Pizzo Cramalina (2322 m)
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La parentesi di tempo splendido infrasettimanale e la recente spolverata di neve sono una buona occasione per la mia prima gita in Valle Maggia. Decido quindi per un itinerario corposo ma non troppo impegnativo visto che ignoro quanta neve troverò: la scelta ricade sul Pizzo Cramalina partendo da Lodano, via Alpe Canaa.
Alle 6 in punto parto dal centro del paese dove vi sono diversi cartelli segnaletici che indicano il percorso per l’Alpe Canaa. Il sentiero è molto bello e tecnicamente facile ma ci vuole comunque allenamento perché sono circa 1.500 m di dislivello. Seguendo la segnaletica, cammino inizialmente lungo una strada asfaltata, imboccando poi un sentiero che sale piuttosto ripido passando dalla Cappella del Pedro. Continuo a salire nel bosco, con alcune vecchie scalinate, testimonianze delle fatiche del passato, sino a raggiungere il bel nucleo di Castello. La giornata si preannuncia limpida e piuttosto fredda. Dalle baite proseguo la salita nel bosco, attraversando poi un fiume sulla destra dove una lunga scala in pietra quasi nascosta dalla fitta vegetazione riconduce nel bosco. Salgo nuovamente raggiungendo la pineta; il fondovalle ora è lontano e le montagne alle spalle più vicine. Il sentiero che sale in pineta è molto agevole; raggiungo quindi l’Alpe di Casgèira, due cascine su uno spazio erboso fra i pini e qui incontro la prima neve che, abbinata all’oro dei larici, dona all’ambiente un autentico tocco magico. Un cartello indica che occorrono ancora 50 minuti per raggiungere Canaa. I pini iniziano a diradarsi ed il cielo terso è più vicino. Sulla mia destra scorgo dall’altra parte le cascine dell’Alpe Confeda. Poi finalmente l’ultimo strappo su un pendio erboso dove già appare una croce ed eccomi giunto al rifugio. La vista si apre sul soprastante Cramalina e l’immagine lascia senza fiato: la neve caduta, unita all’imponenza del pizzo, gli regala un aspetto maestoso e severo e, da questa conca idilliaca, il suo richiamo si fa molto forte. Il rifugio (attualmente chiuso) è stato inaugurato nel 2006 e, oltre alla cascina ristrutturata, ve ne sono altre due a poca distanza, mentre nel perimento cintato ci sono dei resti testimonianza di altre costruzioni. Il sentiero che sale alla sella è ben visibile, dev’essere nuovo di zecca perché si notano le tracce del recente sbancamento e la segnaletica non è ancora ufficiale, con dei bolli viola e azzurri non conformi alla segnaletica svizzera. Inizio a percorrerlo nella neve fresca, mentre un solitario camoscio mi osserva proprio dalla sella. Raggiuntala, il panorama si apre sul versante opposto e sul percorso ancora da fare per raggiungere la cima. Con un traverso, seguo le tracce del camoscio fuggiasco, sino ad arrivare alla dorsale di salita ripida che porta all’ultimo tratto di cresta per la vetta. Ed eccomi in cima!
Il clima è rigido ma splende il sole; il cielo blu e l’aria tersissima mi permettono di ammirare un panorama superlativo, ben superiore alle mie aspettative.
Dopo una doverosa pausa, ritorno all’Alpe Canaa dove imbocco il sentiero per Nagairóm, che si raggiunge in circa 20 minuti. Lasciato l’alpeggio alle spalle, continuo sul sentiero che si snoda fra i larici; guardando bene le montagne dell’altro versante della Valle Maggia, scorgo le cascine dell’Alpe Spluga. Arrivo poi all’Alpe di Pii, dove vi sono due baite fra cui una costruita su una roccia: anche qui il panorama è stupendo. Scendendo nel bosco giungo ad un pianoro con uno stagno: un biotopo dove vi si specchiano i larici che lo circondano. Di nuovo in discesa nel bosco passando per un’unica ma bella cascina, Chiascia, sino a raggiungere il pianoro di Sassalp e poi Sola, un nucleo di vecchie e grandi case in pietra. Ancora giù ai borghi di Solada e Ronchi, dove si trovano i vigneti di Lodano, ormai in prossimità del centro del paese, punto di partenza della gita.
Un magnifico giro autunnale che la neve caduta ha reso ancor più intrigante. Nessun umano avvistato, solo un camoscio e due aquile. Nota di merito alla Valle Maggia ed i suoi magnifici alpeggi.
Con l’inseparabile Zeus.

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