Massiccio del Campo dei Fiori: la genesi e il rinascimento.
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Non sono tornato qui oggi, sul Massiccio del Campo dei Fiori, per guardare immensi panorami o perdermi in fitti boschi e non sono tornato per annusare profumo di aglio selvatico. Neanche per fare sport, dimagrire e arrancare su pendii senza sentiero, sono tornato. Sono tornato, sfidando piovaschi estemporanei per mettere i piedi sulla Terra e sulle Pietre della Montagna, per celebrare i luoghi della mia genesi, almeno quella delle terre alte.
Ho parcheggiato l'auto davanti a villa Cagnola, alla Rasa, ho varcato il cancello della magione e preso (con buona segnaletica) la bella scalinata della "Via breve al Legnone" che ho risalito svelto sino ad un rudere prima e alla vetta del Legnone poi. Il sentiero è facile sebbene piuttosto ripido e alcuni tratti esposti non devono incutere timore, se affrontati con adeguata cautela.
Dalla vetta ho percorso la bella cresta panoramica per tornare presto nel bosco e scendere il ripido costone che adduce al passo Varrò, magnifico pianoro dove mi accoglie il temporale con tanto di cielo nero e tuoni. Piove anche ma sulla mia testa c'è un bosco talmente fitto da farmi da parapluie. Prima che possa pensare di desistere, la perturbazione se va e torna un timido sole che mi accompagnerà per il resto dell'escursione. Risaliti i tornantelli verso le Pizzelle sul sentiero E1 (quello che dovrebbe andare da Capo Nord a Capo Passero per circa 6000 km), decido in estemporanea di proseguire a destra verso Castello Cabiaglio come indicato dagli abbondanti pannelli del Parco.
Un'idea mi è intanto venuta perchè mi sono ricordato di una relazione di
gbal in cui descriveva un sentierino dalla Fontana Rossa alla sella di quota 1081. E dunque via, su lunghissimo e semiagevole traverso verso questa Fontana Rossa, piccola sorgente posta sul versante Valcuviano del Massiccio. Finalmente giunto, uno sguardo attento non rivela comunque nessun sentiero. Lo immaginavo, Giulio era stato chiaro.
Parto dunque in salita dritto per dritto, senza traccia alcuna, risalendo il precipitoso pendio che affronto con il prezioso ausilio di due bastoni e l'energia che mi da la vista di un filo di luce, lassù, duecento metri più in alto, forse la sella. A volte s'intravvede una traccia (forse di animali), a volte nulla, solo pendenze importanti su terreno ora friabile, ora fangoso, ora sdrucciolevole, ora tutte le precedenti messe insieme: e giù le sante parolacce di rito. Sinistri rumori mi accompagnano: qualche grufolare mi fa sospettare la presenza di cinghiali che di sicuro mi spiano. Un passo dopo l'altro e aggirata qualche bancata di roccia, raggiungo finalmente la famigerata sella dove passa la strada militare al forte di Orino. Forte è la tentazione di proseguire l'avventuroso, esplorativo e libero percorso sulla cresta che adduce alla Punta di Mezzo, ma il tempo mi chiede di essere veloce: nessuno sa dove sono in questo splendido e grigiolino pomeriggio in cui posseggo in solitaria la mia Montagna.
Metto allora il turbo e quasi di corsa sulla strada militare pervengo al Belvedere prima e alla pensione Irma poi. Da qui, su asfalto, al piazzale della Batteria e giù nei canaletti che tagliano la palestra di roccia e che conosco come il mio divano, sino a reimmetermi sul sentiero verso le Pizzelle e il Passo Varrò. Dal passo, decido di scendere verso la Rasa per poter attraversare ancora qualche bel bosco e, arrivato in paese, in un paio di centinaia di metri sono di nuovo all'auto, dopo quattro ore di genesi e rinascimento.
Sviluppo: 14 km; SE: 21 km circa. Il dislivello tiene conto degli svariati sali e scendi.
Ho parcheggiato l'auto davanti a villa Cagnola, alla Rasa, ho varcato il cancello della magione e preso (con buona segnaletica) la bella scalinata della "Via breve al Legnone" che ho risalito svelto sino ad un rudere prima e alla vetta del Legnone poi. Il sentiero è facile sebbene piuttosto ripido e alcuni tratti esposti non devono incutere timore, se affrontati con adeguata cautela.
Dalla vetta ho percorso la bella cresta panoramica per tornare presto nel bosco e scendere il ripido costone che adduce al passo Varrò, magnifico pianoro dove mi accoglie il temporale con tanto di cielo nero e tuoni. Piove anche ma sulla mia testa c'è un bosco talmente fitto da farmi da parapluie. Prima che possa pensare di desistere, la perturbazione se va e torna un timido sole che mi accompagnerà per il resto dell'escursione. Risaliti i tornantelli verso le Pizzelle sul sentiero E1 (quello che dovrebbe andare da Capo Nord a Capo Passero per circa 6000 km), decido in estemporanea di proseguire a destra verso Castello Cabiaglio come indicato dagli abbondanti pannelli del Parco.
Un'idea mi è intanto venuta perchè mi sono ricordato di una relazione di

Parto dunque in salita dritto per dritto, senza traccia alcuna, risalendo il precipitoso pendio che affronto con il prezioso ausilio di due bastoni e l'energia che mi da la vista di un filo di luce, lassù, duecento metri più in alto, forse la sella. A volte s'intravvede una traccia (forse di animali), a volte nulla, solo pendenze importanti su terreno ora friabile, ora fangoso, ora sdrucciolevole, ora tutte le precedenti messe insieme: e giù le sante parolacce di rito. Sinistri rumori mi accompagnano: qualche grufolare mi fa sospettare la presenza di cinghiali che di sicuro mi spiano. Un passo dopo l'altro e aggirata qualche bancata di roccia, raggiungo finalmente la famigerata sella dove passa la strada militare al forte di Orino. Forte è la tentazione di proseguire l'avventuroso, esplorativo e libero percorso sulla cresta che adduce alla Punta di Mezzo, ma il tempo mi chiede di essere veloce: nessuno sa dove sono in questo splendido e grigiolino pomeriggio in cui posseggo in solitaria la mia Montagna.
Metto allora il turbo e quasi di corsa sulla strada militare pervengo al Belvedere prima e alla pensione Irma poi. Da qui, su asfalto, al piazzale della Batteria e giù nei canaletti che tagliano la palestra di roccia e che conosco come il mio divano, sino a reimmetermi sul sentiero verso le Pizzelle e il Passo Varrò. Dal passo, decido di scendere verso la Rasa per poter attraversare ancora qualche bel bosco e, arrivato in paese, in un paio di centinaia di metri sono di nuovo all'auto, dopo quattro ore di genesi e rinascimento.
Sviluppo: 14 km; SE: 21 km circa. Il dislivello tiene conto degli svariati sali e scendi.
Tourengänger:
rochi

Communities: Hikr in italiano, Montagne di Casa
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