Bocchette alte fra Val Grono e Val di Cama
Già Giuseppe Brenna scriveva che la Val Grono è una grande meraviglia, una meraviglia però da gustare piano piano perché la valle, quasi nascosta in basso, serba un grande scrigno di meraviglie lassù dove i monti quasi toccano il cielo.
Mi avvio di buon mattina, una giornata di ottobre tersa e limpida; di fronte il sole accende di luci rosseggianti il Pizzo di Claro e il Groven annunciando una magnifica giornata. Dopo i tornanti iniziali il sentiero dell'Alpe Portola si snoda a lungo con dolce declivio sul fondo della valle, immerso nell'ombra e nella frescura. Poi all'Alpe Valuna si inerpica su di una ripida costa aprendo sguardi sempre più ampi, affronta una cengia esposta e con un gran traverso introduce nel circo terminale, cinto da una corona splendida di montagne.
Transito dal rudere dell'Alpe di Caurit e seguo il sentiero sempre ben marcato e visibile fino all'Alpe di Portola, dove sono avvolto dal caldo abbraccio del sole di ottobre; una luce e una fantasmagoria di colori che invito alla contemplazione. Ma ben presto è il tempo di partire: una decisione grave mi attende perché le strade qui si biforcano: un ripido pendio che si termina in canale mi porterebbe in vetta al Paglia, da cui potrei scendere rapidamente a Cama per la grigliata e castagnata. Più a destra una vaga traccia conduce alla Portola, lo stretto valico che porta in Valle del Dosso.
La giornata è talmente unica per colori, luce e caldo che scelgo la variante lunga: ben cinque passi mi attendono - Portola, Cama, Orso, Correggia e Notàr - prima di scendere verso la Val di Cama; una cavalcata entusiasmante attraverso le valli del versante lariano di queste montagne. Mi avvio sulla ripida salita, d'improvviso un colpo di fucile rompe il silenzio, più oltre troverò il gruppo di cacciatori che sembra ben poco contento della mia presenza.
La Portola è uno stretto intaglio che mi obbliga a usare le mani. In compenso lassù la vista spazia da un lato fino al lago maggiore e al monte rosa, dall'altro fino al lago di Como e alle Grigne. scendo con prudenza in valle del dosso e appena possibile giro a sinistra per traversare verso la Bocchetta di Cama, è importante restare il più alti possibile perché i pendii sono ripidi e scoscesi. La bocchetta offre una specie di miraggio, la vista laggiù sul blu intenso del lago - ma scarto immediatamente la discesa diretta, oggi sono ben deciso a completare il mio giro.
Breve discesa sul sentiero che porta in valle del Dosso, poi appena possibile traverso a sinistra in diagonale per raggiungere al piedo del pendio l'alta via dei monti lariani, che mi accompagnerà fino al Notar. In realtà il sentiero non è sempre agevole e scorrevole, ma semplifica molto l'orientamento e gli spostamenti su di un terreno a volte complesso.
La prossima portata è il passo dell'Orso che supera la selvaggia dorsale che mi separa dalla Val Darengo; il sentero sale in diagonale con anche passaggi esposti e si conclude con una bella placca attrazzata con scalini e grappe di ferro che mi conduce al valico. Un breve sguardo sul lago Darengo proprio sotto di me e sulla bocchetta di Correggia proprio di fronte, ce n'è ancora di strada! Seguo l'alta via fino ai piedi della bastionata, poi taglio a sinistra per evitare di scendere verso il lago: Viaggio a buona velocità fra pietraie, prati di un giallo intenso e grandi placche di roccia, costeggiando le grandi canne d'organo del Pizzo Campanile.
Al passo simpatica scenetta con tre escursionisti che dicono che questo è il passo della Crocetta, come testimoniato dal cartello in loco. Visto che l'alta via traversa proprio qui sembrerebbe un caso dove la CNS riporta un nome diverso, sia a destra che a sinistra alte pareti di roccia, bisogna proprio passare qui. Ai miei piedi la prossima valle, la Valle Bodengo che si stende lineare verso nord, circondata da aspre montagne. E proprio di fronte, neppure troppo lontano, la tanto sospirata bocchetta del Notar. In realtà ci vuole circa una mezz'ora perché il terreno è piuttosto disagevole, ma ai miei piedi c'è finalmente la val di Cama, che a questo punto mi sembra la terra promessa!
Dalla bocchetta al lago c'è un sentiero bianco e rosso, e mi illudo di una velcoe discesa a valle. In realtà di bianco e rosso c'è solo la pittura sui sassi, a tratti il sentiero non c'è proprio e si scende dalle pietraie, a tratti c'è una flebile traccia. Sono ormai stanco e questa discesa mi sembra faticossissima, molto più di tutte le bocchette affrontate in salita. Finalmente la scala santa, il canale attrezzato che permette di superare una fascia di roccia. Ancora un po' di pazienza e di attenzione e mi ritrovo sui prati che precedono il lago, finalmente posso correre, per quel che mi riesce a queesto punto dalla gita.
Sono ormai quasi le tre: ci saranno ancora quelli della casagnata? Ed eccoli che me li ritorovo di fronte in riva al lago, sono arrivato proprio nel momento della partenza verso valle! E così l'agonata castagnata si trasforma in una piacevole chiacchierata con Amedeo e soci mentre i colori delal sera avvolgono la val di Cama.
Qualche nota per i ripetitori. E' un anello fra i più belli che conosco per l'ampiezza dei panorami e il continuo cambiamento da una valle all'altra. Si può dividerlo facilmente in due giorni dormendo allo spartano rifugio dell'alpe portola o al rifugio como o in val di cama.
E buona visione delle foto!
Mi avvio di buon mattina, una giornata di ottobre tersa e limpida; di fronte il sole accende di luci rosseggianti il Pizzo di Claro e il Groven annunciando una magnifica giornata. Dopo i tornanti iniziali il sentiero dell'Alpe Portola si snoda a lungo con dolce declivio sul fondo della valle, immerso nell'ombra e nella frescura. Poi all'Alpe Valuna si inerpica su di una ripida costa aprendo sguardi sempre più ampi, affronta una cengia esposta e con un gran traverso introduce nel circo terminale, cinto da una corona splendida di montagne.
Transito dal rudere dell'Alpe di Caurit e seguo il sentiero sempre ben marcato e visibile fino all'Alpe di Portola, dove sono avvolto dal caldo abbraccio del sole di ottobre; una luce e una fantasmagoria di colori che invito alla contemplazione. Ma ben presto è il tempo di partire: una decisione grave mi attende perché le strade qui si biforcano: un ripido pendio che si termina in canale mi porterebbe in vetta al Paglia, da cui potrei scendere rapidamente a Cama per la grigliata e castagnata. Più a destra una vaga traccia conduce alla Portola, lo stretto valico che porta in Valle del Dosso.
La giornata è talmente unica per colori, luce e caldo che scelgo la variante lunga: ben cinque passi mi attendono - Portola, Cama, Orso, Correggia e Notàr - prima di scendere verso la Val di Cama; una cavalcata entusiasmante attraverso le valli del versante lariano di queste montagne. Mi avvio sulla ripida salita, d'improvviso un colpo di fucile rompe il silenzio, più oltre troverò il gruppo di cacciatori che sembra ben poco contento della mia presenza.
La Portola è uno stretto intaglio che mi obbliga a usare le mani. In compenso lassù la vista spazia da un lato fino al lago maggiore e al monte rosa, dall'altro fino al lago di Como e alle Grigne. scendo con prudenza in valle del dosso e appena possibile giro a sinistra per traversare verso la Bocchetta di Cama, è importante restare il più alti possibile perché i pendii sono ripidi e scoscesi. La bocchetta offre una specie di miraggio, la vista laggiù sul blu intenso del lago - ma scarto immediatamente la discesa diretta, oggi sono ben deciso a completare il mio giro.
Breve discesa sul sentiero che porta in valle del Dosso, poi appena possibile traverso a sinistra in diagonale per raggiungere al piedo del pendio l'alta via dei monti lariani, che mi accompagnerà fino al Notar. In realtà il sentiero non è sempre agevole e scorrevole, ma semplifica molto l'orientamento e gli spostamenti su di un terreno a volte complesso.
La prossima portata è il passo dell'Orso che supera la selvaggia dorsale che mi separa dalla Val Darengo; il sentero sale in diagonale con anche passaggi esposti e si conclude con una bella placca attrazzata con scalini e grappe di ferro che mi conduce al valico. Un breve sguardo sul lago Darengo proprio sotto di me e sulla bocchetta di Correggia proprio di fronte, ce n'è ancora di strada! Seguo l'alta via fino ai piedi della bastionata, poi taglio a sinistra per evitare di scendere verso il lago: Viaggio a buona velocità fra pietraie, prati di un giallo intenso e grandi placche di roccia, costeggiando le grandi canne d'organo del Pizzo Campanile.
Al passo simpatica scenetta con tre escursionisti che dicono che questo è il passo della Crocetta, come testimoniato dal cartello in loco. Visto che l'alta via traversa proprio qui sembrerebbe un caso dove la CNS riporta un nome diverso, sia a destra che a sinistra alte pareti di roccia, bisogna proprio passare qui. Ai miei piedi la prossima valle, la Valle Bodengo che si stende lineare verso nord, circondata da aspre montagne. E proprio di fronte, neppure troppo lontano, la tanto sospirata bocchetta del Notar. In realtà ci vuole circa una mezz'ora perché il terreno è piuttosto disagevole, ma ai miei piedi c'è finalmente la val di Cama, che a questo punto mi sembra la terra promessa!
Dalla bocchetta al lago c'è un sentiero bianco e rosso, e mi illudo di una velcoe discesa a valle. In realtà di bianco e rosso c'è solo la pittura sui sassi, a tratti il sentiero non c'è proprio e si scende dalle pietraie, a tratti c'è una flebile traccia. Sono ormai stanco e questa discesa mi sembra faticossissima, molto più di tutte le bocchette affrontate in salita. Finalmente la scala santa, il canale attrezzato che permette di superare una fascia di roccia. Ancora un po' di pazienza e di attenzione e mi ritrovo sui prati che precedono il lago, finalmente posso correre, per quel che mi riesce a queesto punto dalla gita.
Sono ormai quasi le tre: ci saranno ancora quelli della casagnata? Ed eccoli che me li ritorovo di fronte in riva al lago, sono arrivato proprio nel momento della partenza verso valle! E così l'agonata castagnata si trasforma in una piacevole chiacchierata con Amedeo e soci mentre i colori delal sera avvolgono la val di Cama.
Qualche nota per i ripetitori. E' un anello fra i più belli che conosco per l'ampiezza dei panorami e il continuo cambiamento da una valle all'altra. Si può dividerlo facilmente in due giorni dormendo allo spartano rifugio dell'alpe portola o al rifugio como o in val di cama.
E buona visione delle foto!
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