Lassù nel cielo. Claro Pizzo 2500+
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Quando suona la sveglia ho una certa riluttanza ad alzarmi. certo, perché oggi è la giornata della corsa del Pizzo di Claro, tanto agognata, ma anche tanto temuta. In soli 9 chilometri il percorso si arrampica dal fondovalle della Riviera per 2500 metri di dislivello fino in vetta al Pizzo di Claro. Un percorso che ha pochi eguali in Europa tranne la skyrace del Rocciamelone in Val di Susa.
Arrivato a Claro la riluttanza scompare. C'è il clima elettrico ma anche festoso che precede una corsa. La Claro Pizzo è saldamente in mano a un gruppo di 'local' e per la gente del paese è quasi un dovere farla almeno una volta. Questo le da' un simpatico carattere di festa popolare e per tutti è una festa arrivare in cima.
Fa' freschino ma la giornata è limpida, lassù in alto si vede la vetta, incredibilmente lontana. Inno nazionale, benedizione del parroco e via! Anche se si chiama 'corsa' l'unico tratto in cui mi riuscirà di correre è il primo km che porta all'inizio del sentiero, poi un passo veloce è tutto quanto riesco a fare (e questo vale per quasi tutti, tranne i mostri che saranno in cima in poco più di un'ora e mezza).
Nel primo tratto c'è la solita fila e si parte a strappi, ma il gruppo si sgrana rapidamente fra i castagneti della parte bassa della salita. Fino a Bens si alternano strappi e qualche falsopiano, è facile farsi prendere dalla foga ma la cima è ancora lontana e l'ultima parte non perdona. Scherzando passiamo il cartello dei +250 metri, cioé il 10% del dislivello, chi comincia bene è a metà dell'opera.
Una mezz'ora e sono al primo rifornimento a Censo, un'ora e qualche minuto al secondo di Bens, la giornata sembra buona. Poi attacco il 'muro del pianto', il ripidissimo strappo in uno scuro bosco di abeti che condurrà a Peurett, dove c'è lo sbarramento (bisogna passare in meno di due ore). La salita è talmente continua che anche recuperare 2-3 metri è un vero sforzo, su questa corsa si viaggia sempre al massimo dall'inizio alla fine.
Raggiungo Peurett in 1h 32', cinque minuti meno dell'anno scorso, forse si può fare. Nuovo rifornimento - l'organizzazione è veramente esemplare ed encomiabile - poi continuo in coda ad un bel gruppetto che mi serva da punto di mira.
Eccolo! Prima dell'Alpe di Canee compare la piramide sommitale del Claro, mancano ancora oltre 700 metri, quasi una normale gita domenicale...Passo la bella Alpe e continuo sui bei pascoli che precedono il lago. La fatica si fa' sentire, di qui in vetta bisogna gestire le forze che restano per evitare crisi.
Ultimo rifornimento al lago, incastonato ai piedi dalla bastionata sommitale. Poi un ripido strappo introduce alla spettacolare traversa al di sopra del lago, dove si vede la lunga fila dei corridori che si inerpicano. Il tratto finale è una lunga agonia: lassù, quasi irraggiungibile, la cresta finale, il sentiero si inerpica ripido, si scivola sulla brina, nessuno parla più chini sulla nostra fatica, quasi non sentiamo più gli incoraggiamenti dei volontari.
L'uscita in cresta è una grande liberazione, siamo abbracciati dal caldo sole di ottobre, la pendenza cala, pochi metri fra l'incoraggiamento di chi è già arrivato ed ecco la cima! Arrivo in due ore e 38 minuti, quasi dieci minuti meno dell'anno scorso. La giornata è stupenda, un giro d'orizzonte su tutti i monti del Ticino, i grandi pascoli color oro della Calanca e laggiù in fondo il fondovalle. Anche la discesa regala quadri suggestivi di una splendida e dorata giornata di ottobre, poi la convivialità dei punti di ristoro trasformati in buvette, la felicità condivisa di una bella avventura.
Nota finale. Se ve la sentite (e con un po' di allenamento) fate questa corsa, non per la competizione, ma perché ha un fascino particolare, un percorso bellissimo e che rappresenta una bella sfida. Ho visto partecipanti di tutte le età e allenamento, dai professionisti a gente di oltre 70 anni, per tutti c'è stato un complimento e supporto. L'importante è partecipare (ma iscrivetevi presto perché i 250 posti vanno a ruba).
Arrivato a Claro la riluttanza scompare. C'è il clima elettrico ma anche festoso che precede una corsa. La Claro Pizzo è saldamente in mano a un gruppo di 'local' e per la gente del paese è quasi un dovere farla almeno una volta. Questo le da' un simpatico carattere di festa popolare e per tutti è una festa arrivare in cima.
Fa' freschino ma la giornata è limpida, lassù in alto si vede la vetta, incredibilmente lontana. Inno nazionale, benedizione del parroco e via! Anche se si chiama 'corsa' l'unico tratto in cui mi riuscirà di correre è il primo km che porta all'inizio del sentiero, poi un passo veloce è tutto quanto riesco a fare (e questo vale per quasi tutti, tranne i mostri che saranno in cima in poco più di un'ora e mezza).
Nel primo tratto c'è la solita fila e si parte a strappi, ma il gruppo si sgrana rapidamente fra i castagneti della parte bassa della salita. Fino a Bens si alternano strappi e qualche falsopiano, è facile farsi prendere dalla foga ma la cima è ancora lontana e l'ultima parte non perdona. Scherzando passiamo il cartello dei +250 metri, cioé il 10% del dislivello, chi comincia bene è a metà dell'opera.
Una mezz'ora e sono al primo rifornimento a Censo, un'ora e qualche minuto al secondo di Bens, la giornata sembra buona. Poi attacco il 'muro del pianto', il ripidissimo strappo in uno scuro bosco di abeti che condurrà a Peurett, dove c'è lo sbarramento (bisogna passare in meno di due ore). La salita è talmente continua che anche recuperare 2-3 metri è un vero sforzo, su questa corsa si viaggia sempre al massimo dall'inizio alla fine.
Raggiungo Peurett in 1h 32', cinque minuti meno dell'anno scorso, forse si può fare. Nuovo rifornimento - l'organizzazione è veramente esemplare ed encomiabile - poi continuo in coda ad un bel gruppetto che mi serva da punto di mira.
Eccolo! Prima dell'Alpe di Canee compare la piramide sommitale del Claro, mancano ancora oltre 700 metri, quasi una normale gita domenicale...Passo la bella Alpe e continuo sui bei pascoli che precedono il lago. La fatica si fa' sentire, di qui in vetta bisogna gestire le forze che restano per evitare crisi.
Ultimo rifornimento al lago, incastonato ai piedi dalla bastionata sommitale. Poi un ripido strappo introduce alla spettacolare traversa al di sopra del lago, dove si vede la lunga fila dei corridori che si inerpicano. Il tratto finale è una lunga agonia: lassù, quasi irraggiungibile, la cresta finale, il sentiero si inerpica ripido, si scivola sulla brina, nessuno parla più chini sulla nostra fatica, quasi non sentiamo più gli incoraggiamenti dei volontari.
L'uscita in cresta è una grande liberazione, siamo abbracciati dal caldo sole di ottobre, la pendenza cala, pochi metri fra l'incoraggiamento di chi è già arrivato ed ecco la cima! Arrivo in due ore e 38 minuti, quasi dieci minuti meno dell'anno scorso. La giornata è stupenda, un giro d'orizzonte su tutti i monti del Ticino, i grandi pascoli color oro della Calanca e laggiù in fondo il fondovalle. Anche la discesa regala quadri suggestivi di una splendida e dorata giornata di ottobre, poi la convivialità dei punti di ristoro trasformati in buvette, la felicità condivisa di una bella avventura.
Nota finale. Se ve la sentite (e con un po' di allenamento) fate questa corsa, non per la competizione, ma perché ha un fascino particolare, un percorso bellissimo e che rappresenta una bella sfida. Ho visto partecipanti di tutte le età e allenamento, dai professionisti a gente di oltre 70 anni, per tutti c'è stato un complimento e supporto. L'importante è partecipare (ma iscrivetevi presto perché i 250 posti vanno a ruba).
Hike partners:
blepori
Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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