Pizzo di Claro / Visagno (2727m) anello da NW a SW
Questo giro sul Pizzo di Claro in invernale é molto bello.
Ho improvvisato l'itinerario seguendo una relazione estiva. Sarebbe stato meglio disporre di una relazione invernale e successivamente spiegherò le difficoltà incontrate salendo oltre il lago di Canee.
Dati generali:
- Itinerario: anello da nordovest a sudovest
- Lunghezza: circa 21 km
- Dislivello totale: circa 2000m
- Tempi: totale 13 ore ( 4 ore fino al Lago di Canee, poi altre 4 ore per raggiungere la cima, 5 ore per il ritorno sul versante meridionale)
- Punto di partenza: parcheggio presso i monti di Maruso (1049m)
- Obiettivo: vetta del Pizzo di Claro (2727m)
- Condizioni della neve: quel giorno, sopra i 2100 m, a nord del Pizzo di Claro la neve è compatta e i ramponi affondano bene facendo presa, nelle pendenze a tratti è dura specialmente nelle pendenze elevate degli ultimi 200 m. Ho incontrato cedimenti della neve in prossimità delle rocce. Presente anche il ghiaccio sulle rocce affioranti e su quelle in prossimità del lago ( a causa del ghiaccio sulle rocce sono finito in un ruscello con gli scarponi già alle 08.30). A sud del monte la neve é molle e l'accumulo di circa 20 cm nel versante in pendenza sopra il Pian di Baitel, maggiori accumuli man mano che la pendenza si riduceva ( sotto i 2500 m ho usato le ciaspole). Sotto i 2000 la neve è assente.
Descrizione della salita
Sono partito poco dopo le 05.00 dal parcheggio di Maruso (1049m). Il sentiero, nonostante il buio, appare ben marcato e facendomi luce con il frontalino ho superato i Monti di Maruso per addentrarmi nella foresta e guadagnare subito quota fino all'Alpe Domas (1666m). Da qui il sentiero procede verso nord e nordovest lungo le pendici del Piz de Molinera e del Pizzo di Claro. Supero vari alpeggi e torrenti. Qui l'acqua non manca. Ci sono tratti anche in discesa (con una perdita di quota comunque non superiore ai 100m); infine si raggiunge l'Alpe di Peurett (1745m) e da qui inizia di nuovo la salita ripida fino al lago di Canee (2198m). Poco più in basso compare la neve ma non necessito di indossare le ciaspole fino al lago. La parte prominente del Pizzo di Claro da qui é ben visibile e sprigiona forza.
Il Pizzo di Claro alle 09.00 visto dal lago di Canee a 2200 metri.

Sono passate 4 ore, sono le 09.00, piccola pausa. Rifletto su come avanzare. Mi aspettavo un pendio che salisse in modo uniforme. Invece sopra al lago trovo un salto verticale, sovrastato da un pendio innevato e poi da ripide rocce che costituiscono la parte superiore della montagna. Controllo su swissmap la traccia estiva e noto che essa taglia a metà il pendio innevato sopra al lago. Visto da lontano sembra impossibile come percorso. Ma una volta che ci si trova dentro diventa realizzabile.
Indosso le ciaspole e mi porto a sud, aggiro il lago e il salto adiacente e risalgo per attraversare il pendio. Non è molto ripido quindi tengo le ciaspole, l'unica incognita sono le valanghe (e il bollettino ha emesso un grado 2 su 5). Alcune hanno scaricato nei giorni precedenti (le vedo e le supero).
Sulla mappa questo lungo traverso è segnato con il toponimo Barbighèi.
Al termine del traverso mi addentro nel versante che risale fino alla cresta nord. Mi trovo a 2400 m (200 m sopra il lago) e da subito indosso i ramponi ed estraggo una picozza, poi più avanti 2. La pendenza è moderata inizialmente e la progressione facile, i ramponi affondano bene ancorandomi al pendio. Man mano però aumenta pertanto mi mantengo molto concentrato.
Nel bel mezzo del largo canale guardando verso il lago

Si fanno le 11.00 e il vento comincia a sferzarmi con raffiche e trasporti di neve. Nonostante io sia caldo e attivo devo per forza indossare la giacca.
A questo punto guardando verso l'alto osservo varie possibilità per accedere alla cresta sommitale, ma tutte presentano forte pendenza. Più a sinistra vedo che la cresta si può raggiungere senza affrontare pendenze superiori ai 40%. Ma ci sono rocce a gradoni da aggirare o scavalcare. Mi avvicino alla cresta dunque portandomi a nord e supero alcune di queste rocce, rimuovendone la neve.
A questo punto mi trovo in cresta ma sono un po' in difficoltà perché la cresta è sottile, il pendio sull'altro versante è estremamente ripido, inoltre 5 metri davanti a me ci sono rocce in successione ed è in salita. È impensabile seguire la cresta. Guardandomi indietro mi rendo però conto che sarebbe pure difficile ridiscendere le rocce che sovrastano il lungo e ripido pendio. Sarei dovuto salire dritto alla cima seguendo i ripidi pendii. In questo momento mi chiedo dove diavolo sia andato ad imbegolarmi. Ma non mi scoraggio: sono soltanto le 11.30, il tempo è soleggiato, mi prendo il momento per riflettere sul da farsi. Decido di progredire di alcuni metri sulla crestina sedendomi sulla stessa affondando le gambe a cavalcioni nella neve di entrambi i versanti. Così facendo non mi sento a rischio, quindi pulisco alcune rocce alla mia destra, le scavalco, e ritorno nel sotto-cresta. Sempre lentamente con attenzione affronto vari traversi in forte pendenza e risalgo infine l'ultimo tratto (forse il più ripido) fino alla cima. Raggiungere la cima non è più l'obiettivo: ma la strada per tornare a casa. Infatti una rinuncia a questo punto mi sarebbe costata una discesa molto impegnativa oltre che molto lunga dal versante dell'andata. Invece ho intuito che l'altro versante sarebbe stato più breve e facile.
Evidenziata in rosso una parte della mia traccia vista dalla cima

A pochi passi dalla vetta: la parte difficile è superata, ma che fatica percorre questi ultimi metri!

La cima: sono arrivato dunque sulla cresta sommitale che è percorribile senza rischi perchè abbastanza larga, e poco dopo la vetta principale (2727m) ho incontrato il sentiero che raggiunge la cima con la croce (2720). Sono le 13.00 e mi fermo per mangiare, non c'è vento, nessuna persona, vista spettacolare. La montagna è mia. L'ho conquistata.
Sono teso, non ho fame, mi sforzo di mandare giù qualcosa. La tensione sfocia in pianto. Mi sorprendo di questa reazione. Forse ho chiesto troppo a me stesso. Mi guardo intorno con la vista un po' offuscata e scatto le foto di rito.
Inoltre nonostante abbia 2 caricabatterie per il telefono ho dimenticato il cavo. Restare senza telefono è uno stupido errore.
Pertanto con la batteria al 5% avviso la famiglia di essere in cima e studio il percorso per il ritorno.
La discesa
Qualcuno è stato lì prima di me, il giorno stesso o 1 giorno prima (mi aspettavo neve fresca non battuta perché è nevicato 30 cm 2 giorni prima). Sono contento di seguire delle tracce. Queste mi conducono lungo il sentiero estivo che risale dal Pian dei Baitel. Queste impronte poi proseguono e scendono più ad esti rispetto al sentiero. Le seguo e solo con gli scarponi affronto la ripida discesa di circa 500 metri nella neve molle e scivolosa. Impiego più di un ora, forse anche 2, in quanto devo prestare attenzione e appoggiarmi spesso per non cadere e rischiare di scivolare a valle.
Quando la pendenza si fa minore indosso le ciaspole e mi addentro nell'ampio Pian del Baitel.
A questo punto, con il telefono scarico devo decidere come raggiungere Maruso. Osservo la cresta innevata del Piz de Molinera e so che è là dietro che devo recarmi per poi scendere. Ma alcuni rilievi non mi permettono di valutare con precisione la distanza e i tempi. Pertanto mi avvicino mantenendo aperta l'alternativa di superare questa cresta anche più a sud, sotto la Cima del Molinera. Ma incontro alcuni segnalini e li seguo. Sempre nella neve attraverso, con vari saliscendi, il Pian del Baitel, incontro marmotte, bevo dai numerosi corsi d'acqua, osservo il paesaggio stupendo e con lentezza e fatica mi porto al Passo di Gagèrn (2191m). Qui la visione del Pizzo di Claro è suggestiva.
Il Pizzo di Claro visto da sud, presso il Passo di Gagèrn. (2191 m)

A questo punto, sono le 15.00 mi sento al sicuro, l'anello si sta per chiudere e mi trovo nel versante della mia auto. Da qui i sentieri sono facili e ci sono pochi nevai solo in una prima parte. Mancano "solo" 1100 metri. Sono così stanco che non ricordo più il nome "Maruso", dove ho parcheggiato. Ma ricordo di aver visto al mattino ad un bivio le indicazioni per la Capanna Brogoldone (45 min sia dal punto in cui mi trovavo al mattino sia dal Passo Gagern). Pertanto, felice, mi avvio. Ma i nevai mi fanno perdere la traccia. Stanco di camminare sulla neve, aggiro da sotto il primo nevaio e prendo un sentiero a caso. L'importante è scendere. Arrivo al Rifugio Alpe di Motto, aperto, ma non incontro nessuno, e non trovo indicazioni. Devo girare tutto il monte per trovare il sentiero non segnato che ripido scende al Rifugio Alpe Domas. Qui incontro 2 coppie di tedeschi con i quali mi siedo 10 min per una pausa e 2 chiacchiere. Dopo una giornata così è stato piacevole. Da qui poi la discesa è stata priva di difficoltà ed errori. Ho potuto vedere i bucolici Monti Maruso alla luce del giorno. Ho raggiunto la macchina alle 18.00.
Difficoltà: la parte sopra il lago di Canee é stata impegnativa ma il vero motivo della difficoltà é che non avevo una traccia di riferimento o una relazione. L'unica relazione invernale che ho trovato, di
skiboy1969, descrive una salita da uno dei canaloni meridionali. Ma mancando la traccia gps e i waypoints e non conoscendo alcuni toponimi usati nella descrizione, ho deciso di provare da nord-ovest. seguendo una traccia gps estiva. Osservando le isometrie della mappa mi sembrava fattibile, le pendenze non eccessive. In effetti sono riuscito, ma non potendo vedere la conformazione della cresta ho sbagliato a valutare in quale punto salire sulla stessa abbandonando erroneamente i pendii sempre più ripidi. In poche parole: se qualcuno volesse salire da lì deve salire dritto fino in cima.
Conclusioni: bellissima gita, impegnativa. Da rifare senza errori questa volta. Meglio essere in 2 persone e non soli come quel pazzo di me stesso. Il Pizzo di Claro è un monte particolare: è altissimo rispetto alle cime circostanti, ha una natura vasta intorno a sè, ha carattere. Spero che qualcuno seguendo questa relazione provi a fare questo giro.
Ho improvvisato l'itinerario seguendo una relazione estiva. Sarebbe stato meglio disporre di una relazione invernale e successivamente spiegherò le difficoltà incontrate salendo oltre il lago di Canee.
Dati generali:
- Itinerario: anello da nordovest a sudovest
- Lunghezza: circa 21 km
- Dislivello totale: circa 2000m
- Tempi: totale 13 ore ( 4 ore fino al Lago di Canee, poi altre 4 ore per raggiungere la cima, 5 ore per il ritorno sul versante meridionale)
- Punto di partenza: parcheggio presso i monti di Maruso (1049m)
- Obiettivo: vetta del Pizzo di Claro (2727m)
- Condizioni della neve: quel giorno, sopra i 2100 m, a nord del Pizzo di Claro la neve è compatta e i ramponi affondano bene facendo presa, nelle pendenze a tratti è dura specialmente nelle pendenze elevate degli ultimi 200 m. Ho incontrato cedimenti della neve in prossimità delle rocce. Presente anche il ghiaccio sulle rocce affioranti e su quelle in prossimità del lago ( a causa del ghiaccio sulle rocce sono finito in un ruscello con gli scarponi già alle 08.30). A sud del monte la neve é molle e l'accumulo di circa 20 cm nel versante in pendenza sopra il Pian di Baitel, maggiori accumuli man mano che la pendenza si riduceva ( sotto i 2500 m ho usato le ciaspole). Sotto i 2000 la neve è assente.
Descrizione della salita
Sono partito poco dopo le 05.00 dal parcheggio di Maruso (1049m). Il sentiero, nonostante il buio, appare ben marcato e facendomi luce con il frontalino ho superato i Monti di Maruso per addentrarmi nella foresta e guadagnare subito quota fino all'Alpe Domas (1666m). Da qui il sentiero procede verso nord e nordovest lungo le pendici del Piz de Molinera e del Pizzo di Claro. Supero vari alpeggi e torrenti. Qui l'acqua non manca. Ci sono tratti anche in discesa (con una perdita di quota comunque non superiore ai 100m); infine si raggiunge l'Alpe di Peurett (1745m) e da qui inizia di nuovo la salita ripida fino al lago di Canee (2198m). Poco più in basso compare la neve ma non necessito di indossare le ciaspole fino al lago. La parte prominente del Pizzo di Claro da qui é ben visibile e sprigiona forza.
Il Pizzo di Claro alle 09.00 visto dal lago di Canee a 2200 metri.

Sono passate 4 ore, sono le 09.00, piccola pausa. Rifletto su come avanzare. Mi aspettavo un pendio che salisse in modo uniforme. Invece sopra al lago trovo un salto verticale, sovrastato da un pendio innevato e poi da ripide rocce che costituiscono la parte superiore della montagna. Controllo su swissmap la traccia estiva e noto che essa taglia a metà il pendio innevato sopra al lago. Visto da lontano sembra impossibile come percorso. Ma una volta che ci si trova dentro diventa realizzabile.
Indosso le ciaspole e mi porto a sud, aggiro il lago e il salto adiacente e risalgo per attraversare il pendio. Non è molto ripido quindi tengo le ciaspole, l'unica incognita sono le valanghe (e il bollettino ha emesso un grado 2 su 5). Alcune hanno scaricato nei giorni precedenti (le vedo e le supero).
Sulla mappa questo lungo traverso è segnato con il toponimo Barbighèi.
Al termine del traverso mi addentro nel versante che risale fino alla cresta nord. Mi trovo a 2400 m (200 m sopra il lago) e da subito indosso i ramponi ed estraggo una picozza, poi più avanti 2. La pendenza è moderata inizialmente e la progressione facile, i ramponi affondano bene ancorandomi al pendio. Man mano però aumenta pertanto mi mantengo molto concentrato.
Nel bel mezzo del largo canale guardando verso il lago

Si fanno le 11.00 e il vento comincia a sferzarmi con raffiche e trasporti di neve. Nonostante io sia caldo e attivo devo per forza indossare la giacca.
A questo punto guardando verso l'alto osservo varie possibilità per accedere alla cresta sommitale, ma tutte presentano forte pendenza. Più a sinistra vedo che la cresta si può raggiungere senza affrontare pendenze superiori ai 40%. Ma ci sono rocce a gradoni da aggirare o scavalcare. Mi avvicino alla cresta dunque portandomi a nord e supero alcune di queste rocce, rimuovendone la neve.
A questo punto mi trovo in cresta ma sono un po' in difficoltà perché la cresta è sottile, il pendio sull'altro versante è estremamente ripido, inoltre 5 metri davanti a me ci sono rocce in successione ed è in salita. È impensabile seguire la cresta. Guardandomi indietro mi rendo però conto che sarebbe pure difficile ridiscendere le rocce che sovrastano il lungo e ripido pendio. Sarei dovuto salire dritto alla cima seguendo i ripidi pendii. In questo momento mi chiedo dove diavolo sia andato ad imbegolarmi. Ma non mi scoraggio: sono soltanto le 11.30, il tempo è soleggiato, mi prendo il momento per riflettere sul da farsi. Decido di progredire di alcuni metri sulla crestina sedendomi sulla stessa affondando le gambe a cavalcioni nella neve di entrambi i versanti. Così facendo non mi sento a rischio, quindi pulisco alcune rocce alla mia destra, le scavalco, e ritorno nel sotto-cresta. Sempre lentamente con attenzione affronto vari traversi in forte pendenza e risalgo infine l'ultimo tratto (forse il più ripido) fino alla cima. Raggiungere la cima non è più l'obiettivo: ma la strada per tornare a casa. Infatti una rinuncia a questo punto mi sarebbe costata una discesa molto impegnativa oltre che molto lunga dal versante dell'andata. Invece ho intuito che l'altro versante sarebbe stato più breve e facile.
Evidenziata in rosso una parte della mia traccia vista dalla cima

A pochi passi dalla vetta: la parte difficile è superata, ma che fatica percorre questi ultimi metri!

La cima: sono arrivato dunque sulla cresta sommitale che è percorribile senza rischi perchè abbastanza larga, e poco dopo la vetta principale (2727m) ho incontrato il sentiero che raggiunge la cima con la croce (2720). Sono le 13.00 e mi fermo per mangiare, non c'è vento, nessuna persona, vista spettacolare. La montagna è mia. L'ho conquistata.
Sono teso, non ho fame, mi sforzo di mandare giù qualcosa. La tensione sfocia in pianto. Mi sorprendo di questa reazione. Forse ho chiesto troppo a me stesso. Mi guardo intorno con la vista un po' offuscata e scatto le foto di rito.
Inoltre nonostante abbia 2 caricabatterie per il telefono ho dimenticato il cavo. Restare senza telefono è uno stupido errore.
Pertanto con la batteria al 5% avviso la famiglia di essere in cima e studio il percorso per il ritorno.
La discesa
Qualcuno è stato lì prima di me, il giorno stesso o 1 giorno prima (mi aspettavo neve fresca non battuta perché è nevicato 30 cm 2 giorni prima). Sono contento di seguire delle tracce. Queste mi conducono lungo il sentiero estivo che risale dal Pian dei Baitel. Queste impronte poi proseguono e scendono più ad esti rispetto al sentiero. Le seguo e solo con gli scarponi affronto la ripida discesa di circa 500 metri nella neve molle e scivolosa. Impiego più di un ora, forse anche 2, in quanto devo prestare attenzione e appoggiarmi spesso per non cadere e rischiare di scivolare a valle.
Quando la pendenza si fa minore indosso le ciaspole e mi addentro nell'ampio Pian del Baitel.
A questo punto, con il telefono scarico devo decidere come raggiungere Maruso. Osservo la cresta innevata del Piz de Molinera e so che è là dietro che devo recarmi per poi scendere. Ma alcuni rilievi non mi permettono di valutare con precisione la distanza e i tempi. Pertanto mi avvicino mantenendo aperta l'alternativa di superare questa cresta anche più a sud, sotto la Cima del Molinera. Ma incontro alcuni segnalini e li seguo. Sempre nella neve attraverso, con vari saliscendi, il Pian del Baitel, incontro marmotte, bevo dai numerosi corsi d'acqua, osservo il paesaggio stupendo e con lentezza e fatica mi porto al Passo di Gagèrn (2191m). Qui la visione del Pizzo di Claro è suggestiva.
Il Pizzo di Claro visto da sud, presso il Passo di Gagèrn. (2191 m)

A questo punto, sono le 15.00 mi sento al sicuro, l'anello si sta per chiudere e mi trovo nel versante della mia auto. Da qui i sentieri sono facili e ci sono pochi nevai solo in una prima parte. Mancano "solo" 1100 metri. Sono così stanco che non ricordo più il nome "Maruso", dove ho parcheggiato. Ma ricordo di aver visto al mattino ad un bivio le indicazioni per la Capanna Brogoldone (45 min sia dal punto in cui mi trovavo al mattino sia dal Passo Gagern). Pertanto, felice, mi avvio. Ma i nevai mi fanno perdere la traccia. Stanco di camminare sulla neve, aggiro da sotto il primo nevaio e prendo un sentiero a caso. L'importante è scendere. Arrivo al Rifugio Alpe di Motto, aperto, ma non incontro nessuno, e non trovo indicazioni. Devo girare tutto il monte per trovare il sentiero non segnato che ripido scende al Rifugio Alpe Domas. Qui incontro 2 coppie di tedeschi con i quali mi siedo 10 min per una pausa e 2 chiacchiere. Dopo una giornata così è stato piacevole. Da qui poi la discesa è stata priva di difficoltà ed errori. Ho potuto vedere i bucolici Monti Maruso alla luce del giorno. Ho raggiunto la macchina alle 18.00.
Difficoltà: la parte sopra il lago di Canee é stata impegnativa ma il vero motivo della difficoltà é che non avevo una traccia di riferimento o una relazione. L'unica relazione invernale che ho trovato, di

Conclusioni: bellissima gita, impegnativa. Da rifare senza errori questa volta. Meglio essere in 2 persone e non soli come quel pazzo di me stesso. Il Pizzo di Claro è un monte particolare: è altissimo rispetto alle cime circostanti, ha una natura vasta intorno a sè, ha carattere. Spero che qualcuno seguendo questa relazione provi a fare questo giro.
Tourengänger:
Michea82

Communities: Hikr in italiano, Ticino Selvaggio
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