M. Gaviola (3025 m) prima dell'incombente autunno.
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Oggi ritorno ancora a S. Apollonia, in Valle delle Messi, da qua parto per una nuova personale esplorazione, che mi porta su verso il P.so di Gavia seguendo un percorso che sembrerebbe poco frequentato, almeno sino alle Baite di Gaviola, dove non è difficile incontrare qualche simpatico Camoscio che rende vivo questo piccolo agglomerato di ruderi.
Ma intanto cammino, tenendo un ritmo discreto. Il sole mi accomagna per un pezzo di salita, è bello caldo, a volte asciuga i polmoni, mentre altre volte, le nuvole coprono tutto e ti fanno ricordare che tra poco l'autunno busserà alle porte; ma il tutto si incastra a meraviglia, tutto si incastra come un piccolo cubo di Rubik che, diciamolo, sto cazzo di cubo io l'ho sempre odiato.
Passo del Gavia. Qua si incrociano tanti piccoli mondi, alcuni mondi per affinità ecologiche, cioè escursionisti e ciclisti, mentre altri per affinità motoristiche, e quest'ultime saranno una vera rottura di coglioni che mi porterà a sentirli sin oltre la barriera dei 3000 metri di quota. Che piaccia o no questo è il mondo, ma io per apprezzarlo fino in fondo devio per salite ardue ma non impossibili, alla ricerca di spazi di libertà. La palina posta al Passo di Gavia dice 1h30 per il Monte Gaviola, mi avvio senza indugi. Dopo un primo tratto su semplice strada sterrata alla prima deviazione la sterrata si trasforma in strada militare, lastricata ed incredibilmente intatta, sale in moderata pendenza, poi quando si restringe e diventa sentiero anche la pendenza modifica l'inclinazione. Ma è sempre un bel viaggiare e i pericoli si riducono al lumicino, solo una fatale distrazione può essere causa di incidenti. Passo un brevissimo tratto attrezzato e poi un'altrettanto breve passaggio un poco esposto, poi guadagno "l'ultimo miglio" che porta su al Gaviola, con la sua croce nuova già visibile dalle Baite di Gaviolo, non ci sono intoppi tecnici e in un amen sono sul cucuzzolo. 50 minuti dal Passo e 3h30 totali.
Al momento riesco a godere di un panorama piuttosto ampio, poi le nuvole giocano brutti scherzi. Mi accontento comunque di quello che la Natura mi ragala e sono felice. Mangio qualcosa di veloce, l'aria si fa più frizzantina e accorcio i tempi di fermata; sulla cresta sud, tra le nebbie, sbucano due stambecchi, ma rimangono a distanza di "sicurezza", loro. Mentre l'ennesimo, ahimè, elicottero del soccorso ospedaliero interviene per caricare un centauro ferito. Le immagini dell'intervento sono ben visibili dalla cima.
Scendo, e mentre perdo quota velocemente incrocio una coppia che vive a Santa Caterina di Valfurva, scambiamo le classiche due parole conviviali, poi, a volo radente, un Gipeto passa a meno di dieci metri dalle nostre teste, rimaniamo incantati, gli occhi del rapace incrociano i nostri, ho la macchina fotografica a portata di mano... ma non mi viene di fare nemmeno un fottuto scatto. Ci godiamo egoisticamente il volo libero di questo raro esemplare, mentre l'emozione ci accomuna oltre al torcicollo.
Sono di nuovo al Passo, poi scendo veloce al Lago Nero, dove decido di allungare il giro dirigendomi verso la Valmalza. Il sentiero affronta diversi saliscendi, mentre sulla mia sinistra scorre la Valle delle Messi; il breve tratto attrezzato è l'unico punto da affrontare con un briciolo di attenzione, e lo dico anche per i due rider che evidentemente hanno sbagliato strada! Intervengo, ci passiamo le bici... poi li saluto dando loro le ultime indicazioni su come ritornare a S. Apollonia. Fanno il mio stesso giro, devono passare prima dal Bivacco Linge e poi dal Rifugio Valmalza. Poi da lì per loro sarà tutto più facile.
Ma ora io sono già all'auto, sta scendendo il crepuscolo e dei riders nessuna traccia. Speròm an bè...
Nota 1) Cazzeggiandum...
Referendum: Avvistati 345 parlamentari al largo di Lampedusa.
Votazionispinose: Pare che Renzi stanotte abbia lasciato Italia Viva in un cesto davanti a una chiesa.
Niente, volevo raccontarvi una barzelletta ma mi viene in mente solo Briatore...
A' la prochaine! Menek rescue leader
Ma intanto cammino, tenendo un ritmo discreto. Il sole mi accomagna per un pezzo di salita, è bello caldo, a volte asciuga i polmoni, mentre altre volte, le nuvole coprono tutto e ti fanno ricordare che tra poco l'autunno busserà alle porte; ma il tutto si incastra a meraviglia, tutto si incastra come un piccolo cubo di Rubik che, diciamolo, sto cazzo di cubo io l'ho sempre odiato.
Passo del Gavia. Qua si incrociano tanti piccoli mondi, alcuni mondi per affinità ecologiche, cioè escursionisti e ciclisti, mentre altri per affinità motoristiche, e quest'ultime saranno una vera rottura di coglioni che mi porterà a sentirli sin oltre la barriera dei 3000 metri di quota. Che piaccia o no questo è il mondo, ma io per apprezzarlo fino in fondo devio per salite ardue ma non impossibili, alla ricerca di spazi di libertà. La palina posta al Passo di Gavia dice 1h30 per il Monte Gaviola, mi avvio senza indugi. Dopo un primo tratto su semplice strada sterrata alla prima deviazione la sterrata si trasforma in strada militare, lastricata ed incredibilmente intatta, sale in moderata pendenza, poi quando si restringe e diventa sentiero anche la pendenza modifica l'inclinazione. Ma è sempre un bel viaggiare e i pericoli si riducono al lumicino, solo una fatale distrazione può essere causa di incidenti. Passo un brevissimo tratto attrezzato e poi un'altrettanto breve passaggio un poco esposto, poi guadagno "l'ultimo miglio" che porta su al Gaviola, con la sua croce nuova già visibile dalle Baite di Gaviolo, non ci sono intoppi tecnici e in un amen sono sul cucuzzolo. 50 minuti dal Passo e 3h30 totali.
Al momento riesco a godere di un panorama piuttosto ampio, poi le nuvole giocano brutti scherzi. Mi accontento comunque di quello che la Natura mi ragala e sono felice. Mangio qualcosa di veloce, l'aria si fa più frizzantina e accorcio i tempi di fermata; sulla cresta sud, tra le nebbie, sbucano due stambecchi, ma rimangono a distanza di "sicurezza", loro. Mentre l'ennesimo, ahimè, elicottero del soccorso ospedaliero interviene per caricare un centauro ferito. Le immagini dell'intervento sono ben visibili dalla cima.
Scendo, e mentre perdo quota velocemente incrocio una coppia che vive a Santa Caterina di Valfurva, scambiamo le classiche due parole conviviali, poi, a volo radente, un Gipeto passa a meno di dieci metri dalle nostre teste, rimaniamo incantati, gli occhi del rapace incrociano i nostri, ho la macchina fotografica a portata di mano... ma non mi viene di fare nemmeno un fottuto scatto. Ci godiamo egoisticamente il volo libero di questo raro esemplare, mentre l'emozione ci accomuna oltre al torcicollo.
Sono di nuovo al Passo, poi scendo veloce al Lago Nero, dove decido di allungare il giro dirigendomi verso la Valmalza. Il sentiero affronta diversi saliscendi, mentre sulla mia sinistra scorre la Valle delle Messi; il breve tratto attrezzato è l'unico punto da affrontare con un briciolo di attenzione, e lo dico anche per i due rider che evidentemente hanno sbagliato strada! Intervengo, ci passiamo le bici... poi li saluto dando loro le ultime indicazioni su come ritornare a S. Apollonia. Fanno il mio stesso giro, devono passare prima dal Bivacco Linge e poi dal Rifugio Valmalza. Poi da lì per loro sarà tutto più facile.
Ma ora io sono già all'auto, sta scendendo il crepuscolo e dei riders nessuna traccia. Speròm an bè...
Nota 1) Cazzeggiandum...
Referendum: Avvistati 345 parlamentari al largo di Lampedusa.
Votazionispinose: Pare che Renzi stanotte abbia lasciato Italia Viva in un cesto davanti a una chiesa.
Niente, volevo raccontarvi una barzelletta ma mi viene in mente solo Briatore...
A' la prochaine! Menek rescue leader
Tourengänger:
Menek

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Kommentare (18)