Corni di Nibbio - la Punta Tre Croci si nega
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Ritorno ai Corni di Nibbio in Bassa Ossola.
L'idea era di salire l'ultima vetta rimasta in questa zona.
Il percorso ricalca per il novanta per cento quello delle vette vicine.
D'altronde in un ambiente così ostile bisogna sfruttare, il più possibile l'unica via marcata per l'avvicinamento.
Ma i calcoli si sono rivelati errati, per via delle abbondanti nevicate in quota, a differenza dell'anno precedente.
Da Bettola 213 m, si percorre una traccia a lato della ferrovia, e dopo il lavatoio, si percorre una maestosa via militare con imponenti muraglioni.
Subito a quota 350 m circa il primo ostacolo.
In un punto franato dove è posata una catena, quest'anno c'è una cascata di acqua, e non si può evitare di tenersi alla catena, che è radente all'acqua.
Risultato lavaggio completo della parte destra e anche la gamba sinistra, compreso i capelli. Oltretutto siamo nel versante ovest di buon mattino, che vuol dire senza sole per qualche ora.
Ben rinfrescati, completiamo la risalita della storica via militare, arrivando all'Alpe Corte 655 m.
Quindi a saliscendi con traccia anche esposta si entra nel Vallone di Bettola.
Arrivati all'Or Piccioch, dove una scritta indica di risalire a cercare acqua, ma non ce n'è bisogno, quest'anno il "liquido vitale" arriva direttamente sulla nostra via.
Quindi ancora in salita si passa dal Balm dul Giuvann, e si va ad attraversare l'orrido vallone che discende dalla Bocchetta del Lavattel, poco oltre si attraversa un canalone attrezzato, a mio parere molto pericoloso in caso di pioggia, perchè alla sua sommità vi sono le due grandi frane per la bocchetta ( del Lavattel ).
Quindi si risale il ripido pendio che ci porta al promontorio panoramico di Asaa 1300 m ( bivio Lavattel-Sautì ).
Noi a sinistra e in breve siamo al Funtanin ( ultima acqua ), qui ci destreggiamo a creare un passaggio nel residuo di valanga, e dapprima la stampella di Sam funziona meglio di un ascia, poi arrivato oltre, trovo, una bella pietra con cui creare una trincea più ampia.
Passiamo dal rudere e dal balmo dell'alpe Sautì 1435. Qui la traccia traversa in salita verso est, per rimontare fino al crinale spartiacque con la Valgrande: è il Passo Sautì 1600 m circa. Il passo non è il punto più basso.
Ora subito si capisce che la salita non è cosa semplice, il lato migliore sembra quello cespuglioso rivolto verso la Valgrande, purtroppo ancora molto innevato. Vediamo nel tratto finale della salita delle tracce nella neve, ma purtroppo erano di camosci.
Dal Passo Sautì scendiamo verso sud al punto più basso della cresta. Qui si prova a risalire un testone roccioso, ma oltre vi è un salto fino alla selletta successiva. Tornati indietro, si prova a discendere sul lato ossolano, ma dopo un traverso in discesa si arriva sull'orlo di un ripido canale erboso al cui culmine c'è la selletta di prima, ma per prendere questo canale c'è anche qui un saltino.
Si risale ancora e proviamo la discesa dal lato Valgrande, subito troviamo una spessa lingua di neve, alta e marcia. Scavata una traccia riusciamo a oltrepassarla, ma purtroppo sull'altro lato si vedono delle risalite su neve di 50 gradi, con sotto sicuramente cespugli. Meglio tornare indietro.
Comunque bisogna dire che la traccia presente sulle carte a base Open Street Map non esiste.
Sulla via del ritorno, ovviamente ci siamo lavati per bene ancora un altra volta, al passaggio sulla strada militare.
La discesa avverrà per la via di salita.
Avvistate 2 vipere, 1 arvicola, 1000 lucertole, 3 zecche e 1 camoscio già in paese. Da declassare a semplice capra domestica, vista la quota dell'avvistamento.
L'idea era di salire l'ultima vetta rimasta in questa zona.
Il percorso ricalca per il novanta per cento quello delle vette vicine.
D'altronde in un ambiente così ostile bisogna sfruttare, il più possibile l'unica via marcata per l'avvicinamento.
Ma i calcoli si sono rivelati errati, per via delle abbondanti nevicate in quota, a differenza dell'anno precedente.
Da Bettola 213 m, si percorre una traccia a lato della ferrovia, e dopo il lavatoio, si percorre una maestosa via militare con imponenti muraglioni.
Subito a quota 350 m circa il primo ostacolo.
In un punto franato dove è posata una catena, quest'anno c'è una cascata di acqua, e non si può evitare di tenersi alla catena, che è radente all'acqua.
Risultato lavaggio completo della parte destra e anche la gamba sinistra, compreso i capelli. Oltretutto siamo nel versante ovest di buon mattino, che vuol dire senza sole per qualche ora.
Ben rinfrescati, completiamo la risalita della storica via militare, arrivando all'Alpe Corte 655 m.
Quindi a saliscendi con traccia anche esposta si entra nel Vallone di Bettola.
Arrivati all'Or Piccioch, dove una scritta indica di risalire a cercare acqua, ma non ce n'è bisogno, quest'anno il "liquido vitale" arriva direttamente sulla nostra via.
Quindi ancora in salita si passa dal Balm dul Giuvann, e si va ad attraversare l'orrido vallone che discende dalla Bocchetta del Lavattel, poco oltre si attraversa un canalone attrezzato, a mio parere molto pericoloso in caso di pioggia, perchè alla sua sommità vi sono le due grandi frane per la bocchetta ( del Lavattel ).
Quindi si risale il ripido pendio che ci porta al promontorio panoramico di Asaa 1300 m ( bivio Lavattel-Sautì ).
Noi a sinistra e in breve siamo al Funtanin ( ultima acqua ), qui ci destreggiamo a creare un passaggio nel residuo di valanga, e dapprima la stampella di Sam funziona meglio di un ascia, poi arrivato oltre, trovo, una bella pietra con cui creare una trincea più ampia.
Passiamo dal rudere e dal balmo dell'alpe Sautì 1435. Qui la traccia traversa in salita verso est, per rimontare fino al crinale spartiacque con la Valgrande: è il Passo Sautì 1600 m circa. Il passo non è il punto più basso.
Ora subito si capisce che la salita non è cosa semplice, il lato migliore sembra quello cespuglioso rivolto verso la Valgrande, purtroppo ancora molto innevato. Vediamo nel tratto finale della salita delle tracce nella neve, ma purtroppo erano di camosci.
Dal Passo Sautì scendiamo verso sud al punto più basso della cresta. Qui si prova a risalire un testone roccioso, ma oltre vi è un salto fino alla selletta successiva. Tornati indietro, si prova a discendere sul lato ossolano, ma dopo un traverso in discesa si arriva sull'orlo di un ripido canale erboso al cui culmine c'è la selletta di prima, ma per prendere questo canale c'è anche qui un saltino.
Si risale ancora e proviamo la discesa dal lato Valgrande, subito troviamo una spessa lingua di neve, alta e marcia. Scavata una traccia riusciamo a oltrepassarla, ma purtroppo sull'altro lato si vedono delle risalite su neve di 50 gradi, con sotto sicuramente cespugli. Meglio tornare indietro.
Comunque bisogna dire che la traccia presente sulle carte a base Open Street Map non esiste.
Sulla via del ritorno, ovviamente ci siamo lavati per bene ancora un altra volta, al passaggio sulla strada militare.
La discesa avverrà per la via di salita.
Avvistate 2 vipere, 1 arvicola, 1000 lucertole, 3 zecche e 1 camoscio già in paese. Da declassare a semplice capra domestica, vista la quota dell'avvistamento.
Tourengänger:
Antonio59 !,
Sam61


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Kommentare (2)