Quasi Mont Avic (3006 m)
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Siamo a Champdepraz. L'aguzza cima del Mont Avic lo rende maestoso ed affascinante.
Parcheggiamo l'auto in un parcheggio gratuito a Covarey.
Ci incamminiamo lungo la strada (fontana con acqua potabile) finché questa diventa sterrata. Pochi minuti e svoltiamo a destra per uno stretto sentiero, seguendo le indicazioni presenti su un cartello, sentiero 7/7B.
Ci addentriamo così nel bosco. Un noioso sentiero in costante salita ci porta all'agriturismo, qui la vista si apre e possiamo ammirare il panorama verso valle e verso monte.
Superata la struttura, siamo nuovamente in un bosco, ora meno fitto e meno ripido.
L'evidente sentiero ci porta sotto il passo. Saliamo la distesa di massi sul lato destro e continuiamo su evidente sentiero sotto la grande parete rocciosa.
Il vento è forte ma lo sarà ancor di più una volta raggiunto il Col Varotta. Impossibile stare fermi qui, l'aria è così forte che mi sposta.
Procediamo tenendo il lato sinistro della cresta per evitare il forte vento. I sassi sono abbastanza stabili e saliamo fino al Mont Ruvi, dove l'aria si fa ancora più intensa e fredda.
Mi sembra di essere sbattuta a terra ad ogni passo, così, giunti al punto in cui bisogna scendere di qualche passo e fare un traverso roccioso passando a destra del filo di cresta, io decido di non proseguire. Sentivo il rischio più alto della meta. Il povero Raffaele rinuncerà solamente per non lasciarmi sola, mentre Marta e Marco procederanno fino la vetta per poi scendere con un grande giro ad anello, passando per il Lago Gelato.
Io e Raffaele optiamo per non seguire la via dell'andata ma di andare a naso cercando di scendere subito in direzione est, puntando il canalone sassoso proprio sotto il Col Varotta.
Passiamo per punti poco sicuri, dove lo sfasciume e la ghiaia scivolano sotto i nostri piedi, ma la forma ad anfiteatro mi da quella parvenza di sicurezza che la cresta ventosa non aveva. Raggiunto il canalone punteremo al sentiero e da qui come per andata.
L'anno delle grandi avventure e dei "quasi", grandi conquiste e piccole sconfitte che demoralizzano ma mostrano i propri limiti e sicurezze.
Parcheggiamo l'auto in un parcheggio gratuito a Covarey.
Ci incamminiamo lungo la strada (fontana con acqua potabile) finché questa diventa sterrata. Pochi minuti e svoltiamo a destra per uno stretto sentiero, seguendo le indicazioni presenti su un cartello, sentiero 7/7B.
Ci addentriamo così nel bosco. Un noioso sentiero in costante salita ci porta all'agriturismo, qui la vista si apre e possiamo ammirare il panorama verso valle e verso monte.
Superata la struttura, siamo nuovamente in un bosco, ora meno fitto e meno ripido.
L'evidente sentiero ci porta sotto il passo. Saliamo la distesa di massi sul lato destro e continuiamo su evidente sentiero sotto la grande parete rocciosa.
Il vento è forte ma lo sarà ancor di più una volta raggiunto il Col Varotta. Impossibile stare fermi qui, l'aria è così forte che mi sposta.
Procediamo tenendo il lato sinistro della cresta per evitare il forte vento. I sassi sono abbastanza stabili e saliamo fino al Mont Ruvi, dove l'aria si fa ancora più intensa e fredda.
Mi sembra di essere sbattuta a terra ad ogni passo, così, giunti al punto in cui bisogna scendere di qualche passo e fare un traverso roccioso passando a destra del filo di cresta, io decido di non proseguire. Sentivo il rischio più alto della meta. Il povero Raffaele rinuncerà solamente per non lasciarmi sola, mentre Marta e Marco procederanno fino la vetta per poi scendere con un grande giro ad anello, passando per il Lago Gelato.
Io e Raffaele optiamo per non seguire la via dell'andata ma di andare a naso cercando di scendere subito in direzione est, puntando il canalone sassoso proprio sotto il Col Varotta.
Passiamo per punti poco sicuri, dove lo sfasciume e la ghiaia scivolano sotto i nostri piedi, ma la forma ad anfiteatro mi da quella parvenza di sicurezza che la cresta ventosa non aveva. Raggiunto il canalone punteremo al sentiero e da qui come per andata.
L'anno delle grandi avventure e dei "quasi", grandi conquiste e piccole sconfitte che demoralizzano ma mostrano i propri limiti e sicurezze.
Tourengänger:
martynred

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