Torrione di Bettola 1578 in traversata Tranquillo-Lavattel
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E, dopo meno di un mese dal fattaccio, io e Samuele torniamo sulla scena del crimine. La protesi di Samuele intanto è stata rimessa a nuovo dall'immortale "Sciur" Badegnani.
Si parte alle prime luci da Bettola 213. Il gallo rompipalle dorme ancora stavolta.
Costeggiamo la ferrovia e come al solito risaliamo la bella mulattiera militare che arriva alla spianata di "Mot I Sass", e da qui in breve all'Alpe Corte 675. Ora il sentierino entra alto sul fianco del Vallone di Bettola, e a saliscendi arriva al suo affluente il Rio Piciocch nei pressi dell'Or Piciocch 760 m. Qui c'è l'unica acqua del giro. Si continua a salire nel Vallone di Bettola in direzione del Sautì. Qui alcuni massi voraci, inghiottono il gommino della stampella di Sam. Niente da fare non riusciamo a ricuperarlo, fortunatamente il nostro eroe ha il ricambio.
Poco prima del Balm del Giuvann, su un sasso c'è la sigla che ci dice di deviare a destra e risalire sul costone che divide le Valle di Bettola da quella del Piciocch ( sua affluente ), siamo vicinissimi al rudere del baitello di Casin. Seguendo la descrizione di
Atal risaliamo il costone, qualche passaggio su roccia. Cerco il cavo elettrico ma non si vede. Finchè lo vedo in cima a un ripidissimo pendio erboso che noi abbiamo evitato, e meno male. Infatti il cavo è ancorato a un alberello secco, se l'avessero attaccato a una roccia, probabilmente, avrebbero potuto usarlo anche i nostri pronipoti.
La risalita del costone è intuitiva, ci sono molti facili passaggi rocciosi. A un certo punto, da un ripido canale erboso, arrivano da destra dei bolli rossi ( ?? dove vanno, da dove arrivano ) e proseguono poi sul costone. Bene bene penso è segnata.
Male male invece, qualche cacciatore si è segnato il suo percorso personale, che come si vedrà non ha molto a che fare col nostro giro.
Infatti cerco di individuare il faggio isolato della relazione Atal. Mi sembra, forse, magari di riconoscerlo su una costa. Ma non è solo però. Ma i bolli rossi che salgono fanno gola, e saliamo ben al di sopra del faggio in questione, finchè arrivati contro parete i segni malandrini, sembrano portarci verso una cengia conto la roccia, ma spariscono del tutto.
Nel dubbio preferiamo perdere quota e puntare al faggio solitario, o per meglio dire a 2 ciuffi di faggio con vicino ( a monte ) una betulla.
Attraversato un canale, con passaggi erbosi delicati, in discesa arriviamo ai faggi. A fianco della vicina betulla, bisogna calare su terreno delicato in una successiva valletta ( forse è quella che scende dalla sella tra la 1520 e il Torrione di Bettola. Con un altra piccola risalita su terreno inconsistente, guadagniamo una costola erbosa. Risalendo questa costola e il facile canale sulla sua destra, guadagniamo velocemente quota ( compatibilmente con i nostri vecchi e stanchi piedi, che sono solo 3 ). Quando il canale si sdoppia, prendiamo il ramo di sinistra, nel senso di marcia, e arriviamo alla Bocchetta del Tranquillo 1450 m circa, aperta tra la bella Punta dal Piciocch (su OSMap ) 1505 e la Cima 1520. Alla bocchetta che sembra spianata dall'uomo c'è un acero di monte con una corda d'acciao incarnita nel suo legno, in qualche modo sembra stata usata anche essa per il disbosco della zona.
Ora risalendo verso nord un ripidissimo canalino erboso e poi roccioso, arriviamo appena sotto la Cima 1520, sono solo 20 m+, e li risalgo non senza difficoltà arrivando sulla sua vetta rocciosa. Ritornati ancora sotto , puntiamo al colletto sulla crest est del Bettola ( che scende con varie guglie sul fondo della Valgrande ). Da qui non resta che risalire il facile pendio erboso che porta al castello sommitale.
Cerchiamo di capire dove si sono svolte le mosse dei nostri predecessori. Ma le due o tre fessure testate non ci piacciono. Pochi appigli per le mani e poi bisognerà anche disarrampicarli.
Manca così poco e non è possibile non farcela. E dimentico pure di avere una corda per la discesa, avremmo potuto risalire il "zappello". Mentre io grufolavo come un cinghiale imbufalito sotto rocce, cercando di riordinare le idee. Samuele individuava uno sfuggente canaletto, tutto a destra. Riusciamo a salirlo con passaggi di 2° grado. Più sopra una roccia larga un metro esposta, da gattonarci sopra con cautela, e poi è fatta, in pochi minuti si sale in cima al Torrione 1578.
Al ritorno mettiamo la corda intorno a uno spigolo di roccia ( col rischio di perderla, non avendo il cordino, è stata difficile sfilarla dal basso ) per un minimo di sicurezza in disarrampicata.
Ritornati alla base del prato, ci buttiamo a nord nel ripido versante cespugliato, e su un rododendro trovo un cordino, scendiamo sperando di trovare una possibilità di traversare al Lavattel senza perdere troppa quota.
Cercando i passaggi più erbosi tra i cespugli nel ripido pendio, ma non si vede dove si possa traversare agevolmente, e alla fine ci tocca scendere nel canalone principale, umido e muschioso, e con ancora un resto nevoso da valanga. Finalmente appena sotto si può traversare a sinistra oltre lo sperone roccioso. Ma siamo a 1300 metri di quota. Sigh. Ben 110 m- sotto la bocchetta.
Fortunatamente la risalita anche se ripida è priva di difficoltà. Finalmente si arriva alla Bocchetta del Lavattel 1408, in terreno conosciuto, anche se non del tutto banale.
Infatti si risale a nord ( +20 m ) dopo aver aggirato a destra uno sperone roccioso, e costeggiando verso sinistra sotto le pareti del Pizzo Tre Croci, si entra nel versante ossolano. Si passa su una cengia, in parte rinforzata da un muretto antropico. E si arriva a una prima frana, poi dopo un tratto nel bosco a una frana più recente e ancora attiva. Dopo questa si scende in breve al bivio di Asaa 1300 m, qui se si ha tempo, andando in direzione opposta e cioè verso il Sautì, c'è il Funtanin con l'acqua.
Ma noi essendo in "Zeitnot", giù a sinistra e attraversato il canalone con catene, arriviamo alla balma dove si chiude l'anello, molte ore dopo.
Giù all'Or Piciocch ci sarà il provvidenziale rifornimento di acqua. Il resto è tutto al buio ed è storia nota : dopo il traverso, giù per la strada Cadorna fino a Bettola.
Ovviamente conoscendo il percorso avremmo potuto magari risparmiare un paio di ore.
E i normodotati e giovani, anche 5 oppure 6 ore in meno, ma noi siamo contenti lo stesso.
Arrivati all'auto, guardo le notizie sul telefono e tac, su Ossolanews si parla del Torrione di Bettola. Eh la malora pensavo, parlano già di noi.
Ma va là, era la famosa guida alpina Fabrizio Manoni che aveva appena scalato la inviolata parete ovest del Bettola appena pochi giorni prima, 300 metri verticali.
Abbiamo rischiato di trovarli in cima.
Si parte alle prime luci da Bettola 213. Il gallo rompipalle dorme ancora stavolta.
Costeggiamo la ferrovia e come al solito risaliamo la bella mulattiera militare che arriva alla spianata di "Mot I Sass", e da qui in breve all'Alpe Corte 675. Ora il sentierino entra alto sul fianco del Vallone di Bettola, e a saliscendi arriva al suo affluente il Rio Piciocch nei pressi dell'Or Piciocch 760 m. Qui c'è l'unica acqua del giro. Si continua a salire nel Vallone di Bettola in direzione del Sautì. Qui alcuni massi voraci, inghiottono il gommino della stampella di Sam. Niente da fare non riusciamo a ricuperarlo, fortunatamente il nostro eroe ha il ricambio.
Poco prima del Balm del Giuvann, su un sasso c'è la sigla che ci dice di deviare a destra e risalire sul costone che divide le Valle di Bettola da quella del Piciocch ( sua affluente ), siamo vicinissimi al rudere del baitello di Casin. Seguendo la descrizione di

La risalita del costone è intuitiva, ci sono molti facili passaggi rocciosi. A un certo punto, da un ripido canale erboso, arrivano da destra dei bolli rossi ( ?? dove vanno, da dove arrivano ) e proseguono poi sul costone. Bene bene penso è segnata.
Male male invece, qualche cacciatore si è segnato il suo percorso personale, che come si vedrà non ha molto a che fare col nostro giro.
Infatti cerco di individuare il faggio isolato della relazione Atal. Mi sembra, forse, magari di riconoscerlo su una costa. Ma non è solo però. Ma i bolli rossi che salgono fanno gola, e saliamo ben al di sopra del faggio in questione, finchè arrivati contro parete i segni malandrini, sembrano portarci verso una cengia conto la roccia, ma spariscono del tutto.
Nel dubbio preferiamo perdere quota e puntare al faggio solitario, o per meglio dire a 2 ciuffi di faggio con vicino ( a monte ) una betulla.
Attraversato un canale, con passaggi erbosi delicati, in discesa arriviamo ai faggi. A fianco della vicina betulla, bisogna calare su terreno delicato in una successiva valletta ( forse è quella che scende dalla sella tra la 1520 e il Torrione di Bettola. Con un altra piccola risalita su terreno inconsistente, guadagniamo una costola erbosa. Risalendo questa costola e il facile canale sulla sua destra, guadagniamo velocemente quota ( compatibilmente con i nostri vecchi e stanchi piedi, che sono solo 3 ). Quando il canale si sdoppia, prendiamo il ramo di sinistra, nel senso di marcia, e arriviamo alla Bocchetta del Tranquillo 1450 m circa, aperta tra la bella Punta dal Piciocch (su OSMap ) 1505 e la Cima 1520. Alla bocchetta che sembra spianata dall'uomo c'è un acero di monte con una corda d'acciao incarnita nel suo legno, in qualche modo sembra stata usata anche essa per il disbosco della zona.
Ora risalendo verso nord un ripidissimo canalino erboso e poi roccioso, arriviamo appena sotto la Cima 1520, sono solo 20 m+, e li risalgo non senza difficoltà arrivando sulla sua vetta rocciosa. Ritornati ancora sotto , puntiamo al colletto sulla crest est del Bettola ( che scende con varie guglie sul fondo della Valgrande ). Da qui non resta che risalire il facile pendio erboso che porta al castello sommitale.
Cerchiamo di capire dove si sono svolte le mosse dei nostri predecessori. Ma le due o tre fessure testate non ci piacciono. Pochi appigli per le mani e poi bisognerà anche disarrampicarli.
Manca così poco e non è possibile non farcela. E dimentico pure di avere una corda per la discesa, avremmo potuto risalire il "zappello". Mentre io grufolavo come un cinghiale imbufalito sotto rocce, cercando di riordinare le idee. Samuele individuava uno sfuggente canaletto, tutto a destra. Riusciamo a salirlo con passaggi di 2° grado. Più sopra una roccia larga un metro esposta, da gattonarci sopra con cautela, e poi è fatta, in pochi minuti si sale in cima al Torrione 1578.
Al ritorno mettiamo la corda intorno a uno spigolo di roccia ( col rischio di perderla, non avendo il cordino, è stata difficile sfilarla dal basso ) per un minimo di sicurezza in disarrampicata.
Ritornati alla base del prato, ci buttiamo a nord nel ripido versante cespugliato, e su un rododendro trovo un cordino, scendiamo sperando di trovare una possibilità di traversare al Lavattel senza perdere troppa quota.
Cercando i passaggi più erbosi tra i cespugli nel ripido pendio, ma non si vede dove si possa traversare agevolmente, e alla fine ci tocca scendere nel canalone principale, umido e muschioso, e con ancora un resto nevoso da valanga. Finalmente appena sotto si può traversare a sinistra oltre lo sperone roccioso. Ma siamo a 1300 metri di quota. Sigh. Ben 110 m- sotto la bocchetta.
Fortunatamente la risalita anche se ripida è priva di difficoltà. Finalmente si arriva alla Bocchetta del Lavattel 1408, in terreno conosciuto, anche se non del tutto banale.
Infatti si risale a nord ( +20 m ) dopo aver aggirato a destra uno sperone roccioso, e costeggiando verso sinistra sotto le pareti del Pizzo Tre Croci, si entra nel versante ossolano. Si passa su una cengia, in parte rinforzata da un muretto antropico. E si arriva a una prima frana, poi dopo un tratto nel bosco a una frana più recente e ancora attiva. Dopo questa si scende in breve al bivio di Asaa 1300 m, qui se si ha tempo, andando in direzione opposta e cioè verso il Sautì, c'è il Funtanin con l'acqua.
Ma noi essendo in "Zeitnot", giù a sinistra e attraversato il canalone con catene, arriviamo alla balma dove si chiude l'anello, molte ore dopo.
Giù all'Or Piciocch ci sarà il provvidenziale rifornimento di acqua. Il resto è tutto al buio ed è storia nota : dopo il traverso, giù per la strada Cadorna fino a Bettola.
Ovviamente conoscendo il percorso avremmo potuto magari risparmiare un paio di ore.
E i normodotati e giovani, anche 5 oppure 6 ore in meno, ma noi siamo contenti lo stesso.
Arrivati all'auto, guardo le notizie sul telefono e tac, su Ossolanews si parla del Torrione di Bettola. Eh la malora pensavo, parlano già di noi.
Ma va là, era la famosa guida alpina Fabrizio Manoni che aveva appena scalato la inviolata parete ovest del Bettola appena pochi giorni prima, 300 metri verticali.
Abbiamo rischiato di trovarli in cima.
Tourengänger:
Antonio59 !,
Sam61


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