Una dura battaglia sul Morissolo.
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"Sarà dura!!!"
Con queste sagge e lapidarie parole mi "liquida" un signore incontrato a Oggiogno, unico incontro avvenuto durante l'ascesa al Monte Morissolo, cima che sapevo essere assai ripida ed impervia anche in condizioni normali se presa dal lago...
La neve scesa copiosa a metà settimana ha ricoperto ben benino anche le cime della mia valle, ma stavolta ho preferito una bella trasferta "oltreverbano" (si può dire???), che da diverso tempo avevo in mente: sapevo quanto era ripida, e che con la neve non sarebbe stata una passeggiata, ma quando senti che è il momento non si discute. Scartate dunque altre ipotesi meno ripide ma un po' più più alte parto dalla Valganna per Luino, quivi imbarcandomi verso Cannero, dove mi aspettano quasi 1100 metri di dislivello secchi secchi: ma la salita è bellissima, con una mulattiera di quelle che rendono tanto con poca fatica... In venti minuti sono già alle prime case di Oggiogno, in altri trentacinque all'Alpe Ronno, dove la neve è già alta venti-trenta centimetri. Oltre l'alpe mi trovo immediatamente ai piedi di una piccola bastionata e non so se arrampicarmi o aggirarla... mi guardo intorno e vedo una rete (probabilmente una proprietà privata), che però è relativa al bosco sottostante e non al crinale che devo risalire. Il mio occhio nota poi ciò che cercava, cioè un segnale in vernice semi-nascosto, così salgo alla meglio tra felci e arbusti ricoperti da un manto nevoso sempre più consistente ma bello morbido. Guadagno così il crinale, che è talmente ripido da impedire la vista della cima sino all'ultimo risalto... Salgo e ripenso a quel "Sarà dura!" pesante come un macigno, e che detto da uno del posto ha un certo valore. Ma non son qui per farmi schiacciare, in fondo in fondo: e ciò produrrà tre ore di autentica battaglia, ma non a causa delle postazioni militari che costellano il Morissolo.
La neve inizia ad esser tanta, i segnali scarseggiano (immagino ricoperti di neve), e dunque mi affido alle orme degli ungulati, davvero fenomenali a "pistare" nei punti di minore pendenza e nevosità (e noi li chiamiamo "animali"!). Ulteriori problemi arrivano dagli arbusti, che piegati dalla neve m'impediscono spesso di passare dove vorrei... Dove c'è roccia (ovviamente bagnata) devo gradinare e spostare neve per vedere dove metto i piedi... Guadagno così un altro risalto, dove la vetta "sembra" vicina... poi si affrontano un paio di canalini rocciosi, o almeno tali mi sembravano con cotanta neve... Ogni tanto qualche segnale mi rassicura, e sul fatto che la via fosse giusta non avevo dubbi, ma su quello che io l'abbia seguita "perfettamente" avrei senz'altro da ridire.
Ormai la neve è a un livello abnorme, quasi sempre almeno fino alle ginocchia, ma finalmente vedo le tre croci poste poco sotto la cima, che avvicino ormai in stile "moviola", tanto per intenderci, con pendenza che finalmente inzia a farsi più umana. Sono ai piedi della bastionata finale, ma non mi fido a risalirla direttamente, fradicio fin quasi alla vita e provato dal freddo dopo un match davvero tosto... dunque l'aggiro a destra con un traverso su ottima neve nel bosco di faggi e betulle. Mi avvedo però che non basta per guadagnare i metri finali, dunque inizio a tagliare il ripidissimo pendio nevoso con ripetuti zigzag, puntando sempre le piante per assicurarmi ulteriormente. Mi complico un pò la vita cercando le ultime rocce alle cui spalle vedo le agognate tre croci... Però ora è proprio fatta! Mancano gli ultimissimi metri e finalmente sono sulla nevosissima cima, ove trovo un'apposita panchina su cui vorrei sostare e rifocillarmi, ricoperta da mezzo metro di neve. Addento un minimo delle mie scorte e bevo un altro minimo, più che altro per non gelarmi lo stomaco visto il freddo davvero pungente, aggiunto a quello già accumulato. Scatto qualche foto, e da qui posso ammirare, oltre al resto, quasi tutte le "mie" piccole montagne del varesotto, che in fondo in fondo da qui non sembrano così "scarse", specie se ricoperte di neve.
Ora però devo scendere e voglio capire dove si passa, dunque consulto la cartina e con circospezione sto appena sotto il crinale sud-ovest a destra, dove il passaggio sembra largo e "agevole", sempre contando il mezzo metro di neve ovviamente. Intravedo tra gli alberi la strada militare per il Colle, e la cosa mi felicita assai, perchè significa uscire dalle ultime difficoltà e trovare un po' di relax. Una sbarra in legno mi annuncia infine lo stradone nevoso, ormai sotto di me, mentre l'ospedale di Pian Cavallo è già in vista. Tuttavia vorrei tornare a Oggiogno scendendo per l'Alpe Morissolo, ma giunto al relativo bivio constato amaramente che il sentiero è invisibile e impercorribile, e con tutta la neve di oggi francamente non me la sento... vedessi almeno l'alpe potrei provarci, ma non la individuo. Proseguo sempre a "ritmo moviola" sulla strada militare - dove la neve non accenna a diminuire - incrociando qualche galleria della Linea Cadorna, che tuttavia oggi non mi sento di visitare, essendo ampiamente appagato dall'aver piegato l'indomabile Morissolo in condizioni ulteriormente ostiche. Fortunatamente e finalmente a un certo punto incappo in una traccia già pistata che mi facilita e sveltisce il passo.
Arrivo così a Pian Cavallo e decido che per oggi va bene così: potrei valutare ancora l'aggiramento da nord sempre per Oggiogno, ma non conoscendo il sentiero e avendo finito le energie per combattere ancora con questa neve bella ma implacabile mi dirigo verso il bus che porta a Premeno ed Intra, da cui infine sempre in bus raggiungo la deserta e silenziosa Cannero (qual contrasto con l'attiva e vivace Intra!) , dove in attesa dell'ultimo battello per Luino passeggio sul lungolago udendo solo i miei felpati passi, le onde del lago e le campane in lontananza...
E dopo una una "dura battaglia" cosa desiderare di meglio se non un po' di sana magia?
Con queste sagge e lapidarie parole mi "liquida" un signore incontrato a Oggiogno, unico incontro avvenuto durante l'ascesa al Monte Morissolo, cima che sapevo essere assai ripida ed impervia anche in condizioni normali se presa dal lago...
La neve scesa copiosa a metà settimana ha ricoperto ben benino anche le cime della mia valle, ma stavolta ho preferito una bella trasferta "oltreverbano" (si può dire???), che da diverso tempo avevo in mente: sapevo quanto era ripida, e che con la neve non sarebbe stata una passeggiata, ma quando senti che è il momento non si discute. Scartate dunque altre ipotesi meno ripide ma un po' più più alte parto dalla Valganna per Luino, quivi imbarcandomi verso Cannero, dove mi aspettano quasi 1100 metri di dislivello secchi secchi: ma la salita è bellissima, con una mulattiera di quelle che rendono tanto con poca fatica... In venti minuti sono già alle prime case di Oggiogno, in altri trentacinque all'Alpe Ronno, dove la neve è già alta venti-trenta centimetri. Oltre l'alpe mi trovo immediatamente ai piedi di una piccola bastionata e non so se arrampicarmi o aggirarla... mi guardo intorno e vedo una rete (probabilmente una proprietà privata), che però è relativa al bosco sottostante e non al crinale che devo risalire. Il mio occhio nota poi ciò che cercava, cioè un segnale in vernice semi-nascosto, così salgo alla meglio tra felci e arbusti ricoperti da un manto nevoso sempre più consistente ma bello morbido. Guadagno così il crinale, che è talmente ripido da impedire la vista della cima sino all'ultimo risalto... Salgo e ripenso a quel "Sarà dura!" pesante come un macigno, e che detto da uno del posto ha un certo valore. Ma non son qui per farmi schiacciare, in fondo in fondo: e ciò produrrà tre ore di autentica battaglia, ma non a causa delle postazioni militari che costellano il Morissolo.
La neve inizia ad esser tanta, i segnali scarseggiano (immagino ricoperti di neve), e dunque mi affido alle orme degli ungulati, davvero fenomenali a "pistare" nei punti di minore pendenza e nevosità (e noi li chiamiamo "animali"!). Ulteriori problemi arrivano dagli arbusti, che piegati dalla neve m'impediscono spesso di passare dove vorrei... Dove c'è roccia (ovviamente bagnata) devo gradinare e spostare neve per vedere dove metto i piedi... Guadagno così un altro risalto, dove la vetta "sembra" vicina... poi si affrontano un paio di canalini rocciosi, o almeno tali mi sembravano con cotanta neve... Ogni tanto qualche segnale mi rassicura, e sul fatto che la via fosse giusta non avevo dubbi, ma su quello che io l'abbia seguita "perfettamente" avrei senz'altro da ridire.
Ormai la neve è a un livello abnorme, quasi sempre almeno fino alle ginocchia, ma finalmente vedo le tre croci poste poco sotto la cima, che avvicino ormai in stile "moviola", tanto per intenderci, con pendenza che finalmente inzia a farsi più umana. Sono ai piedi della bastionata finale, ma non mi fido a risalirla direttamente, fradicio fin quasi alla vita e provato dal freddo dopo un match davvero tosto... dunque l'aggiro a destra con un traverso su ottima neve nel bosco di faggi e betulle. Mi avvedo però che non basta per guadagnare i metri finali, dunque inizio a tagliare il ripidissimo pendio nevoso con ripetuti zigzag, puntando sempre le piante per assicurarmi ulteriormente. Mi complico un pò la vita cercando le ultime rocce alle cui spalle vedo le agognate tre croci... Però ora è proprio fatta! Mancano gli ultimissimi metri e finalmente sono sulla nevosissima cima, ove trovo un'apposita panchina su cui vorrei sostare e rifocillarmi, ricoperta da mezzo metro di neve. Addento un minimo delle mie scorte e bevo un altro minimo, più che altro per non gelarmi lo stomaco visto il freddo davvero pungente, aggiunto a quello già accumulato. Scatto qualche foto, e da qui posso ammirare, oltre al resto, quasi tutte le "mie" piccole montagne del varesotto, che in fondo in fondo da qui non sembrano così "scarse", specie se ricoperte di neve.
Ora però devo scendere e voglio capire dove si passa, dunque consulto la cartina e con circospezione sto appena sotto il crinale sud-ovest a destra, dove il passaggio sembra largo e "agevole", sempre contando il mezzo metro di neve ovviamente. Intravedo tra gli alberi la strada militare per il Colle, e la cosa mi felicita assai, perchè significa uscire dalle ultime difficoltà e trovare un po' di relax. Una sbarra in legno mi annuncia infine lo stradone nevoso, ormai sotto di me, mentre l'ospedale di Pian Cavallo è già in vista. Tuttavia vorrei tornare a Oggiogno scendendo per l'Alpe Morissolo, ma giunto al relativo bivio constato amaramente che il sentiero è invisibile e impercorribile, e con tutta la neve di oggi francamente non me la sento... vedessi almeno l'alpe potrei provarci, ma non la individuo. Proseguo sempre a "ritmo moviola" sulla strada militare - dove la neve non accenna a diminuire - incrociando qualche galleria della Linea Cadorna, che tuttavia oggi non mi sento di visitare, essendo ampiamente appagato dall'aver piegato l'indomabile Morissolo in condizioni ulteriormente ostiche. Fortunatamente e finalmente a un certo punto incappo in una traccia già pistata che mi facilita e sveltisce il passo.
Arrivo così a Pian Cavallo e decido che per oggi va bene così: potrei valutare ancora l'aggiramento da nord sempre per Oggiogno, ma non conoscendo il sentiero e avendo finito le energie per combattere ancora con questa neve bella ma implacabile mi dirigo verso il bus che porta a Premeno ed Intra, da cui infine sempre in bus raggiungo la deserta e silenziosa Cannero (qual contrasto con l'attiva e vivace Intra!) , dove in attesa dell'ultimo battello per Luino passeggio sul lungolago udendo solo i miei felpati passi, le onde del lago e le campane in lontananza...
E dopo una una "dura battaglia" cosa desiderare di meglio se non un po' di sana magia?
Tourengänger:
Poncione

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