrucciolo, senza appigli. Bisogna contare solo sulla suola degli scarponi che peraltro sento poco sicura; è vero, sono assicurato con la corda ma una scivolata da lì mi farebbe fare un pendolo poco gradito. Tentenno, rifletto e capisco che è del tutto inutile portarsi sotto la corda metallica; ora la si vede bene e sembra proprio un bel mancorrente che invoglia ma che si perde in alto tra rocce e vegetazione. Deve avere proprio scopi geologici e non alpinistici, come detto. Così mi sposto a sx dove alcuni sassi e roccette nel terreno danno maggiore sicurezza e scendo molto adagio: un’occhiata in alto e una in basso per capire a che punto sono. Ogni tanto spezzoni di spago, vecchio cordino, filo di nylon fan capire che a volte qualcuno ci prova ma io conto solo sulla mia corda e sul nodo di Prusik col quale sono assicurato ad essa. Una bella scoperta è quella di trovare delle tenaci radici esposte che permettono una buona presa anche se ogni volta vanno tentate per escludere quelle che sono in realtà morte e si staccherebbero appena caricate. Improvvisamente sopra di me una piccola grotta che mi riprometto di visitare al ritorno anche perché la fine della prima corda è ormai imminente; beh, mi dico, parlava di 30 m…questa è da 25 m…ma la discesa la vedo ancora molto lunga. Rassegnato congiungo la seconda corda (e fanno 50 m!) e proseguo. Arrivo su un terrazzino roccioso che però sembra strapiombare anche se per 2-3 m e sto per riporre le speranze quando vedo uno spezzone di malandato cordino rosso appeso ad un alberello. Ne approfitto, mi sporgo e subito capisco che affidandomi ad esso riuscirò ad arrivare alla base del terrazzino. Così è: ora mi si prospetta ancora una discesa con due canali terrosi; il primo a sx pare più lungo, tento quello di dx che pure scende ma non sembra arrivare alla attesa: “giunti ai piedi di questa parete…”. Invece vedo a 1 m da me il nodo di sicurezza che ho fatto sulla seconda corda: finita anche questa e non si vede la fine della discesa. Mi chiedo come mai si parli di una corda da 30 m; è vero, potrei sganciarmi e proseguire senza corda ma il terreno che vedo ed esperienze passate su ritirate precluse (ricordate la traversa Hintertoisser all’Eiger?) mi fanno capire che devo assicurarmi la risalita e così…risalgo. Arrivato alla base del terrazzino con cordino vedo alla mia sx (salendo) una cengetta che va nella direzione giusta; mi metto a seguirla ma in breve l’illusione muore assieme alla cengetta contro il nulla della roccia. Rassegnato torno sui miei passi, scalo la paretina col cordino rosso e proseguo fino alla piccola grotta nella quale entro giusto per dire: voglio farlo. Poi seguo il percorso a ritroso, molto più disinvolto perché ormai ne conoscevo i segreti e perché salire è più facile che scendere!
Mi sono preoccupato di segnare per bene la via fatta con spezzoni B/R; ormai penso che per ritentare questa strada occorrono due persone e due corde da 50 m più uno spezzone da 25-30 m da usare come descrive danicomo una volta raggiunta la Casa dei Pagani a mo’ di corda doppia attorno agli alberi nel ritorno. La sequenza delle mie foto mostra anche la via giusta da seguire all’interno di Somazzo per raggiungere l’attacco “sul bordo del precipizio” per dirla con Valsecchi. Credo che prima di tornare qui farò una capatina alla Casa dei Pagani per la via delle Cantine alias mong e danicomo.
Per oggi credo di aver fatto un buon lavoro!
Pillole….della giornata:
Dislivello 70m
Lunghezza totale 2,1 km
Tempo lordo 3h25’
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