Pointe Gua 2778 m...ti abbiamo trovata!!!
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Questa salita alla Pointe Gua è nata grazie alla precedente uscita di un paio di anni fa al Lago Bringuez. In quell’occasione, in una giornata simile a oggi e con un’escursione nata sul cofano della macchina, vedemmo una croce, al rifugio Arp scoprimmo esserci un sentiero con tanto di numero che forse a causa della neve non avevamo visto per cui la curiosità di andarci si fece strada.
Le previsioni per questo week sono tragiche, dopo aver sperato di poter tornare in Trentino e abbandonata l’idea all’ultimo minuto, vediamo che sabato in Val d’Aosta potrebbe esserci uno minimo di speranza per un giro all’asciutto.
Partiamo con molta calma e con molti dubbi sulle previsioni. Durante il viaggio piove e smette più volte, la speranza a questo punto è che almeno piova poco. Entrati in Val d’Aosta pioviggina e a Brusson, nonostante qualcuno giri ancora con l’ombrello, sembra stia smettendo. Sosta colazione in un tristissimo bar-pasticceria, si vede che la stagione è finita!
Posteggiamo in uno slargo poco fuori Brusson sulla strada che sale a Estoul, in corrispondenza del cartello per il Lago di Bringuez. Partiamo con orario da merendero, sono quasi le 10 ma almeno non piove più. Il cartello dà il lago a 3,30 h, cosa che non ricordavamo. Per la salita rimando all’escursione precedente.
Al rifugio Arp avevamo recuperato un depliant con le varie escursioni in zona, tra cui la Pointe Gua. Sulla cartina, cartina militare e non un semplice disegnino, il sentiero numerato 3A parte dalla metà del lago, sulla nostra cartina non c’è nulla invece. Costeggiamo il lago ma di sentieri, tracce, bolli o ometti nulla. Il guaio è che le cime sono nella nebbia per cui non vediamo né ricordiamo come sia la cresta, dal lago l’unica via possibile di accesso sembra un colletto, tra l'altro rispecchierebbe quanto riportato sulla carta. La salita è ripidissima su erba scivolosa e bagnata. Sotto lo sguardo di un camoscio fischiettante, che probabilmente tentava di farci capire che stavamo sbagliando, saliamo ripidi ripidi, in alcuni punti a quattro zampe. Giunti al colletto vediamo che da qui non si va da nessuna parte, potremmo provare a risalire delle roccette a sx per vedere almeno a che punto siamo della cresta, ma c’è troppo fango e troppa esposizione per noi e dal GPS sembra che comunque siamo molto distanti dalla cima. Per cui nulla di fatto, scendiamo molto lentamente, vorremmo evitare un tuffo nel lago!
La cosa brucia un po’, non tanto per la cima che in sé ha poca importanza, ma perché sembra esserci un sentiero che non c’è e non trovare il modo di salire è una cosa che ci fa girare le cosiddette….Marco che solitamente a queste cose dà meno importanza vuole cercare un altro modo per salire. Torniamo sui nostri passi lasciandoci il lago alle spalle, spostandoci, secondo il GPS, quasi sotto la verticale della cima che però non vediamo. Attendiamo un attimo ma l’unica cosa che viene visibile è una sorta di ampio colletto. Riproviamo, in fondo sono solo 200 m e al limite se dal colletto non si andrà nuovamente da nessuna parte, torneremo giù un’altra volta con le pive nel sacco. La salita è di nuovo ripida, non come la precedente ma sempre ripida. Continuo a guardare in su, ma la visuale è a pochi metri e vedo solo erba…solamente a pochi metri dal colle la nebbia si dirada e la cima è lì a pochi metri dal colletto! Beh non è il Monte Bianco è solo un panarozzo sconosciuto ma siamo soddisfatti!
Tra l’altro il panorama è eccezionale, in un momento di grazia vediamo il Corno Bussola, il Corno Vitello, l’alta Val d’Aosta. Il versante opposto al nostro è tutt’altra faccenda, salti e picchi di roccia, la stessa croce rimane a picco sulla valle, una montagna due facce completamente diverse!
Dopo una breve sosta, rientriamo nella nebbia e torniamo al lago. Sappiamo che probabilmente è già tardi ma vogliamo proseguire lo stesso facendo l’anello della volta precedente.
Una cosa che non avevo scritto la volta prima è che il sentiero N. 4 per la discesa, fino all'Alpe Lavassey è facile perderlo, taglia la sterrata più volte e bisogna fare attenzione a non perderlo. Dall'Alpe si riprende nei pressi del torrente per abbandonarlo, andando a dx, quando s’incrocia una sterrata per la seconda volta.
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