Torrone a Ferragosto? Claro que sì!
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In questa pazza pazza estate non poteva mancare il Torrone...
A dire il vero eravamo partiti per altri lidi, pensando a qualche tremila in zona Lucomagno o Greina, ma vedendo una situazione soleggiata ma nebulosa (e ventosa) verso queste due zone giravamo i tacchi. La scelta B era in Val Verzasca, ma si sarebbe trattato di un avvicinamento troppo lungo, cosicchè dopo un interessante conciliabolo con
froloccone e
ramingo mi viene l'ispirazione del Torrone Rosso dalla Val Calanca, al quale si potrebbe anche abbinare la salita al Pizzo di Claro, su cui eravamo già stati molto di recente. L'idea è ben accolta... per una volta il dislivello è limitato, andiamo comunque a buone altezze e siamo anche più vicini a casa. La quadra c'è.
Raggiungiamo l'Alp Stabveder con la strada asfaltata e poi sterrata a pagamento da Arvigo (5,00 CHF) partendo da una quota già considerevole. Alla sella m.2270 incontriamo un pastore che ci da qualche dritta interessante per la nostra prima meta, invero poco frequentata rispetto al più alto e sempre ambitissimo Pizzo di Claro. Dapprima ci consiglia il sentiero biancoblu per la Capanna Cava, il quale conduce proprio alla bocchetta a nord del Torrone Rosso... ma la cosa non mi convince perchè so che quel versante è piuttosto esposto ed impervio, cosicchè gli spiego le mie intenzioni facendogli capire che grossomodo ho in mente da che parte salire. Mi conferma che la "mia" via è corretta e più fattibile, ma mi consiglia un'ulteriore variante: anzichè raggiungere il Bivio Val Granda mi indica un sentiero di capre che passa più alto e a mezzacosta in maggior prossimità della meta. Lo ringrazio e dunque proseguiamo seguendo la sua ottima indicazione: si tratta di salire prima su ganna e attraversare su prati. Una cengia erbosa leggermente esposta ci conduce infine in un posto "familiare" che però non intuisco subito: siamo proprio sotto la bocchetta Val Granda, e alla nostra sinistra riconosco la via normale per il Pizzo di Claro... Abbiamo così guadagnato quota senza fatica ed inutili saliscendi. Non resta che puntare l'erto pendio sfasciumato, bello ripido e faticoso ma presto vinto... siamo alla suggestiva Bocchetta, dalla quale ci si affaccia sul lato Leventina con pendenza ancor superiore. Questa bocchetta mi ricorda parecchio quella tra le due Cime d'Erbea, tra parentesi, e non son l'unico a pensarla in quel modo. ;)
Per salire sul Torrone Rosso, che avevo intuito non semplicissimo, occorre prima traversare su breve cengia esposta in direzione NE, quindi giunti sotto un ampio pratone sommitale lo si risale interamente giungendo sul panettone dell'anticima, e già ne è valsa la pena. La vetta è poco lontana, ma sulle prime sembra tutt'altro che facile da raggiungere: il lato Calanca è dirupatissmo, quello leventinese un po' meno, ma c'è comunque da stare nell'occhio. Seguiamo la cresta, quindi una facile cengia pianeggiante ci porta sotto le lisce rocce sommitali: non è difficile, ma occorre concentrazione in quanto l'esposizione è comunque notevole pure su questo lato.
Ma alla fine il Torrone Rosso è conquistato, con soddisfazione notevole, in quanto tutt'altro che banale oltrechè poco frequentato (così almeno si direbbe). La vista sui due torroni "maggiori" è impressionante, e si ha un'idea migliore sulla concatenazione di queste cime, tra le più ardite e selvagge a cavallo del Ticino e dei Grigioni.
Ce la godiamo un po', quindi torniamo con inalterata concentrazione sui nostri passi giungendo ancora alla bocchetta, e coscienti che l'obiettivo principale è stato centrato: discendiamo ancora il canalone sfasciumato, quindi traversiamo su ganna senza perdere dislivello per raggiungere il sentiero che sale al Pizzo di Claro. Ora si tratta solo di salire per bel sentiero tra sassi e prati, che senza alcuna difficoltà ci porta direttamente alla selletta tra le due cime. Tocchiamo prima la più alta, quindi, proprio mentre incrociamo alcuni escursionisti in discesa, la seconda, ove ci fermiamo per il meritato pranzo.
La discesa non ha storia, anche se per mettere ancora un po' di pepe suggerisco la salita al Mot Ciarin, alla fine però scartata.
Bella giornata... son contento soprattutto per Ale, che oggi ha finalmente potuto gustare lo splendido panorama del Pizzo di Claro dopo la nebbia di poche settimane fa', rifacendosi con gli interessi. Interessi attivi che si sono tradotti in una bella e non banale salita su una cima solo all'apparenza "minore" di questo gruppo montuoso: e chi avrebbe mai pensato di mangiare Torrone a Ferragosto?
Grazie come sempre ai miei due "soci"... e avanti così.
NB. La valutazione T4 va intesa come media: il Pizzo di Claro è un normale T3, il Torrone Rosso si potrebbe valutare tra T4 e T5.
froloccone
Descrizione perfetta di Emiliano!!!!Escursione spettacolare per emozioni e paesaggi,finalmente ho potuto assaporare il fantastico panorama che si gode dal Pizzo di Claro,con la soddisfazione di aver conquistato una "chicca" come il Torrone Rosso.Ringrazio i soci per la condivisione di tutto ciò e per la solita immancabile simpatia.
A dire il vero eravamo partiti per altri lidi, pensando a qualche tremila in zona Lucomagno o Greina, ma vedendo una situazione soleggiata ma nebulosa (e ventosa) verso queste due zone giravamo i tacchi. La scelta B era in Val Verzasca, ma si sarebbe trattato di un avvicinamento troppo lungo, cosicchè dopo un interessante conciliabolo con


Raggiungiamo l'Alp Stabveder con la strada asfaltata e poi sterrata a pagamento da Arvigo (5,00 CHF) partendo da una quota già considerevole. Alla sella m.2270 incontriamo un pastore che ci da qualche dritta interessante per la nostra prima meta, invero poco frequentata rispetto al più alto e sempre ambitissimo Pizzo di Claro. Dapprima ci consiglia il sentiero biancoblu per la Capanna Cava, il quale conduce proprio alla bocchetta a nord del Torrone Rosso... ma la cosa non mi convince perchè so che quel versante è piuttosto esposto ed impervio, cosicchè gli spiego le mie intenzioni facendogli capire che grossomodo ho in mente da che parte salire. Mi conferma che la "mia" via è corretta e più fattibile, ma mi consiglia un'ulteriore variante: anzichè raggiungere il Bivio Val Granda mi indica un sentiero di capre che passa più alto e a mezzacosta in maggior prossimità della meta. Lo ringrazio e dunque proseguiamo seguendo la sua ottima indicazione: si tratta di salire prima su ganna e attraversare su prati. Una cengia erbosa leggermente esposta ci conduce infine in un posto "familiare" che però non intuisco subito: siamo proprio sotto la bocchetta Val Granda, e alla nostra sinistra riconosco la via normale per il Pizzo di Claro... Abbiamo così guadagnato quota senza fatica ed inutili saliscendi. Non resta che puntare l'erto pendio sfasciumato, bello ripido e faticoso ma presto vinto... siamo alla suggestiva Bocchetta, dalla quale ci si affaccia sul lato Leventina con pendenza ancor superiore. Questa bocchetta mi ricorda parecchio quella tra le due Cime d'Erbea, tra parentesi, e non son l'unico a pensarla in quel modo. ;)
Per salire sul Torrone Rosso, che avevo intuito non semplicissimo, occorre prima traversare su breve cengia esposta in direzione NE, quindi giunti sotto un ampio pratone sommitale lo si risale interamente giungendo sul panettone dell'anticima, e già ne è valsa la pena. La vetta è poco lontana, ma sulle prime sembra tutt'altro che facile da raggiungere: il lato Calanca è dirupatissmo, quello leventinese un po' meno, ma c'è comunque da stare nell'occhio. Seguiamo la cresta, quindi una facile cengia pianeggiante ci porta sotto le lisce rocce sommitali: non è difficile, ma occorre concentrazione in quanto l'esposizione è comunque notevole pure su questo lato.
Ma alla fine il Torrone Rosso è conquistato, con soddisfazione notevole, in quanto tutt'altro che banale oltrechè poco frequentato (così almeno si direbbe). La vista sui due torroni "maggiori" è impressionante, e si ha un'idea migliore sulla concatenazione di queste cime, tra le più ardite e selvagge a cavallo del Ticino e dei Grigioni.
Ce la godiamo un po', quindi torniamo con inalterata concentrazione sui nostri passi giungendo ancora alla bocchetta, e coscienti che l'obiettivo principale è stato centrato: discendiamo ancora il canalone sfasciumato, quindi traversiamo su ganna senza perdere dislivello per raggiungere il sentiero che sale al Pizzo di Claro. Ora si tratta solo di salire per bel sentiero tra sassi e prati, che senza alcuna difficoltà ci porta direttamente alla selletta tra le due cime. Tocchiamo prima la più alta, quindi, proprio mentre incrociamo alcuni escursionisti in discesa, la seconda, ove ci fermiamo per il meritato pranzo.
La discesa non ha storia, anche se per mettere ancora un po' di pepe suggerisco la salita al Mot Ciarin, alla fine però scartata.
Bella giornata... son contento soprattutto per Ale, che oggi ha finalmente potuto gustare lo splendido panorama del Pizzo di Claro dopo la nebbia di poche settimane fa', rifacendosi con gli interessi. Interessi attivi che si sono tradotti in una bella e non banale salita su una cima solo all'apparenza "minore" di questo gruppo montuoso: e chi avrebbe mai pensato di mangiare Torrone a Ferragosto?
Grazie come sempre ai miei due "soci"... e avanti così.
NB. La valutazione T4 va intesa come media: il Pizzo di Claro è un normale T3, il Torrone Rosso si potrebbe valutare tra T4 e T5.

Descrizione perfetta di Emiliano!!!!Escursione spettacolare per emozioni e paesaggi,finalmente ho potuto assaporare il fantastico panorama che si gode dal Pizzo di Claro,con la soddisfazione di aver conquistato una "chicca" come il Torrone Rosso.Ringrazio i soci per la condivisione di tutto ciò e per la solita immancabile simpatia.
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Kommentare (12)