Colmegnone da Brienno
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Per non scendere a Brienno ma restare a mezza costa entriamo nella proprietà di una vecchia casa evidentemente disabitata, e così intercettiamo la mulattiera indicata col numero 1 che sale verso il Pian d'Erba. Come quasi tutte le salite di questo tratto del Lario il sentiero è bello ripido, anche se assai più soleggiato del previsto, giusto qualche tratto entra nelle vallettine ombrose, ma x il resto si è sempre sul versante solatio della valle di Carpino. Arrivati intorno a quota 1.000 ci sono sul sentiero molte piante abbattute che fanno perdere un pò di tempo e rischiano di fare perdere anche il cammino; una volta ritrovatolo si arriva in piano al Pian d'Erba, soleggiata radura dove, dopo avere raggiunto la cimetta soprastante, mangiamo qualcosa perchè è ormai mezzogiorno; il sole è davvero piacevole e scalda, e così ci scappano anche 15 minuti di siesta; ripartiamo verso il monte di Binate e qui, una volta superato il Roccolo del Messo, c'è un tratto davvero ripidissimo, anche se x fortuna non troppo lungo. Una volta raggiunta la cima, per saliscendi arriviamo dapprima al Monte San Bernardo e poi, dopo sosta caffè all'omonimo agriturismo (la struttura è davvero bella), al Colmegnone; il tempo di una foto di gruppo e scendiamo per il sentierino di cresta, intercettando più sotto la mulattiera. Ai Monti di Carate siamo tentati da un cartello che indica i Monti di Germanello, ma Paolo non vede sentieri sulle mappe e lasciamo perdere. Proseguiamo così in discesa entrando nel borgo di Carate dopo essere passati sotto la Regina e da qui, seguendo il sentiero bollato di verde, arriviamo a Laglio, risalendo poi sulla Statale proprio di fronte alla deviazione di Germanello ed evitando così la trafficata strada. Bel giro con un nuovo itinerario del ns amato lago che merita sempre, ed ovviamente grazie a compagne e compagni di giornata.

Germanello é una piccola frazione tra Laglio e Torriggia. Ci sono solo pochi parcheggi, ma é in buona posizione per iniziare il giro che abbiamo in mente. Attraversiamo in piano il centro abitato e ci dirigiamo per pochi passi verso M.ti di Germanello. Dopo una leggera salita, alla prima svolta abbandoniamo l'acciottolato e viriamo a destra camminando in piano verso Brienno. In seguito in un punto veniamo ingannati da bolli rossi che fanno salire di quota, in realtá la direzione giusta é sotto, sempre in piano, tra il muro di una proprietá che sembra ostruire il passaggio e un curioso filare di allori che invade il sentiero. Superata Torriggia ci avviciniamo a Brienno con un tracciato bollato bianco e rosso. Quando dall'alto vediamo il paese non scendiamo. Sulla sinistra infatti un sentierino permette di superare un ponticello ed entrare nel giardino di una villa abbandonata. Ne usciremo agevolmente dall'altra parte evitando di abbassarci di quota. Eccoci finalmente ad attaccare la salita ripida che ci presto porterá sulla ormai conosciuta scala santa. Ammettiamolo... la valle di Carpino é una vallaccia! Peró l'antica scalinata che si addentra é scolpita sapientemente in maniera da rimanere quasi sempre sul versante soleggiato. Segue con sinuositá il terreno nel bosco, noncurante della pericolositá di alcuni precipizi che l'abilitá dei nonni ha voluto annientare con questa ardita costruzione in pietra. Pietra che peró a circa 900 m stranamente svanisce. Ora il sentiero prosegue spesso interrotto da diversi alberi abbattuti dal vento e, anche se non piú cosí evidente come prima, si segue un segnavia n.1. Si inverte la marcia verso nord e ormai gli spazi si aprono. L'alpe Erba é un paradiso, tanto che una sosta banana la trasformiamo in sosta pranzo con pennica. Adesso abbiamo le "gobbe del cammello" da affrontare, cioé il lungo saliscenti che porta al Colmegnone, vicino al quale cogliamo l'occasione per un caffé al grazioso agriturismo S.Bernardo. Sará la luce bassa invernale o la giornata limpida, ma la discesa verso la punta Forcoletta l'ho trovata particolarmente suggestiva. Da qua il lago sembra un fiordo lunghissimo. I miei amici stranamente la evitano, io li raggiungeró qualche metro piú sotto nel bosco. Scendiamo dalla conosciuta mulattiera e con un pendio che non fa soste in breve siamo nel centro di Carate. Dall'antico paese scorre in piano un viottolo pedonale, chiamato la via verde, cosí con una breve e panoramica passeggiata siamo all'auto. Un grazie ai miei compagni di escursione, ma soprattutto un doveroso grazie ai nonni, bisnonni e trisavoli che su questi versanti ci hanno regalato la loro vita di sudato lavoro.
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