Torrione di Bettola - Valgrande
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Il Torrione di Bettola, magnifica montagna tra Valgrande e Bassa Ossola, era un sogno nel cassetto da molto tempo ed è giunto finalmente il momento di realizzarlo con un itinerario in traversata dalla Bocchetta del Tranquillo alla Bocchetta di Lavattel.
Per l'occasione la compagnia è più numerosa del solito: oltre a Ferruccio, Felice, conosciuto per caso proprio nel vallone di Bettola durante un sopralluogo effettuato pochi giorni prima, e gli amici Marco e Primo.
Il percorso è impegnativo per l'orientamento, l'assenza di sentieri e per l'ambiente impervio che non concede errori o distrazioni.
Attrezzatura utilizzata: corda, imbrago e discensore.
Percorso di salita
Da Bettola, frazione del comune di Mergozzo, si prende il sentiero A48 (indicazioni tra un fondo privato e la ferrovia). Il sentiero sfrutta inizialmente un tratto della Linea Cadorna, splendido manufatto purtroppo danneggiato in molti punti da frane e cedimenti e assediato a tratti da una vegetazione invadente. I tratti più compromessi sono stati messi recentemente in sicurezza da Daniele Barbaglia e altri generosi volontari, senza i quali lo storico collegamento con Orfalecchio via Sautì sarebbe un sentiero perduto.
Dopo il termine della Linea Cadorna, il sentiero supera i ruderi dell'Alpe Corte, con il caratteristico balmo, ed entra nel ramo di sinistra (idrografica) del Vallone del Bettola con alcuni passaggi esposti, prima di raggiungere il greto sassoso nei pressi dell'Or Piciocch, l'unico punto del percorso dove si può fare scorta di acqua.
Il sentiero rimonta la dorsale che divide in due rami il Vallone di Bettola e noi qui lo abbandoniamo per risalire direttamente la crestina. Fino qui poco più di 1 ora.
Dopo un primo tratto facile, si incontra una placca attrezzata con un sottile cavetto metallico, in verità piuttosto sfuggente e di cui si può anche fare a meno perché ci sono comunque appigli e appoggi (I grado).
In breve si arriva alla locia d'la bola, ovvero la loccia della betulla, una bella placconata di roccia scura (II grado).
Superato questo tratto, dove per maggiore sicurezza ci leghiamo, si sale con minori difficoltà la ripida dorsale fino ad una caratteristica lama di roccia, oltre la quale il percorso diviene "camminabile". Si arriva così alla quota del Casin, il rudere sulla dorsale immediatamente a Est (circa 1100 m), nel punto in cui arriva anche il sentiero dal versante ovest (bollo giallo su una pianta).
Seguendo il sentiero in questione si possono evitare tutti i passaggi su roccia appena descritti. Per i dettagli su questo percorso alternativo più facile, si veda la mia relazione sul Casin.
Lasciando il Casin sulla destra, si prosegue sulla dorsale principale, sempre ripida ma facile, fino ad un risalto roccioso che si aggira sulla sinistra su terreno erboso ripido, dove l'ascesa è facilitata da un cavo da elettricista, lascito di un cacciatore. I successivi tratti rocciosi possono essere saliti direttamente senza difficoltà eccessive (II) oppure, come in quest'occasione, aggirati sulla destra seguendo tracce di animali, alternando traversi su erba ripida e facili roccette (I). Si giunge così ad un colletto a circa 1300 m di quota, alla base della parete sud del Torrione di Bettola. Da qui si traversa a Est verso il canale che scende dalla Bocchetta del Tranquillo, puntando dapprima ad un grande faggio isolato. Dal faggio, si attraversa ancora fino alla nervatura successiva, da cui ci sia cala nel ripido bosco (doppia da 30 m) e si supera il canale che scende tra il Torrione di Bettola e la quota 1520, al di sopra di un salto. Con un traverso delicato (terreno ripido e infido) si guadagna la costa successiva, da cui ci si immette nel canale principale, che si risale su terreno ripido ma facile sotto le pareti verticali della quota 1505, imboccando da ultimo il ramo di destra (idrografica). Arriviamo così alla Bocchetta del Tranquillo, il valico tra le cime senza nome quotate 1505 e 1520 m.
La bocchetta, mai percorsa da un sentiero, prende il nome da Tranquillo Scesa, un boscaiolo che aveva una teleferica a gravità nel sottostante vallone, nell'epoca antecedente l'avvento delle grandi teleferiche a motore.
Dalla Bocchetta del Tranquillo si sale una sorta di canalino con erba sulla sinistra (Nord) e quindi si procede in un camino tra le rocce. Giunti poco sotto la cresta sommitale della quota 1520, si traversa a destra nell'erba sul versante della Valgrande puntando ad un colletto. Su tracce di animali si continua nella traversata fino ad arrivare al punto in cui si stacca una cresta secondaria che si allunga verso la Valgrande con una successione di denti rocciosi. Qui si volge a sinistra verso il castello sommitale, che si vince superando un primo gradone da sinistra a destra, con l'aiuto di un buon appiglio (passaggio di II), per poi salire con minori difficoltà alla facile e breve cresta e guadagnare così la vetta del Torrione di Bettola.
Tempo impiegato: circa 5 ore
Percorso di discesa
Per arrivare alla Bocchetta di Lavattel ci sono due possibilità:
1 l'opzione più "semplice" consiste nel ritornare al punto in cui si stacca la cresta che si dirige verso la Valgrande e quindi traversare alla Bocchetta di Lavattel su tracce di animali.
2 in alternativa, come in questa occasione, si può scendere dalla cima nell'impluvio rivolto a NNE fino ad affacciarsi su un ripido pendio di erba e rocce dove ci si può calare in doppia su un alberello giuntando due corde da 30 metri ciascuna. La calata è seguita da un tratto in discesa sempre su terreno ripido, un'altra calata in doppia (con 1 corda da 30 metri), prima di un delicato ed esposto traverso su erba che permette di raggiungere la Bocchetta di Lavattel, bocchetta che prende il nome dalla ditta Lavatelli, proprietaria di una grande teleferica a motore che portava il legname fuori dalla Valgrande proprio attraverso il valico (anni '30 del secolo scorso).
Dalla Bocchetta di Lavattel, si passa a destra della parete con i muretti che delimitavano un piccolo riparo e si sale quindi per circa 20 metri dislivello verso il Pizzo delle Tre Croci. Si segue quindi una panoramica cengia sul versante Ossolano e ci si abbassa in un intaglio. Con cautela si scende un ripido pendio di rocce denudate su cui si è abbattuta una prima frana, si attraversa una zona boscosa e quindi ci si abbassa ancora in un pendio terroso su cui è caduta una seconda frana, la più recente. Il sentiero prosegue con un traverso nel bosco e, con un paio di svolte, arriva al poggio degli Asaa. Da qui in avanti non rimane che seguire l'ardito sentiero fino a ritornare all'Or Piciocch dove l'anello si chiude.
Tempo per il ritorno: circa 4 ore.
Per l'occasione la compagnia è più numerosa del solito: oltre a Ferruccio, Felice, conosciuto per caso proprio nel vallone di Bettola durante un sopralluogo effettuato pochi giorni prima, e gli amici Marco e Primo.
Il percorso è impegnativo per l'orientamento, l'assenza di sentieri e per l'ambiente impervio che non concede errori o distrazioni.
Attrezzatura utilizzata: corda, imbrago e discensore.
Percorso di salita
Da Bettola, frazione del comune di Mergozzo, si prende il sentiero A48 (indicazioni tra un fondo privato e la ferrovia). Il sentiero sfrutta inizialmente un tratto della Linea Cadorna, splendido manufatto purtroppo danneggiato in molti punti da frane e cedimenti e assediato a tratti da una vegetazione invadente. I tratti più compromessi sono stati messi recentemente in sicurezza da Daniele Barbaglia e altri generosi volontari, senza i quali lo storico collegamento con Orfalecchio via Sautì sarebbe un sentiero perduto.
Dopo il termine della Linea Cadorna, il sentiero supera i ruderi dell'Alpe Corte, con il caratteristico balmo, ed entra nel ramo di sinistra (idrografica) del Vallone del Bettola con alcuni passaggi esposti, prima di raggiungere il greto sassoso nei pressi dell'Or Piciocch, l'unico punto del percorso dove si può fare scorta di acqua.
Il sentiero rimonta la dorsale che divide in due rami il Vallone di Bettola e noi qui lo abbandoniamo per risalire direttamente la crestina. Fino qui poco più di 1 ora.
Dopo un primo tratto facile, si incontra una placca attrezzata con un sottile cavetto metallico, in verità piuttosto sfuggente e di cui si può anche fare a meno perché ci sono comunque appigli e appoggi (I grado).
In breve si arriva alla locia d'la bola, ovvero la loccia della betulla, una bella placconata di roccia scura (II grado).
Superato questo tratto, dove per maggiore sicurezza ci leghiamo, si sale con minori difficoltà la ripida dorsale fino ad una caratteristica lama di roccia, oltre la quale il percorso diviene "camminabile". Si arriva così alla quota del Casin, il rudere sulla dorsale immediatamente a Est (circa 1100 m), nel punto in cui arriva anche il sentiero dal versante ovest (bollo giallo su una pianta).
Seguendo il sentiero in questione si possono evitare tutti i passaggi su roccia appena descritti. Per i dettagli su questo percorso alternativo più facile, si veda la mia relazione sul Casin.
Lasciando il Casin sulla destra, si prosegue sulla dorsale principale, sempre ripida ma facile, fino ad un risalto roccioso che si aggira sulla sinistra su terreno erboso ripido, dove l'ascesa è facilitata da un cavo da elettricista, lascito di un cacciatore. I successivi tratti rocciosi possono essere saliti direttamente senza difficoltà eccessive (II) oppure, come in quest'occasione, aggirati sulla destra seguendo tracce di animali, alternando traversi su erba ripida e facili roccette (I). Si giunge così ad un colletto a circa 1300 m di quota, alla base della parete sud del Torrione di Bettola. Da qui si traversa a Est verso il canale che scende dalla Bocchetta del Tranquillo, puntando dapprima ad un grande faggio isolato. Dal faggio, si attraversa ancora fino alla nervatura successiva, da cui ci sia cala nel ripido bosco (doppia da 30 m) e si supera il canale che scende tra il Torrione di Bettola e la quota 1520, al di sopra di un salto. Con un traverso delicato (terreno ripido e infido) si guadagna la costa successiva, da cui ci si immette nel canale principale, che si risale su terreno ripido ma facile sotto le pareti verticali della quota 1505, imboccando da ultimo il ramo di destra (idrografica). Arriviamo così alla Bocchetta del Tranquillo, il valico tra le cime senza nome quotate 1505 e 1520 m.
La bocchetta, mai percorsa da un sentiero, prende il nome da Tranquillo Scesa, un boscaiolo che aveva una teleferica a gravità nel sottostante vallone, nell'epoca antecedente l'avvento delle grandi teleferiche a motore.
Dalla Bocchetta del Tranquillo si sale una sorta di canalino con erba sulla sinistra (Nord) e quindi si procede in un camino tra le rocce. Giunti poco sotto la cresta sommitale della quota 1520, si traversa a destra nell'erba sul versante della Valgrande puntando ad un colletto. Su tracce di animali si continua nella traversata fino ad arrivare al punto in cui si stacca una cresta secondaria che si allunga verso la Valgrande con una successione di denti rocciosi. Qui si volge a sinistra verso il castello sommitale, che si vince superando un primo gradone da sinistra a destra, con l'aiuto di un buon appiglio (passaggio di II), per poi salire con minori difficoltà alla facile e breve cresta e guadagnare così la vetta del Torrione di Bettola.
Tempo impiegato: circa 5 ore
Percorso di discesa
Per arrivare alla Bocchetta di Lavattel ci sono due possibilità:
1 l'opzione più "semplice" consiste nel ritornare al punto in cui si stacca la cresta che si dirige verso la Valgrande e quindi traversare alla Bocchetta di Lavattel su tracce di animali.
2 in alternativa, come in questa occasione, si può scendere dalla cima nell'impluvio rivolto a NNE fino ad affacciarsi su un ripido pendio di erba e rocce dove ci si può calare in doppia su un alberello giuntando due corde da 30 metri ciascuna. La calata è seguita da un tratto in discesa sempre su terreno ripido, un'altra calata in doppia (con 1 corda da 30 metri), prima di un delicato ed esposto traverso su erba che permette di raggiungere la Bocchetta di Lavattel, bocchetta che prende il nome dalla ditta Lavatelli, proprietaria di una grande teleferica a motore che portava il legname fuori dalla Valgrande proprio attraverso il valico (anni '30 del secolo scorso).
Dalla Bocchetta di Lavattel, si passa a destra della parete con i muretti che delimitavano un piccolo riparo e si sale quindi per circa 20 metri dislivello verso il Pizzo delle Tre Croci. Si segue quindi una panoramica cengia sul versante Ossolano e ci si abbassa in un intaglio. Con cautela si scende un ripido pendio di rocce denudate su cui si è abbattuta una prima frana, si attraversa una zona boscosa e quindi ci si abbassa ancora in un pendio terroso su cui è caduta una seconda frana, la più recente. Il sentiero prosegue con un traverso nel bosco e, con un paio di svolte, arriva al poggio degli Asaa. Da qui in avanti non rimane che seguire l'ardito sentiero fino a ritornare all'Or Piciocch dove l'anello si chiude.
Tempo per il ritorno: circa 4 ore.
Tourengänger:
atal

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