Mont Avic 3006m e Mont Iverta 2936 m
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Progetto ambizioso oggi e, dopo la semiflanella di ieri dovremmo farcela!
Entrambe le cime le avevamo già salite tempo fa, quello che vorremmo fare oggi è: innanzitutto la traversata nord-sud dell’Avic, che non ci era riuscita e, se le previsioni si manterranno come hanno previsto, cercare di portare a termine l'anello.
Partiamo dal grande posteggio di La Veulla con un po’ di ritardo su quello che speravamo. Attraversiamo il paesino e ci dirigiamo di buon passo alla località Magazzino, dove proseguiamo per il Col Varotta. Comodi tornanti nel bosco ci portano all’agriturismo Plan d’Ours, dove troviamo l’ultima acqua. Proseguiamo sempre in direzione del colle. Intorno ai 2000 m, prima di entrare nella pietraia raggiungiamo dei ruderi di costruzioni, da qui parte una traccia, segnata da ometti che come pensavamo porta anch’essa all’Avic. La volta precedente avevamo trovato anche un’indicazione su un sasso, ma la relazione che avevamo diceva di ignorarla, oggi l’indicazione ci è sfuggita, ma abbiamo avuto la conferma che porta anch’essa all’Avic, probabilmente anche in modo più comodo.
Proseguiamo quindi ancora per il Col Varotta e intorno ai 2300 m lasciamo il percorso bollato entrando nel vallone pietroso ai piedi dell’Avic. Scegliendo il percorso a noi più adatto ci spostiamo sempre più verso dx raggiungendo il confine del parco nei pressi di un colletto, a circa 200 m dalla cima. Poco prima di giungere al colletto abbiamo la sorpresa di trovare degli ometti e una traccia di passaggio. Rimaniamo per un poco lungo il confine del parco, poi cercando sempre gli ometti e la traccia che diventa a tratti più evidente, ci spostiamo a sx raggiungendo la bastionata dell’Avic. Prima di raggiungerla vediamo le famose corde che avevamo cercato invano la volta precedente, come abbiamo fatto a non vederle è un mistero, potevano non esserci? Boh! Sta di fatto che oggi le vediamo da lontano e senza problemi le raggiungiamo. Corde e cavi risalgono i punti più esposti spostandosi a sx. Raggiungiamo la cresta e in breve, con facili passaggi tra roccette, siamo in cima. La nebbia che ci ha avvolto negli ultimi metri si sta diradando e come ricordavamo il panorama è spettacolare.
La discesa della cresta è per noi piuttosto impegnativa. In alcuni punti l’esposizione non è da sottovalutare, fortunatamente degli ometti indicano il percorso migliore, anche se in più punti ci troviamo a girarci attorno per cercare il modo migliore di scendere, come sempre in salita sarebbe tutto più semplice. Consiglio: se volete fare la traversata, fatela nel senso inverso al nostro, per divertirvi di più sulla cresta e spaccarvi meno le gambe sulla pietraia!
Raggiungiamo il canale tra la cima e l’anticima e cominciamo a scendere piuttosto ripidamente fino alla conca prativa. Cercando di seguire sempre gli ometti raggiungiamo il Col Raye Chevrere dove riprendiamo la salita per il Mont Iverta. Anche qui dovrebbero esserci degli ometti ma dopo il lago li perdiamo, la salita comunque non è difficile, si passa un po’ ovunque, bisogna solo spostarsi sempre verso sx, la croce di vetta rimane proprio a picco sul Lac Gelè.
Dopo una bella sosta in cima scendiamo dal versante opposto, non c’è una discesa ben definita. Meglio però spostarsi verso dx dove ci sono meno sassi e ogni tanto si trova una sorta di traccia. Ai piedi dell’Iverta dobbiamo prendere la decisione: continuare come pensato verso il Rif. Barbustel oppure cominciare a scendere?
Se dovessimo dare ascolto ai piedi dovremmo scendere, ma diamo ascolto al cuore e continuiamo.
Risaliamo quindi un altro centinaio di metri per poi cominciare a scendere al Gran Lac. Raggiuntolo, rimaniamo sulla sua riva fino al termine dove facciamo quella che potremmo definire sosta pranzo. Non sappiamo che ore siano ma certamente non è ora di pranzo! Per la prima volta qui non troviamo nessuno e nessuno incontreremo fino al rifugio, alla fine della giornata, il bilancio degli incontri sarà una coppia sulla cresta dell’Avic e qualcuno al rifugio. Come al solito basta stare lontano dai rifugi nelle ore canoniche e la tranquillità si trova ovunque!
Scendiamo ai prati di Pesonet e quindi con bel sentiero a mezza costa raggiungiamo i Lac Noir e Blanc e quindi il rifugio Barbustel.
Sosta per bere qualcosa che non sia acqua, caffè e…caspita sono le 18,30!!!
Lasciamo il rifugio con i complimenti del gestore per il lungo giro e scendiamo al Lac Servaz, ancora un lungo tratto dove si scende quasi nulla e poi giù alla sterrata che ci riporta prima a Magazzino dove chiudiamo l’anello e poi a La Veulla.
Nonostante non sia uno dei giri più lunghi che abbiamo fatto, i piedi sono cotti, la pietraia e le mulattiere sono state la ciliegina sulla torta, ma ne valeva veramente la pena!
Concludo augurando a tutti buone vacanze!
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