Monte Tabòr m.2079
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Il richiamo della Val Cavargna colpisce ancora...
Puntiamo al grazioso borgo, un po' imboscato e da cercare, di Oggia e confortati da qualche segnavia (nei pressi passa il Sentiero delle Quattro Valli) risaliamo tra boschi e prati lievemente imbiancati al piccolo nucleo di Rus. Qui giunti si dovrebbe andare a destra per guadagnare quasi subito il crinale in direzione del Pizzo di Sebòl, invece seguiamo una più invitante e larga traccia a sinistra che rimane un po' a mezzacosta. Si procede tranquillamente con scarponi visto che un manto nevoso di circa 20-30 centimetri si è posato sulla già presente crosta formatasi con le nevicate precedenti. Quando sopra di noi - intorno ai 1500 metri - il pendio sembra mollare un attimo calziamo le ciaspole e puntiamo dritti a monte giungendo quasi subito al cospetto del Pizzo di Sebòl, che raggiungiamo con un disagevole (ovviamente per le ciaspole...) passo d'arrampicata.
Il panorama è già da qui assai ampio e gradevole, ma alla vera meta manca ancora un bel pò, così - dopo aver spizzicato qualcosa - ripartiamo per la depressione tra il Pizzo di Sebòl e il Monte Tabòr, cominciando una salita neanche tanto faticosa che ci porta ai piedi di quest'ultimo, che però richiede un piccolo sforzo visto il suo improvviso impennarsi. La neve, ottima per tutta la salita, qui tende a mollare, quindi con un lieve aggiramento a NW da percorrere con attenzione ci portiamo in graduale risalita sull'ampia schiena sommitale e in breve sulla vetta, che è davvero molto panoramica e ha poco da invidiare ai "sommi capi" della sua lunga catena (Bregagno e Pizzo di Gino).
Un lieve vento settentrionale c'invita a scendere, e qui preferiamo mettere i ramponi perchè in questo breve ma ripido tratto le ciaspole non terrebbero, rischiando uno scivolone ai sottostanti Monti di Sebòl. Proseguiamo sino alla sella tra le due cime raggiunte oggi, dove pranziamo in parziale riparo da Eolo, quindi aggirando a NW il Pizzo di Sebòl decidiamo di seguire il crinale sino a Rus, passando dal vistoso Omét di Poci (m.1615). A Rus, un gentile signore, ex-scialpinista, c'invita per un graditissimo caffè nella sua bella baita, dopo di che possiamo tornare tranquillamente a Oggia, chiudendo un bellissimo giro.
Puntiamo al grazioso borgo, un po' imboscato e da cercare, di Oggia e confortati da qualche segnavia (nei pressi passa il Sentiero delle Quattro Valli) risaliamo tra boschi e prati lievemente imbiancati al piccolo nucleo di Rus. Qui giunti si dovrebbe andare a destra per guadagnare quasi subito il crinale in direzione del Pizzo di Sebòl, invece seguiamo una più invitante e larga traccia a sinistra che rimane un po' a mezzacosta. Si procede tranquillamente con scarponi visto che un manto nevoso di circa 20-30 centimetri si è posato sulla già presente crosta formatasi con le nevicate precedenti. Quando sopra di noi - intorno ai 1500 metri - il pendio sembra mollare un attimo calziamo le ciaspole e puntiamo dritti a monte giungendo quasi subito al cospetto del Pizzo di Sebòl, che raggiungiamo con un disagevole (ovviamente per le ciaspole...) passo d'arrampicata.
Il panorama è già da qui assai ampio e gradevole, ma alla vera meta manca ancora un bel pò, così - dopo aver spizzicato qualcosa - ripartiamo per la depressione tra il Pizzo di Sebòl e il Monte Tabòr, cominciando una salita neanche tanto faticosa che ci porta ai piedi di quest'ultimo, che però richiede un piccolo sforzo visto il suo improvviso impennarsi. La neve, ottima per tutta la salita, qui tende a mollare, quindi con un lieve aggiramento a NW da percorrere con attenzione ci portiamo in graduale risalita sull'ampia schiena sommitale e in breve sulla vetta, che è davvero molto panoramica e ha poco da invidiare ai "sommi capi" della sua lunga catena (Bregagno e Pizzo di Gino).
Un lieve vento settentrionale c'invita a scendere, e qui preferiamo mettere i ramponi perchè in questo breve ma ripido tratto le ciaspole non terrebbero, rischiando uno scivolone ai sottostanti Monti di Sebòl. Proseguiamo sino alla sella tra le due cime raggiunte oggi, dove pranziamo in parziale riparo da Eolo, quindi aggirando a NW il Pizzo di Sebòl decidiamo di seguire il crinale sino a Rus, passando dal vistoso Omét di Poci (m.1615). A Rus, un gentile signore, ex-scialpinista, c'invita per un graditissimo caffè nella sua bella baita, dopo di che possiamo tornare tranquillamente a Oggia, chiudendo un bellissimo giro.
Tourengänger:
Poncione,
froloccone


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