4 x 3000 (dal Vogelberg 3218 allo Stabi 3136) in un colpo da Hinterrhein
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Pregiatissimo tour realizzato con mio fratello
jair.
Itinerario al limite per le ciaspole. Prima concatenazione di 4 Tremila in giornata per me (e in inverno la prima di almeno 3).
La regione è incantevole ma l'avvicinamento molto lungo.
A casa avevo calcolato 11 ore in totale per raggiungere la quarta vetta. Noi impiegheremo 10 ore e 49 min.
In breve
Da Hinterrhein abbiamo risalito la valle del Reno fino al Paradiesgletscher. Quindi abbiamo toccato 4 cime: Vogelberg 3218 m, Rheinquellhorn (3200 m), Puntone dei Fraciòn (3202 m) e Piz de Stabi (3136 m). Infine siamo scesi dallo Zapportpass lungo lo Zapportgletscher fin giù ad Hinterrhein.
Video
[/drive.google.com/file/d/1YhZdfBm8tjJXjwO6NAaxUh_y2N7xQEG8/v...]
Avvicinamento
Sveglia di quelle che capitano poche volte: all' 01.00
Alle 02.00 dobbiamo incontrare a Bellinzona il mio amico Enea: lo chiamo alla 01.55 e dai fruscii capisco che si è appena svegliato a casa sua, in Valle Maggia. Ci raggiungerà.
Poco prima delle 03.00 siamo ad Hinterrhein: ci introduciamo nella zona militare. È pieno di divieti di transito e di sosta. Non sapendo il tedesco (il giorno prima) sono riuscito soltanto a chiedere se è possibile svolgere un'escursione e mi è stato confermato che è possibile in quanto le esercitazioni sono sospese per alcuni giorni. Tuttavia non ho saputo chiedere dove parcheggiare. Ci siamo presi qualche rischio entrando, ero in ansia di non ritrovare la mia macchina al ritorno.
Non siamo arrivati lontani, la strada scelta risulta presto innevata, dobbiamo lasciare l'auto e proseguire a piedi fino alla caserma. Qui scopriamo che c'è un'altra strada libera dalla neve sebbene ricoperta di lastroni di ghiaccio.
Sono passate le 03.00 e stiamo camminando in una piccola tormenta di neve con il cielo stellato (avvezione orientale di aria continentale molto fredda). Enea arriva presto (non oso immaginare come abbia fatto in così poco tempo) e con gli sci ci raggiunge prima di affrontare la gola presso Zapportafel.
Procediamo a buon ritmo nella lunga vallata, dapprima su strada, poi su sentiero al buio seguendo una flebile traccia skialper.
Il Reno va più volte attraversato su ponti di neve. Ad un certo punto, dopo almeno 5 km, la valle si stringe e diventa una gola. Dobbiamo iniziare a prendere quota. Sulla sinistra (a sud) risaliamo un pendio innevato e eseguiamo un delicato traverso su pendenza accentuata (Zapportstafel)
In seguito guadagniamo ulteriore quota su un terreno assai più agevole e ci avviciniamo alla Zapporthütte senza però raggiungerla.
L'accesso alla Capanna implica di attraversare il Reno. Noi ci ritroviamo sul versante sbagliato e più avanti. Non avrebbe senso tornare e deviare per prendersi una pausa in Capanna. Ci prendiamo la prima pausa poco prima delle 07.00 in una situazione assai glaciale pre-alba.
Enea non sta bene e ci lascia: lui va alla Zapporthütte a riposare. Dormirà e si riscalderà.
Noi proseguiamo verso il Paradiesgletscher nella direzione del Rheinwaldhorn. Quando siamo quasi ai piedi dell'Adula inizia la nostra ascesa sulle cime di giornata.
Ore 07.00 - Ci si presenta sua maestà l'Adula

Vogelberg (3218 m)
Osserviamo i rilievi e decidiamo di aggirare il Gemschchanszla (2962m) ad est per prendere la cresta NW del Vogelberg valutata facile da Brenna.
Gradualmente ci alziamo di quota su neve a tratti gelata. Non ci sono difficoltà particolari. A quota 2800 m facciamo una breve pausa in quanto nella precedente siamo congelati. Ma anche qui non ci va meglio. In pochissimo tempo ci raffreddiamo al punto di avere forti dolori alle mani.
Aggirato il Gemschchanszla siamo sulla cresta, ampia ma battuta dal vento. Puntiamo dritti alla vetta e nell'ultimo centinaio di metri ci spostiamo a destra tramite un traverso. Ci ritroviamo sotto la vetta di pochi metri ad ovest della stessa. Pochi passi sulla neve e siamo in cima. Ora il sole ci riscalda un po'. Ci si presenta davanti l'ambizioso itinerario che siamo intenzionati di mantenere.
In vetta ci auto-celebriamo, facciamo le foto di rito e cambiamo assetto: per la traversata ci leghiamo e mettiamo i ramponi.
Vogelberg 3218 m e cresta di collegamento al Rheinquellhorn 3200 m

Rheinquellhorn (3200 m) e discesa verso lo Zapportpass (3045 m)
Sono circa le 10.30 (7 ore abbondanti fin qui).
Tra noi e la prossima vetta c'è la cima senza nome quotata 3211 m.
Il tratto più difficile è la discesa dalla cima del Vogelberg: ci sono alcuni passaggi da disarrampicare, in generale piuttosto esposto.
In seguito si sale facilmente alla cima 3211 m.
Proseguiamo in cresta fino al Rheinquellhorn.
Questa traversata è veloce e spettacolare: ma per poterla svolgere ce ne vuole di tempo e di voglia cari miei.
Lasciamo il Rheinquellhorn alle nostre spalle non senza aver ammirato tutto ciò che ci è stato possibile. Sono le 11.25. Abbiamo ancora tempo.
Un amico mi aveva detto che ci sarebbe stato un passaggio difficile: dapprima seguiamo un'ampia cresta nevosa che è un piacere. Ad un certo punto ci si presenta una lunga linea di rocce che delimita il bordo superiore del ghiacciaio. Il culmine occidentale di questa scogliera coincide al punto in cui termina la cresta est del Rheinquellhorn. Nella corrispondenza dobbiamo disarrampicare un breve ma ripido pendio (45%) e scavalcare da sud a nord la linea rocciosa affrontando un passaggio di grado due molto esposto.
Niente di complicato. Ma pur sempre doveroso della necessaria prudenza e attenzione.
Saltiamo a nord delle rocce restiamo alti per evitare il ghiacciaio che non conosciamo. Svolgiamo un lungo traverso che ci conduce finalmente allo Zapportpass.
Abbiamo sete e fame. I camelabag sono inutilizzabili per il gelo. Le borracce gelano. Abbiamo del caffé e liquidi del camelbag da travasare. Vorremmo salire al Fraciòn leggeri senza zaini.
Ma io so che se mangiamo ora non saliamo più. E non possiamo aspettare di scendere per mangiare.
Dobbiamo portarci lo zaino. Lasciamo solo le ciaspole.
Ripido pendio per scendere dal Rheinquellhorn

Puntone dei Fraciòn (3202 m) e Piz de Stabi (3068 m)
Sotto il Pass de Stabi mi fermai con Deborah de Marta in settembre. Non eravamo riusciti a salire da sud. Eccomi qua sopra con Jair quasi sei mesi dopo. La cresta nord del Fraciòn è molto facile. Ma io sono stanco e l'imbrago mi dà fastidio. Resto un po' indietro per toglierlo. Raggiungere la vetta è stata una meditazione. Ammetto di aver sofferto.
Ci attende però il momento meno freddo della giornata. Indosso il piumino tecnico gentilmente prestato dalla mia
debbee e finalmente ci concediamo una pausa per mangiare e per godere della vista sulla Calanca e sulla Val Malvaglia.
Secondo il libro di vetta, del 2004, la nostra è la prima ascesa documentata dell'anno. L'ultima risalirebbe ad agosto del 2021.
Ormai si sono fatte le 13.30. Presto ritorniamo al Pass de Stabi. Jair sarebbe propenso a scendere. Ma, ormai sappiamo tutti come sono fatto io, non posso lasciare lì il Piz de Stabi tutto da solo.
Brenna parla di una " manciata di minuti". Sulla mappa risulta essere vicino.
Aver mangiato in vetta ci ha conferito un po' di energia e la discesa ci ha permesso di metabolizzarla senza penalizzare i muscoli. Ottima scelta. Adesso possiamo lasciare gli zaini e salire solo con la piccozza.
Lo Stabi ha una piccola anticima e una cresta piuttosto agevole. Offre una bella panoramica sul vicino Fraciòn e sul maestoso Zapporthorn.
Lo tocchiamo poco prima delle 14.00. Perfettamente nei tempi da me calcolati: 11 ore dalla partenza. Jair mi chiedeva "perchè vuoi partire così presto, alla 01.30 da casa?".
Io so bene cosa significa muoversi in inverno su quei terreni e a quelle quote. I tempi si dilatano.
Tutte le frazioni di tempo che ho sommato dalla guida le ho sempre arrotondate in eccesso mantenendo un buon margine e così la stima è stata perfetta.
Soltanto il ritorno sarà più veloce del previsto.
Bel momento di relax e contemplazione in vetta al Puntone dei Fraciòn (3202 m)

L'interminabile marcia su Hinterrhein
Ripresi gli zaini dal Pass de Stabi e le ciaspole dallo Zapportpass ci fiondiamo sui pendii del Zapportgletscher verso il fondovalle. La neve farinosa ci permette di scivolare bene e mantenere un'andatura fluida.
Cerchiamo le dorsali per evitare zone del ghiacciaio con possibili crepacci (non lo conosciamo in veste estiva). Raggiunta la traccia del mattino la riprendiamo, affrontiamo il traverso nella gola sul Reno ormai divenuto una traccia ben definita, seguiamo il fondovalle stavolta alla luce del sole. Ammiriamo le formazioni di ghiaccio.
Ora che siamo giù sembra che sia finita: ma non è così. Un vento gelido sostenuto ci tiene svegli e rapidi nella marcia verso la zona militare che impieghiamo molto a raggiungere e superare. Fino a quando ritroviamo la nostra amata auto. Sono passate le 17.00 da un po' di tempo.
14 ore e mezza di impegno per 28 km e quasi 2000 metri tutti nella neve. Un'enorme soddisfazione.
Ringrazio Jair per la sua tenacia e la sua forza nell'aprire la traccia. Inoltre la sua preparazione alpinistica, nonostante l'esperienza nettamente minore, è superiore alla mia. Ciò ha generato un'ottima squadra e consentito la piena realizzazione dell'ambiziosissimo progetto.
Enea nel frattempo è sopravvissuto ed è rientrato un paio di ore prima di noi.
Lui sarà fuori gioco per un po'. Indebolito da problemi di digestione ed intolleranze continua a perdere peso e gli manca completamente la forza. Lui che appena l'ho conosciuto andava come un treno. Spero di poterlo coinvolgere in qualcosa di minore. Auguri Enea!
La valle del Reno


Itinerario al limite per le ciaspole. Prima concatenazione di 4 Tremila in giornata per me (e in inverno la prima di almeno 3).
La regione è incantevole ma l'avvicinamento molto lungo.
A casa avevo calcolato 11 ore in totale per raggiungere la quarta vetta. Noi impiegheremo 10 ore e 49 min.
In breve
Da Hinterrhein abbiamo risalito la valle del Reno fino al Paradiesgletscher. Quindi abbiamo toccato 4 cime: Vogelberg 3218 m, Rheinquellhorn (3200 m), Puntone dei Fraciòn (3202 m) e Piz de Stabi (3136 m). Infine siamo scesi dallo Zapportpass lungo lo Zapportgletscher fin giù ad Hinterrhein.
Video
[/drive.google.com/file/d/1YhZdfBm8tjJXjwO6NAaxUh_y2N7xQEG8/v...]
Avvicinamento
Sveglia di quelle che capitano poche volte: all' 01.00
Alle 02.00 dobbiamo incontrare a Bellinzona il mio amico Enea: lo chiamo alla 01.55 e dai fruscii capisco che si è appena svegliato a casa sua, in Valle Maggia. Ci raggiungerà.
Poco prima delle 03.00 siamo ad Hinterrhein: ci introduciamo nella zona militare. È pieno di divieti di transito e di sosta. Non sapendo il tedesco (il giorno prima) sono riuscito soltanto a chiedere se è possibile svolgere un'escursione e mi è stato confermato che è possibile in quanto le esercitazioni sono sospese per alcuni giorni. Tuttavia non ho saputo chiedere dove parcheggiare. Ci siamo presi qualche rischio entrando, ero in ansia di non ritrovare la mia macchina al ritorno.
Non siamo arrivati lontani, la strada scelta risulta presto innevata, dobbiamo lasciare l'auto e proseguire a piedi fino alla caserma. Qui scopriamo che c'è un'altra strada libera dalla neve sebbene ricoperta di lastroni di ghiaccio.
Sono passate le 03.00 e stiamo camminando in una piccola tormenta di neve con il cielo stellato (avvezione orientale di aria continentale molto fredda). Enea arriva presto (non oso immaginare come abbia fatto in così poco tempo) e con gli sci ci raggiunge prima di affrontare la gola presso Zapportafel.
Procediamo a buon ritmo nella lunga vallata, dapprima su strada, poi su sentiero al buio seguendo una flebile traccia skialper.
Il Reno va più volte attraversato su ponti di neve. Ad un certo punto, dopo almeno 5 km, la valle si stringe e diventa una gola. Dobbiamo iniziare a prendere quota. Sulla sinistra (a sud) risaliamo un pendio innevato e eseguiamo un delicato traverso su pendenza accentuata (Zapportstafel)
In seguito guadagniamo ulteriore quota su un terreno assai più agevole e ci avviciniamo alla Zapporthütte senza però raggiungerla.
L'accesso alla Capanna implica di attraversare il Reno. Noi ci ritroviamo sul versante sbagliato e più avanti. Non avrebbe senso tornare e deviare per prendersi una pausa in Capanna. Ci prendiamo la prima pausa poco prima delle 07.00 in una situazione assai glaciale pre-alba.
Enea non sta bene e ci lascia: lui va alla Zapporthütte a riposare. Dormirà e si riscalderà.
Noi proseguiamo verso il Paradiesgletscher nella direzione del Rheinwaldhorn. Quando siamo quasi ai piedi dell'Adula inizia la nostra ascesa sulle cime di giornata.
Ore 07.00 - Ci si presenta sua maestà l'Adula

Vogelberg (3218 m)
Osserviamo i rilievi e decidiamo di aggirare il Gemschchanszla (2962m) ad est per prendere la cresta NW del Vogelberg valutata facile da Brenna.
Gradualmente ci alziamo di quota su neve a tratti gelata. Non ci sono difficoltà particolari. A quota 2800 m facciamo una breve pausa in quanto nella precedente siamo congelati. Ma anche qui non ci va meglio. In pochissimo tempo ci raffreddiamo al punto di avere forti dolori alle mani.
Aggirato il Gemschchanszla siamo sulla cresta, ampia ma battuta dal vento. Puntiamo dritti alla vetta e nell'ultimo centinaio di metri ci spostiamo a destra tramite un traverso. Ci ritroviamo sotto la vetta di pochi metri ad ovest della stessa. Pochi passi sulla neve e siamo in cima. Ora il sole ci riscalda un po'. Ci si presenta davanti l'ambizioso itinerario che siamo intenzionati di mantenere.
In vetta ci auto-celebriamo, facciamo le foto di rito e cambiamo assetto: per la traversata ci leghiamo e mettiamo i ramponi.
Vogelberg 3218 m e cresta di collegamento al Rheinquellhorn 3200 m

Rheinquellhorn (3200 m) e discesa verso lo Zapportpass (3045 m)
Sono circa le 10.30 (7 ore abbondanti fin qui).
Tra noi e la prossima vetta c'è la cima senza nome quotata 3211 m.
Il tratto più difficile è la discesa dalla cima del Vogelberg: ci sono alcuni passaggi da disarrampicare, in generale piuttosto esposto.
In seguito si sale facilmente alla cima 3211 m.
Proseguiamo in cresta fino al Rheinquellhorn.
Questa traversata è veloce e spettacolare: ma per poterla svolgere ce ne vuole di tempo e di voglia cari miei.
Lasciamo il Rheinquellhorn alle nostre spalle non senza aver ammirato tutto ciò che ci è stato possibile. Sono le 11.25. Abbiamo ancora tempo.
Un amico mi aveva detto che ci sarebbe stato un passaggio difficile: dapprima seguiamo un'ampia cresta nevosa che è un piacere. Ad un certo punto ci si presenta una lunga linea di rocce che delimita il bordo superiore del ghiacciaio. Il culmine occidentale di questa scogliera coincide al punto in cui termina la cresta est del Rheinquellhorn. Nella corrispondenza dobbiamo disarrampicare un breve ma ripido pendio (45%) e scavalcare da sud a nord la linea rocciosa affrontando un passaggio di grado due molto esposto.
Niente di complicato. Ma pur sempre doveroso della necessaria prudenza e attenzione.
Saltiamo a nord delle rocce restiamo alti per evitare il ghiacciaio che non conosciamo. Svolgiamo un lungo traverso che ci conduce finalmente allo Zapportpass.
Abbiamo sete e fame. I camelabag sono inutilizzabili per il gelo. Le borracce gelano. Abbiamo del caffé e liquidi del camelbag da travasare. Vorremmo salire al Fraciòn leggeri senza zaini.
Ma io so che se mangiamo ora non saliamo più. E non possiamo aspettare di scendere per mangiare.
Dobbiamo portarci lo zaino. Lasciamo solo le ciaspole.
Ripido pendio per scendere dal Rheinquellhorn

Puntone dei Fraciòn (3202 m) e Piz de Stabi (3068 m)
Sotto il Pass de Stabi mi fermai con Deborah de Marta in settembre. Non eravamo riusciti a salire da sud. Eccomi qua sopra con Jair quasi sei mesi dopo. La cresta nord del Fraciòn è molto facile. Ma io sono stanco e l'imbrago mi dà fastidio. Resto un po' indietro per toglierlo. Raggiungere la vetta è stata una meditazione. Ammetto di aver sofferto.
Ci attende però il momento meno freddo della giornata. Indosso il piumino tecnico gentilmente prestato dalla mia

Secondo il libro di vetta, del 2004, la nostra è la prima ascesa documentata dell'anno. L'ultima risalirebbe ad agosto del 2021.
Ormai si sono fatte le 13.30. Presto ritorniamo al Pass de Stabi. Jair sarebbe propenso a scendere. Ma, ormai sappiamo tutti come sono fatto io, non posso lasciare lì il Piz de Stabi tutto da solo.
Brenna parla di una " manciata di minuti". Sulla mappa risulta essere vicino.
Aver mangiato in vetta ci ha conferito un po' di energia e la discesa ci ha permesso di metabolizzarla senza penalizzare i muscoli. Ottima scelta. Adesso possiamo lasciare gli zaini e salire solo con la piccozza.
Lo Stabi ha una piccola anticima e una cresta piuttosto agevole. Offre una bella panoramica sul vicino Fraciòn e sul maestoso Zapporthorn.
Lo tocchiamo poco prima delle 14.00. Perfettamente nei tempi da me calcolati: 11 ore dalla partenza. Jair mi chiedeva "perchè vuoi partire così presto, alla 01.30 da casa?".
Io so bene cosa significa muoversi in inverno su quei terreni e a quelle quote. I tempi si dilatano.
Tutte le frazioni di tempo che ho sommato dalla guida le ho sempre arrotondate in eccesso mantenendo un buon margine e così la stima è stata perfetta.
Soltanto il ritorno sarà più veloce del previsto.
Bel momento di relax e contemplazione in vetta al Puntone dei Fraciòn (3202 m)

L'interminabile marcia su Hinterrhein
Ripresi gli zaini dal Pass de Stabi e le ciaspole dallo Zapportpass ci fiondiamo sui pendii del Zapportgletscher verso il fondovalle. La neve farinosa ci permette di scivolare bene e mantenere un'andatura fluida.
Cerchiamo le dorsali per evitare zone del ghiacciaio con possibili crepacci (non lo conosciamo in veste estiva). Raggiunta la traccia del mattino la riprendiamo, affrontiamo il traverso nella gola sul Reno ormai divenuto una traccia ben definita, seguiamo il fondovalle stavolta alla luce del sole. Ammiriamo le formazioni di ghiaccio.
Ora che siamo giù sembra che sia finita: ma non è così. Un vento gelido sostenuto ci tiene svegli e rapidi nella marcia verso la zona militare che impieghiamo molto a raggiungere e superare. Fino a quando ritroviamo la nostra amata auto. Sono passate le 17.00 da un po' di tempo.
14 ore e mezza di impegno per 28 km e quasi 2000 metri tutti nella neve. Un'enorme soddisfazione.
Ringrazio Jair per la sua tenacia e la sua forza nell'aprire la traccia. Inoltre la sua preparazione alpinistica, nonostante l'esperienza nettamente minore, è superiore alla mia. Ciò ha generato un'ottima squadra e consentito la piena realizzazione dell'ambiziosissimo progetto.
Enea nel frattempo è sopravvissuto ed è rientrato un paio di ore prima di noi.
Lui sarà fuori gioco per un po'. Indebolito da problemi di digestione ed intolleranze continua a perdere peso e gli manca completamente la forza. Lui che appena l'ho conosciuto andava come un treno. Spero di poterlo coinvolgere in qualcosa di minore. Auguri Enea!
La valle del Reno

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