Eclissi, Primavera, Poncione (per la direttissima)
|
||||||||||||||||||||||
![]() |
![]() |
Un'eclissi di sole nel primo giorno di primavera capita una volta ogni duecento anni. Nella precedente non c'ero e, presumibilmente, non ci sarò alla prossima. Occorre dunque celebrare la giornata come si deve e, avendo a disposizione una porzione di pomeriggio, quale miglior occasione per tornare sull'amico Poncione di Ganna. Perciò, a mezzodì, mi son messo in macchina e durante il tragitto ho pensato che queste montagne, visitate innumerevoli volte percorrendo le vie normali, mi sono sostanzialmente sconosciute per le vie alternative che i bravi
Poncione e
froloccone tante volte hanno ben descritto.
Parcheggiata l'auto, l'obiettivo mi è dunque ben chiaro: si prova la direttissima, con i scarp de tenis, ovviamente, come vuole la tradizione. Inoltratomi nel bosco a fronte del piccolo parcheggio al passo del Tedesco (frecce rosse sugli alberi), è subito evidente che di primavera questa giornata ha ben poco. Le foglie secche, qualche rada chiazza di neve e il cielo plumbeo ricorderebbero l'autunno se non fosse per qualche bucaneve che spunta qua e là. Agganciata la via che sale dall'alpe del Tedesco (segnavia bianco rossi) la seguo sino a un poco visibile bivio. Un segno su un albero e uno sbiadito bollo giallo su sasso mi ricordano che per la direttissima occorre virare a destra. Lo faccio e risalgo per tracce il ripido bosco sino a incontrare qualche residua lingua nevosa. Alcune orme umane sulla stessa mi fanno propendere per proseguire in quella direzione ma qualcosa mi dice che la strada è sbagliata, anche perchè le pedate presto spariscono. Ad intuito proseguo la salita a destra puntando un cartello di divieto di caccia e ritrovo il sentierino che adduce alla base di una bella bastionata rocciosa solcata da un canale ripido. I bolli gialli indicano che la salita prosegue in quel canale che va arrampicato con passi di II in ambiente notevolmente esposto. Piano piano, programmando passo per passo lo supero indenne e continuo a salire su irti prati sino ad incontrare un secondo canale più appoggiato. Il primo pezzo è di superamento elementare, mentre la seconda parte richiede lo scavalcamento di un mammellone che ostacola non poco l'ascesa. Con un minimo di attenzione e determinazione riesco tuttavia a uscire per arrampicare ancora qualche metro e giungere all'ultimo tratto con la croce di vetta ormai vicina e facilmente raggiungibile.
Sempre affascinante e per me notevolmente evocativo, sebbene molto fosco, l'ambiente in cima al Poncione.
Uno sguardo al vicino Minisfreddo e il tempo a disposizione mi fanno propendere per discendere la camminabile cresta a giungere ad una sella per poi risalire il costone del Minisfreddo che si raggiunge con l'aiuto di una catena nella sua parte sommitale. La cima è boschiva e poco caratteristica, così decido di proseguire in falsopiano sino a raggiungere il monte San Bernardo grazie al superamento di un piccolo risalto roccioso. Al San Bernardo c'è una statua del Santo e una panchina sulla quale mi fermo ad osservare i miei pensieri che sono di gran lunga più visibili del panorama, in altre occasioni notevole sul Lago di Lugano.
Riparto con una mezza idea di scendere all'Arco di Roccia ma i pendii settentrionali ancora abbondantemente innevati, unitamente al fatto che non trovo il bivio (una volta, mi sembra, c'era una targa su una pianta ma non l'ho vista in questa occasione), mi fanno propendere per un ritorno con secondo passaggio sul Poncione (che sarebbe evitabile usando il sentiero che taglia a mezzacosta sul lato orientale), ri godermi la cima e scendere per la normale ammirando fiorellini diffusi e facili boulder che mi diverto a parzialmente scalare.
Continuo poi sino all'alpe Tedesco giusto per allungare la goduria e per strada asfaltata in breve ritorno al passo del Tedesco dove l'auto, affacciata sulla valle, mi attende da tre ore.
Sviluppo: 8 km circa; SE: 14 km circa.
Il dislivello è relativo ai vari up&down, i tempi prevedono quasi un'ora di pause, perchè dalle cime di Poncione e San Bernardo non si vorrebbe mai andare via!


Parcheggiata l'auto, l'obiettivo mi è dunque ben chiaro: si prova la direttissima, con i scarp de tenis, ovviamente, come vuole la tradizione. Inoltratomi nel bosco a fronte del piccolo parcheggio al passo del Tedesco (frecce rosse sugli alberi), è subito evidente che di primavera questa giornata ha ben poco. Le foglie secche, qualche rada chiazza di neve e il cielo plumbeo ricorderebbero l'autunno se non fosse per qualche bucaneve che spunta qua e là. Agganciata la via che sale dall'alpe del Tedesco (segnavia bianco rossi) la seguo sino a un poco visibile bivio. Un segno su un albero e uno sbiadito bollo giallo su sasso mi ricordano che per la direttissima occorre virare a destra. Lo faccio e risalgo per tracce il ripido bosco sino a incontrare qualche residua lingua nevosa. Alcune orme umane sulla stessa mi fanno propendere per proseguire in quella direzione ma qualcosa mi dice che la strada è sbagliata, anche perchè le pedate presto spariscono. Ad intuito proseguo la salita a destra puntando un cartello di divieto di caccia e ritrovo il sentierino che adduce alla base di una bella bastionata rocciosa solcata da un canale ripido. I bolli gialli indicano che la salita prosegue in quel canale che va arrampicato con passi di II in ambiente notevolmente esposto. Piano piano, programmando passo per passo lo supero indenne e continuo a salire su irti prati sino ad incontrare un secondo canale più appoggiato. Il primo pezzo è di superamento elementare, mentre la seconda parte richiede lo scavalcamento di un mammellone che ostacola non poco l'ascesa. Con un minimo di attenzione e determinazione riesco tuttavia a uscire per arrampicare ancora qualche metro e giungere all'ultimo tratto con la croce di vetta ormai vicina e facilmente raggiungibile.
Sempre affascinante e per me notevolmente evocativo, sebbene molto fosco, l'ambiente in cima al Poncione.
Uno sguardo al vicino Minisfreddo e il tempo a disposizione mi fanno propendere per discendere la camminabile cresta a giungere ad una sella per poi risalire il costone del Minisfreddo che si raggiunge con l'aiuto di una catena nella sua parte sommitale. La cima è boschiva e poco caratteristica, così decido di proseguire in falsopiano sino a raggiungere il monte San Bernardo grazie al superamento di un piccolo risalto roccioso. Al San Bernardo c'è una statua del Santo e una panchina sulla quale mi fermo ad osservare i miei pensieri che sono di gran lunga più visibili del panorama, in altre occasioni notevole sul Lago di Lugano.
Riparto con una mezza idea di scendere all'Arco di Roccia ma i pendii settentrionali ancora abbondantemente innevati, unitamente al fatto che non trovo il bivio (una volta, mi sembra, c'era una targa su una pianta ma non l'ho vista in questa occasione), mi fanno propendere per un ritorno con secondo passaggio sul Poncione (che sarebbe evitabile usando il sentiero che taglia a mezzacosta sul lato orientale), ri godermi la cima e scendere per la normale ammirando fiorellini diffusi e facili boulder che mi diverto a parzialmente scalare.
Continuo poi sino all'alpe Tedesco giusto per allungare la goduria e per strada asfaltata in breve ritorno al passo del Tedesco dove l'auto, affacciata sulla valle, mi attende da tre ore.
Sviluppo: 8 km circa; SE: 14 km circa.
Il dislivello è relativo ai vari up&down, i tempi prevedono quasi un'ora di pause, perchè dalle cime di Poncione e San Bernardo non si vorrebbe mai andare via!
Tourengänger:
rochi

Communities: Hikr in italiano
Minimap
0Km
Klicke um zu zeichnen. Klicke auf den letzten Punkt um das Zeichnen zu beenden
Kommentare (14)