Capanna Michela - canyon del fiume Rein da Sumvitg, riva sinistra.
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Stamattina siamo sole, la guardiana Ornella ed io: ehi! sono la prima ospite della stagione estiva!
Mimo suo marito è sceso in pianura: "La Micaela come prima ospite porterà fortuna alla nostra ultima stagione da capannari!"
Con Ornella, mi piace chiacchierare: sono bei momenti di condivisione sulle cose belle e brutte della vita.
E' un poco una vice mamma per me, anche se le nostre età non sono poi così lontane... Le piace fare la chioccia con me, ama coccolare i suoi ospiti, e tutto questo mi va benone.
Non riesco nemmeno ad immaginare come sarà la capanna senza di loro: Ornella e Mimo lasciano la capanna in ottobre, dopo vent' anni di duro lavoro quassù!
Quanti orfani, noialtri...
Anche se molto felici di ritrovare ogni anno l' alpe Motterascio, Ornella e Mimo sono stanchi: essere capannaro logora, è un impegno di quasi 12 ore al giorno per tre, quattro mesi.
E poi ci sono problemi con la sezione CAS-Ticino: anche questo logora. Gente col sedere spaparanzato su di una poltrona in un qualche ufficio che nemmeno immagina quanta dedizione, quante poche ore di sonno ci siano dietro al sorriso dei miei amici guardiani...
E poi ci sono gli ospiti che brontolano, quelli che lasciano i bagni sporchi o gettano immondizie nel water, ci sono i bambini che schiamazzano perché non ci sono le patatine fritte, quelli che arrivano su in ciabatte, o senza abiti caldi, e che bisogna curare di notte perché magari hanno preso freddo e gli viene la febbre o fanno la pipì a letto.
Ci sono però gli ospiti gradevoli, sempre col sorriso sul viso, grati per l' accoglienza gentile, per il cibo squisito (ah, ma non vi ho detto che l' Ornella prepara le torte più buone del mondo?), che danno un colpo di mano ad apparecchiare e sparecchiare, che in vari idiomi (beh, più che altro in tedesco e schwiizertütsch) si scambiano informazioni sui percorsi, le cartine, le proprie passioni. Si può diventare velocemente amici, in capanna, anche se sarà breve l' amicizia! Ognuno, domani, andrà poi per la propria strada, verso altri idiomi, altri cieli, altre strade trafficate...
Una capanna è un microcosmo, un mondo a sé stante, e Ornella e Mimo ne hanno fatto la creazione di una vita, l' orgoglio del lavoro fatto bene. Quanto modesta, la capanna, quando sono saliti per la loro prima stagione! Quante fatiche supplementari per sopravvivere lassù e accontentare gli ospiti, allora molto meno esigenti di ora: niente telefonini, niente docce, allora! Niente stanzette privative da quattro letti, ma due buon vecchi dormitori: come da copione di Totò, con quello accanto a te che si alza di notte ogni ora a far la pipì, e sull' altro lato quello che russa come una locomotiva a vapore, quello che di notte legge perché l' altitudine lo rende insonne, quello che ha sparpagliato i suoi averi nello stretto corridoio, e che se la pipì scappa a te di notte, inciampi e svegli tutta la camerata!!!
Cara Ornella, oggi vado a vedere com' è il passaggio a picco sul Rein da Sumvitg, che io chiamo canyon.
Perché bello come un canyon in miniatura è.
Si, che torno per l' ora di cena, le sette, che siamo solo tre ospiti stasera!
No, che non mi vesto più calda, che lo sai che non ho mai freddo, e che sul Terri ci vado con la minigonna!
Si, che ho lo zaino pieno di abiti caldi, perché in montagna non si sa mai, e difatti, nelle gite di gruppo, puoi chiedere, son sempre quella che ha lo zaino più pesante!
Si, che stò attenta! No, che non tenterò di passare per forza quel traverso traditore!
Si, che piccozza e ramponi me li porto dietro, anche se per passare il traverso non servono.
E si che me l' hai già raccontata, quella del Peter, guardiano alla Scaletta, uomo forte come una quercia, che gli è toccato andare a ricuperare in fondo al canyon un tipo stritolato e fatto a tocchi dalla caduta, si, che persino a una quercia dal cuor duro come il Peter è venuta l' angoscia della Morte.
Si, che non sono mica matta!
Però, sono curiosa, voglio andar a vedere.
Le foto raccontino il percorso.
Salgo al laghetto della capanna, delizioso ovale adagiato nella sua conca.
Un orchestra di nuvole srotola la sua partitura nel cielo, oggi pomeriggio un Allegro.
Accompagna i miei passi una sinfonia di acque, torrentelli, rii, ruscelli.
Risalendo verso il pianoro degli ometti mi fermo, dopo aver scelto con cura un luogo un poco appartato, per costruire un ometto per Denise.
Sotto Crap la Crusch prendo a sinistra, c' è la palina gialla. Si attraversa un ponte di neve e si sale a piacimento. Si sale cercando di evitare i nevai, se si devono attraversare, si tasta bene il manto nevoso con i bastoni, si seguono le orme delle marmotte, dove ci sono.
Si sale, contemplando l'immensità del mondo della Greina, gustando la sua potenza, la sua grazia.
Ci si arriva, al punto pericoloso, eh! nemmeno un pensierino ci faccio su, Ornella! certo che di là non si passa, a meno di voler morire, e morire di una feroce morte!
Mi scelgo una morbida poltrona a picco sul canyon, a distanza di sicurezza dal bordo, accanto a una tana di marmotte, toh! ragazze scatenate, vi lascio le briciole del mio panino!
Scorribande di nuvole, scorribande di marmotte.
Fischiano certune, voci potenti, corde vocali d' acciaio: altro che cantanti lirici! cinciallegre! Carmen di Bizet!
A ogni colpo d' occhio merletti, ricami, macchie di neve a leopardo.
Mi vengono in mente orchestre vere, sinfonie di Bruckner o Sibelius, la Pastorale di Beethoven.
La magnificenza della Greina solo per me.
Mimo suo marito è sceso in pianura: "La Micaela come prima ospite porterà fortuna alla nostra ultima stagione da capannari!"
Con Ornella, mi piace chiacchierare: sono bei momenti di condivisione sulle cose belle e brutte della vita.
E' un poco una vice mamma per me, anche se le nostre età non sono poi così lontane... Le piace fare la chioccia con me, ama coccolare i suoi ospiti, e tutto questo mi va benone.
Non riesco nemmeno ad immaginare come sarà la capanna senza di loro: Ornella e Mimo lasciano la capanna in ottobre, dopo vent' anni di duro lavoro quassù!
Quanti orfani, noialtri...
Anche se molto felici di ritrovare ogni anno l' alpe Motterascio, Ornella e Mimo sono stanchi: essere capannaro logora, è un impegno di quasi 12 ore al giorno per tre, quattro mesi.
E poi ci sono problemi con la sezione CAS-Ticino: anche questo logora. Gente col sedere spaparanzato su di una poltrona in un qualche ufficio che nemmeno immagina quanta dedizione, quante poche ore di sonno ci siano dietro al sorriso dei miei amici guardiani...
E poi ci sono gli ospiti che brontolano, quelli che lasciano i bagni sporchi o gettano immondizie nel water, ci sono i bambini che schiamazzano perché non ci sono le patatine fritte, quelli che arrivano su in ciabatte, o senza abiti caldi, e che bisogna curare di notte perché magari hanno preso freddo e gli viene la febbre o fanno la pipì a letto.
Ci sono però gli ospiti gradevoli, sempre col sorriso sul viso, grati per l' accoglienza gentile, per il cibo squisito (ah, ma non vi ho detto che l' Ornella prepara le torte più buone del mondo?), che danno un colpo di mano ad apparecchiare e sparecchiare, che in vari idiomi (beh, più che altro in tedesco e schwiizertütsch) si scambiano informazioni sui percorsi, le cartine, le proprie passioni. Si può diventare velocemente amici, in capanna, anche se sarà breve l' amicizia! Ognuno, domani, andrà poi per la propria strada, verso altri idiomi, altri cieli, altre strade trafficate...
Una capanna è un microcosmo, un mondo a sé stante, e Ornella e Mimo ne hanno fatto la creazione di una vita, l' orgoglio del lavoro fatto bene. Quanto modesta, la capanna, quando sono saliti per la loro prima stagione! Quante fatiche supplementari per sopravvivere lassù e accontentare gli ospiti, allora molto meno esigenti di ora: niente telefonini, niente docce, allora! Niente stanzette privative da quattro letti, ma due buon vecchi dormitori: come da copione di Totò, con quello accanto a te che si alza di notte ogni ora a far la pipì, e sull' altro lato quello che russa come una locomotiva a vapore, quello che di notte legge perché l' altitudine lo rende insonne, quello che ha sparpagliato i suoi averi nello stretto corridoio, e che se la pipì scappa a te di notte, inciampi e svegli tutta la camerata!!!
Cara Ornella, oggi vado a vedere com' è il passaggio a picco sul Rein da Sumvitg, che io chiamo canyon.
Perché bello come un canyon in miniatura è.
Si, che torno per l' ora di cena, le sette, che siamo solo tre ospiti stasera!
No, che non mi vesto più calda, che lo sai che non ho mai freddo, e che sul Terri ci vado con la minigonna!
Si, che ho lo zaino pieno di abiti caldi, perché in montagna non si sa mai, e difatti, nelle gite di gruppo, puoi chiedere, son sempre quella che ha lo zaino più pesante!
Si, che stò attenta! No, che non tenterò di passare per forza quel traverso traditore!
Si, che piccozza e ramponi me li porto dietro, anche se per passare il traverso non servono.
E si che me l' hai già raccontata, quella del Peter, guardiano alla Scaletta, uomo forte come una quercia, che gli è toccato andare a ricuperare in fondo al canyon un tipo stritolato e fatto a tocchi dalla caduta, si, che persino a una quercia dal cuor duro come il Peter è venuta l' angoscia della Morte.
Si, che non sono mica matta!
Però, sono curiosa, voglio andar a vedere.
Le foto raccontino il percorso.
Salgo al laghetto della capanna, delizioso ovale adagiato nella sua conca.
Un orchestra di nuvole srotola la sua partitura nel cielo, oggi pomeriggio un Allegro.
Accompagna i miei passi una sinfonia di acque, torrentelli, rii, ruscelli.
Risalendo verso il pianoro degli ometti mi fermo, dopo aver scelto con cura un luogo un poco appartato, per costruire un ometto per Denise.
Sotto Crap la Crusch prendo a sinistra, c' è la palina gialla. Si attraversa un ponte di neve e si sale a piacimento. Si sale cercando di evitare i nevai, se si devono attraversare, si tasta bene il manto nevoso con i bastoni, si seguono le orme delle marmotte, dove ci sono.
Si sale, contemplando l'immensità del mondo della Greina, gustando la sua potenza, la sua grazia.
Ci si arriva, al punto pericoloso, eh! nemmeno un pensierino ci faccio su, Ornella! certo che di là non si passa, a meno di voler morire, e morire di una feroce morte!
Mi scelgo una morbida poltrona a picco sul canyon, a distanza di sicurezza dal bordo, accanto a una tana di marmotte, toh! ragazze scatenate, vi lascio le briciole del mio panino!
Scorribande di nuvole, scorribande di marmotte.
Fischiano certune, voci potenti, corde vocali d' acciaio: altro che cantanti lirici! cinciallegre! Carmen di Bizet!
A ogni colpo d' occhio merletti, ricami, macchie di neve a leopardo.
Mi vengono in mente orchestre vere, sinfonie di Bruckner o Sibelius, la Pastorale di Beethoven.
La magnificenza della Greina solo per me.
Tourengänger:
micaela
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