Cima Pianca (2245 m) - Poncione del Vènn (2477 m) - Poncione dei Laghetti (2445 m)
|
||||||||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Lavertectus est omnis divisa in partes tres, quarum una Pincasciae, alia Agri, tertia Carechii Vallis appellatur.
Queste parole di colore oscuro
vid' ïo scritte al sommo d'una porta;
per ch'io: «Maestro, il senso lor m'è duro».
Un’esegesi “trasversale”, “obliqua” e “contaminata” della terzina del Sommo Poeta può rendere “al sommo d'una porta” come “al limite estremo della Valle della Porta”, che è pur sempre quella che precede la Val Carecchio ed oltre la quale Porta prende le mosse il territorio di Lavertezzo e le sue valli.
Le parole di Cesare (piegate alla bisogna) danno invece lustro alla “magica triade valliva” sul cui filo di cresta si dipanano, a mio giudizio (e non solo…), molte delle più formidabili vette ticinesi.
Questa è l’ennesima riconferma che non è la quota (il famoso numerino…) a fare la bellezza della montagna: “l’adesione spirituale” ed altri elementi più oggettivi valgono molto di più!
Difatti basta addentrarsi alle spalle di Lavertezzo per avere ben chiaro questo quadro: tre valli - tre perle - e tra le innumerevoli possibilità che queste valli offrono, una cresta, quella odierna, che fa da spartiacque tra due di esse, Carecchio e Pincascia. La terza, la Val d’Agro, oggi rimane sullo sfondo, ma è pur sempre presente agli occhi del viandante.
Dopo i due rapporti che nel giro di mezza giornata sono comparsi in hikr ad oggetto “Poncione del Vènn” (quello di Jules e quello di
Varoza) non vorrei appesantire l’argomento, per cui riserverò qualche parola solo alle zone non toccate dai predetti rapporti.
Da Lavertezzo (piccolo parcheggio sulla strada di fondovalle prima di entrare in paese, in prossimità del cartello che indica, dopo un bel 180°, “Vogorno” come località successiva e “Gordola” a 11 km) via Rancone salgo ad Eus (itinerario visibile qui). Immerso nella nebbia prendo il sentiero (segnalato in bianco-blu) che sale in cresta e si dirige verso la Cima Pianca (2245 m), che raggiungo, dopo due elevazioni minori, dubbioso sul da farsi. Una lunga pausa contribuisce a chiarificarmi le idee: proseguirò, e per i panorami ci sarà un’altra occasione…!
La cresta che porta verso il Poncione del Vènn non presenta passaggi impegnativi, salvo qualche tratto leggermente aereo (ma forse la nebbia “azzera” la sensazione di vuoto…).
Il famoso muretto roccioso (subito dopo la Bocchetta del Vènn) che il Brenna dà come II+ è ormai, dopo la realizzazione della VAV, poco più di un I° (per capire come doveva essere ai tempi del Brenna rimango di qualche metro sulla sinistra, non usufruendo degli “aiutini”, ma le difficoltà sono comunque minime e l’esposizione pressoché nulla).
Per il resto una facile cresta, resa ancora meno problematica dalle ridondanti segnalazioni bianco-blu (con addirittura un’indicazione a vernice che indica il bivio tra la “Cima” e la “Borgna”). Ma, a parte queste quisquilie, il Vènn è il Vènn (visibile anche da Cannobio... non oggi, purtroppo…) e la sua vetta (2477 m) mi si offre sotto un raro raggio di sole che illumina “il valico più straordinario delle Alpi Ticinesi” (Brenna), la Bocchetta di Precastello, a Nord della cima.
Cospicua pausa e poi decido di seguire la cresta che porta verso il Poncione dei Laghetti (cresta SE). Il tutto si risolve in una lunga “Z”, nel senso che dopo un po’ di cresta incontro dei blocchi un po’ troppo complessi, quindi decido di scendere il pendio e raccordarmi con la VAV che corre verso la Sella. Sulla VAV faccio l’incontro del giorno con Varoza, che avevo conosciuto l’anno scorso sulla Cima di Cardèd quando ci salii insieme con
Jules. Si intavola una stimolante dissertazione sul mondo della montagna ticinese e dopo esserci dati appuntamento ad una prossima ascesa (sempre di questo tipo…) ci salutiamo, ed io raggiungo in breve prima la Sella (2367 m) e subito dopo la cima del Poncione dei Laghetti (2445 m).
Ulteriore lunga pausa (contrariamente al solito ambisco a tirar tardi, visto che le previsioni parlano di un netto miglioramento per il pomeriggio) con (purtroppo l’unica) birra di vetta. Poi mi ridirigo verso la Sella e proprio sulla cresta SE incontro una coppia di alpinisti stranieri (anglofoni, cosa rara da queste parti) composta da un ragazzo ed una ragazza, i cui occhi non si dimenticano tanto in fretta (più o meno del colore del cartello della VAV, ma più naturali e profondi).
Dalla Sella, senza problemi riguadagno la Bocchetta del Vènn e dopo alcuni passaggi su nevai (a 2300 m a luglio…) piombo sulla Capanna Cornavosa, dove c’è in corso (non ho fatto domande dirette, ma ne aveva tutta l’aria…) un qualche consesso SEV. Alle mie due domande, trovo il cenacolo sicuro sulla prima risposta (“se sia o meno percorribile il sentiero da Pincascia a Rancone sulla sinistra orografica del Ri di Pincascia”, risposta affermativa) ma molto dubbioso sulla seconda (“se il sentiero intravisto dalla cima del Poncione dei Laghetti che da Fornaa scende a Garèd raggiunga o meno Carecchio con percorso accettabilmente percorribile attraverso il bosco…”).
Se qualcuno ne sa di più, qualsiasi considerazione in merito è da ritenersi benvenuta… intanto mi è stata caldeggiata la VAV, “meno problematica della ricerca con il lanternino dei sentieri inghiottiti dal bosco”…
Come detto, da Cornavosa raggiungo Pincascia dove mi sposto al di là del fiume (un po’ di avventura e di “variazioni sul tema” non potranno che fare bene…).
Il sentiero, come da avvertimento del gruppo SEV, “non è così bello (ordinato) come quello sull’altro lato” ma è comunque interessante e, almeno per la parte boschiva, in perfetto stato. È solo nei tratti soleggiati che risulta un po’ inerbato, ma nulla di invalicabile. Raggiungo così Sambuco (847 m) con le sue tante cascine diroccate e, una, sorprendentemente, in via di ristrutturazione.
Subito dopo c’è l’unico passaggio ingannevole: un doppio ometto che invita a scendere verso il fiume. Scendo e trovo un filo a sbalzo che oltrepassa il fiume (presumibilmente ad uso di Cognera di Dentro) ma nessun passaggio verso Sud. Riprendo quota e tornato sulla retta via ignoro il successivo bivio in salita per Cürt, raggiungendo prima i due ruderi di Sprüia (733 m) e poi il ponte sul Ri di Carecchio che in breve mi conduce verso Rancone e successivamente a Lavertezzo.
Non importa se la nebbia si è frapposta tra me e queste splendide vette: già il solo fatto di esserci è una conferma che le affinità elettive esistono, anche con le montagne…
Tempi:
Lavertezzo – Cima Pianca: 4 ore e 15’
Cima Pianca – Poncione del Vènn: 1 ora
Poncione del Vènn – Poncione dei Laghetti: : 15’
P. dei Laghetti – Lavertezzo (via Cornavosa, Pincascia, Sambuco, Rancone): 4 ore e 45’

Kommentare (18)