Pizzo dei Foiòi (2628 m)
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In questa relazione non parlerò della storia di Giuseppe Zan Zanini e della Valle di Foiòi; lo hanno già fatto il Brenna, e poi Plinio Martini, Luigi Martini, Bruno Donati, Teresio Valsesia, Erminio Ferrari, Piergiorgio Baroni, insomma “il Gotha del bel scrivere di montagna”. Io mi limito all'altra angolazione, in un concatenarsi di ricorsi e rimandi, perché, come diceva Dante, “le cose tutte quante hanno ordine tra loro”... La salita dal Piano di Peccia è il primo anello di questa catena e si rifà direttamente all’ultima gita effettuata. La visuale mancata, il Pizzo Castello che per la seconda volta si nasconde, e il richiamo della faccia nascosta (la Valle di Foiòi, appunto) mi attirano inesorabilmente verso il Pizzo dei Foiòi.
Anche perché, dopo aver visto in che modo il Pizzo dei Foiòi si “affaccia” verso la Val Bavona (e dopo aver visto l’arrampicatore solitario in compagnia unicamente di quelle interminabili placche…), viene naturale affrontarlo dall’altro versante.
Parto dunque di buon ora da Piano di Peccia (1022 m) salendo a fianco della terz’ultima abitazione sulla strada alta (quella che si inoltra in paese). A quell’ora non c’è in giro nessuno, tuttavia ho come l’idea di essere passato su un terreno privato (ed inoltre la traccia è davvero debole). Al ritorno trovo un’ottima alternativa, scegliendo il sentiero di sinistra che porta proprio sulla continuazione della stradina nella quale ho trovato parcheggio, e sbuca dove la strada da asfaltata diventa sterrata (l’inizio del sentiero è segnalato con un cartello giallo con una croce nera). In caso di ripetizione, è fortemente raccomandata questa seconda alternativa.
Salgo dunque sulla debole traccia (il Brenna dice “in prossimità dell’ufficio postale”, ma penso che quell’ufficio sia stato soppresso da tempo): ben presto la traccia si fa consistente, impedendo di incorrere in errori. Qua e là vi sono dei segni di vernice blu (un cerchio con, all’interno, un punto, come se fosse il centro del bersaglio). Il sentiero passa poi a fianco di una bastionata rocciosa con alcuni tetti sporgenti e si inoltra nella Valle del Piatto Cröis, superando con due guadi i due riali che vanno a formare il Ri di Cröis. La zona è molto ombrosa e fresca (e al pomeriggio sarà un piacere transitarvi), salvo in prossimità dei guadi. Improvvisamente il bosco lascia spazio a tre cascine, quelle di Corte di Fondo (1624 m), dove, inspiegabilmente, trovo un paletto con l’indicazione dell’esistenza di una biforcazione a tre (nessuna indicazione di direzioni, ma cartelli nuovi di pacca: uno indica da dove sono venuto, uno la direzione che prenderò, verso SW, e l’ultimo indica un altro sentiero che si dirige verso N, verso quindi il Corte di Fondo di Sròdan). Qualcuno ha provveduto a tagliare l’erba sulla traccia che sale ripida verso il Cantonaccio, opera quanto mai meritoria, visto che ai fianchi del sentiero l’inerbamento è cospicuo. Quando il sentiero spiana, purtroppo termina anche il taglio, però procedo in ogni caso senza troppi problemi (una certa attenzione va comunque data, per non trovarsi fuori traccia). Procedo nuovamente al guado di 3, forse 4 ruscelli ed eccomi a fianco delle cascine di Piatto Cröis (1861 m), che lascio alla mia sinistra. Continuo sulla traccia ben visibile che si sposta verso NW e ben presto raggiungo le due cascine recentemente riattate di Pezze Grosse (2054 m).
Descrivo ora anche l’errore che ho commesso, con l’avvertenza che sia la tempistica che il dislivello sono stati “depurati” da questo errore (trattandosi di una prima hikriana trovo giusto attenermi a dei valori “oggettivi”, per quanto la mia velocità di marcia è pur sempre un valore “soggettivo”).
Siccome il Brenna afferma: “ci si porta, lungo la distesa detritica di Pezze Grosse, sotto la depressione 2604 m situata tra il Pizzo dei Foiòi ed il Pizzo Castello”, ho pensato bene di effettuare un’interpretazione “libera”, portandomi un po’ troppo verso la Cresta del Piatto, indotto in errore dalla cima 2409 della suddetta Cresta, che appare da qui ben più “corposa” di quello che scoprirò poi essere il vero Pizzo dei Foiòi (se uno non lo sa, fa fatica a scorgerlo dalle cascine di Pezze Grosse: da lì, la sua forma non è imponente e definita come appare invece dalla Val Bavona).
Salgo dunque con breve ma complessa arrampicata sulla Cresta del Piatto, aggiro una prima elevazione, entro in un facile canale erboso e mi porto sulla cresta. Qui mi accorgo che il Pizzo dei Foiòi è alla mia destra e non, come credevo, alla mia sinistra. Rifaccio il percorso opposto e percorro la pietraia in direzione NW, verso le placche che scendono dal Pizzo Castello. Ora mi trovo nella posizione corretta per affrontare l’ultima parte di salita.
L’errore ha significato un’ora e un quarto e almeno 100 m di dislivello (arrotondati per difetto) persi. Non importa, l’importante è che ora sento di essere sulla retta via.
Salgo a fianco delle placche del Pizzo Castello, entro in un facile canalino placcoso, al termine del quale comincia una ripida salita su di un pendio erboso. Questo pendio piega poi verso sinistra e, percorsolo tutto, mi ritrovo alla famosa bocchetta (quotata 2606 m) tra la parete S del Pizzo Castello e la N del Pizzo dei Foiòi.
Le difficoltà più importanti arrivano ora. Devo disarrampicare un bel blocco di roccia verticale di 4-5 metri (con buoni appigli); poi procedo sul filo di cresta in alcuni casi a cavalcioni (placche molto inclinate a sinistra e salto a destra) o a “quattro mani”. Arrivato più o meno a metà della cresta N, le difficoltà spariscono e sul filo, oppure appena sotto (sul lato della Val Bavona) giungo finalmente alla vetta, segnalata da una pietra appoggiata su un macigno. La cima appartenente alla Cresta del Piatto, dove mi trovavo qualche tempo prima, è considerevolmente più in basso, e si confonde con il resto della cresta. Contemplazione, foto, e rapida decisione di riguadagnare la bocchetta quotata 2604 per pranzare in comodo relax, dopo essermi lasciato alle spalle la cresta N che non è poi così facile come dice il Brenna. Anche se più in basso mi aspetta ancora il canalino placcoso, questo non rappresenta alcuna difficoltà, rispetto ai passaggi della cresta N. Quindi, che pranzo sia, innaffiato, per la prima volta in montagna, da una Weißbier.
Per il ritorno ripercorro tutto a ritroso e in un tempo relativamente breve rientro a Piano di Peccia.
Escursione fantastica, un po’ per gli “amanti del genere”, ma davvero ricca di scorci sublimi!
Tempo totale: 8 ore. Dettaglio:
Piano di Peccia – Pezze Grosse : 3 ore
[Salita/discesa alla Cresta del Piatto: 1 ora]
Pezze Grosse – Pizzo dei Foiòi: 2 ore
Pizzo dei Foiòi – Pezze Grosse: 1 ora e 15’
Pezze Grosse – Piano di Peccia: 1 ora e 45’

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