Alpe di Pii (1607 m) e Zucchero (1648 m)
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Fantastica giornata, fantastico Alpe di Pii!
Escursione nella Valle di Lodano, la cui faggeta è candidata a diventare Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Il toponimo Pii è il plurale di "pian", piano.
Inizio dell’escursione: ore 8.10
Fine dell’escursione: ore 15.45
Pressione atmosferica, ore 9.00: 1031 hPa
Temperatura alla partenza: 1,5°C
Isoterma di 0°C alle 9.00: 3600 m
Temperatura al Rifugio Alpe di Pii alle 12.50: 8°C
Temperatura al rientro: 10,5°C
Velocità media del vento: 5 km/h
Sorgere del sole: 7.31
Tramonto del sole: 16.49
Sveglia alle 5:20, partenza da casa alle 6:20, arrivo a Lodano alle 7:50, dopo 80,0 km d’auto, con una sosta caffè di 10 min.
Il navigatore satellitare mi accompagna fedelmente in località Ronchi (389 m), fra terrazzi vignati, dove posso parcheggiare vicino ad una fontana.
Mi incammino alle 8:10, con una temperatura dell’aria di soli 1,5°C, su un dolce sentiero che si sviluppa in un bosco misto di castagni e betulle. In circa 25 minuti arrivo al sole: il freddo scompare immediatamente; fino al termine della gita assaporerò un piacevole clima più settembrino che di novembre. Lungo il sentiero sono posizionati molti omini di pietra, di ogni forgia, che probabilmente non vogliono indicare il percorso, del resto ben demarcato con la vernice bianco/rossa, ma piuttosto arricchire il tragitto come elementi artistici e di buon auspicio.
Il primo monte che raggiungo, Soláda d Zótt (689 m), Solada di Sotto, corrisponde al primo corte della transumanza. Comprende undici rustici ubicati su un poggio particolarmente panoramico e soleggiato, come del resto il toponimo svela.
Continuo fino alla parte meridionale di Soláda d Zóra, a circa 860 m, dove arriva una teleferica per il materiale. Qui è stata ricostruita, a scopo didattico, la battuta di un filo a sbalzo. Al vicino rustico, ho la piacevole sorpresa di incontrare e conoscere Giulio, un alpigiano che con il padre Guido caricò per l’ultima volta l’Alpe di Pii, nel 1958.
Mi offre un caffè mocca, corretto con grappa nostrana d’uva americana, di fronte al focolare della bellissima baita. Vedo una quantità incredibile di attrezzi per la gestione del bosco, della teleferica e del rustico, da far invidia ad un’officina meccanica. Mi invita a ripassare durante la discesa.
Centocinquanta metri più avanti arrivo al centro del corte Solá o Soláda d Zóra (927 m). Ai margini del pascolo sorgono alcuni edifici rurali di notevoli dimensioni, in parte riattati.
Ad ovest, a circa 300 m di distanza in linea d’aria, attira l’attenzione una parete rocciosa di gneiss sulla quale è stata aperta una via d’arrampicata chiamata “Cani sciolti” (VIII/A1).
Proseguo nella faggeta in direzione NO fino al corte successivo chiamato dalla carta topografica Sassalto (1182 m), Sassalp dal segnavia, Sesciálp in dialetto. Anche questo alpeggio è di un notevole valore ambientale, una perfetta armonia fra il lavoro dell’uomo e la natura. Il maestoso faggio che si alza a meridione della radura offre ombra nelle calde estati alle baite che si trovano in parte sul territorio di Lodano e in parte su quello di Giumaglio. Il prato è stato falciato solo fino agli anni Settanta-Ottanta, per cui il bosco avanza, le particolarità del territorio si cancellano. Dopo i due rustici di Sassalto di là il sentiero, più ripido, continua in direzione NO verso Chiascia (1847 m), una radura idilliaca! Malgrado le precise indicazioni di Giulio, non riesco a trovare la chiave dell’edificio, una proprietà del Patriziato di Lodano.
Il percorso compie ora un semicerchio antiorario attorno al promontorio Zucchero, per poi sbucare nel meraviglioso alpeggio di Pii. Punto immediatamente alla vetta dello Zucchero (1648 m), che raggiungo poco dopo mezzogiorno, circa quattro ore dopo la partenza da Lodano. Il panorama che si gode dallo Zücar è vastissimo, si spinge fino al Chüebodenhorn.
Si sta da Dio sulla panchina di questa altura, la temperatura è molto gradevole e spira solo una leggerissima brezza. Alla base dello Zucchero c’è un magnifico biotopo, di origine antropica, che attualmente sembra del tutto naturale. I larici sparsi, con i cespugli di mirtilli e rododendri che lo circondano rendono questo luogo incantevole.

Lai di Pii (1610 m)
L’Alp di Pii (1607 m) comprende due edifici, una stalla e una cascina, in ottimo stato di conservazione, che recentemente è stata trasformata in bivacco. Grazie al restauro conservativo questi stabili si presentano come durante il periodo in cui l’alpe era caricato. Nell’angolo della cascina si trova il focolare aperto, senza camino: il fumo usciva dalle coperture non ermetiche del tetto e dai muri a secco. Ad un lato è collocato il tornio girevole, la scigögna, (cicogna) per appendere la caldaia con cui si riscaldava il latte. Sul lato opposto, infissa nel muro, c’è una spersola ovoidale in pietra sulla quale si depositavano gli stampi contenenti la cagliata, per facilitare l’uscita del siero.
Ridisceso a Solada torno da Giulio per una fresca birra e per chiedere altre informazioni sulla vita dell’alpe: la mungitura, la produzione di latte, il trasporto delle forme di formaggio, le comunicazioni con i parenti rimasti in piano tramite un lenzuolo o con il corno, la peste suina, le vittime delle saette, gli incidenti, il taglio della legna, la caduta dal ciliegio di papà Guido, …
Bellissima passeggiata nella Valle di Lodano in una riserva forestale con notevoli contenuti naturalistici e paesaggistici.
Tempo totale: 7 h 35 min
Tempi parziali:
Lodano/Ronchi (389 m) – Solà (927 m): 1 h 15 min
Solà (927 m) – Chiascia (1847 m): 1 h 25 min
Chiascia (1847 m) – Zucchero (1648 m): 30 min
Zucchero (1648 m) – Alpe di Pii (1607 m): 15 min
Dislivello in salita: 1338 m
Quota massima: 1648 m
Quota minima: 389 m
Sviluppo complessivo: 13,5 km
Difficoltà: T2
Coordinate Alpe di Pii: 693'190/124'370
Libro di vetta: no
Copertura della rete cellulare: Swisscom buona.
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