Torrone Rosso / Torrone di Canee (m.2332)
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Saltata una possibile escursione in Val d'Aosta coi
Giansa e
froloccone devo inventarmi qualcos'altro il giorno dopo "alla mia maniera" e di domenica...
Sveglia alle 4,00, partenza alle 5,00 da Ghirla, e a piedi fino a Ponte Tresa dove posso raggiungere una Nazione civile che sa offrire servizi e mezzi pubblici di un altro pianeta... e nonostante perda di poco il treno per Lugano delle 6:55, con quello successivo riesco comunque ad azzeccare tutte le coincidenze che mi porteranno ancora in treno a Bellinzona e in Bus Postale a Claro in tempi ragionevoli per concedermi un'escursione in quota.
Alle 8,50 sono a Claro (m.268), sulla cantonale, e nonostante qualche ostacolo (cantieri sulle strade) raggiungo la parte alta del paese reperendo la segnaletica montana. Oggi scelgo di salire dal Monastero di Santa Maria, in splendida posizione panoramica, per bella mulattiera e quindi per boschi fino a Maruso e i suoi Monti, da cui la vista sulla Riviera è ulteriormente spaziosa e ampliata: spiccano in modo particolare il Gaggio e il solito regale Poncione Rosso.
Dai prati di Maruso si sale decisi in pineta, e quasi senza accorgermi mi trovo al Rifugio Alpe Domass: non avessi altri progetti potrei anche permettermi di puntare il Pizzo di Claro, ma oggi mi accontento di rimirarlo da altre angolature. Qui la salita si spezza, e mi tocca una quarantina di minuti di falsopiano con guadagno altimetrico minimo per raggiungere il Rifugio Alpe Peurett, di cui ho ottimi ricordi. Punto infine alle rovine dell'Alpe di Canee, dove i primi segni di stanchezza mi ricordano che non ho toccato cibo tutta la mattina. ;)
Rifocillato posso ripartire concentrandomi su quella che dovrebbe rappresentare la parte più impegnativa e inedita della giornata, ovvero il Torrone Rosso, o di Canee (m.2332), cima "secondaria" messa un po' tanto in ombra dall'imponente Pizzo di Claro. Seguo per qualche metro di salita il sentiero verso il Lago scrutando la montagna e i suoi possibili passaggi: all'inizio sembra esserci quasi l'imbarazzo della scelta, dato il caos unico di valloncelli, canalini, accenni di cresta, ma mi accorgo che la parte sommitale sembra essere verticale. Individuo un evidente canale a N, che disegnando una L rovesciata sembra portare proprio al centro della dorsale S-SW, e lo inforco passando tra rododendri e una flebile traccia probabilmente di un vecchio sentiero di pastori. Se dalla base non se ne percepiva la pendenza, una volta dentro la musica cambia, l'ambiente diventa selvaggio e l'uso delle mani tra sfasciumi mobili, placche e erba a tratti umida è d'obbligo. Giunto a un'evidente strozzatura da cui si nota l'uscita del canale a N, preferisco svoltare a NE uscendo su un'altrettanto ripida e umida cengia erbosa che immette a un aspro scivolo erboso in cui s'impone il "gattonage": è il punto forse più critico, sia per l'erba bagnata che per l'esposizione sul canale appena percorso, ma facendo molta attenzione raggiungo la selletta notata dal basso. Da qui non sembra mancare molto alla cima, e mi accorgo che una via di salita più comoda forse c'era, cioè i prati provenienti dall'Alpe Peù... buono a sapersi in caso di un'eventuale discesa dallo stesso lato.
Ora si sale su prato ripido, al centro di una dorsale in cui si concentrano altre dorsaline e vari contrafforti, poi ci si impenna su terreno misto, usando ancora le mani e giungendo sotto una prima bastionata, valicabile tramite una forcellina sul lato Val Cresciano, laddove a destra sarebbe assai più dura passare. É ora un succedersi di passaggini di I-II° e cenge, per una cima che continua a nascondersi... Ogni passaggio è da valutare, perchè basta spostarsi di un nulla e trovare difficoltà marcate, visto che la roccia comincia a imporsi: davanti al castello sommitale ci sarebbe ancora possibilità di aggirare, stavolta sul lato Canee. Ma prima di farlo guardo bene, e un bel diedro-caminetto sembra adatto a chiudere i conti senza ulteriori aggiramenti: lo supero e non mi restano che gli ultimi metri su terreno finalmente più semplice... Il piccolo ma coriaceo Torrone di Canee si è fatto decisamente sudare ma è realtà, e l'imponenza del Pizzo di Claro che mi si staglia a fronte dell'omino di vetta è qualcosa di emozionante.
Mi godo un po' la cima, da cui non si vede ancora il Lago Canee, quindi decido di proseguire per la cresta E, in direzione del lago stesso, raggiungendo dapprima la vetta effettiva, da cui posso ora ammirarlo. La cresta presenta subito una bella torre, aggirabile sul lato di Cresciano, ma con percorso aereo preferisco scavalcarla, in un ambiente davvero stupendo e selvaggio: la presenza di alcune capre sulla dorsale, e un'evidente sentierino sempre a N, mi assicurano che la discesa sia fattibile, poichè il lato Canee è un salto unico... Alcune placche impongono di stare più possibile sul filo, finchè giungo all'ultimo gendarme: in questo caso scavalcarlo sarebbe ostico e a N ci sarebbe d'abbassarsi un po', ma a S un bel masso rosso forma una sorta d'intaglio che, superatolo, porta a un lievemente esposto ma breve sentierino di capre il quale conduce alla suggestiva Bocchetta di Canee e ai ripidi prati verso il Lago.
Sceso al mirabile specchio - in un anfiteatro dominato dalla cima m.2429 e dal Pizzo di Claro - che non manca mai d'emozionarmi, mi godo la pace del luogo qualche attimo, poi a malincuore inizio la discesa per Claro, passando stavolta da Bens e Moncrino, dove giungo dopo 2 ore e venti di brillante discesa alle 17,25. Ciò non basterà tuttavia a "scontarmi" il duro prezzo che una mancata coincidenza possa comportare... perso il bus per Bellinzona di una ventina di minuti, tento di portarmi a piedi sulla pista ciclabile verso essa, con gran caldo ma mitigato da un'arietta che preannuncia i previsti temporali serali. Giunto a Castione, l'attesa del bus si è ridotta a 5 minuti, così decido d'aspettare il mezzo, il quale mi catapulta in stazione un minuto dopo la partenza del treno per Lugano, puntualissimo (purtroppo per me). Morale, arrivo a Ponte Tresa 40 minuti dopo l'ultimo bus per la Valganna, e rieccomi dunque - per non farmi mancare nulla - ripercorrere in salita la via fatta all'alba. Pausa pizza a Cugliate, dove il temporale raggiunge l'acme mentre sono al sicuro, per poi cessare e farmi giungere a casa alle 23,00 in punto, a 18 ore dalla partenza...
Fatta anche questa... Avanti così.
NB. Bellissima e non banale montagna il Torrone di Canee, che assume forma di bella piramide dominante il laghetto se osservata dalla vetta del Pizzo di Claro. La difficoltà T5+ è relativa soprattutto al tratto iniziale di salita dall'Alpe, ma (dato da verificare) è probabile che superare il canale nella sua interezza sia preferibile, in quanto uscendo sulla dorsale proveniente da Peù parte delle difficoltà da me incontrate si eviterebbero, giungendo più comodamente (si fa per dire) alla selletta che adduce all'elaborata ascesa terminale. La discesa dalla cresta E ha tratti aerei, ma non presenta vere difficoltà (T4). Il resto è T2/T3; sul percorso di discesa moltissimi bolli fucsia relativi al trail Claro-Pizzo, che non seguivano del tutto fedelmente il sentiero bollato, tagliando ripidamente la montagna e passando anche un tratto attrezzato con catena tra Peurett e Bens.
Per il Torrone, avendo un doppio nome, ho privilegiato quello di "riserva", ovvero Torrone di Canee, evitando di confonderlo con l'omonimo, più alto e non lontano Torrone Rosso (m.2670) rivolto sulla Val Calanca e la Valle di Cresciano, facente sempre parte del gruppo del Pizzo di Claro.


Sveglia alle 4,00, partenza alle 5,00 da Ghirla, e a piedi fino a Ponte Tresa dove posso raggiungere una Nazione civile che sa offrire servizi e mezzi pubblici di un altro pianeta... e nonostante perda di poco il treno per Lugano delle 6:55, con quello successivo riesco comunque ad azzeccare tutte le coincidenze che mi porteranno ancora in treno a Bellinzona e in Bus Postale a Claro in tempi ragionevoli per concedermi un'escursione in quota.
Alle 8,50 sono a Claro (m.268), sulla cantonale, e nonostante qualche ostacolo (cantieri sulle strade) raggiungo la parte alta del paese reperendo la segnaletica montana. Oggi scelgo di salire dal Monastero di Santa Maria, in splendida posizione panoramica, per bella mulattiera e quindi per boschi fino a Maruso e i suoi Monti, da cui la vista sulla Riviera è ulteriormente spaziosa e ampliata: spiccano in modo particolare il Gaggio e il solito regale Poncione Rosso.
Dai prati di Maruso si sale decisi in pineta, e quasi senza accorgermi mi trovo al Rifugio Alpe Domass: non avessi altri progetti potrei anche permettermi di puntare il Pizzo di Claro, ma oggi mi accontento di rimirarlo da altre angolature. Qui la salita si spezza, e mi tocca una quarantina di minuti di falsopiano con guadagno altimetrico minimo per raggiungere il Rifugio Alpe Peurett, di cui ho ottimi ricordi. Punto infine alle rovine dell'Alpe di Canee, dove i primi segni di stanchezza mi ricordano che non ho toccato cibo tutta la mattina. ;)
Rifocillato posso ripartire concentrandomi su quella che dovrebbe rappresentare la parte più impegnativa e inedita della giornata, ovvero il Torrone Rosso, o di Canee (m.2332), cima "secondaria" messa un po' tanto in ombra dall'imponente Pizzo di Claro. Seguo per qualche metro di salita il sentiero verso il Lago scrutando la montagna e i suoi possibili passaggi: all'inizio sembra esserci quasi l'imbarazzo della scelta, dato il caos unico di valloncelli, canalini, accenni di cresta, ma mi accorgo che la parte sommitale sembra essere verticale. Individuo un evidente canale a N, che disegnando una L rovesciata sembra portare proprio al centro della dorsale S-SW, e lo inforco passando tra rododendri e una flebile traccia probabilmente di un vecchio sentiero di pastori. Se dalla base non se ne percepiva la pendenza, una volta dentro la musica cambia, l'ambiente diventa selvaggio e l'uso delle mani tra sfasciumi mobili, placche e erba a tratti umida è d'obbligo. Giunto a un'evidente strozzatura da cui si nota l'uscita del canale a N, preferisco svoltare a NE uscendo su un'altrettanto ripida e umida cengia erbosa che immette a un aspro scivolo erboso in cui s'impone il "gattonage": è il punto forse più critico, sia per l'erba bagnata che per l'esposizione sul canale appena percorso, ma facendo molta attenzione raggiungo la selletta notata dal basso. Da qui non sembra mancare molto alla cima, e mi accorgo che una via di salita più comoda forse c'era, cioè i prati provenienti dall'Alpe Peù... buono a sapersi in caso di un'eventuale discesa dallo stesso lato.
Ora si sale su prato ripido, al centro di una dorsale in cui si concentrano altre dorsaline e vari contrafforti, poi ci si impenna su terreno misto, usando ancora le mani e giungendo sotto una prima bastionata, valicabile tramite una forcellina sul lato Val Cresciano, laddove a destra sarebbe assai più dura passare. É ora un succedersi di passaggini di I-II° e cenge, per una cima che continua a nascondersi... Ogni passaggio è da valutare, perchè basta spostarsi di un nulla e trovare difficoltà marcate, visto che la roccia comincia a imporsi: davanti al castello sommitale ci sarebbe ancora possibilità di aggirare, stavolta sul lato Canee. Ma prima di farlo guardo bene, e un bel diedro-caminetto sembra adatto a chiudere i conti senza ulteriori aggiramenti: lo supero e non mi restano che gli ultimi metri su terreno finalmente più semplice... Il piccolo ma coriaceo Torrone di Canee si è fatto decisamente sudare ma è realtà, e l'imponenza del Pizzo di Claro che mi si staglia a fronte dell'omino di vetta è qualcosa di emozionante.
Mi godo un po' la cima, da cui non si vede ancora il Lago Canee, quindi decido di proseguire per la cresta E, in direzione del lago stesso, raggiungendo dapprima la vetta effettiva, da cui posso ora ammirarlo. La cresta presenta subito una bella torre, aggirabile sul lato di Cresciano, ma con percorso aereo preferisco scavalcarla, in un ambiente davvero stupendo e selvaggio: la presenza di alcune capre sulla dorsale, e un'evidente sentierino sempre a N, mi assicurano che la discesa sia fattibile, poichè il lato Canee è un salto unico... Alcune placche impongono di stare più possibile sul filo, finchè giungo all'ultimo gendarme: in questo caso scavalcarlo sarebbe ostico e a N ci sarebbe d'abbassarsi un po', ma a S un bel masso rosso forma una sorta d'intaglio che, superatolo, porta a un lievemente esposto ma breve sentierino di capre il quale conduce alla suggestiva Bocchetta di Canee e ai ripidi prati verso il Lago.
Sceso al mirabile specchio - in un anfiteatro dominato dalla cima m.2429 e dal Pizzo di Claro - che non manca mai d'emozionarmi, mi godo la pace del luogo qualche attimo, poi a malincuore inizio la discesa per Claro, passando stavolta da Bens e Moncrino, dove giungo dopo 2 ore e venti di brillante discesa alle 17,25. Ciò non basterà tuttavia a "scontarmi" il duro prezzo che una mancata coincidenza possa comportare... perso il bus per Bellinzona di una ventina di minuti, tento di portarmi a piedi sulla pista ciclabile verso essa, con gran caldo ma mitigato da un'arietta che preannuncia i previsti temporali serali. Giunto a Castione, l'attesa del bus si è ridotta a 5 minuti, così decido d'aspettare il mezzo, il quale mi catapulta in stazione un minuto dopo la partenza del treno per Lugano, puntualissimo (purtroppo per me). Morale, arrivo a Ponte Tresa 40 minuti dopo l'ultimo bus per la Valganna, e rieccomi dunque - per non farmi mancare nulla - ripercorrere in salita la via fatta all'alba. Pausa pizza a Cugliate, dove il temporale raggiunge l'acme mentre sono al sicuro, per poi cessare e farmi giungere a casa alle 23,00 in punto, a 18 ore dalla partenza...
Fatta anche questa... Avanti così.
NB. Bellissima e non banale montagna il Torrone di Canee, che assume forma di bella piramide dominante il laghetto se osservata dalla vetta del Pizzo di Claro. La difficoltà T5+ è relativa soprattutto al tratto iniziale di salita dall'Alpe, ma (dato da verificare) è probabile che superare il canale nella sua interezza sia preferibile, in quanto uscendo sulla dorsale proveniente da Peù parte delle difficoltà da me incontrate si eviterebbero, giungendo più comodamente (si fa per dire) alla selletta che adduce all'elaborata ascesa terminale. La discesa dalla cresta E ha tratti aerei, ma non presenta vere difficoltà (T4). Il resto è T2/T3; sul percorso di discesa moltissimi bolli fucsia relativi al trail Claro-Pizzo, che non seguivano del tutto fedelmente il sentiero bollato, tagliando ripidamente la montagna e passando anche un tratto attrezzato con catena tra Peurett e Bens.
Per il Torrone, avendo un doppio nome, ho privilegiato quello di "riserva", ovvero Torrone di Canee, evitando di confonderlo con l'omonimo, più alto e non lontano Torrone Rosso (m.2670) rivolto sulla Val Calanca e la Valle di Cresciano, facente sempre parte del gruppo del Pizzo di Claro.
Tourengänger:
Poncione

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