Traversata Vergelletto, Capanna Ribia, Bocchetta di Catögn, Capanna Alzasca
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-Guida: Guida delle Alpi Ticinesi, vol. 1. Giuseppe Brenna, edizioni CAS.
-Come lettura supplementare, rimando al primo vol. "Grandi cime per i nostri giorni" di Giuseppe Brenna (Salvioni edizioni), p. 50, in cui il Maestro parla del Rosso di Ribia, una volta ancora con bei paragrafi sull' esplorazione del territorio alpino affratellando conoscenza e cuore.
A quanti andassero a leggere le 4 pagine del Maestro: le ho rilette dopo aver editato la mia relazione, giuro di non aver copiato...
Tramite Angelo, mio anziano vicino di cascina e fedelissimo gestore durante quarant' anni della Capanna Alzasca, eccomi richiesta una volta ancora come volontaria per i lavori di chiusura invernale; accetto sempre volentieri perchè la "combriccola" è allegra (e magari ci "scappa" pure una cena a base di marmotta...).
Sempre salita finora, vergogna! con quel "coso" che rumoreggia di pale e rotor, decido questa volta di salire un giorno prima degli altri volontari, per fare la traversata da Vergelletto, che mi calamita da anni!
Fascino che proviene anche dai nomi incredibilmente misteriosi di cime, bocchette, luoghi.
Leggete qui: Cata delle Quarantèria, Uomo Tondo, Categn e Catögn, Om Cupign, Bocchetta Cielo Largo, Salariél, Piel da Pil, Partüs, Rosso di Ribia...Nomi per sognare...
Sono a tal punto affascinata dal mistero e la poesia di tali nomi, dopo averli letti nelle guide del Brenna o sulle cartine, da intraprendere escursioni solamente per la curiosità di vedere coi miei occhi queste meraviglie.
Dico subito che questo di oggi è stato uno dei più bei giri fatti in vita mia, sopratutto la solitaria e selvaggia (ma facile) traversata alta tra la Cima di Cregnell e il Pizzo Cramalina.
Dal fondovalle, cartellonistica e marcature sono regolari e precise, smentendo la guida - ma su questo solo punto- del Brenna, di cui posseggo un edizione del1993.
Inutile dilungarsi sulla salita sino alla Capanna Ribia, già descritta più volte su questo sito. Dico solo che il sentiero a tornanti è e rimane ripido. Uniche difficoltà, sul lato orografico destro del Ribio, certi passaggi stretti ed esposti resi molto scivolosi dai diluvi della settimana scorsa.
Cammino spedita e leggera; l' unico a pesare è lo zaino.
Arrivo in Capanna Ribia dopo averne risalito i ripidi spaccarespiro prati sottostanti, rubacchiando abbondanti e dolcissimi lamponi.
Pausa tè e panino...e "togliti quei collants, che si muore dal caldo!"
Mi prendo tutto il tempo per rileggere la mia fedele Guida, dalla bella scrittura scarna ma così colma del suo amore per la montagna: Giuseppe Brenna! Grande poeta!
Riparto, e dalla capanna una meraviglia dopo l' altra: che mi si incrini il cuore davanti a tanta Bellezza?
Impossibile raccontare il mio percorso: dopo l' ultima palina segnavia P. 2240, su esili tracce di diversi sentieri cammino liberamente in direzione di Piroi e dell' Uomo Tondo.
Non desidero abbassarmi, per raggiungere Lago e Capanna d' Alzasca, verso l' alpe di Categn ma al contrario rimanere più vicina possibile allo stupendo concatenamento di creste sopra alla mia testa, mangiandole con gli occhi (ah! aver l' ardire di camminare lassù!) e quasi accarezzandole con mano...
Una traversata esposta a sud, quindi benedetta dal sole.
Sento voci; mi raggiunge una giovane coppia di svizzero-tedeschi che sta scendendo dopo un tentativo di ascesa ai Gemelli, troppo pericolosa per l' estrema viscidità delle rocce.
I due sembrano come me cercare i migliori passaggi tra gannette, praterie e sentierini e ci informiamo a vicenda sulle diverse bocchette che ci permettono di passare sul lato Alzasca. Siccome la bocchetta di Catögn è la più vicina, ci dirigiamo verso di lei, anche per non fare un dislivello negativo di 300 m, poi da risalire, scendendo all' Alpe di Doia che si scorge laggiù.
Separatamente e liberamente continuiamo verso l' intaglio della bocchetta, ricongiungendoci per l' ultimo tratto di salita, esposto e ripido, su erba scivolosa e infida e roccette da scalare.
Rimaniamo poi insieme per tutta la discesa, di cui il Brenna da una valutazione T3 per le tre possibilità di percorso (itinerari N. 250 a+b nella guida). Vista l' esposizione a nord, la verticalità, la viscidità delle placche, le rocce e i massi che franano sotto gli scarponi, optiamo per l' itinerario che quasi sempre segue il letto del torrente, quando non ci camminiamo dentro, itinerario che valuto T4, d' accordo con il mio compagno - che scoprirò solo in Capanna Alzasca essere aspirante guida.
Se fossi stata sola, già prima di arrivare sopra la Bocchetta di Catögn sarei scesa a cercare una possibilità di passaggio alla Bocchetta della Molinera, e, se proprio anche questa si fosse rivelata troppo ostica per il mio modesto talento alpinistico rimaneva pur sempre la facile opzione della Bocchetta di Doia.
Comunque l' ardita discesa ci occuperà per circa 50 minuti di puro piacere adrenalinico.
La fine dell' escursione, senza particolari patemi, sarà una mia prolungata, goduta e solitaria risalita in Bocchetta di Cansgéi poi discesa in capanna, sperando di riuscire a riacciuffare il sole con un grande giro circolare al calar della sera che, passando da Corte di Cima si svolge sotto la lunga cresta del Pizzo Alzasca - che scende a Scima di Müzz -, per poi svoltare a destra (palina con cartelli gialli "Sentiero di montagna") in dolce traversata sino alla Capanna Alzasca...dove vorrei non arrivare mai, tanta è la felicità per questa meravigliosa camminata!
Poi, per tre giorni: lavoro, ma ben condito con allegria e risate, e mangiate spettacolari!
-Come lettura supplementare, rimando al primo vol. "Grandi cime per i nostri giorni" di Giuseppe Brenna (Salvioni edizioni), p. 50, in cui il Maestro parla del Rosso di Ribia, una volta ancora con bei paragrafi sull' esplorazione del territorio alpino affratellando conoscenza e cuore.
A quanti andassero a leggere le 4 pagine del Maestro: le ho rilette dopo aver editato la mia relazione, giuro di non aver copiato...
Tramite Angelo, mio anziano vicino di cascina e fedelissimo gestore durante quarant' anni della Capanna Alzasca, eccomi richiesta una volta ancora come volontaria per i lavori di chiusura invernale; accetto sempre volentieri perchè la "combriccola" è allegra (e magari ci "scappa" pure una cena a base di marmotta...).
Sempre salita finora, vergogna! con quel "coso" che rumoreggia di pale e rotor, decido questa volta di salire un giorno prima degli altri volontari, per fare la traversata da Vergelletto, che mi calamita da anni!
Fascino che proviene anche dai nomi incredibilmente misteriosi di cime, bocchette, luoghi.
Leggete qui: Cata delle Quarantèria, Uomo Tondo, Categn e Catögn, Om Cupign, Bocchetta Cielo Largo, Salariél, Piel da Pil, Partüs, Rosso di Ribia...Nomi per sognare...
Sono a tal punto affascinata dal mistero e la poesia di tali nomi, dopo averli letti nelle guide del Brenna o sulle cartine, da intraprendere escursioni solamente per la curiosità di vedere coi miei occhi queste meraviglie.
Dico subito che questo di oggi è stato uno dei più bei giri fatti in vita mia, sopratutto la solitaria e selvaggia (ma facile) traversata alta tra la Cima di Cregnell e il Pizzo Cramalina.
Dal fondovalle, cartellonistica e marcature sono regolari e precise, smentendo la guida - ma su questo solo punto- del Brenna, di cui posseggo un edizione del1993.
Inutile dilungarsi sulla salita sino alla Capanna Ribia, già descritta più volte su questo sito. Dico solo che il sentiero a tornanti è e rimane ripido. Uniche difficoltà, sul lato orografico destro del Ribio, certi passaggi stretti ed esposti resi molto scivolosi dai diluvi della settimana scorsa.
Cammino spedita e leggera; l' unico a pesare è lo zaino.
Arrivo in Capanna Ribia dopo averne risalito i ripidi spaccarespiro prati sottostanti, rubacchiando abbondanti e dolcissimi lamponi.
Pausa tè e panino...e "togliti quei collants, che si muore dal caldo!"
Mi prendo tutto il tempo per rileggere la mia fedele Guida, dalla bella scrittura scarna ma così colma del suo amore per la montagna: Giuseppe Brenna! Grande poeta!
Riparto, e dalla capanna una meraviglia dopo l' altra: che mi si incrini il cuore davanti a tanta Bellezza?
Impossibile raccontare il mio percorso: dopo l' ultima palina segnavia P. 2240, su esili tracce di diversi sentieri cammino liberamente in direzione di Piroi e dell' Uomo Tondo.
Non desidero abbassarmi, per raggiungere Lago e Capanna d' Alzasca, verso l' alpe di Categn ma al contrario rimanere più vicina possibile allo stupendo concatenamento di creste sopra alla mia testa, mangiandole con gli occhi (ah! aver l' ardire di camminare lassù!) e quasi accarezzandole con mano...
Una traversata esposta a sud, quindi benedetta dal sole.
Sento voci; mi raggiunge una giovane coppia di svizzero-tedeschi che sta scendendo dopo un tentativo di ascesa ai Gemelli, troppo pericolosa per l' estrema viscidità delle rocce.
I due sembrano come me cercare i migliori passaggi tra gannette, praterie e sentierini e ci informiamo a vicenda sulle diverse bocchette che ci permettono di passare sul lato Alzasca. Siccome la bocchetta di Catögn è la più vicina, ci dirigiamo verso di lei, anche per non fare un dislivello negativo di 300 m, poi da risalire, scendendo all' Alpe di Doia che si scorge laggiù.
Separatamente e liberamente continuiamo verso l' intaglio della bocchetta, ricongiungendoci per l' ultimo tratto di salita, esposto e ripido, su erba scivolosa e infida e roccette da scalare.
Rimaniamo poi insieme per tutta la discesa, di cui il Brenna da una valutazione T3 per le tre possibilità di percorso (itinerari N. 250 a+b nella guida). Vista l' esposizione a nord, la verticalità, la viscidità delle placche, le rocce e i massi che franano sotto gli scarponi, optiamo per l' itinerario che quasi sempre segue il letto del torrente, quando non ci camminiamo dentro, itinerario che valuto T4, d' accordo con il mio compagno - che scoprirò solo in Capanna Alzasca essere aspirante guida.
Se fossi stata sola, già prima di arrivare sopra la Bocchetta di Catögn sarei scesa a cercare una possibilità di passaggio alla Bocchetta della Molinera, e, se proprio anche questa si fosse rivelata troppo ostica per il mio modesto talento alpinistico rimaneva pur sempre la facile opzione della Bocchetta di Doia.
Comunque l' ardita discesa ci occuperà per circa 50 minuti di puro piacere adrenalinico.
La fine dell' escursione, senza particolari patemi, sarà una mia prolungata, goduta e solitaria risalita in Bocchetta di Cansgéi poi discesa in capanna, sperando di riuscire a riacciuffare il sole con un grande giro circolare al calar della sera che, passando da Corte di Cima si svolge sotto la lunga cresta del Pizzo Alzasca - che scende a Scima di Müzz -, per poi svoltare a destra (palina con cartelli gialli "Sentiero di montagna") in dolce traversata sino alla Capanna Alzasca...dove vorrei non arrivare mai, tanta è la felicità per questa meravigliosa camminata!
Poi, per tre giorni: lavoro, ma ben condito con allegria e risate, e mangiate spettacolari!
Tourengänger:
micaela

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