Colori d'autunno in Alzasca (e dintorni)
In una delle sue pagine belle, Giuseppe Brenna parla di quel bel lago fra i colori dorati dell'autunno, con la prima neve che imbianca i monti. Ed oggi è giornata per queste emozioni: una spruzzata di neve è scesa sulle cime, il tempo è splendido, mite e i boschi hanno assunto le tinte dorate del tardo autunno.
La mia scelta non cade sul Chignolasc (di cui parla Brenna), ma sul lago d'Alzasca, con un itinerario ambizioso: salire da Someo per la Valle del Soladino, poi alla bocchetta di Doia e di lì in cima al Cramalina e discesa a Lodano.
All'alba fa freddo sulla Maggia, il mio abbigliamento è adeguato al tempo mite; di corsa traverso la passerella, la prima luce dell'alba si specchia sul fiume su cui indugia una nebbiolina misteriosa. Attacco di buona lena le scalinate della Valle del Soladino, non ricordavo che il sentiero fosse coi bello! Per centinaia di metri maginifiche scalinate si snodano fra grandi placche a picco sul fondovalle della Maggia. Poi compare il Corte di Sotto avvolto dalla luce dorata dell'Alba. Il sentiero si snoda sul fianco della Valle del Soladino, attraversando corti romantici in posizione panoramica sul fondovalle; fa un bel caldo, i prati hanno il colore dell'autunno e i faggi si sono vestiti dell'abito più bello. Di fronte il versante nord della valle è già avvolto dal freddo e dal silenzio, dominato dalla mole della mia meta, il Pizzo Cramalino, che gli toglie il sole fino a primavera.
Più su entro nel bosco di conifere, scuro e misterioso, che mi accompagna fino all'Alpe di Alzasca baciata dal sole e incorniciata dai larici di un giallo intenso, con giusto una pennellata di neve sui prati. La Capanna è aperta, due coraggiosi svizzeri tedeschi vi trascorrono alcuni giorni. Scambio alcune parole e poi mi avvio, lungo la salita al lago trovo la prima neve.
La vista sul lago, scusate la banalità, è da cartolina; le montagne spruzzate di neve si specchiano nell'acqua ferma, incorniciate dal cielo azzurro. Mi fermo un momento ad ammirare questa meraviglia e poi attacco la salita verso la Bocchetta di Doia; il sentiero è a Nord e l'ambente si fa invernale, non c'è però troppa neve e qualcuno è già passato. In breve sono al passo, che si spalanca sul mondo caldo e solare degli alpeggi dell'Onsernone.
Chi pensasse che, mancando solo 300 metri di dislivello, il Cramalina sia a portata di mano si sbaglia: la cima gioca a nascondino, cima, anticima e cimetta; la prima gobba ha anche un nome suo, si chiama Cramalina d'Arbea e di lì mi si presenta tutta la cresta fino in vetta. La cresta è in parte erbosa, in parte rocciosa, i passaggi più difficili si possono aggirare a sud per uno straordinario sentierino dei camosci. Questo tratto è parecchi esposto, in caso di tempo umido è meglio traversare più in basso ai piedi della cresta. Il percorso è però bellissimo, panoramico, sospeso fra le silenziose conche del Soladino e gli alpeggi solari dell'Onsernone.
Un ultimo tratto di facile arrampicata e, a mezzogiorno, sono in cima; il panorama circolare è indescrivibile, ovunque quinte di montagne, alcune scure e rocciose, altre imbiancate dalla prima neve.
E' però ora di scendere; seguo la cresta verso sud, poi seguo il sentierino verso l'Alpe del Lago e traverso rapidamente alla sella che mi riporta in Valle di Lodano; ritrovo il sentierino che scende rapidamente alla stupenda Alpe di Canaa, che è aperta e trasformata in rifugio. Al rifugio c'è il custode che lo sta chiudendo e preparando per l'inverno. Mi racconta del progetto di segnare il sentiero che porta alla Bocchetta di Doia per creare una specie di Alta via che da Verscio porterebbe a Cimalmotto; trovo l'idea fantastica e gli spiego che il percorso più logico porterebbe in Alzasca, poi all'Alpe di Ribia e, scavalcando il Rossi Ribia, al Lago del Pezz.
Dall'Alpe c'è un bel sentiero che conduce a Valle; scelgo quello per Nagairom che mi permetterà di avvicinarmi di pIù a Someo. Nella dolce luce del sole scendo rapidamente attraversando posti splendidi e romantici, grandi terrazzi dai prati ancora verdi e dalle cascine ben curate. A Solada lascio il sentiero ufficiale per un sentierino, ben marcato sulla CNS, che scende verso Nord e raggiunge la Maggia oltre Coglio, accorciando notevolmente il rientro all'auto. Il sentiero resiste a malapena, ha passaggi obbligati e scalette, purtroppo è scivolossimo e chiede un ultimo sforzo di attenzione. Raggiunto il fondovalle non mi resta che riportarmi verso Nord e attraversare la passerella per raggiungere l'auto.
L'itinerario è di grande pregio paesaggistico; si svolge quasi tutto su sentieri ben marcati, tranne la cresta che porta al Cramalina che richiede un po' di esperienza (ma chi non se la sentisse può traversare basso e poi salire comunque da sud in cima). E' adatto alle mezze stagioni perché è quasi tutto al sole, ma se c'è neve bisogna valutare bene le condizioni nella salita alla Bocchetta di Doia, dove puo accumularsi molta neve. E nulla vieta di fermarsi a dormire in Alzasca o al bel rifugio all'Alpe di Canaa.
La mia scelta non cade sul Chignolasc (di cui parla Brenna), ma sul lago d'Alzasca, con un itinerario ambizioso: salire da Someo per la Valle del Soladino, poi alla bocchetta di Doia e di lì in cima al Cramalina e discesa a Lodano.
All'alba fa freddo sulla Maggia, il mio abbigliamento è adeguato al tempo mite; di corsa traverso la passerella, la prima luce dell'alba si specchia sul fiume su cui indugia una nebbiolina misteriosa. Attacco di buona lena le scalinate della Valle del Soladino, non ricordavo che il sentiero fosse coi bello! Per centinaia di metri maginifiche scalinate si snodano fra grandi placche a picco sul fondovalle della Maggia. Poi compare il Corte di Sotto avvolto dalla luce dorata dell'Alba. Il sentiero si snoda sul fianco della Valle del Soladino, attraversando corti romantici in posizione panoramica sul fondovalle; fa un bel caldo, i prati hanno il colore dell'autunno e i faggi si sono vestiti dell'abito più bello. Di fronte il versante nord della valle è già avvolto dal freddo e dal silenzio, dominato dalla mole della mia meta, il Pizzo Cramalino, che gli toglie il sole fino a primavera.
Più su entro nel bosco di conifere, scuro e misterioso, che mi accompagna fino all'Alpe di Alzasca baciata dal sole e incorniciata dai larici di un giallo intenso, con giusto una pennellata di neve sui prati. La Capanna è aperta, due coraggiosi svizzeri tedeschi vi trascorrono alcuni giorni. Scambio alcune parole e poi mi avvio, lungo la salita al lago trovo la prima neve.
La vista sul lago, scusate la banalità, è da cartolina; le montagne spruzzate di neve si specchiano nell'acqua ferma, incorniciate dal cielo azzurro. Mi fermo un momento ad ammirare questa meraviglia e poi attacco la salita verso la Bocchetta di Doia; il sentiero è a Nord e l'ambente si fa invernale, non c'è però troppa neve e qualcuno è già passato. In breve sono al passo, che si spalanca sul mondo caldo e solare degli alpeggi dell'Onsernone.
Chi pensasse che, mancando solo 300 metri di dislivello, il Cramalina sia a portata di mano si sbaglia: la cima gioca a nascondino, cima, anticima e cimetta; la prima gobba ha anche un nome suo, si chiama Cramalina d'Arbea e di lì mi si presenta tutta la cresta fino in vetta. La cresta è in parte erbosa, in parte rocciosa, i passaggi più difficili si possono aggirare a sud per uno straordinario sentierino dei camosci. Questo tratto è parecchi esposto, in caso di tempo umido è meglio traversare più in basso ai piedi della cresta. Il percorso è però bellissimo, panoramico, sospeso fra le silenziose conche del Soladino e gli alpeggi solari dell'Onsernone.
Un ultimo tratto di facile arrampicata e, a mezzogiorno, sono in cima; il panorama circolare è indescrivibile, ovunque quinte di montagne, alcune scure e rocciose, altre imbiancate dalla prima neve.
E' però ora di scendere; seguo la cresta verso sud, poi seguo il sentierino verso l'Alpe del Lago e traverso rapidamente alla sella che mi riporta in Valle di Lodano; ritrovo il sentierino che scende rapidamente alla stupenda Alpe di Canaa, che è aperta e trasformata in rifugio. Al rifugio c'è il custode che lo sta chiudendo e preparando per l'inverno. Mi racconta del progetto di segnare il sentiero che porta alla Bocchetta di Doia per creare una specie di Alta via che da Verscio porterebbe a Cimalmotto; trovo l'idea fantastica e gli spiego che il percorso più logico porterebbe in Alzasca, poi all'Alpe di Ribia e, scavalcando il Rossi Ribia, al Lago del Pezz.
Dall'Alpe c'è un bel sentiero che conduce a Valle; scelgo quello per Nagairom che mi permetterà di avvicinarmi di pIù a Someo. Nella dolce luce del sole scendo rapidamente attraversando posti splendidi e romantici, grandi terrazzi dai prati ancora verdi e dalle cascine ben curate. A Solada lascio il sentiero ufficiale per un sentierino, ben marcato sulla CNS, che scende verso Nord e raggiunge la Maggia oltre Coglio, accorciando notevolmente il rientro all'auto. Il sentiero resiste a malapena, ha passaggi obbligati e scalette, purtroppo è scivolossimo e chiede un ultimo sforzo di attenzione. Raggiunto il fondovalle non mi resta che riportarmi verso Nord e attraversare la passerella per raggiungere l'auto.
L'itinerario è di grande pregio paesaggistico; si svolge quasi tutto su sentieri ben marcati, tranne la cresta che porta al Cramalina che richiede un po' di esperienza (ma chi non se la sentisse può traversare basso e poi salire comunque da sud in cima). E' adatto alle mezze stagioni perché è quasi tutto al sole, ma se c'è neve bisogna valutare bene le condizioni nella salita alla Bocchetta di Doia, dove puo accumularsi molta neve. E nulla vieta di fermarsi a dormire in Alzasca o al bel rifugio all'Alpe di Canaa.
Tourengänger:
blepori

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