Camoghè (2227 m), Segor (2096 m) e Gazzirola (2115 m)
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Ho voglia di scoprire queste zone a me sconosciute ed ora così vicine. Su suggerimento di un collega abbozzo il giro che poi, insieme ad Emiliano, portiamo a casa soddisfatti.
Partiamo da Colla e le prime insegne ci indicano Gazzirola 3.20 h e Camoghè 4.10 h. Saliamo in direzione nord, passando per Barchi di Colla (presenza di una fontanella), su pendii erbosi fino all 'Alpe Pietrarossa, dove avvistiamo 4 marmotte.
Continuiamo il nostro cammino risalendo dietro l'alpe. Arrivati in cresta ovest proseguiamo fino al Passo di Pozzaiolo, terreno ancora privo di neve. Diamo uno sguardo alla cima del Camoghè e al versante nord-ovest del Gazzirola: sembra abbastanza accessibile per quel che possiamo vedere, pochi tratti nevosi.
Manteniamo così l'idea originale prendendo il sentiero che, senza passare dalla cima del Gazzirola, ci porta alla Bocchetta di Revolte. Questo tratto presenta ancora delle lingue di neve che, se pur ancora portante, ci fa optare per l'utilizzo dei ramponi. Prestando attenzione a queste ripide colate di neve arriviamo a Corte Lagoni, una distesa di neve. Osserviamo i due canali del versante nord del Gazzirola che richiamano l'attenzione di Emiliano, uno (a destra) pare più ripido nel tratto finale e pare aver scaricato nei giorni precedenti, l'altro (a sinistra) è più serpeggiante ma più stretto in un punto.
Aggiriamo il piccolo lago ricoperto di neve e, seguendo delle impronte di cervo, risaliamo fino alla Bocchetta di Revolte.
Una breve pausa mangereccia e, tolti i ramponi, proseguiamo sulla cresta sud del Camoghè. La cresta non presenta alcuna difficoltà, tratti erbosi si alternano a semplici tratti nevosi. Eccoci sulla cima, ben indicata da un grande ometto.
Il meteo è incerto... ritorniamo alla bocchetta per continuare in cresta per il Monte Segor. Questo tratto risulta più affilato ed esposto, am anche qui i brevi tratti innevati sono facilmente accessibili anche senza ramponi. Qualche passaggino con le mani sulla roccia rende il tutto più divertente!
Eccoci giunti anche sulla cima del Monte Segor.
Le nubi sopra di noi rendono il paesaggio mistico, ma riusciamo a vedere ancora tantissime cimette della zona, sulle quali Emiliano ha vissuto parecchie avventure.
Riprendiamo i nostri passi e giungiamo tranquillamente alla cima svizzera del Gazzirola (presenza di insegne). Proseguendo in direzione sud, ormai su suolo erboso, arriviamo a Prato della Basciota, ben riconoscibile da una grande croce metallica. Poco distante si trova il Rifugio Garzirola, all'apparenza chiuso. Sempre su pendio erboso, direzione sud, accompagnati da grosse gocce di pioggia, arriviamo finalmente al Rifugio San Lucio dove ci rifocilliamo con te caldo, coca cola e crostata.
Qui due opzioni: affrontare il lunghissimo e noioso traverso fino alla Valle del Ciapelon o prendere il sentiero più corto e diretto a Cozzo. Direi che la scelta è facile: Cozzo.
Lasciando la Chiesa di San Lucio alla nostra sinistra, scendiamo a destra per un sentiero che ci porta alla Capanna Alpe di Cottino. Il sentiero prosegue in un bel bosco di faggi verdissimi e attraversa torrentelli carichi d'acqua. Seguiamo un'ulteriore indicazione per Cozzo fino a Barchi. Il paese (Cozzo) lo si vede poco sotto, pochi minuti e, dopo qualche gradino in legno lavorato, sbuchiamo sulla strada.
Rimaniamo su strada asfaltata fino al parcheggio a Colla.

Raccolgo volentieri l'invito di Martina, la quale mi propone la classica abbinata Camoghè-Gazzirola, su cui non è mai stata. Temevo la presenza di neve e ghiaccio sul lato nord del Gazzirola, e così è stato, ma ramponandoci ben benino abbiamo superato con cautela i vari nevaietti, piuttosto esposti a precipizio sulla Val Serdena, giungendo a Corte Lagoni, da cui la salita al Camoghè si è rivelata poi priva di problemi.
Scartata l'ipotesi (da valutare in futuro...) di salire direttamente in vetta al Gazzirola da uno dei due canaloni a nord, seguiamo la "classica" cresta di congiunzione per il Monte Segor, solo in parte innevata, ma su cui mantenersi sempre concentrati data l'esposizione, superando alcuni bei passaggini d'arrampicata. Dal Monte Segor (prima volta anche per me...) in poi si può un attimo "mollare" la presa e il resto del giro è di puro piacere, con meritata sosta al Rifugio San Lucio prima della discesa finale in cui qualche nuvola passeggera ci tira qualche "scherzetto".
Bellissimo giro e un grosso Grazie a Martina per l'invito.
Avanti così.
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