Pizzo di Claro (2727 m.), da Maruso per la via di Lumino
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Maruso-Pizzo di Claro
Erano due anni, da quando avevo raggiunto la cima del pizzo di Claro in mezzo a nubi basse e addirittura ad una grandinata, che aspettavo l’occasione giusta per tornarci, ovviamente con il bel tempo. Anche allora ero salito da Maruso, ma via Capanna Brogoldone-Passo Gagern-Pian Baitel, mentre questa volta ho scelto il percorso Alpe Domas- Alpe Peurett- Lago Canèe, quindi il versante opposto, che dalle immagini della webcam della Meteo svizzera avevo visto essere ormai quasi completamente sgombro di neve.
Per arrivare a Maruso si prende la strada che, attraversato il paese di Claro, sale verso le frazioni montane. Per Maruso si arriva al termine della strada ( a dire il vero ci sarebbe un divieto di transito, ma ho fatto un po’ il furbo ). Se i parcheggi sono esauriti, basta lasciare l’auto poco prima, in uno dei numerosi slarghi della strada, come è capitato a me.
Il sentiero parte subito ripido ed attraversa le belle baite di Maruso; da qui si seguono i cartelli per l’Alpe Domas, alla quale si arriva dopo un’ ora circa di cammino quasi totalmente in pineta. Sempre seguendo le indicazioni, si prende per l’Alpe Peurett, che viene raggiunta dopo un’altra ora di cammino a saliscendi, con guadagno di quota quasi nullo. Tutte e due le Alpi fungono da rifugio non custodito, ma mentre l’Alpe Domas è sempre aperta, per la Peurett occorre procurarsi le chiavi. Durante il tragitto si tocca anche l’Alpe Forcarid e i ruderi della Gararescio, in un sentiero sempre in mezzo al bosco e caratterizzato da una miriade di ruscelli che scendono dal Pizzo di Claro, oltre che da belle fontane che consentono di rinfrescarsi.
Dopo la Peurett si prende l’indicazione per il Lago di Canèe, e qui si deve guadare con un po’ di attenzione il Riale di Cresciano, che è ben più di un piccolo ruscello. Il sentiero sale ora ripido e passa dapprima dai ruderi dell’Alpe di Canèe, per poi arrivare all’omonimo lago.
Io l’ho trovato ancora completamente innevato, chissà quest’anno quando riuscirà ad avere il colore verde blu tipico dei laghetti di montagna.
Sino al Lago, il sentiero è segnato ottimamente e ricco di cartelli. Da qui in poi inizia però il tratto più difficile. Il primo pezzo dopo il Lago è ancora semplice, il sentiero è abbastanza evidente e segnato con numerosi gendarmi. Questo è infatti il sentiero che porta al Passo Gagern. Si aggira in pratica completamente la vetta per affrontarla dal versante SE.
Dopo poco però, all’altezza di un grande gendarme di pietra, questo sentiero và abbandonato, e si prosegue lungo la spalla che porta alla cresta SE. Questa spalla è caratterizzata da grossi massi ed il cammino non è marcato. Arrivati sulla cresta si tornano ad avere invece dei bolli bianchi, ed è importante seguirli, perché in un paio di punti il cammino non è così intuitivo.
Risaliti un paio di caminetti, si continua su un sentierino delle capre, sempre segnato con i bolli bianchi. In questo zona vi erano ancora un paio di nevai molto ripidi che mi hanno costretto a dei traversi piuttosto pericolosi; al ritorno ho preferito evitarli scavalcandoli a monte, con perdita di tempo ma maggior sicurezza.
Superati gli ultimi ostacoli si fuoriesce finalmente a poche decine di metri dalle due croci, una di legno ed una di ferro, poste sulla cima S quotata 2720, che è quella che si vede da Bellinzona.
In breve si arriva anche alla quota 2727 della Cima N, affacciata sul Lago Canèe e Cresciano.
Dall’alto il panorama è certamente di prim’ordine perché la vista intorno è completamente libera.
Quanto al sentiero, devo dire che questo è certamente più impegnativo di quello che avevo seguito 2 anni fa, con le difficoltà tutte concentrate nella parte finale.
Partenza : 1020 m.( dove ho posteggiato io l’auto; il parcheggio è a 1050 circa )
Arrivo : 2727 m.
Dislivello : 1700 m. circa
Tempo : 5 ore la salita, idem la discesa (con soste)

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