Wiwannihorn (3001 m)
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Quando uno, spinto dalle cattive e persistenti condizioni meteo del Sud delle Alpi, guarda la CNS e, subito dopo, osserva una foto della montagna che la suddetta carta ha suggerito, e questa montagna è il Wiwannihorn, non può non andarci.
Esposizione Sud, non troppo lontana dalla cresta principale delle Alpi e nemmeno dalle terre a Sud di questa cresta, abbastanza comodamente raggiungibile via Passo del Sempione, con le caratteristiche che, sulla carta, dovrebbero essere quelle a me gradite, da richiamo cartaceo il Wiwannihorn fa presto a divenire richiamo reale.
Ha tutto: la conca, la pietraia, la roccia, la cresta (più di una), la forma affascinante ed un nome che attira (mi ricorda qualcosa della mitologia nordica, anche se tra Wiwanni e Walhalla c’è una bella differenza). Pazienza per i 2000 m di dislivello: non è la prima volta che li affronto e non sarà nemmeno l’ultima; del resto ci vado apposta, per fare un po’ di moto e scrollarmi la muffa di dosso.
Come rinforzo all’illuminazione che la CNS offre, tengo presente la stringata ma pregevole relazione di Zaza e
Omega3 (in realtà seguita ben poco una volta arrivato sul posto, ma utile in fase di preparazione), e quella di
360. Non c’è bisogno d’altro.
Parto dunque da Ausserberg. C’è da tenere presente che con la modesta cifra di 5 franchetti si può ottenere il permesso di salire in auto fino a 1850 m, mentre il parcheggio in paese (a 1000 m di quota), se si superano le 6 ore di stazionamento, costa 6 franchi. Ma io queste cose vengo a saperle solo più tardi – e comunque sono qui per camminare – quindi parcheggio in paese e salgo per il sentiero segnalato verso la Wiwannihütte.
Le uniche incertezze sul sentiero sono subito all’inizio: sopra il paese i prati sono tutti recintati (e più in alto anche i boschi), per cui manco il passaggio, costituito da 2 piccoli cancelli arruguniti consecutivi, e pascolo un po’ in orizzontale come i tanti animali presenti (mucche, pecore, cavalli, galline etc etc). Dopo aver capito che bisogna varcare i cancelli ed in parte procedere sopra un piccolo ruscello, non c’è più alcun problema di orientamento. Raggiungo Niwärch, con i suoi begli edifici in stile Walser (del resto siamo in Vallese), e seguo sempre i cartelli che indicano Wiwannihütte. Tralascio le deviazioni per Raaft (a destra) e per Leiggern (a sinistra) e rimango centrale. Relativamente in breve tempo ( 2 ore e 45’) raggiungo la prima altura che la CNS cita, la Roti Chüe (2471 m), una collinetta posizionata proprio sopra la Wiwannihütte.
All’esterno della capanna c’è una fontanella con ben evidenziato (in tedesco) “acqua non potabile” e “adoperare con parsimonia”. Ne prendo atto e procedo (è ovvio che con questi cartelli si voglia favorire i commerci della capanna…). Tra l’altro questa è l’unica possibilità di dissetarsi su tutto l’itinerario, se si esclude l’acqua dei “Suonen”, le canalizzazioni situate appena sopra il paese di Ausserberg.
Il problema dell’approvvigionamento dell’acqua è sottolineato anche da lunghe tubazioni, nella parte sovrastante la capanna, sopra le quali la pietraia è stata incementata, in modo da non creare crepe o rotture dovute al passaggio degli escursionisti.
Ma torniamo alla salita odierna. Dalla Wiwannihütte seguo l’ampia traccia che si sposta a sinistra verso i due (Gross- e Chlys-) Öugstchummuhörner. La mia intenzione è quella di salire il Wiwannihorn dalla parete Sud, in modo da risparmiare tempo e riuscire ad essere in Ossola nel tardo pomeriggio prima che i negozi chiudano (per un’importante commissione… portare gli sci a rifare lamine e solette… la stagione si sta avvicinando e non voglio farmi trovare impreparato…).
Supero quindi la conca di Wiwanni e mi porto all’attacco della parete Sud proprio sotto la verticale della vetta (che risulta trovarsi alla sinistra del vistoso corno di raccordo con la parete Est / Sud-Est, sulla quale corre la via d’arrampicata “Steinadler”).
La via (cosiddetta “Normalweg”, corretta poi in “Normalroute”, in ogni caso “via normale”) è tutta quanta spittata e bollinata di blu, ma in mancanza di questi orpelli sarebbe stata ugualmente riconoscibile e percorribile, visto l’evidente sviluppo intuibile già dal basso.
Non è bastato marcarla tutta in blu: si è dovuto mettere i chiodi a ogni piè sospinto (letteralmente): ma non esistono le falesie per questi scopi? La montagna “vera” non è forse più bella se lasciata così com’è?
In ogni caso salgo (e lo stesso si può dire della discesa) senza mai toccare uno spit. A mio giudizio la difficoltà si situa attorno a F+ / PD- (in hikr non c’è la “F+” quindi indicherò PD-). Certo che usando le corde e approfittando degli spit le difficoltà si azzerano...
Comunque, per esemplificare con vie a noi più note, non siamo distanti dal canalino sul versante Sud della Corona di Redòrta, con la differenza che qui c’è forse qualche placca un po’ più esposta (non è un canale ma una parete), ma con l’enorme vantaggio che la parete stessa non esibisce la benché minima goccia d’acqua. La roccia è ottima e gli appigli sono sempre abbondanti. Un vero piacere percorrerla, se non fosse per tutti quegli spit inutili, che disturbano la vista.
Dall’uscita della via (che si chiama “Trittji”) non resta che superare la facile pietraia e raggiungere così la vetta, che sorregge una croce datata 1957.
Dietro la croce… il gigante: una visione da mettere i brividi! La maiestatica parete Sud del Bietschhorn, che io non avevo mai visto così da vicino. È impressionante: perfino più imponente del “Duomo di Ghiaccio” che ho di fronte (certo, la distanza gioca un ruolo importante, comunque anche il Dom, da così vicino, fa correre un certo brivido lungo la schiena). E vogliamo forse dimenticare l’altro “mostro bianco” sempre di fronte, appena a destra del Dom? Davvero mostruosamente bello, il Weisshorn.
Bene, si è capito che oltre a tutti gli altri buoni motivi per salire il Wiwannihorn, quello che si vede dalla vetta è uno spettacolo indescrivibile e che vale senz’altro la salita, spit o non spit, e che sia Trittji, Steinadler o cresta SW, poco importa.
Poco da segnalare per il ritorno: ripercorro tutto quanto già fatto in salita e, forse a causa della bellezza dei paesaggi e della consapevolezza che oggi (come ieri e come domani) le mie terre d’origine languiscono nella “Nebelsuppe” anziché splendere sotto il caldo sole (come è il caso di questa giornata vallesana), arrivo all’auto ad Ausserberg senza sentire i 2000 metri di dislivello.
Wiwannihorn: una trasferta che valeva la pena fare!
Tempi:
Ausserberg - Wiwannihorn : 4 ore e 45’
Wiwannihorn – Ausserberg: 3 ore e 15’

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