Mattwaldhorn (3246): quasi; Polirochipoint (3187): fatto!
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Con estrema ineleganza, ho posizionato, seppur temporaneamente, un waypoint in
Ma allora perché non ci siete saliti, chiederete voi. Le ragioni sono scritte qui sotto.
Partiti dal parcheggio di Engiloch alle 6.40 con un cielo solo un po' nuvoloso e previsioni ottimistiche per l'area del Sempione, con l'amico
POLI89, scendiamo all'abitato di Chlusmatte, attraversiamo il ponte e ci dirigiamo a sinistra verso il piano di Wyssbode dominato dall'omonima cascata, che risaliamo mantenendoci alla sua sinistra utilizzando un ottimo sentiero, attrezzato in un paio di punti. Giungiamo al pianoro superiore sconvolto dalla grande frana de 1993 e, attenendoci ai numerosi bolli bianchi rossi, attraversiamo un ruscello e saliamo decisi verso i pascoli dove i risiedono gli idilliaci laghetti di Sirwolte. Continuiamo a marciare di buona lena e giungiamo al passo omonimo che divide il Galehorn (a destra, traccia di salita visibile, dal Sirwoltehorn, a sinistra). In questa zona alcuni piovaschi e nebbie intense ci accompagnano ma ci preoccupiamo poco per la fiducia che riponiamo nella consultazione crociata delle previsioni meteo.
La nostra meta è il Mattwaldhorn, bel cupolone sulla Nanztal visto nella gita precedente e ben illustratomi da
Serzo nella sua via di salita. Sappiamo che la via è impegnativa quindi il nostro proposito è: se si vede dalla Sirwoltesattel o poco dopo, si va, altrimenti si ripiega sul facile Galehorn e si torna a casa. Dal passo il nostro monte si vede e si cela, quindi gli concediamo tempo e scendiamo verso la Nanztal seguendo le indicazioni per Visperterminen sul sentiero principale che, al primo bivio segnalato, scende a sinistra. Ora il Mattawaldhorn è ben visibile insieme al canale che toccherà ascendere per toccare il punto intermedio del Simelipass. Quindi andiamo ben veloci, perdiamo circa duecento metri di quota, passiamo nei pressi di una seconda, meravigliosa cascata, attraversiamo un ruscello su buon ponte e, quando il sentiero prosegue dalla parte opposta, abbandoniamo la pista in direzione del canale che, nel frattempo, si è riempito di nuvole. Ci alziamo subito ed entriamo nel canale belli alti traversando enormi giavine un poco instabili. Troviamo dei corridoi erbosi e risaliamo da lì, alla estrema destra del canale con pendenze notevoli ma in modo tutti sommato agevole. Ci piacerebbe puntare il passo che sappiamo sopra le nostre teste ma la visibilità si fa ridottissima. Forse sarebbe il caso di rinunciare ma ormai siamo in trance ascensionistica e poi non piove e non pioverà perché noi le previsioni le incrociamo su quattro siti! Giunti in alto sul canale, un muraglione inclinatissimo lo sbarra verso il passo. Il buon
tignoelino, in una sua precedente aveva ben descritto le difficoltà incontrate su questo tratto, le stesse che possiamo, oggi, raccontare noi: terreno fangoso appoggiato su ghiaccio dove nulla, nemmeno i Boulder, sta fermo. Con ogni arto teso nell'ardua impresa, saliamo un metro e ne rotoliamo due, sinchè, dopo un bel po' di tempo, ci affacciamo al Simelipass dove la vista si giganti del Vallese, è assolutamente parziale e in diminuzione. Senza sosta, svoltiamo a destra e, ora su traccia evidente disseminata di ometti risaliamo la facile cresta verso la cima. Appena muoviamo i primi passi, comincia a piovere a dirotto e di traverso. Il vento si fa prepotente e le temperature ne risentono. Continuiamo indomiti, bagnati e masarati già dopo pochi metri e superiamo un primo sperone per poi puntare ad un secondo dove giungiamo in apnea totale.
E' questo il Polirochipont, punto della nostra rinuncia che motiverei con qualche ragione:
1. le condizioni meteo assolutamente avverse;
2. il tempo che comincia a scarseggiare anche in previsione della difficile discesa (siamo saliti in 6 ore, di cui almeno due nel canale e canalino);
3. una certa reverenza verso la montagna che, quando dice no va ascoltata;
4. una paura bestiale della discesa che ci attende (ragione must!!).
Una foto alla vetta, una selfie al Polirochipoint e giù per la cresta dove Poli trova tempo e forza di incrementare qualche ometto. Al passo cominciamo la discesa sul muro di fango che tentiamo con tutte le tecniche possibili, tra cui la raffinatissima "di sedere", usciamo dalla zona critica (volare qui non è proprio raccomandabile). Va giù qualunque cosa e ci sgoliamo a gridare "scarica pietre" nel timore ci sia qualcuno di sotto; a ben pensarci, però, chi è quel pazzoide che abbia solo immaginato, oggi, di andare al Simelipass nel cuore di un pomeriggio di tormenta.
Scendiamo poi mantenendoci al centro del canale dove troviamo alcuni facili nevai che accelerano la marcia consentendoci di bypassare le giavine. La nebbia è fittissima, Poli, avanti di me di tre metri è praticamente invisibile. In queste condizioni la discesa sembra condurre agli inferi e non finire mai, il che ci porta un pò' di sconforto che tuttavia lascia al posto alla consolazione quando una schiarita ci indica l'atterraggio su prati. Senza tergiversare e rinnovati nello spirito, ci immettiamo sullo stesso sentiero dell'andata e, a tutta velocità, non facendoci mancare acqua, grandine e vento di traverso, torniamo all'auto che ci attende da undici ore abbondanti, baciata da un magnifico sole.
Tempi comprensivi pause, mezz'ora totale visto che non ci siamo mai seduti.
Dislivello relativo alla discesa nella Nanztal (200 m circa).
Forse la valutazione T5 è eccessiva ma questa è stata la nostra percezione, in un ambiente assolutamente severo dove la via va inventata.
Sviluppo. 20 km circa; SE: 36 km circa.
titolato ai protagonisti dell'odierna gita: il Polirochipoint non è una cima, è un punto, quello raggiunto oggi verso il Mattwaldhorn e da esso dista una decina di minuti a piedi e cinquanta metri di dislivello. In un raro momento di visibilità, la cima con la sua croce e i suoi numerosi ometti di pietra è stata visibile, fotografabile e a portata di mano.Ma allora perché non ci siete saliti, chiederete voi. Le ragioni sono scritte qui sotto.
Partiti dal parcheggio di Engiloch alle 6.40 con un cielo solo un po' nuvoloso e previsioni ottimistiche per l'area del Sempione, con l'amico

La nostra meta è il Mattwaldhorn, bel cupolone sulla Nanztal visto nella gita precedente e ben illustratomi da


E' questo il Polirochipont, punto della nostra rinuncia che motiverei con qualche ragione:
1. le condizioni meteo assolutamente avverse;
2. il tempo che comincia a scarseggiare anche in previsione della difficile discesa (siamo saliti in 6 ore, di cui almeno due nel canale e canalino);
3. una certa reverenza verso la montagna che, quando dice no va ascoltata;
4. una paura bestiale della discesa che ci attende (ragione must!!).
Una foto alla vetta, una selfie al Polirochipoint e giù per la cresta dove Poli trova tempo e forza di incrementare qualche ometto. Al passo cominciamo la discesa sul muro di fango che tentiamo con tutte le tecniche possibili, tra cui la raffinatissima "di sedere", usciamo dalla zona critica (volare qui non è proprio raccomandabile). Va giù qualunque cosa e ci sgoliamo a gridare "scarica pietre" nel timore ci sia qualcuno di sotto; a ben pensarci, però, chi è quel pazzoide che abbia solo immaginato, oggi, di andare al Simelipass nel cuore di un pomeriggio di tormenta.
Scendiamo poi mantenendoci al centro del canale dove troviamo alcuni facili nevai che accelerano la marcia consentendoci di bypassare le giavine. La nebbia è fittissima, Poli, avanti di me di tre metri è praticamente invisibile. In queste condizioni la discesa sembra condurre agli inferi e non finire mai, il che ci porta un pò' di sconforto che tuttavia lascia al posto alla consolazione quando una schiarita ci indica l'atterraggio su prati. Senza tergiversare e rinnovati nello spirito, ci immettiamo sullo stesso sentiero dell'andata e, a tutta velocità, non facendoci mancare acqua, grandine e vento di traverso, torniamo all'auto che ci attende da undici ore abbondanti, baciata da un magnifico sole.
Tempi comprensivi pause, mezz'ora totale visto che non ci siamo mai seduti.
Dislivello relativo alla discesa nella Nanztal (200 m circa).
Forse la valutazione T5 è eccessiva ma questa è stata la nostra percezione, in un ambiente assolutamente severo dove la via va inventata.
Sviluppo. 20 km circa; SE: 36 km circa.
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