Pizzo Paglia (m.2593) - Sass Mogn (m.2440)
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Incerto cosa fare del weekend rispolvero una delle (tante) cime in lista d'attesa. Studiato bene il percorso da inanellare parto da Grono paese (m.342) alle 7:30, in seguito all'uso di bus e treni vari dalla Valganna (2 ore esatte). Giunto alla frazione di Oltra (m.316) inizio su ottimo sentiero con segni di sfalcio recente la lunga traversata-risalita della stretta Val Grono toccando in sequenza la Cappella Carmel (m.693), Moncuch (m.1000), Monti della Ruscada (m.1034), Il Pianasc (m.1122) e l'Alp Valuna (m.1212). Da quest'ultima si hanno due diversi accessi al Pizzo Paglia: proseguo nel solco della Val Grono, seguendo i passi di
Tapio e
Ciolly cinque anni orsono, trovando probabilmente una situazione migliore e più agevole rispetto alla loro, visto che il sentiero è perfettamente segnalato e riconoscibile fino all'ampio e spettacolare ripiano dell'Alp di Caurit (rovine, m.1853). Splendido il colpo d'occhio sul gruppo del Cardinello, il Mater de Paia e il Pizzo Paglia.
Il sentiero termina nel nulla vicino a un ricovero in pietra, ma l'occhio nota i segnali biancorossi oltre le rovine, dove si riprende in traverso verso il Rifugio Alp di Portola (m.2004), perdendosi tuttavia ancora nei pressi di un paletto. Qui dovrei traversare ancora, invece comincio a salire sulla destra tra placche, ganne e prati, ritrovandomi in breve già più alto - seppur di poco - rispetto al Rifugio: giungo a una zona con grossi blocchi, ideale "pianoro della meditazione", dove mi fermo a mangiucchiare qualcosa prima di attaccare l'evidente salita al Pizzo Paglia. Impossibile sbagliare, poichè dalla vetta si stacca una lunga costola rocciosa che termina proprio nei pressi del rifugio, e alla sua destra un'ampio pendio/canale di erba e sfasciumi ne rappresenta dunque l'accesso più naturale. Con calma e fatica risalgo su erba e ganne (tracce di sentiero), finchè la pendenza impone di spostarsi a sinistra direttamente in cresta, procedendo per cenge, placche e blocchi, fin sotto un enorme masso proprio sotto la vetta, che aggiro a sinistra. Si può arrampicare direttamente su splendide e lucenti placche verticali (III°), ma il "bellissimo e facile canalino" (I°), cui probabilmente si riferiva
Tapio, che sbuca pochissimi metri sotto la vetta (m.2593) è la via migliore. Son servite cinque ore tonde ma ne è davvero valsa la pena... panorama lievemente velato ma grandioso a nord, e decisamente coperto da volteggianti e giocose nubi sui Muncech, che purtroppo impediscono la visione del Lario.
Mi godo un po' la vetta, ove consumo il mio pranzo, ma vista la lunghezza del percorso mancante mi rimetto in marcia, focalizzando il secondo obiettivo di giornata, ovvero il Sass Mogn, collegato da coreografica e continuativa cresta perlopiù di blocchi e placche allo stesso Pizzo Paglia, il cui lato orientale è decisamente più semplice rispetto a quello di salita. Dopo un primissimo tratto lievemente aereo ci si abbassa su blocchi ed erba, pervenendo abbastanza in fretta alla cresta N. Si tratta di una discesa davvero plaisir su placche, erba e ganne, ora sul filo ora poco sotto, che giunge all'evidente depressione (m.2359) da cui s'attacca la breve salita al Sass Mogn. Dapprima una ganna, finchè l'ultima parte pare impennarsi su placche ed erba: tuttavia mi faccio attrarre da un bel canale su placche e sfasciumi che sale direttamente in cresta, da cui con agevole risalita su blocchi si giunge in vetta (m.2440). Vista superba anche da qui, con un Pizzo Paglia davvero "protagonista" della scena.
Scendo con cautela per placche e cenge erbose, puntando con lo sguardo alla lontana Alp de Mea (m.1860), raggiunta con lunga e piacevole discesa su erba, placche e rocce "montonate", facendo tuttavia molta attenzione alle frequenti torbiere ricche di infide buche. Da qui ritrovo la segnaletica CAS biancorossa, e posso dunque intraprendere la lunga, interminabile discesa perlopiù in faggeta dalla Val Leggia, la cui parte conclusiva - come già ricordato da
Cristina - sembra infinita causa pendenza inesistente... Ma dopo dieci ore mi ritrovo finalmente a Leggia, da cui col Bus postale posso rientrare a Bellinzona e Cadenazzo, dove ho appuntamento con
froloccone, reduce dalla Val Bavona, per un più agevole e rapido ritorno alla base. Grazie Ale.
Avanti così.
NB. Grono-Alp di Caurit T2 / Alp di Caurit-Pizzo Paglia T5- / Pizzo Paglia-Sass Mogn T4 / Sass Mogn-Alp de Mea T3+ / Alp de Mea-Leggia T2


Il sentiero termina nel nulla vicino a un ricovero in pietra, ma l'occhio nota i segnali biancorossi oltre le rovine, dove si riprende in traverso verso il Rifugio Alp di Portola (m.2004), perdendosi tuttavia ancora nei pressi di un paletto. Qui dovrei traversare ancora, invece comincio a salire sulla destra tra placche, ganne e prati, ritrovandomi in breve già più alto - seppur di poco - rispetto al Rifugio: giungo a una zona con grossi blocchi, ideale "pianoro della meditazione", dove mi fermo a mangiucchiare qualcosa prima di attaccare l'evidente salita al Pizzo Paglia. Impossibile sbagliare, poichè dalla vetta si stacca una lunga costola rocciosa che termina proprio nei pressi del rifugio, e alla sua destra un'ampio pendio/canale di erba e sfasciumi ne rappresenta dunque l'accesso più naturale. Con calma e fatica risalgo su erba e ganne (tracce di sentiero), finchè la pendenza impone di spostarsi a sinistra direttamente in cresta, procedendo per cenge, placche e blocchi, fin sotto un enorme masso proprio sotto la vetta, che aggiro a sinistra. Si può arrampicare direttamente su splendide e lucenti placche verticali (III°), ma il "bellissimo e facile canalino" (I°), cui probabilmente si riferiva

Mi godo un po' la vetta, ove consumo il mio pranzo, ma vista la lunghezza del percorso mancante mi rimetto in marcia, focalizzando il secondo obiettivo di giornata, ovvero il Sass Mogn, collegato da coreografica e continuativa cresta perlopiù di blocchi e placche allo stesso Pizzo Paglia, il cui lato orientale è decisamente più semplice rispetto a quello di salita. Dopo un primissimo tratto lievemente aereo ci si abbassa su blocchi ed erba, pervenendo abbastanza in fretta alla cresta N. Si tratta di una discesa davvero plaisir su placche, erba e ganne, ora sul filo ora poco sotto, che giunge all'evidente depressione (m.2359) da cui s'attacca la breve salita al Sass Mogn. Dapprima una ganna, finchè l'ultima parte pare impennarsi su placche ed erba: tuttavia mi faccio attrarre da un bel canale su placche e sfasciumi che sale direttamente in cresta, da cui con agevole risalita su blocchi si giunge in vetta (m.2440). Vista superba anche da qui, con un Pizzo Paglia davvero "protagonista" della scena.
Scendo con cautela per placche e cenge erbose, puntando con lo sguardo alla lontana Alp de Mea (m.1860), raggiunta con lunga e piacevole discesa su erba, placche e rocce "montonate", facendo tuttavia molta attenzione alle frequenti torbiere ricche di infide buche. Da qui ritrovo la segnaletica CAS biancorossa, e posso dunque intraprendere la lunga, interminabile discesa perlopiù in faggeta dalla Val Leggia, la cui parte conclusiva - come già ricordato da


Avanti così.
NB. Grono-Alp di Caurit T2 / Alp di Caurit-Pizzo Paglia T5- / Pizzo Paglia-Sass Mogn T4 / Sass Mogn-Alp de Mea T3+ / Alp de Mea-Leggia T2
Tourengänger:
Poncione

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